Finalmente ho potuto leggere questa storia sul primo numero della testata "I migliori anni" dedicato al 1960.
Dopo averne sentito tanto parlare e commentare, confesso che le mie attese erano abbastanza alte, ed è forse per questo motivo che la storia non mi ha impressionato più di tanto o, più esattamente, mi ha lasciato qualche dubbio di fondo.
In effetti, detta cosi forse non sto riuscendo a trasmettere la mia sensazione, dunque è meglio andare con ordine.
L'apertura è sicuramente divertente, la scena del risveglio - barba - doccia il tutto con quella tale parola per la mente è molto riuscita ed ironica; quanto al successivo incontro con brigitta, beh confesso che mi sarei aspettato qualcosa di più memorabile, posto che è proprio questa storia a dare ingresso al personaggio nel mondo dei fumetti Disney. In realtà, invece, non accade nulla di particolare, i due personaggi sembra conoscersi già da tempo (come poi il proseguio della storia confermerà), e solo il commento dei passanti permette di far comprendere al lettore chi è costei. Fin qui, comunque, niente da dire.
Qualche perplessità mi è sorta al momento i cui Paperone ha contezza del reale costo della sua imprudente promessa e tuttavia non demorde: per quanto dispendiosa l'impresa possa sembrare, egli non si tira indietro perchè "la parola è parola". Ora, va bene l'impegno preso, però mi è parso alquanto strano che egli non abbia tentato in alcun modo di modificare l'oggetto della promessa (magari un bell'invito a cena), o comunque di disattenderla, posto che la cifra in gioco era ingentissima. Diciamo che mi sarei aspettato una diversa reazione, quantomeno a livello di tentativo.
Per il resto, la storia prosegue con una parte avventurosa ben realizzata, per poi toccare l'apice al momento dell'incontro con il cacciatore. Non solo, infatti, lo zione sborsa quasi un milione di dollari per l'animale (non che sino a quel momento si possa dire essersela cavata con poco!), ma viene in risalto la tematica ecologista, fino a quel momento solo sfiorata.
Da questo momento la storia mostra con evidenza tutti i suoi anni, siamo nel 1960 mentre oggi simili scene non sono neppure immaginabili. L'ostinazione di Paperone nel voler realizzare il cappello è del tutto coerente con tutto quanto fino a quel momento è successo, e tuttavia l'idea della telefonata al "pellicciaio" fa un po impressione. Per fortuna vi è l'intermezzo dei maldestri tentativi di Paperino a nipoti ad allentare una tensione che, comunque, rimane alta.
Si giunge, cosi, ad un finale che non posso definire particolarmente originale, posto che nemmeno per un secondo ho creduto che l'animale avrebbe potuto fare una brutta fine, ipotizzavo un ravvedimento "in extremis" ma mi incuriosiva vedere quale evento lo avrebbe scatenato. Rientra, pertanto, in scena Brigitta, che mostra un cappello pari a quello che Paperone sta per regalarle, e si scopre che era stato lui stesso a regalarglielo tanti anni prima (peraltro, all'epoca pare che non si sia fatto tutti questi scrupoli), ad ulteriore conferma della loro già lunga conoscenza.
Il finale, con Paperone che regala a Brigitta la "bestiaccia" - seppur del valore di più di un milione di dollari - ci può stare, perchè non sono poi cosi rari questi slanci di una generosità nascosta molto in fondo al cuore dello zione, ma comunque presente.
Un'ultima simpatica gag conclude la storia.
In conclusione, la storia è ricca di azione e pathos, e tuttavia tutta la vicenda prende le mosse da una (per me) poco comprensibile volontà di dar seguito ad una promessa "costi quel che costi": cosa che in sè è certamente nobilissima, ma che, trattandosi di denaro (tanto denaro), ho trovato un po forzata date le caratteristiche del protagonista.