Una storia splendida che ho potuto leggere su Big di Gennaio.
È, secondo me, un esempio di come dovrebbe essere scritta una storia. In poche tavole iniziali, già accadono molte cose, cosa che dona (di tavola in tavola) un senso di ricchezza d'esperienza narrativa molto ampia. Scorre veloce, anzi, velocissimo, ma ti pare di aver visto un episodio animato di 20 minuti. L'intreccio degli eventi non è scontato. Per nulla. E questo perché la vicenda si delinea lentamente. Non fin dai primordi della storia. Quel che accade non è un riempitivo rispetto all'incipit (come spesso accade in alcune storie). No. Quello che accade è fondamentale. Non un solo avvenimento è inutile. Addirittura un microevento (come il pentafoglio) servirà per l'incastro complessivo. Accadimenti, pure se posizionati oltre la metà della storia, risulteranno fondamentali per decifrare la trama. Cosa che regala, come detto, il senso di essere davanti ad una vicenda reale, che si svolge in maniera credibile, ovvero come ogni vicenda reale che si rispetti: NEL TEMPO!
Non siamo davanti ad una idea bruciata tutta all'inizio e di cui si può capire benissimo la conclusione fin dalle prime vignette. De Vita, qui, fa una lectio magistralis su cosa voglia dire "narrare" nel fumetto.
Ricchezza di eventi (fin dalle prime pagine), ma svolgimento graduale del loro intreccio. Così andrebbe scritta una storia!
Molto bello l'approfondimento psicologico di Rockerduck. Un De Vita nel pieno delle sue forze.