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Il tempo e la continuity nelle storie Disney

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Bubbo Rodent
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    Re: Il tempo e la continuity nelle storie Disney
    Risposta #315: Lunedì 23 Mag 2016, 21:28:34
    Ok ok............cambiamo pure argomento ma non mi smuovo,personalmente.......per me,le storie Disney sono ambientate negli anni '50 e ho detto tutto..........l'eterno presente lo trovo estremamente strano......
    "ATTENZIONE!IO SONO PAPERON DE' PAPERONI E SE FAI QUALCOSA CHE NON MI PIACE COMPERO LA CITTA' E TI LICENZIO!"

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      Re: Il tempo e la continuity nelle storie Disney
      Risposta #316: Lunedì 23 Mag 2016, 21:29:28
      Bé,ormai su ZIO PAPERONE,per esempio,c'è scritto in tantissimi articoli....e poi anche su altri tantissimi siti......

      Francamente mi sembra troppo vaga la tua risposta, se proprio sei sicuro del fatto che la versione di Don Rosa è stata accreditata come ufficiale dalla Disney vorrei leggere qualche articolo o dichiarazione che lo confermi.
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      Maximilian
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        Re: Il tempo e la continuity nelle storie Disney
        Risposta #317: Lunedì 23 Mag 2016, 21:43:36
        In Topolino e gli zingari Clarabella sfoggia un costume con fascia "Miss qualcosa 1908". Ora, quale data riporta l'ultima striscia di Gottfredson in cui ella compare? Risulta invecchiata, per caso?
        Ho fatto una ricerca sull'inducks e questo è il risultato, datato 11 novembre 1975:


        Poichè Clarabella non risulta invecchiata, c'è poco da fare: Gottfredson la considera viva sia nel 1908 che nel 1975 e sicuramente con meno di 70 anni.
        Barks può aver creato un personaggio, ma lo ha inserito in un universo narrativo il cui creatore aveva deciso delle regole diverse da quelle che dichiari tu.

        Poi a me va benissimo che tu non sia d'accordo, anzi, se ci sono altri temi che vuoi affrontare ti esorto a farlo (siamo qui apposta per discutere e per confrontare le nostre opinioni).
        Mi va bene anche che tu consideri una certa idea stupida: anche io ritengo delle storie stupide e non mi faccio problemi a scriverlo.

        Il tuo errore è, secondo me, non comprendere che la visione da te preferita non è quella ufficiale, ma un'opinione personale.

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          Re: "Ambientazione temporale nelle storie Disney"
          Risposta #318: Martedì 24 Mag 2016, 13:19:12
          Lo sarebbero se si da per scontato che le storie di Barks si svolgono nell'anno in cui furono pubblicate per la prima volta, cosa per niente automatica. È legittimo pensare che sia così, ma è legittimo anche pensare il contrario.
          Nei 25 anni di attività fumettistica di Barks che va dai primi '40 ai tardi '60 possiamo notare che il Maestro dell'Oregon non si è posto problemi temporali e che, al contrario del suo emulo Don Rosa, non ha fissato un anno o un periodo circoscritto per le sue storie ma, come quasi tutti gli autori Disney, le ha ambientate nel presente che, parallelamente alla realtà, cambiava con lo scorrere degli anni : la televisione in casa di Paperino, che ancora non poteva esserci nel 1943, la cominciamo a vedere nei primi anni '50 (se non tardi '40) mentre la moda delle parrucche per signora, tipica degli anni '60, la vediamo giusto nelle ultime storie dell'autore con Paperina.
          A scanso di equivoci: non ho certo affermato che Paperino avesse la televisione in casa nelle storie del 1943 o assurdità simili.
          Ho solo precisato che la visione del presente negli anni '50 non presenta la contraddizione interna che forse avevi visto, e questo in base alle citazioni che ho riportato. Ovviamente il discorso sulla mancata contraddzione interna è indipendente dal discorso su quale visione sia la migliore, discorso che per quanto mi riguarda può dirsi concluso nel momento in cui i "sostenitori" di entrambe le visioni hanno spiegato la loro idea.

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            Re: Il tempo e la continuity nelle storie Disney
            Risposta #319: Giovedì 26 Mag 2016, 18:31:51
            Eli ciao. La striscia da te riportata non è per forza ambientata nel 1975,ma solo scritta in quell'anno. Non c'è nessuna scritta o dialogo che specifica l'anno. Io considero le storie disneyane ambientate dal 1928 al 1967 ma non significa che debbano farlo tutti........................ ............................. .........
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              Re: Il tempo e la continuity nelle storie Disney
              Risposta #320: Venerdì 27 Mag 2016, 10:25:18
              La striscia da te riportata non è per forza ambientata nel 1975,ma solo scritta in quell'anno. Non c'è nessuna scritta o dialogo che specifica l'anno.
              Hai ragione. Ma ti sei mai accorto che Gottfredson inizia citando il proibizionismo e poi va a parlare di guerra fredda?

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                Risposta #321: Mercoledì 8 Giu 2016, 16:32:10

                Francamente mi sembra troppo vaga la tua risposta, se proprio sei sicuro del fatto che la versione di Don Rosa è stata accreditata come ufficiale dalla Disney vorrei leggere qualche articolo o dichiarazione che lo confermi.

                Ma infatti, sono ragionevolmente sicuro che non è affatto come dice Bubbo; non esiste alcun canone ufficiale sulla vita di Paperone, nè la Disney si è mai espressa in tal senso, nè lo stesso Don Rosa ha mai preteso di diventare tale.
                Checchè ne dica qualunque articolo o sito che è possibile citare qui.

                Semplicemente la $aga, di cui sono uno dei più grandi fan e che spesso difendo anche contro i molti e spesso eccessivamente incattiviti detrattori, è uno dei tanti punti di vista sull'epopea del personaggio.
                E' sicuramente la versione più accurata, più corposa, più nerd, più realistica, più storicamente credibile, e - a mio personale parere - la più bella in assoluto.

                Ma è appunto UNA versione, senza alcun carattere di ufficialità.

                Le uniche caratteristiche stabilite "ufficialmente" dalla Disney sul personaggio di Paperone, credo siano solo queste : è lo zio materno di Paperino, è vecchio, è ricco, è tirchio, è di origine scozzese, si è fatto da sè, indossa tuba, palandrana e ghette.
                Tutto il resto è opinabile, anche il fatto che abbia la residenza nel deposito, per dire.
                Lo stesso Barks non si può considerare canonico, a ben vedere, per quanto giustamente gli si riconosce una maggiore importanza sugli aspetti del personaggio essendone l'inventore.

                Mi mancava l'intramontabile e ricorrente discorso sulla continuity...dopo mesi di assenza dal forum è bello vedere che si è sempre li...fa sentire a casa :P
                « Ultima modifica: Mercoledì 8 Giu 2016, 16:34:52 da Sergio_di_Rio »

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                  Risposta #322: Mercoledì 8 Giu 2016, 17:55:35
                  Semplicemente la $aga, di cui sono uno dei più grandi fan e che spesso difendo anche contro i molti e spesso eccessivamente incattiviti detrattori, è uno dei tanti punti di vista sull'epopea del personaggio.
                  E' sicuramente la versione più accurata, più corposa, più nerd, più realistica, più storicamente credibile, e - a mio personale parere - la più bella in assoluto.

                  Ma è appunto UNA versione, senza alcun carattere di ufficialità.
                  Che tra l'altro anche volendo non si potrebbe nemmeno considerarla canonica, dato che, ponendo dei riferimenti temporali precisi, stabilisce che tutti i personaggi (non solo Paperone ma tutti quelli con cui interagisce; e pure quelli di Topolinia, visto che Paperino li ha incontrati ai tempi di Gottfredson) vivano in un arco temporale ristretto (visione inventata da Don Rosa) mentre ogni altro autore ha sempre ambientato le storie in un "eterno presente".

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                    Re: Il tempo e la continuity nelle storie Disney
                    Risposta #323: Mercoledì 8 Giu 2016, 19:48:10
                    Che tra l'altro anche volendo non si potrebbe nemmeno considerarla canonica, dato che, ponendo dei riferimenti temporali precisi, stabilisce che tutti i personaggi (non solo Paperone ma tutti quelli con cui interagisce; e pure quelli di Topolinia, visto che Paperino li ha incontrati ai tempi di Gottfredson) vivano in un arco temporale ristretto (visione inventata da Don Rosa) mentre ogni altro autore ha sempre ambientato le storie in un "eterno presente".

                    Vero, e se vogliamo l'unico altro autore in cui si può parlare davvero di continuity più o meno valida è proprio Gottfredson.
                    E non solo perchè spesso le storie a strisce continuano l'una nell'altra, ma anche perchè l'arco temporale è abbastanza ristretto da renderla credibile.

                    Cominciamo con un Topolino che esordisce nel 1930 ed è praticamente un ragazzino, si potrebbe assumere che abbia tipo 18 anni.
                    Se consideriamo un'epopea che arriva fino al 1955, cioè quando si concludono le storie lunghe di Gottfredson e poi anche di Walsh, e ignorando le strisce successive, si può notare come il personaggio di fatto cambi, diventa più maturo come aspetto, vestiario e carattere, più come lo conosciamo oggi.
                    Ecco, considerando le date, quel Topolino "finale" di teorici 43 anni ci sta. In realtà, secondo me ne dimostra qualcuno in meno, ma diciamo che, forzando un pò la cosa, sostanzialmente ci siamo. E' una cosa credibile.
                    Un cambiamento simile anche se meno accentuato si può vedere anche in Minnie, Pippo, Gambadilegno e altri.

                    Il tutto è confermato dallo scorrere temporale di vicende realistiche, dato che si può ravvisare chiaramente un prima e un dopo la Seconda Guerra Mondiale, oltre che il durante chiaramente visibile in alcune avventure.

                    Insomma, senza voler cercare il pelo nell'uovo, perchè chiaramente non tutto si incastra alla perfezione, c'è comunque una continuity che più o meno funziona.

                    Ora, io non credo che sia espressamente voluta, ma è una semplice conseguenza del fatto che Gottfredson & co. hanno di fatto creato l'universo fumettistico di Topolinia, e quindi è una cosa che viene da sé, anche senza volerlo.

                    Ma è quindi qualcosa di unico e ormai irripetibile, dato che qualunque Topolino ripreso dopo il 1955 non può praticamente invecchiare oltre, siamo già ai limiti.

                    In definitiva, esistono solo due continuity consistenti nel mondo Disney : una venuta fuori spontaneamente per il semplice fatto di rappresentare gli esordi di un personaggio, e l'altra ricercata in maniera filologica e puntigliosa, da vero nerd, costruita a posteriori mettendo insieme vari elementi.
                    Entrambe non canoniche.

                    Per il resto, direi che una continuity effettiva e obbligata, salvo alcune ovvietà dovute al semplice accumularsi delle storie, sostanzialmente non c'è, e direi che va bene così.

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                    Maximilian
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                      Re: Il tempo e la continuity nelle storie Disney
                      Risposta #324: Mercoledì 8 Giu 2016, 20:29:02
                      Ecco, considerando le date, quel Topolino "finale" di teorici 43 anni ci sta. In realtà, secondo me ne dimostra qualcuno in meno
                      Un bel po' di meno

                      Citazione
                      Un cambiamento simile anche se meno accentuato si può vedere anche in Minnie, Pippo, Gambadilegno e altri.
                      Però è diverso. Pippo e Pietro hanno avuto sì un'evoluzione grafica, ma molto brusca passando da una storia all'altra. Dopo sono rimasti sostanzialmente uguali fino ad oggi. E per il primo anche il cambiamento caratteriale è abbastanza marcato.

                      E Tip e Tap dove li mettiamo?
                      « Ultima modifica: Mercoledì 8 Giu 2016, 20:31:37 da Anton_Rebeliot »

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                        Re: Il tempo e la continuity nelle storie Disney
                        Risposta #325: Mercoledì 8 Giu 2016, 20:57:04
                        Cominciamo con un Topolino che esordisce nel 1930 ed è praticamente un ragazzino, si potrebbe assumere che abbia tipo 18 anni.
                        Se consideriamo un'epopea che arriva fino al 1955, cioè quando si concludono le storie lunghe di Gottfredson e poi anche di Walsh, e ignorando le strisce successive, si può notare come il personaggio di fatto cambi, diventa più maturo come aspetto, vestiario e carattere, più come lo conosciamo oggi.
                        Ecco, considerando le date, quel Topolino "finale" di teorici 43 anni ci sta. In realtà, secondo me ne dimostra qualcuno in meno, ma diciamo che, forzando un pò la cosa, sostanzialmente ci siamo. E' una cosa credibile.
                        Sicuramente credibile oltre che unica, irripetibile e neanche voluta espressamente dagli autori, come scrivi successivamente.

                        Però mi chiedo una cosa: se il KFS non avesse deciso di abolire le strisce a continuazione sostituendole con quelle autoconclusive giornaliere (dove in effetti Mickey Mouse resta esteticamente quello del '55, senza aver più evidenti modifiche come nel periodo precedente), probabilmente Walsh e Gottfredson avrebbero continuato a produrre storie lunghe e in continuity per altri vent'anni, fino al loro pensionamento.

                        In questo caso il Topolino in continuity avrebbe avuto una evoluzione grafica diversa rispetto a quello giornaliero che poi è stato?

                        Probabilmente no, anche perché, riproponendo il tuo calcolo degli anni (dai 18 del 1930 ai 43 del 1955), anche Mickey sarebbe dovuto andare in pensione insieme ai suoi autori, arrivando ad avere 63 anni nel 1975 (ultima striscia del Gott). Non credo che gli autori sarebbero arrivati a disegnare e descrivere un topo canuto e occhialuto (per quanto in gamba come ad esempio lo zio Jeremy).

                        Per cui il tuo calcolo non fa una grinza grazie al KFS, altrimenti il topo quarantenne del '55 (che poi resta fondamentalmente un trentenne, come quello attuale) avrebbe iniziato ad avere nei decenni successivi qualche problemino di 'coerenza anagrafica' (problemino che sicuramente gli autori non avrebbero sentito, visto che, come hai scritto, la loro coerenza anagrafica fino a quel momento era stata più casuale che altro).
                        « Ultima modifica: Mercoledì 8 Giu 2016, 21:05:37 da leo_63 »

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                          Risposta #326: Mercoledì 8 Giu 2016, 21:36:46
                          Cornelius, si esattamente quello che intendevo dire.

                          La continuity di Gottfredson è casuale e fondamentalmente irripetibile, dovuta al fatto che li il personaggio è nato con lui che ne è rimasto autore unico, assieme ai suoi sceneggiatori, e si è sviluppato su un arco temporale di 25 anni, che seppur involontariamente riesce a dare una certa coerenza anagrafica al personaggio di Topolino.

                          Anch'io il Mickey attuale lo vedo più vicino ai 30 che ai 40, però insomma più o meno ci siamo, e comunque si può anche pensare che il Topo iniziale fosse ancora più giovane.

                          E no, sicuramente se Walsh e Gott avessero continuato con le strisce lunghe non avrebbero certo dato un ulteriore continuity, proprio perchè non voluta quella precedente.
                          Topolino si sarebbe fermato a quella teorica condizione di giovane adulto di quegli anni, come del resto è stato ripreso da tutti gli autori successivi ancora oggi.

                          Impossibile che un personaggio così possa invecchiare.
                          « Ultima modifica: Mercoledì 8 Giu 2016, 21:38:35 da Sergio_di_Rio »

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                            Re: Il tempo e la continuity nelle storie Disney
                            Risposta #327: Martedì 11 Lug 2017, 13:15:35
                            Leggendo Tutto questo accadrà ieri, ho fatto una riflessione (che non vuole togliere nulla alla qualità della stessa).

                            Secondo me, i cambiamenti grafici subiti dai personaggi hanno valore retroattivo. Nel caso specifico, prendiamo gli occhi di Topolino: non è che prima li aveva di un certo tipo ed ora in altro; ritengo che è cambiato il modo di disegnarli, ma li abbia avuti sempre uguali. Qualcuno afferma che magari è un effetto dell'età, tuttavia se così fosse la variazione sarebbe stata graduale, non netta da una striscia all'altra. E poi, non è che i nuovi occhi lo facciano sembrare di un'età maggiore; gli conferiscono una faccia diversa, ma non per questo più anziana.
                            Credo che gli autori la pensassero come me, infatti quando Gambadilegno lo ri-incontra dopo tale modifica, lo riconosce subito, come se la faccia di Topolino fosse sempre stata così (mentre in Casty succede il contrario).

                            Lo stesso vale per altri personaggi: Pippo e lo stesso Pietro subiscono un pesante restyling senza che gli altri personaggi notino la cosa. Certo, possiamo immaginare che inizialmente Gambadilegno fosse davvero più magro o che avesse la coda (magari gli è stata tagliata in un incidente o in una qualsiasi altra situazione); ma la primigenia versione del personaggio aveva proprio un volto diverso. Nonostante ciò, gli altri lo riconoscono subito quando sfoggia il nuovo aspetto, quindi ciò implica che la aveva quella faccia anche prima.

                            Quindi, credo che nei flashback, nelle vecchie foto e nei viaggi nel tempo i personaggi debbano mantenere il loro aspetto definitivo. Magari ringiovanito e con i vestiti d'epoca, ma comunque basato sulle loro fattezze attuali. D'altronde, nella serie di Paperino Paperotto, per rappresentare il protagonista hanno (giustamente) creato una versione bambina del personaggio come lo conosciamo oggi. Non si sono certo basati sul Paperino degli esordi col becco lungo e zampe appuntite.


                            In conclusione, sono ideologicamente contrario a Tutto questo accadrà ieri. Però è una bella storia, quindi pazienza.

                            *

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                              Re: Il tempo e la continuity nelle storie Disney
                              Risposta #328: Martedì 25 Lug 2017, 12:20:34
                              Ma infatti i cambiamenti grafici contano fino a un certo punto per stabilire una continuità. Diciamo che alla fine possono indicare un evolversi fisico del personaggio, ma non una correlazione temporale precisa.
                              Di fatto, potremmo dire che i personaggi principali sono invecchiati di alcuni anni nel giro di alcuni decenni e si sono fermati li.
                              Topolino e Paperino sono passati dal'essere ragazzini a giovani adulti, QQQ da bambini delle elementari a ragazzini delle medie.

                              Poi, l'unica continuity canonica resta quella della cronologia delle storie.

                              *

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                                Re: Il tempo e la continuity nelle storie Disney
                                Risposta #329: Martedì 25 Lug 2017, 18:33:46
                                Secondo me, i cambiamenti grafici subiti dai personaggi hanno valore retroattivo. [...] Quindi, credo che nei flashback, nelle vecchie foto e nei viaggi nel tempo i personaggi debbano mantenere il loro aspetto definitivo. Magari ringiovanito e con i vestiti d'epoca, ma comunque basato sulle loro fattezze attuali.
                                Sono in parte d'accordo con te, e per questo ritengo, ad esempio, che la scelta di disegnare Paperone con basette laterali (invece che basse) e con occhiali senza stanghetta (invece di occhiali con stanghette) nell'ultimo capitolo della Saga di PdP non sia un errore ma una mossa azzeccata, e sarebbe stato semmai il contrario a risultare fuori luogo.

                                D'altra parte, è pur vero che alcuni personaggi sono cresciuti di alcuni anni come notato da Sergio di Rio, quindi ci sono anche cambiamenti che rappresentano la crescita, e questi ovviamente non sono retroattivi.

                                 

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