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Max
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PolliceSu
    Re:Direttori di Topolino
    Risposta #210: Giovedì 26 Dic 2019, 00:20:18
    Leggendo un pezzo di Sauro Pennacchioli – edit: vedo che Gongoro mentre scrivevo ha postato questa stessa cosa, perdonate la ripetizione ma ci metterei una vita a ricambiare tutto il post – sulla diffusione dei fumetti in Italia tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta (lui come fonte si basa sui dati delle agenzie di accertamento di diffusione della stampa, che venivano prese a riferimento per le pubblicità) non trovo però traccia delle sole 250mila copie di tiratura di Topolino del quale si parla su Fumettologica. Forse è un singolo numero che ha tirato così poco, mentre Pennacchioli riporta le medie? O magari mi sfugge qualcosa, boh.

    Topolino (dati riportati da Pennacchioli)
    1976 – 750.482!
    1977 – 692.962
    1978 – 630.326
    1979 – 632.020
    1980 – 540.550
    1981 – 504.246
    1982 – 499.804
    1983 – 496.977
    1984 – 496.746
    1985 – 461.270
    1986 – 482.996

    Comunque la concorrenza per rubare tempo, attenzioni e soldi dei più piccoli (o di chi i soldi li spendeva per intrattenerli) a mio avviso era abbastanza limitata anche nel periodo Capelli, con tutti i cartoni giapponesi e i videogiochi, rispetto a tempi più recenti. Insomma, il boom dei fumetti degli anni Sessanta e Settanta in Italia fu molto dovuto al fatto che nel nostro Paese c'erano scarse occasioni di svago, per dirla alla Pennacchioli. L'offerta televisiva era risibile come quantità e varietà rispetto a tempi recenti, inoltre l'impostazione dei programmi che andavano in onda (magari anche molto più validi in quanto a contenuti delle isole dei famosi e dei grandi fratelli vari visti poi) era contraddistinta da un taglio generalmente assai più serioso e compassato, meno "alla mano", meno da intrattenimento, specie per i ragazzi, rispetto a quanto visto poi. Ovviamente non c'erano internet, gli smartphone, ecc., per cui il medium fumetto poteva dilagare abbastanza agevolmente. Mi pare evidente che Gentilini, specie nella fase finale della carriera, benché personaggio meritevole di piazze e statue equestri per quanto ha fatto per il topo nel complesso, fosse una mezza pippa del marketing, almeno rispetto a un genio (in questo campo) come Capelli, se in un periodo tanto favorevole per il medium, nonostante tutta la guerra tra fumetti che ci poteva essere in edicola, la testata fosse in declino e vendesse parecchio meno rispetto ai periodi dei record toccati da Capelli in periodi meno favorevoli. Questo perché, sì, c'era tanta concorrenza tra fumetti, ma Topolino era oggettivamente e direi "naturalmente" IL fumetto, LA testata. Topolino doveva essere la naturale killer application del fumetto in Italia, per le sue evidenti potenzialità intrinseche, nonostante tutto quello che gli altri potessero fare e inventarsi. Cioè, la roba della casa editrice Bianconi, o Editoriale Metro, o come si chiamava, per dire, era di un livello immensamente più basso rispetto pure ai peggiori numeri di Topolino, per quanto fossero economici quei fumetti, insomma, Topolino avrebbe dovuto difendersi bene da loro. Poi sì, Il Monello, Intrepido, ecc. tiravano un botto, ma insomma, non credo che esaurissero il budget destinato all'acquisto di fumetti delle famiglie dell'epoca.

    I videogiochi di fine anni Settanta e primi anni Ottanta sono stati un boom vero negli USA (i concorsi nazionali di Space Invaders con un delirio di persone e cose del genere). Qua all'epoca erano un fenomeno ancora tutto sommato di nicchia, e sono rimasti tali in sostanza fino alla prima PlayStation (dal '95 in poi), che in Italia è stato quello che ha sdoganato realmente il medium da noi, facendolo realmente diventare di massa. Le console dei primi anni Ottanta avevano i prezzi dei giochi altissimi, da noi quindi rimanevano cose per pochi eletti (la cultura di dover pagare cifre importanti per giocare da noi si è affermata in tempi più recenti, uno degli aspetti che hanno contribuito decisivamente all'affermazione della PlayStation da noi era la facile piratabilità dei titoli, chiunque ricorderà che venivano venduti ovunque per strada). Sì, c'è stato il momento d'oro degli home computer (C64 tra tutti, lì i giochi venivano piratati), ma la reale diffusione di queste macchine da noi è stata molto inferiore nel complesso rispetto ad altri Paesi... Frequento gruppi di retrocomputeristi, e le vendite totali di C64 nel mondo secondo le ipotesi più accreditate sono intorno ai 12 milioni in realtà, o poco più, quindi molto più basse rispetto ai diciassette o addirittura trenta milioni che si favoleggiano in giro. La PlayStation 2 ha piazzato 157 milioni di pezzi, per dire quanto è cresciuto il mercato da allora (l'Atari VCS/2600 ha venduto "solo" 30 milioni di pezzi, ma come detto il suo successo in Italia era limitato; il successivo NES ha venduto tanto, 60 milioni, ma è stato più un successo USA e giapponese, da noi arrivò pure parecchio tardi). In Italia non abbiamo certo avuto la rivoluzione informatica che c'è stata in Paesi come il Regno Unito, dove imparavano a programmare da piccoli perché avevano il BBC nelle scuole, ecc. Eravamo un po' un "terzo mondo" informatico/videoludico (cioè, per dire, dalla vicina Francia sono sorti fior di colossi del settore, perfino la Spagna era più florida di noi da 'sto punto di vista). Insomma, tutto questo per dire che informatica e videogiochi in Italia per tutto il "regno" di Capelli hanno rappresentato una minaccia abbastanza blanda (figuriamoci alla fine del periodo di Gentilini che insidia potessero rappresentare, direi quasi nulla). E infatti il buon Gaudenzio, da genio del marketing, ha approfittato del "vuoto" per piazzare i record.

    In quanto a fumetti e cartoni giapponesi (trasmessi da noi credo dal '78), sì, ovviamente erano estremamente popolari tra i ragazzi e gli rubavano un botto di tempo e di attenzione. Ragazzi che magari poi compravano l'album delle figurine di Capitan Harlock o di altri, il giornalino di Candy Candy della Fabbri che vendeva molto bene e al quale hanno perfino prolungato artificialmente (e in maniera un po' ridicola) la vita, Lady Oscar appariva sul Corriere dei Piccoli... Sicuramente avrò rimosso un sacco di roba ed è complicato trovare dati in giro, ma davvero il fumetto giapponese in edicola da noi rappresentava tutta questa minaccia per Topolino nel periodo di Capelli? A occhio direi forse di no, poi magari mi sbaglio... Insomma, di "occasioni di svago" e distrazione rispetto al decennio precedente ce n'erano senz'altro di più, ma fino a un certo punto. Topolino aveva ancora la forza per regnare semi-indisturbato nelle edicole (e infatti regnò, credo). Certamente Capelli ha avuto un botto di concorrenza in più dalla TV (basti pensare all'esplosione di quella commerciale) rispetto a Gentilini.

    Beh, il ruolo dei videogiochi negli anni '80 non credo sia così trascurabile: molto minore rispetto a quello della Playstation nella seconda metà degli anni '90, certo, ma comunque abbastanza significativo: i giochi di allora visti oggi appaiono ridicoli, ma erano i primi e di conseguenza l'interesse che suscitarono fu di tutto rispetto: prova ne è anche l'ampio spazio che ebbero sullo stesso Topolino, dove furono regolarmente messi in palio (le consolle in particolare) come premi di concorsi vari. Naturalmente la popolarità dei cartoni animati giapponesi (anime) si mantenne alta nello stesso periodo.
    Il periodo del libretto di fine anni '70 poi, in seguito anche alla stanchezza di Gentilini, portava ormai avanti un cliché superato, che andava bene a fine anni '60 ma risultava ormai non più attuale. Peraltro, mancava ancora qualche anno alla piena maturità stilistica di Cavazzano e De Vita, che sarebbe arrivata proprio nel decennio successivo, caratterizzando fortemente quel periodo: anche Marconi stesso, come sceneggiatore, diede un contributo notevole. Il tutto, abbinato, come già visto, alla spinta innovatrice di Capelli consentì di arrestare il declino, rendendo il settimanale più attraente ed attento agli interessi del suo pubblico: le cose andarono molto bene fino al pensionamento di Capelli, che avvenne nel 1994, in un momento più favorevole e stabile di quello in cui questa direzione era iniziata.
     Per quanto riguarda le tirature, credo sia indubbio che il calo più drammatico ci sia stato in tempi più recenti, dopo il 2000, portando da una diffusione che ancora arrivava a 400000/500000 copie alle attuali, che sono nell'ordine delle 100000 (dato dimostrato attraverso fonti ufficiali nel 2013). Al calo inesorabile si sta finalmente, e fortunatamente, cercando di reagire con una politica di marketing ben ragionata dopo anni di disattenzione a particolari importanti. Il picco di un milione di copie certamente non era la norma e venne raggiunto con i gadget, ma le tirature della prima metà degli anni '70 ci si avvicinavano comunque abbastanza: è stato un periodo di popolarità massima ed irripetibile per il fumetto in generale, per diversi motivi. Non a caso oggi sul mercato dell'usato quelle sono le annate più comuni, non solo per quanto riguarda il mondo Disney.
    « Ultima modifica: Giovedì 26 Dic 2019, 00:23:22 da Max »

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    Nigel_de_Zoster
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      Re:Direttori di Topolino
      Risposta #211: Venerdì 19 Ago 2022, 01:59:00
      Scusate se riapro questo topic e se eventualmente questa statistica fosse già stata fatta, ma mi stava ronzando in mente una domanda inerente ad un argomento che molti di noi (e molti di quelli che vedo commentare anche su FB) si pongono: il maggiore o minore ricorso a storie a puntate.
      Come parametri di ricerca INDUCKS ho inserito un minimo di 40 pagine e più di 2 parti per storia, ma secondo me bisognerebbe aumentare almeno a 50 pagine per avere risultati effettivi.
      Ho suddiviso i risultati per gestione, e per semplicità la gestione Bono la includo in quella Cavaglione.
      Questi i risultati:

      Gentilini: 31 anni di gestione - 30 storie a puntate (media di 1 all'anno scarsa, con 3 anni di incremento - 1954, 1955 e 1959; un vuoto di circa 10 anni dal 1962 al 1972, e poi dal 1974 fino alla fine della gestione);
      Capelli: 14 anni di gestione - 39 storie a puntate (media di più di 2 storie all'anno, peraltro nella metà del tempo rispetto al precedente; e qui si registra il primo periodo continuo di incremento della produzione, dal 1989 al 1994);
      Cavaglione+Bono: 6 anni circa di gestione - 14 storie a puntate (media che si attesta su circa 3 storie all'anno);
      Muci: 7 anni di gestione - 14 storie a puntate (2 all'anno di media, solo il 2006 anno in cui si registra un aumento significativo della produzione)
      De Poli: 11 anni di gestione - 78 storie a puntate (record finora, con un ricorso sistematico già dall'anno successivo all'insediamento e il raggiungimento della prima doppia cifra nel 2017, con 11 storie a puntate; media che schizza fino a 7 storie all'anno, poco più di una ogni due mesi)
      Bertani: 4 anni circa di gestione ad oggi - 52 storie a puntate (compresa l'attuale Vacca/Casty; due anni in doppia cifra, 2020 e 2021; quest'ultimo col record di 20 storie a puntate; media di 17 storie all'anno, più di una al mese).

      A che pro questa statistica? Personalmente volevo vedere se il ricorso fosse maggiore o minore in alcune gestioni, ma vedo che vi è stato un significativo aumento sia col passaggio al settimanale, sia con una maggiore commercializzazione (necessaria anche in epoca Panini). Sulla qualità delle storie se ne può discutere, come anche sul fatto che molte siano diventate iconiche, e altre siano rimaste nell'oblio. Poi, altra cosa che si dovrebbe approfondire è il ritorno economico effettivo (Bertani disse di aver raggiunto il pareggio di bilancio a fine 2020, e che le storie a puntate gli servivano per fidelizzare i lettori e gli abbonati; ma saranno stati sufficienti?)

      A voi eventuali commenti e spunti riflessivi.

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      Geronimo
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        Re:Direttori di Topolino
        Risposta #212: Venerdì 19 Ago 2022, 08:35:13
        Le storie a puntate nell'era Gentilini devono essere decisamente di più di quelle indicate nella statistica visto che negli anni '50 anche le storie di 20/30 pagine erano spezzettate in puntate da una decina di pagine. Non solo, anche le storie straniere uscite in un'unica botta venivano spesso spezzate a puntate qui da noi, basti pensare al Mistero degli Incas di Barks che fu divisa in 3 puntate e una di queste addirittura aveva solo 6 pagine se non erro (!). Avendo solo 100 pagine a disposizione e volendo variare molto sulle storie, era una scelta quasi obbligata ma se fossero esistiti i social ai tempi ci sarebbero sicuramente state le lamentele come oggi  :rotfl: Anche perché il Topo era mensile, per finire una storia ci volevano spesso 3 mesi... Senza contare i poveretti che ai tempi seguivano Topolino Giornale che forse aspettavano anche un anno prima di vedere conclusa una storia.
        Luca Giacalone

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        paolobar
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          Re:Direttori di Topolino
          Risposta #213: Venerdì 19 Ago 2022, 10:12:08
          Bisognerebbe considerare anche le storie a puntate inizialmente concepite come tali (e che contano per il discorso che farò a breve) e che poi invece per motivi redazionali sono state pubblicate sullo stesso numero.
          Il ricorso a un numero sempre maggiore di storie a puntate è dovuto alla crisi del mercato del fumetto, e alla volontà (commerciale) di accaparrarsi i lettori: un lettore già fidelizzato compra il libretto indipendentemente dal contenuto (ma allora qui bisogna fare attenzione alla qualità, perché se scarsa potrebbe abbandonare) mentre un lettore occasionale, se legge la prima puntata, è invogliato a comprare anche il numero successivo; anche qui sempre ammesso che la storia gli sia piaciuta. Si torna quindi al concetto di qualità: fondamentale per le vendite VERE.
          Altro discorso sono gli allegati... (ma qui sarei off topic...)

            Re:Direttori di Topolino
            Risposta #214: Venerdì 19 Ago 2022, 12:49:29
            Ottimo lavoro. Da questo si evince che l'ondata di storie a puntate ha preso il via con la direttrice De Poli ma solo con Bertani si è arrivati a questi numeri.
            Non so come hai reperito i dati ma segnalo che potrebbe esserci un piccolo "errore" o per meglio dire un approccio alternativo al calcolo. Non voglio certo denigrare il tuo lavoro che anzi è del tutto apprezzabile ma solo fare presente che c'è un ulteriore fattore di analisi.
            Nella gestione Bertani ci sono storie ufficialmente auto conclusive ma che in verità sono a puntate.
            Mi vengono in mente un paio di casi:
            • "Topolino e il caso elastico" e "Topolino e l'affare Pigam" sono spacciate come 2 storie separate ma sotto un certo punto di vista assomigliano più a 2 puntate della stessa avventura.
            • Tutte le puntate del pianeta ramingo sono tutte spacciate come storie a sé e mi sembra (non ho ancora letto l'ultima), che non ci sia scritto da nessuna parte "prima parte" o "seconda parte". Anzi, hanno addirittura titoli diverse e in apparenza scorrelati.
            Questo per dire che il tuo conteggio della densità di storie a puntate potrebbe essere perfino inferiore alla realtà.
            Aggiungo un'altra considerazione che credo rappresenti una novità della gestione Bertani: mentre una volta le storie a puntate erano distribuite sempre e solo su topi consecutivi, ora capita anche di trovarle su numeri sparsi. Come ad esempio l'ultima saga calcistica ma ricordi anche qualche altro caso precedente.
            Infine, come ultima considerazione finale, penso che si possa dire che anche le storie auto conclusive ormai non sono più autoconclusive ma fanno tutte parte di una storia più grande. Mi vengono in mente le storie di Mister Vertigo, il Sole Nero e le GM.
            Di vere storie autoconclusive ormai non c'è quasi più niente a parte le riempitive (non mi è mai piaciuto questo nome) e qualche rara eccezione di quelle lunghe.
            Se addottassimo una definizione più lasca di storie a puntate forse la percentuale schizzerebbe al 30-40%.

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            Nigel_de_Zoster
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              Risposta #215: Venerdì 19 Ago 2022, 19:50:21
              Grazie a voi, intanto, per i riscontri.
              Per quanto riguarda la metodologia applicata alla ricerca su INDUCKS, logico che in questo caso ho escluso le storie da due puntate (è vero, sono comunque ricomprese nella categoria, ma il rischio è quello di creare anche troppi outlier, falsi indicatori); ecco perché ho impostato almeno 3 puntate e 40 pagine di foliazione complessiva almeno.
              Circa la produzione, mi sono limitato alle italiane: è vero che nella gestione Gentilini molte storie straniere (a partire già da L'uomo del 2000 di Walsh e Gott) erano a puntate, ma anche in quel caso vi sarebbero stati risultati parecchio gonfiati. Difatti, ho cercato di concentrarmi sulla produzione interna di storie a puntate, che ormai da più di 30 anni determina il reale indicatore.
              Su quelle apparse su più testate non ho idea: sto facendo anche un controllo per verificare lunghezza complessiva, numero di parti e eventuali sovrapposizioni negli stessi albi delle storie indicate, ma finora non ho trovato storie apparse su più testate.
              Circa le ragioni di ricorrervi, chiaro che sono abbastanza note, ma sto anche cercando di partire dal dato statistico e poi ragionare sulle questioni di mercato.
              Al momento, ad esempio, ho potuto constatare quanto segue:
              - nella gestione Gentilini c'erano state tre annate (1954, 1955 e 1959) in cui era andato sopra la media di storie a puntate (che si assestava a 1 circa, seppur con annate vuote);
              - Capelli rimane nella media gentiliniana per diverso tempo, ma aumenta la produzione nel 1989 (anno successivo all'addio di Mondadori quale editore) e la tiene abbastanza alta fino a che non lascia nel 1994;
              - Per i 12 anni successivi non si andrà sopra le 2 storie all'anno come media, con un buco nel 2001;
              - la Muci si è tenuta in linea con la produzione di Gentilini, ma ha aumentato nel 2006, anno prima che lasciasse;
              - la De Poli ha fatto subito ricorso massiccio alle storie a puntate dall'anno seguente all'insediamento, è rimasta in una media di 1 storia e rotti al mese, ma ha clamorosamente aumentato nel 2017 (arrivando a 11 storie in un anno), anno prima delle sue dimissioni;
              Sia Capelli, che Muci che De Poli paiono aver fatto ricorso massiccio per ovviare a intoppi economici (passaggio a editore in house, perdite nelle vendite ecc); Bertani ha sfruttato questa tendenza e ha tenuto una media molto alta tra il 2020 (14 storie) e il 2021 (20 storie, record finora); e ciò sembrerebbe confermare quanto detto da lui e da Paolobar: ha riportato i bilanci di vendite in pari basandosi su una massiccia campagna di fidelizzazione del lettore.

              Ora, sulla qualità delle storie ci sarebbe un ragionamento da considerare a parte, anche perché il rischio è quello di un bias soggettivo, ma ad una prima occhiata le prime due gestioni hanno storie a puntate/saghe che sono considerate un must o comunque sono abbastanza conosciute e citate, mentre da Muci in poi molte di queste storie hanno finito per rimanere nell'oblio. Però, appunto, questo sarebbe un passaggio successivo su cui mi concentrerò.

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              Nigel_de_Zoster
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                Risposta #216: Venerdì 19 Ago 2022, 19:54:27
                Nella gestione Bertani ci sono storie ufficialmente auto conclusive ma che in verità sono a puntate.
                Mi vengono in mente un paio di casi:
                • "Topolino e il caso elastico" e "Topolino e l'affare Pigam" sono spacciate come 2 storie separate ma sotto un certo punto di vista assomigliano più a 2 puntate della stessa avventura.
                • Tutte le puntate del pianeta ramingo sono tutte spacciate come storie a sé e mi sembra (non ho ancora letto l'ultima), che non ci sia scritto da nessuna parte "prima parte" o "seconda parte". Anzi, hanno addirittura titoli diverse e in apparenza scorrelati.
                Anche queste sono tendenze narrative che bisognerebbe considerare a parte: è vero che, ad esempio, Mr. Vertigo, ma anche il nuovo ciclo di Macchia Nera hanno una struttura completamente nuova, non sono però una novità assoluta (già sotto Capelli abbiamo avuto la Saga della Spada di Ghiacico e i Guardiani della Galassia che hanno collegamenti tra loro; per non parlare dei cicli di storie di Fantomius e del nuovo ciclo di Paperinik, che molto spesso trovano elementi di continuità), su cui però si dovrebbe fare un'analisi a parte. Già l'ampio numero finora raggiunto (e che a breve dovrebbe perfino superare la De Poli) è indicativo del ricorso che si fa alle stesse. Per il momento, comunque, ho considerato le storie in almeno 3 parti (e già qui hai numeri elevati), ed evito di creare troppi outlier.
                « Ultima modifica: Venerdì 19 Ago 2022, 20:01:03 da Nigel_de_Zoster »

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                  Risposta #217: Sabato 20 Ago 2022, 11:32:30
                  Bisognerebbe considerare anche le storie a puntate inizialmente concepite come tali (e che contano per il discorso che farò a breve) e che poi invece per motivi redazionali sono state pubblicate sullo stesso numero.
                  Il ricorso a un numero sempre maggiore di storie a puntate è dovuto alla crisi del mercato del fumetto, e alla volontà (commerciale) di accaparrarsi i lettori: un lettore già fidelizzato compra il libretto indipendentemente dal contenuto (ma allora qui bisogna fare attenzione alla qualità, perché se scarsa potrebbe abbandonare) mentre un lettore occasionale, se legge la prima puntata, è invogliato a comprare anche il numero successivo; anche qui sempre ammesso che la storia gli sia piaciuta. Si torna quindi al concetto di qualità: fondamentale per le vendite VERE.
                  Non solo: producendo meno storie autoconclusive, complice la massiccia divisione in puntate, hai bisogno di meno idee di partenza valide e sceneggiature solide.
                  « Ultima modifica: Sabato 20 Ago 2022, 11:37:24 da Pacuvio »

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                    Risposta #218: Martedì 30 Ago 2022, 16:04:56
                    Il problema del Topolino di Bertani è che in un solo numero rischi di trovare anche 3 diverse parti di storie a puntate. Con De Poli ogni mese era caratterizzato da una storia a puntate (generalmente di 4 parti), ma non si incrociava con altri numeri, quindi volendo uno poteva comprarsi i 4 numeri consecutivi e poi fermarsi o comunque comprare un numero random e "perdere" solo le 30 pagine della storia a puntate.

                    Comunque riguardo la statistica il dato sulla gestione Bertani dovrebbe essere un po' più basso perché molte storie in due parti son state pubblicate nello stesso numero di Topolino (così come nella gestione De Poli ci fu il volume Casty-centrico con le tre parti di Topolino e il mondo di Tutor). Anche se il senso della statistica e del post iniziale era un altro.  o:)

                    *

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                      Re:Direttori di Topolino
                      Risposta #219: Mercoledì 31 Ago 2022, 13:05:44
                      Il problema del Topolino di Bertani è che in un solo numero rischi di trovare anche 3 diverse parti di storie a puntate. Con De Poli ogni mese era caratterizzato da una storia a puntate (generalmente di 4 parti), ma non si incrociava con altri numeri, quindi volendo uno poteva comprarsi i 4 numeri consecutivi e poi fermarsi o comunque comprare un numero random e "perdere" solo le 30 pagine della storia a puntate.

                      Comunque riguardo la statistica il dato sulla gestione Bertani dovrebbe essere un po' più basso perché molte storie in due parti son state pubblicate nello stesso numero di Topolino (così come nella gestione De Poli ci fu il volume Casty-centrico con le tre parti di Topolino e il mondo di Tutor). Anche se il senso della statistica e del post iniziale era un altro.  o:)

                      In realtà, le statistiche dimostrano che le sovrapposizioni ci sono sempre state, e sotto la De Poli sono state estremamente variegate. Ecco i dati, riferiti al solito ai parametri di ricerca che ho impiegato:

                      Gestione De Poli: nn. 2762, 2763, 2764, 2765, 2797, 2798, 2799, 2988, 3214, 3219 e 3224 con due storie a puntate; nn. 2805, 2977, 2978, 3093, 3165, 3256, 3266 e 3279 con due episodi di una storia; nn. 2919 e 3225 con tre episodi di due storie a puntate; n. 3215 con tre storie a puntate; n. 2839 e 2937 con un’intera storia a puntate (sono gli albi in cui sono contenuti Il mondo di Tutor e L'avventura burocratica).

                      Gestione Bertani: nn. 3342, 3343, 3362, 3363, 3369, 3370, 3371, 3372, 3380, 3390, 3391, 3392, 3400, 3401, 3402, 3413, 3420, 3421, 3422, 3424, 3427, 3432, 3441, 3443, 3444, 3450, 3451, 3452, 3465, 3466 e 3475 con due storie a puntate; nn. 3284, 3294, 3328, 3329 e 3388 con due parti di una storia; nn. 3414, 3437, 3467, 3474, 3477 e 3478 con tre episodi di due storie; nn. 3385, 3386, 3387, 3423, 3433, 3434, 3435 e 3442 con tre storie a puntate.

                      Le sovrapposizioni ci sono sempre state, e sono inevitabili quando si aumenta il carico delle storie a puntate in un anno. Nella gestione Bertani pare che almeno il 50% di un albo abbia episodi di storie a puntate, il che risponde anche alla sua esigenza di avere un prodotto per fidelizzati. Il restante 50, se non addirittura il 60%, comunque risponde anche alle esigenze degli occasionali. Ma dire che solo Bertani ha messo sovrapposizioni in più albi è sbagliato.

                      Per quanto riguarda i due episodi di una storia pubblicati in uno stesso numero, ovviamente non si considera una storia in due parti pubblicata sullo stesso albo (es., la recente sistiana su Cornelius Coot), e gli episodi finali di una storia a puntate tendono ad avere una collocazione unica soprattutto per storie a puntate lunghe; tendenza che pare confermata anche nella precedente gestione.
                      Insomma, statisticamente parlando i dati ci dicono che non si può imputare tutto solo a Bertani, ma hai una tendenza diffusa almeno da Capelli in poi, che comunque risponde sempre ad esigenze precise della testata, siano esse narrative, celebrative o meramente commerciali.

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                        Re:Direttori di Topolino
                        Risposta #220: Mercoledì 31 Ago 2022, 15:14:55
                        Riguardo De Poli non so se hai sbagliato a trascrivere i numeri, ma alcuni non tornano: 2797-2799 c'è solo la storia di DD.
                        Nel 2762-2763 sono addirittura 3, ma partono tutte dal numero 2762, quindi non ti trovavi storie a puntate incrociate per le quali non c'era possibilità di smettere di comprare il Topo senza avere un buco.
                        I Topolino della gestione De Poli erano caratterizzati dagli "eventi" che potevano raccogliere 3-4 albi alla volta, talvolta anche 8 per i più grandi, ma questa modalità ti permette di mettere in pausa l'acquisto del settimanale quando l'evento in questione non ti interessa. Poi di serie non pienamente godibili nelle storie autoconclusive c'erano forse solo DD e WoM, mentre adesso pure per seguire il Pk di Gervasio è consigliabile aver letto le storie precedenti, anche di 3 o più anni fa... uno prende i volumi dell'Extra e fa prima.

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                          Re:Direttori di Topolino
                          Risposta #221: Mercoledì 31 Ago 2022, 15:45:17
                          Riguardo De Poli non so se hai sbagliato a trascrivere i numeri, ma alcuni non tornano: 2797-2799 c'è solo la storia di DD.
                          Nel 2762-2763 sono addirittura 3, ma partono tutte dal numero 2762, quindi non ti trovavi storie a puntate incrociate per le quali non c'era possibilità di smettere di comprare il Topo senza avere un buco.
                          I Topolino della gestione De Poli erano caratterizzati dagli "eventi" che potevano raccogliere 3-4 albi alla volta, talvolta anche 8 per i più grandi, ma questa modalità ti permette di mettere in pausa l'acquisto del settimanale quando l'evento in questione non ti interessa. Poi di serie non pienamente godibili nelle storie autoconclusive c'erano forse solo DD e WoM, mentre adesso pure per seguire il Pk di Gervasio è consigliabile aver letto le storie precedenti, anche di 3 o più anni fa... uno prende i volumi dell'Extra e fa prima.
                          Grazie per la segnalazione su Cuore Termico. Mentre invece nel 2762 ss., ce ne sono solo due: ho appositamente evitato di considerare le storie da due puntate soltanto, perché avrebbero "drogato" notevolmente i risultati su tutti i fronti. Difatti ho considerato foliazione minima della storia intera di 40 p. e minimo 3 episodi.
                          Al di là del fatto che si poteva parlare di serie evento (nel 2017 ci sarebbero stati 11 eventi, quindi?), anche l'attuale gestione non punta solo a darti la storia da considerare ai fini della raccolta in volume successivo (e questo fu l'errore della gestione De Poli, visto che molti evitarono di prendere gli albi - ad esempio con le storie della PKNE - e aspettavano l'uscita del volume pochi mesi dopo; una cosa che ovviamente ammazza la lettura diretta e anche eventuali spoiler, ammesso che uno voglia farsi condizionare mentalmente da una cosa così gretta). Di base, poi, non tutte le storie a puntate finiscono in volume, o non tutte finiscono in volumi della stessa collana, o non tutte le hai a un anno dall'uscita sul giornale (criterio minimo per la ristampa finora applicato). Quindi, differenti concezioni delle storie a puntate, com'è giusto che sia sin dai tempi di Gentilini.
                          Non ha molto senso pensare a storie di un filone (es., Paperinik - non PK, ti prego - di Gervasio, o Macchia Nera di Nucci) come esempio di storie a puntate, benché all'interno di questi puoi trovare singole storie a puntate (sempre rispettivamente: Grosso guaio a Paperopoli e Bianco e Nero), perché altrimenti la distanza temporale e l'irregolarità delle uscite rende qualsiasi risultato inutile, e allora dovremmo considerare che già sotto Gentilini e Capelli ste cose erano all'ordine del giorno.

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                            Re:Direttori di Topolino
                            Risposta #222: Mercoledì 31 Ago 2022, 22:00:58
                            Ho scritto appositamente Pk e non PK. : p
                            Chiaramente le storie che vanno a creare un certo "universo" non son da considerare un'unica storia a puntate, dicevo che un lettore occasionale del Topo non riesce a leggere queste storie cogliendo a pieno tutti i dettagli, a differenza di serie come le Tops Stories, in cui le storie erano slegate fra loro e basta leggere l'incipit ad inizio storia per inquadrarla.

                            Riguardo la successiva uscita in volume è una mia considerazione personale che faccio per convincermi ad evitare di recuperare i Topolino originali... anche se stanno diventando tante le storie in lista e lo spazio è quello che è (Extra e...Deluxe?). :S

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                              Re:Direttori di Topolino
                              Risposta #223: Mercoledì 18 Gen 2023, 06:56:32
                              Nel toccante testo autobiografico di Valentina De Poli "Un'educazione paperopolese", che consiglio vivamente a tutti per gli ampi squarci di vita vissuta all'interno della nostra redazione preferita occupando varie posizioni fino a giungere a quella apicale, si respira profondamente la sua passione a 360 gradi per il mondo di Topolino, passione che sembra talvolta alimentata da decisioni non sempre informate dal più stringente rigore manageriale, ormai temo purtroppo d'obbligo in un'epoca di calo delle vendite generalizzato nell'editoria e di conseguente ottimizzazione e controllo costi. Libro estremamente chiaro, onesto, diretto che le deve essere costato veramente molto scrivere e pubblicare.
                              Riporto alcuni stralci non per spoilerare il libro ma per suscitare qualche curiosità nei potenziali lettori.

                              -A proposito del numero 3000-
                              Per la redazione l'impegno nella realizzazione di quell'edizione speciale è stata una grandissima prova d'amore e d'orgoglio, Il concetto di prendersi cura di qualcosa di grande non è mai stato così sentito. Ma c'era anche dell'altro. Sapevamo che da lì a qualche mese il giornale con noi "dentro", sarebbe stato ceduto a un altro editore. Orfani annunciati di mamma Disney, avevamo da esprimere una quantità imbizzarrita di sentimenti: era il momento dei bilanci, dei ringraziamenti, di far vedere di che cosa eravamo capaci, di sganciare l'ultima cartuccia che forse, dai, ci avrebbero ripensato di dimostrare rabbia e nostalgia anticipata, di lasciare un bel ricordo di noi, di rassicurare lettori e autori, di chiedersi "che cosa abbiamo sbagliato?" e di mettercela tutta, comunque, per continuare ad alimentare il sogno.

                              -Quel venerdì sera del 2018 in cui mi è stato comunicato a sorpresa che immantinente non sarei più stata il direttore del Topo, l'istinto di sopravvivenza orgoglioso di cui fortunatamente sono equipaggiata mi ha guidato a compiere due azioni: chiamare il mio avvocato e sistemare alla rinfusa in una cartellona verde 50X70 i documenti sensibili. (...) una quantità di sentimenti contrastanti che tentavano di liberarsi tirandomi pugni per colpirmi dall'interno, ma che sarebbero andati a vuoto ancora per un po' prima della resa, e poi avevo con me la preziosa cartellona, il traboccante raccoglitore verde, una specie di salvagente a cui rimanere aggrappata e che in realtà ho avuto il coraggio di esplorare solo mesi dopo.

                              -Per esempio, la vera natura di certi rapporti umani coltivati negli anni non mi è chiara. Stabilire un confine netto tra le relazioni professionali e quelle reali non è nelle mie corde. Figuriamoci se poi ci si mettono di mezzo i Paperi! È più forte di me: il trasporto emotivo nei confronti di persone ed eventi, ha sempre guidato le mie scelte più significative. Ammettere che quest'attitudine in ambito lavorativo può rivelarsi un limite, ancora oggi mi costa fatica.

                              -È il motivo per cui esplorando il contenuto di quella cartellona, ho sempre evitato con cura una pesante busta color avana, ancora sigillata (...)arrivata per la prima volta sulla mia scrivania dopo le due settimane più estenuanti della mia storia professionale, quelle che hanno seguito la strage nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo. (...) Sono cosciente che se in quel frangente non fossi stata una dipendente della casa editrice Panini, che deteneva da qualche anno la licenza dei giornali Disney, la mia avventura da direttore probabilmente si sarebbe conclusa molto prima di quel venerdì sera del 2018. Agli occhi della Company avevo fatto una scelta sconsiderata...
                              Mi avevano dato le mappe del percorso, ma nessuna idea circa i bizzarri paesaggi che avremmo attraversato durante lunghi mesi. - Per Nettuno Capitano! Con questa luna di sghimbescio gli sgombri cremisi fluttuano flessi!

                              *

                              Andy392
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                                Re:Direttori di Topolino
                                Risposta #224: Mercoledì 18 Gen 2023, 08:47:30
                                Secondo me il fatto di Charlie Hebdo ha decretato l'inizio della fine della sua direzione e l'inizio del controllo censorio della Disney.

                                 

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