Comprato e letto, giusto ieri, Il lungo addio nella sua nuova edizione del Dylan Dog di Tiziano Sclavi.
Ho rintracciato una sensazione malinconico-nostalgica che mi si è annidata dentro fin dall'inizio del viaggio in macchina di Dylan e Marina, e la dimensione onirica è assolutamente la chiave per decodificare il nodo centrale della storia. L'amore passato e mai realizzato, il rimpianto, la promessa di qualcosa che avrebbe potuto essere e invece non è stato per molteplici motivi, l'insieme delle esperienza della vita e l'angoscia al pensare che, nel vederle tutte raggruppate, significhino meno di quello che si pensava, che quello che manca sia più importante di quello che è stato. L'introduzione al volume dice che è un albo privo di elemento horror, il che è sicuramente vero nel senso classico. Ma i sottotesti dietro alla malinconia di fondo, per quanto mi riguarda, mettono i brividi comunque.
E la struttura del sogno sa essere non solo rassicurante ma anche sottilmente destabilizzante, come lo è la scena sulla ruota panoramica.
I disegni di Carlo Ambrosini sono adattissimi a queste atmosfere soffuse, e l'intervista in coda all'albo dimostra che l'autore ha curato appositamente il suo stile perché fosse meno "tagliente" e più morbido, accompagnando così degnamente quanto raccontato nella sceneggiatura.
Davvero una bella lettura.