"Coraggio, Pippo! Ogni volta che ari un solco aiuti a scavare la tomba di Hitler."
Grande Merrill!
Questa è una storia che possiamo considerare in qualche modo spartiacque: è l'ultima di De Maris, l'ultima lunga scritta da Gottfredson ma anche la prima a tema bellico, argomento cardine del primo Walsh.
Abbiamo pure un Topolino che augura la morte a qualcuno: ciò non tradisce la natura altruista del personaggio, che in passato ha cercato sempre, nei limiti del possibile, di salvare la vita anche ai nemici, per quanto crudeli fossero. Tuttavia, quando la fine di quel qualcuno può mettere fine al conflitto e risparmiare milioni di vite, il ragionamento cambia.
Il rapporto fra Kitty è Topolino è trattato in modo fortemente ambiguo: in particolare le intenzioni di quest'ultima restano nel mistero. Dalle sue espressioni traspare un istinto predatorio poco rassicurante, quasi come se lo volesse sedurre per ridurlo in suo potere. Oppure quella è semplicemente la sua faccia ed ella tiene davvero a Topolino.
Comunque sia, sono contento che tale questione non sia stata rivelata.
E veniamo all'antagonista.
Personalmente considero il colpo di scena finale un'enorme genialata.
Anzitutto Gottfredson evita una facile e populista rappresentazione dicotomica fra americani=buoni e tedeschi=cattivi.
E poi, il fatto che esista un nemico all'esterno non implica che all'interno siamo tutti amici.
Il corvo ha un che di primitivo (per abbattere Topolino si avvale di una pietra o di una clava, utensili per combattere propri della preistoria), che lo rende selvaggio e incontrollabile.
Non è nemmeno un luddista che vuole distruggere i telai. Egli pratica atti vandalici contro l'agricoltura, attività antichissima che ha permesso l'evoluzione dell'uomo.
Questo non è il classico antagonista che dà ordini ai suoi scagnozzi dall'alto del suo palazzo. Non è nemmeno un criminale di professione. Alla fin fine si tratta di una persona normale con un mestiere anche abbastanza umile. Con l'unica differenza che è cattivo.
La vicenda ci ricorda che anche fra la gente comune può annidarsi un pericoloso assassino (quanti casi di cronaca ce lo dimostrano?), la cui natura emerge solo se e quando essa viene innescata da determinato evento, anche banale.
Magari molte di queste persone avrebbero il desiderio di compiere un delitto, ma non lo fanno non per scrupolo morale ma per evitarne la punizione e mettersi in cattiva luce nella società. Probabilmente anche lui agirebbe così, solo che è pazzo e non si rende conto di ciò.
Quando afferma di aver scuoiato un uomo, lo dice come se si trattasse di un avvenimento assolutamente normale. Non si rende minimamente conto del senso comune e da come un atto del genere è considerato dalla gente.
Fra l'altro egli non capisce nemmeno che
arrecando danno il raccolto destinato all'esercito, rischia di far vincere la guerra ai tedeschi/giapponesi, che potrebbero quindi invadere gli USA e in ultima istanza danneggiare anche lui.
Il corvo rappresenta tutti coloro che sono così miopi da essere concentrato sul proprio orticello (metafora perfettamente in tema con il fumetto) da non accorgersi di far parte di un mondo più grande. Un individuo alieno a concetti come società; e così si ritorna al concetto di primitivo.
Peccato solo che un personaggio del genere non possa più tornare in seguito:
al termine della storia sembra che la prospettiva del carcere non lo turbi più di tanto.
Ho trovato in questa storia un significativo calo di stile di Gottfredson per quanto riguarda i disegni.
??
Non noto differenze con la vicenda precedente
l'ho trovata abbastanza paurosa e horror
Effettivamente, dopo averla letta, dopo essermi coricato nel letto mi sovvenivano immagini di grosse impronte di uccello e affini...
Ne Il meglio di... mi aspettavo un Gottfredson più significativo di questa storia misconosciuta
Non scherziamo: un fumetto misconosciuto di Gottfredson è comunque molto meglio dell'80% della produzione degli altri autori. Questo in particolare è nella sua media (altissimi livelli, quindi)