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Bramo
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PolliceSu   (1)
    Re: Topolino, Manetta e... gli ultimi dell'anno
    Risposta #15: Domenica 1 Gen 2017, 17:48:44
    Condivido tutto, come ogni anno me la sono riletta ieri e l'ho amata come la prima volta.
    La ritengo tutt'ora una delle sceneggiature più brillanti di Faraci e una delle storie migliori della serie del commissariato di Topolinia, insieme a Sul filo del rasoio e a quella natalizia.

      Re: Topolino, Manetta e... gli ultimi dell'anno
      Risposta #16: Domenica 1 Gen 2017, 20:55:59
      Il Faraci di questa storia è quello che vorremo leggere sempre

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      Ruhan
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        Re:Topolino, Manetta e... gli ultimi dell'anno
        Risposta #17: Sabato 23 Dic 2023, 13:45:56
        Salve, Topi e Paperi!

        Spero non sia necroposting. Nel caso, prego la Moderazione di segnalarmelo.

        La storia è straordinaria. È viva. La sceneggiatura di Faraci sembra animarsi di vita propria. Lo stesso Topolino, qui (pure se non in primo piano), appare per nulla stereotipato. Anzi. Minni, in varie vignette, tende a trattarlo come un paranoico fissato coi misteri. Atteggiamento molto diverso dal solito fare accondiscendente della sua Dolce Metà che possiamo vedere nella maggioranza delle storie:

        Spoiler: mostra




        Il rapporto con Minni mette in luce un Topolino vivo, realistico, quasi dylandoghiano nel suo non prendersi sul serio e nel suo trattare il proprio "dubbio" con una sorta di imbarazzo. Un Topolino, insomma, trattato a pesci in faccia, ma che proprio per questo — paradossalmente — splende più che mai (specie per quegli anni: 2001).

        Ovviamente, i picchi li si raggiunge con Manetta e Rock Sassi. Non solo Faraci scrive dei dialoghi convincenti, da Serie TV ante-litteram, ma Cavazzano gli va dietro, acconsentendo ad ogni tipo di trovata comica. Come a pagina 8:

        Spoiler: mostra


        Nell'ultima vignetta, il primissimo piano (realizzato dal PDV di Basettoni, e quindi, guardando — direttamente — in camera) credo sia uno degli esempi lampanti del tipo di giochi che Faraci e Cavazzano (in questa storia) ingaggiano col lettore, evitando soluzioni banali quali un semplice "GLOM!" di risposta, e optando — invece — per un tono umoristico no-sense, ma "adulto" (stile sit-com) che Faraci e gli altri "Enfant Terrible" avevano già avviato su PK, qualche anno prima.

        Faraci riesce, addirittura, a rendere vive le comparse che — spesso, va detto — in Topolino appaiono più come anonimi NPC che come personaggi degni di nota. I colleghi di Manetta e Sassi partecipano allo scorrere delle gag, con battute che sono in grado di dare una sottolineatura ulteriormente comica alle scene:

        Spoiler: mostra


        Gli stessi dialoghi tra Manetta, Rock Sassi e Topolino sono (secondo me) quello che dovrebbe essere il canone minimo di una storia ben scritta.

        Topolino viene, inizialmente, trattato con sufficienza. Quasi che i due personaggi vogliano prendersi — nonostante il titolo — la loro parte di riflettori, non solo a livello di trama, ma anche a livello meta-narrativo, come a ribadire (implicitamente) al lettore: "siamo noi i protagonisti, questa volta; fattene una ragione: per oggi, Topolino farà il comprimario!":

        Spoiler: mostra


        Ma, anche quando ricorreranno al suo aiuto, gli scambi di battute non saranno scontati. Faraci inserisce inframezzi nei quali Topolino dubita di se stesso, con una serie di ribaltamenti comici che ricordano il fumetto bonelliano, più che quello disneyano classico:

        Spoiler: mostra


        Il finale, forse un po' sbrigativo, per via degli spazi ristretti delle pagine massime da rispettare, non è scontato. "Non te lo aspetti", mi verrebbe da dire. Non è uno di quei finali che conosci fin dalla pagina 2 o 3. No. Fino alla fine, ti domandi (assieme a Manetta e Rock Sassi) cosa diavolo stia succedendo. Faraci, qui, davvero, scrive una sceneggiatura che riesce a tenere incollati, pagina dopo pagina.

        Vengo all'unica nota dolente, non dovuta a Faraci o Cavazzano, ma ad un errore della Panini. Infatti, ho potuto leggere questa storia su "Topolino in Team: Avventure al Freddo". E, come riportato anche su I.N.D.U.C.K.S., hanno commesso un errore di stampa. In pratica, proprio sul più bello del finale, non hanno stampato la pagina 38 e la 39, ripetendo — al loro posto — la 36 e la 37. Inizialmente, per via del tono surreale dell'intera storia, avevo pensato ad una qualche gag. Ma, purtroppo, mi sono presto accorto che le vignette erano tutte uguali, senza una minima variazione che facesse pensare ad un qualcosa di voluto :D

        Insomma. Il finale l'avevo potuto assaggiare, ma non fino a capire come la situazione surreale si fosse (infine) risolta, tornando alla normalità di pagina 40.
        Ma, per fortuna, ho trovato questo topic, nel quale il buon @prezio aveva scritto (in spoiler) come andasse a finire e, ora, posso dormire sonni tranquilli. :mickey:

        A presto!
        « Ultima modifica: Sabato 23 Dic 2023, 15:53:23 da Ruhan »

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        Maximilian
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          Re:Topolino, Manetta e... gli ultimi dell'anno
          Risposta #18: Martedì 26 Dic 2023, 16:30:54
          Nell'ultima vignetta, il primissimo piano (realizzato dal PDV di Basettoni, e quindi, guardando — direttamente — in camera) [...]
          Faraci riesce, addirittura, a rendere vive le comparse che — spesso, va detto — in Topolino appaiono più come anonimi NPC che come personaggi degni di nota.
          Ho impiegato un po' a capire che PDV sta per punto di vista. NPC invece?

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            Re:Topolino, Manetta e... gli ultimi dell'anno
            Risposta #19: Martedì 26 Dic 2023, 16:34:35
            Non playable character, sono i personaggi di sfondo dei videogiochi.
            Catturamento Catturamento!

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              Re:Topolino, Manetta e... gli ultimi dell'anno
              Risposta #20: Martedì 26 Dic 2023, 17:40:14
              Nell'ultima vignetta, il primissimo piano (realizzato dal PDV di Basettoni, e quindi, guardando — direttamente — in camera) [...]
              Faraci riesce, addirittura, a rendere vive le comparse che — spesso, va detto — in Topolino appaiono più come anonimi NPC che come personaggi degni di nota.
              Ho impiegato un po' a capire che PDV sta per punto di vista. NPC invece?
              NPC (che corrisponde alla definizione data da Grande Tiranno) l'ho utilizzato per indicare una dimensione di piattezza preconfezionata e cliché che si vede in alcune delle comparse sul Topo (come fossero, appunto, personaggi di sfondo in un videogioco, con tre o quattro frasi dette a ripetizione). E che, in questa storia, viene aggirata a pieni voti.

              Mi scuso per aver dato per scontate alcune sigle. La prossima volta (se necessarie) le specificherò in delle note a piè di post.
              « Ultima modifica: Martedì 26 Dic 2023, 17:45:23 da Ruhan »

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              Maximilian
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                Re:Topolino, Manetta e... gli ultimi dell'anno
                Risposta #21: Martedì 26 Dic 2023, 21:33:45
                Noto che non ho lasciato un commento sulla presente vicenda, quindi lo faccio ora.

                In passato avevo scritto che Faraci narrava in modo notevole, ma delle trame troppo esili. Questa volta mi lamento del contrario: lo spunto e accostabili ad alcune storie di Casty, con un evento surreale e inspiegabile che va a innestarsi nella quotidianità senza che nessuno, tranne il/i protagonista/i se ne accorga/no; tuttavia la maniera con cui il tutto viene portato avanti lascia a desiderare.
                Parliamo dei personaggi:
                - ho trovato i protagonisti abbastanza piatti, sebbene perlomeno ci viene risparmiata la caratterizzazione da dementi che l'autore è solito appioppare loro
                - Gambadilegno viene inserito tanto per fare presenza e senza giustificazione narrativa
                - Topolino è l'unico a intuire che qualcosa non funziona perchè sì.
                Gli unici che ho gradito sono Basettoni e Minni.

                L'umorismo presenta i soliti, e ormai logori, meccanismi tipici di Faraci. Se non avessi letto nulla di suo prima di questa, magari l'avrei apprezzato.
                Spoiler: mostra
                Approfitto della vignetta sopra condivisa per descriverla come il perfetto esempio di battuta la cui efficacia si è completamente esaurita.
                Citazione
                Il rapporto con Minni mette in luce un Topolino vivo, realistico, quasi dylandoghiano nel suo non prendersi sul serio e nel suo trattare il proprio "dubbio" con una sorta di imbarazzo. Un Topolino, insomma, trattato a pesci in faccia, ma che proprio per questo — paradossalmente — splende più che mai (specie per quegli anni: 2001).
                Si, era il 2001: e allora?
                Sono andato a controllare il topooscar dell'annata precedente, in cui erano uscite:
                - Topolino e la villa dei misteri
                - Topolino e l'anello d'oro di Atlantide
                - i primi episodi delle Cronache della frontiera
                - C'era una volta Mickey Montana
                - Topolino e Minni in una vacanza pericolosa
                - Topolino e l'indagine alla celluloide
                - Topolino e lo scacco all'ectoplasma

                tanto per dirne qualcuna.

                *

                Ruhan
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                  Re:Topolino, Manetta e... gli ultimi dell'anno
                  Risposta #22: Martedì 26 Dic 2023, 23:57:25
                  Lasciando da parte eventuali commenti su Topolino che ha un dubbio "perché sì" o Gambadilegno buttato (a caso) nel cenone, che — per quanto mi riguarda — non bastano a rendere ragione di un giudizio negativo sull'andamento complessivo della storia, temo vi siano alcune stranezze nella tua analisi. Stranezze legate al fatto che, per quanto tu mi abbia — giustamente — ricordato che il 2001 fu preceduto da un 2000 ricco di storie d'introspezione (e ci arriviamo), pare tu non abbia voluto seguire il medesimo invito a rispettare il senso cronologico, perlomeno in due capoversi.

                  Magari mi sbaglio e sarò felice, nel caso, di porgere le mie scuse per il fraintendimento.

                  L'umorismo presenta i soliti, e ormai logori, meccanismi tipici di Faraci. Se non avessi letto nulla di suo prima di questa, magari l'avrei apprezzato.
                  Partiamo da qui. Era il 2001. Erano già logori (ammesso che lo siano ora) all'epoca? Lo chiedo senza vena polemica. Le storie (come hai ricordato) nascono in un preciso contesto temporale. Non so quanto sia esatto giudicare una storia in base a ciò che (di cronologicamente successivo) si è letto del medesimo autore.

                  Magari ti riferivi a storie cronologicamente precedenti questa?

                  Approfitto della vignetta sopra condivisa per descriverla come il perfetto esempio di battuta la cui efficacia si è completamente esaurita.
                  Si era esaurita, in che senso? Nel percorso artistico di Faraci? Nella storia della comicità? Già nel 2001? Domande che mi sorgono in maniera del tutto naturale. Ripeto. Senza vena polemica. Pura curiosità, per inquadrare meglio il tuo giudizio.

                  Si, era il 2001: e allora?
                  Allora nulla. Era il 2001. :D
                  E non mi pare che, nel 2001, fossimo già stati abituati ad un enorme flusso di storie nelle quali il Topo venisse ampiamente demolito nelle sue classiche dinamiche o nei suoi cliché. Le storie che citi mi sembrano mostrare, piuttosto, un fenomeno "tettonico" avvenuto a cavallo del millennio in casa Disney Italia e nella cui scia, io inserivo (nella mia breve recensioncina/flusso di pensieri) questa storia di Faraci. Non ho mai scritto che Faraci sia il Deus ex machina di questo cambiamento o di questa spaccatura. Mi sono limitato a fare presente che quella di Faraci era una storia (per quegli anni) insolita. Tra altre insolite? Certamente. Ma la sua appartenenza ad un insieme di storie insolite non la rende meno insolita, non più di quanto il fatto che i cigni neri possano essere multipli non li rende singolarmente meno "neri" o meno insoliti, rispetto alla maggioranza dei cigni bianchi.

                  Passiamo alla questione particolare. Tu hai risposto a questo mio capoverso:
                  Il rapporto con Minni mette in luce un Topolino vivo, realistico, quasi dylandoghiano nel suo non prendersi sul serio e nel suo trattare il proprio "dubbio" con una sorta di imbarazzo. Un Topolino, insomma, trattato a pesci in faccia, ma che proprio per questo — paradossalmente — splende più che mai (specie per quegli anni: 2001).
                  Qui, quello che più mi premeva sottolineare (ed è lì che ho inserito il riferimento al 2001) è la parte che ho adesso grassettato e sottolineato per comodità.

                  Questa dinamica del far splendere Topolino attraverso il renderlo vittima comica di Minni (o Manetta e Sassi) mi ha colpito. Sono sicuro che potrai linkarmi qualche altra storia in cui questa identica dinamica avvenga. Non sono così sicuro (ma potrei sbagliarmi) che ciò succeda in tutte le storie che mi hai citato.

                  Il punto non era l'introspezione di Topolino e basta, ma l'inusuale metodo introspettivo utilizzato: rendere l'ammirato per eccellenza di Topolinia, la vittima comica.

                  ho trovato i protagonisti abbastanza piatti
                  Più che altro, il più piatto mi pare Manetta che sembra quasi andar dietro a Sassi come semplice spalla comica, senza proprie iniziative degne di nota. A parte negli scambi con Basettoni. Ho due commenti da fare a riguardo:

                  1) da una parte, potrebbe essere un errore di calcolo narrativo: Faraci si è fatto prendere dalla costruzione comica della vicenda e ha ecceduto nel rendere Manetta una semplice pedina finalizzata a quella dinamica.

                  2) dall'altra, anche se di errore si trattasse, trovo che Sassi riesca a compensare abbastanza la cosa e che, forse, una caratterizzazione maggiore di Manetta avrebbe portato verso un allungamento del volume delle situazioni surreali, cosa che si sarebbe trasformata in una negativa influenza sulla linearità della trama. Opinione personale, chiaramente.

                  E ora, concludo con un discorso generale. Noto (nella conclusione del tuo post, a me rivolta) un certo fraintendimento di quanto ho scritto, molto probabilmente dettato dal fatto che non ho sottolineato abbastanza il nesso: qui, la questione non è dare la coppa a Faraci per questa storia o definire quest'ultima come la migliore mai riuscita o la più profonda nella caratterizzazione dei personaggi.
                  Certo, per quanto mi riguarda, è una storia che è ottima anche se presa da sola. Non la migliore in assoluto. Ma è ottima.
                  Però il mio discorso concerneva un confronto tra questa storia e molte altre a cui si era abituati a quei tempi (e non solo): qui la comicità mi pare maggiormente riuscita (e di molto); la trama mi pare meglio costruita; i personaggi mi sembrano più caratterizzati e vividi. In assoluto? Ovvio che no. Piuttosto, rispetto a molte altre storie apparse o che appaiono su Topolino. Per farla breve, la metterei nel cesto delle storie molto buone. L'ho trovata molto divertente, scorrevole e brillante.

                  Ha problemi? Certo. Ad esempio (come hai tu stesso notato), Topolino sembra essere consapevole solo per permettere il successivo salto di trama e concludere la storia. Io ho trovato — come già segnalavo nel mio primo post — sbrigativo il finale. Non all'altezza, per quanto sensato e non scontato.

                  Ci saranno battute logore? Può darsi. Magari no. Ma può darsi. Facciamo finta che io concordi.

                  Il punto, però, è che sono problemi che (secondo me; tu potrai essere in disaccordo) non rendono meno vero che, rispetto al flusso di molte altre storie, contiene battute molto meno ingenue e meno logore (apprezzabili anche in età adulta o soprattutto in età adulta): alcuni scambi sono davvero esilaranti e ottimamente scritti; e presenta, anche, una caratterizzazione dei personaggi (relativamente) molto più "vivida", non ad uso e consumo dell'arrivare in fretta alla parola "fine" etc. etc.

                  Ci sarà di meglio? Ma certamente. Però rimane una storia ottima, brillante, scorrevole, dal tono maturo/sit comedy surreale e migliore di molte altre storie, cosa che le dà la sua propria dignità in una ipotetica classifica.

                  Insomma. Una storia che brilla da sola e anche se confrontata con altre. Questo era il succo della mia recensione.
                  E mi sembra fossero della medesima opinione anche gli utenti che ne hanno scritto qui, in passato. Non credo, quindi, di essere un visionario.

                  « Ultima modifica: Giovedì 28 Dic 2023, 17:33:13 da Ruhan »

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                  Maximilian
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                    Re:Topolino, Manetta e... gli ultimi dell'anno
                    Risposta #23: Giovedì 28 Dic 2023, 17:33:06
                    L'umorismo presenta i soliti, e ormai logori, meccanismi tipici di Faraci. Se non avessi letto nulla di suo prima di questa, magari l'avrei apprezzato.
                    Partiamo da qui. Era il 2001. Erano già logori (ammesso che lo siano ora) all'epoca? Lo chiedo senza vena polemica. Le storie (come hai ricordato) nascono in un preciso contesto temporale. Non so quanto sia esatto giudicare una storia in base a ciò che (di cronologicamente successivo) si è letto del medesimo autore.

                    Magari ti riferivi a storie cronologicamente precedenti questa?
                    La tua osservazione è assolutamente giusta. Tuttavia per le opere artistiche esistono solo in quanto trasmettono qualcosa al lettore/spettatore, il quale è invariabilmente influenzato dalla sua esperienza precedente.
                    Ciò detto esistono opere che sono state scritte decenni se non addirittura secoli fa e che trovo perfettamente godibili ancora oggi, indipendentemente da tutto ciò di cui ho usufruito in precedenza o che sia stato realizzato da allora in avanti. 20 anni mi sembrano un tempo veramente breve per perdere freschezza.
                    Rispondendo nello specifico alla tua domanda, ho trovato i medesimi tipi di battute sia in storie successiva, sia in anteriori a quella in questione.

                    Quest'ultima non brilla nè in senso assoluto, nè rispetto agli altri fumetti pubblicati dal settimanale di quei tempi (che ho conosciuto nel medesimo periodo, quindi non parlo per effetto nostalgia).
                    Che esistano storie peggiori mi sembra indubbio, questa almeno si lascia leggere. E aggiungo che a differenza di te non ho nemmeno trovato il finale sbrigativo.

                    Il rapporto con Minni mette in luce un Topolino vivo, realistico, quasi dylandoghiano nel suo non prendersi sul serio e nel suo trattare il proprio "dubbio" con una sorta di imbarazzo. Un Topolino, insomma, trattato a pesci in faccia, ma che proprio per questo — paradossalmente — splende più che mai (specie per quegli anni: 2001).
                    Qui, quello che più mi premeva sottolineare (ed è lì che ho inserito il riferimento al 2001) è la parte che ho adesso grassettato e sottolineato per comodità.

                    Questa dinamica del far splendere Topolino attraverso il renderlo vittima comica di Minni (o Manetta e Sassi) mi ha colpito. Sono sicuro che potrai linkarmi qualche altra storia in cui questa identica dinamica avvenga. Non sono così sicuro (ma potrei sbagliarmi) che ciò succeda in tutte le storie che mi hai citato.

                    Il punto non era l'introspezione di Topolino e basta, ma l'inusuale metodo introspettivo utilizzato: rendere l'ammirato per eccellenza di Topolinia, la vittima comica.
                    Qui probabilmente ho frainteso io: in che senso "splende più che mai"? Se Topolino è la vittima comica di Minni, il personaggio umoristicamente riuscito è la seconda, non il primo.
                    Come si può giudicare un personaggio da qualcosa che subisce e dunque è al di fuori della sua portata?

                    Concludo che però mi ha fatto ridere il commento di Basettoni rivolto ai sottoposti che fanno le ore piccole tutte le notti "Chissà che gentaglia frequentate!"

                    *

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                      Re:Topolino, Manetta e... gli ultimi dell'anno
                      Risposta #24: Giovedì 28 Dic 2023, 18:49:27
                      La tua osservazione è assolutamente giusta. Tuttavia per le opere artistiche esistono solo in quanto trasmettono qualcosa al lettore/spettatore, il quale è invariabilmente influenzato dalla sua esperienza precedente.
                      Ciò detto esistono opere che sono state scritte decenni se non addirittura secoli fa e che trovo perfettamente godibili ancora oggi, indipendentemente da tutto ciò di cui ho usufruito in precedenza o che sia stato realizzato da allora in avanti. 20 anni mi sembrano un tempo veramente breve per perdere freschezza.
                      Ora mi è chiaro cosa intendessi e ciò che dici (ovvero che la capacità di una storia di mantenere la sua freschezza sia parte della qualità finale della stessa) è assolutamente vero.
                      Nondimeno, la freschezza di una storia è determinata dal suo essere invecchiata bene o male. E dato che ti lamentavi della freschezza delle battute, dovrei ipotizzare che per te è il tipo di comicità ad essere, ormai, invecchiato male.

                      Ma mi pare che tu abbia scritto (invece) che a disturbarti fosse il fatto di aver letto storie di Faraci con lo stesso genere di umorismo. Insomma. Non ti pareva invecchiato male il genere di umorismo in sé, ma ti disturbava il suo troppo uso da parte di Faraci, negli anni.

                      In tal caso, il discorso sulla "freschezza" non penso si possa del tutto applicare: la tua mi pareva essere una questione legata al fatto di aver letto (prima) storie successive di Faraci, più che un discorso sulla attualità o meno di quel genere di comicità.
                      Insomma. Se il problema non sta nel genere di umorismo in sé, al massimo, si potrà accusare Faraci di averne abusato negli anni successivi. Non di averlo usato nel 2001.


                      Correggimi se sbaglio, ovviamente. Magari trovi invecchiato male anche il tipo di umorismo in sé e ho frainteso io.

                      Se così fosse, però, per la medesima ragione da te citata (il portato della esperienza precedente del lettore) e — aggiungerei — una buona dose di gusto personale, non mi troverei comunque d'accordo con il tuo giudizio. A me è sembrato mantenere una freschezza inalterata. Chiaramente, qui c'è poco da discutere: si tratta di giudizi molto personali su cui è impossibile avere "ragione" o "torto".
                      Impressioni su cui è possibile, al massimo, fornire delle giustificazioni.

                      Rispondendo nello specifico alla tua domanda, ho trovato i medesimi tipi di battute sia in storie successiva, sia in anteriori a quella in questione.
                      Potrebbe essere una questione di gusti. Io (e forse anche altri) amo questo tipo di comicità. Lo amo parecchio, intendo. Probabilmente ho una soglia della "noia" diversa dalla tua nei riguardi di questo genere di battute, proprio per questo motivo. Tendo a desiderarle, insomma. Mentre tu esclameresti un "Ancora?...", io esclamerei un "Evvai! Ancora!" :D

                      Quest'ultima non brilla nè in senso assoluto, nè rispetto agli altri fumetti pubblicati dal settimanale di quei tempi (che ho conosciuto nel medesimo periodo, quindi non parlo per effetto nostalgia).
                      Che esistano storie peggiori mi sembra indubbio, questa almeno si lascia leggere. E aggiungo che a differenza di te non ho nemmeno trovato il finale sbrigativo.
                      Credo che siano diversi i nostri parametri per giudicare brillante una storia. Questa differenza rende le nostre ipotetiche, e personali, classifiche totalmente non accordate tra loro.

                      Io, come dicevo, l'ho trovata brillante di per sé e anche in confronto ad altre. Specie nelle interazioni comiche. E credo che sia proprio questo il punto: la diversità nel giudizio sulla comicità contenuta in essa. Ma (se lo vorrai) avrai modo di chiarire il tuo giudizio a riguardo. Non voglio metterti giudizi di gusto tra le dita ahah


                      Qui probabilmente ho frainteso io: in che senso "splende più che mai"? Se Topolino è la vittima comica di Minni, il personaggio umoristicamente riuscito è la seconda, non il primo.
                      In quei frangenti, a farmi ridere non è stata Minni di per sé, ma la dinamica, il fatto che tali battute fossero indirizzate a Topolino. Quest'ultimo non è una vittima anonima. Fa ridere perché ad essere colpito è proprio lui, l'ammirato e stimato di Topolinia per eccellenza. Insomma: a creare l'effetto comico è l'atto di diminuzione che viene operato su un personaggio solitamente solo oggetto di lodi da parte dei "buoni". Come le battute su un'autorità in un certo campo. Togli Topolino e avrai battute carine, ma un effetto comico molto minore.

                      Chiaramente, questa ottima dinamica viene fuori, anche, da una vivida scrittura di Minni. Non l'ho mai negato. Mi sono limitato a notare che questo ha reso più umano, "fragile" e meno stereotipato il Topo. E data la particolarità della cosa, il risultato finale splende anche rispetto alla scrittura delle battute di Minni in sé.

                      Come si può giudicare un personaggio da qualcosa che subisce e dunque è al di fuori della sua portata?
                      Non solo è possibile, ma è necessario, se quello che subisce contribuisce a definirne la caratterizzazione. Effetto, qui, rafforzato dalla dinamica che ho descritto sopra.

                      Concludo che però mi ha fatto ridere il commento di Basettoni rivolto ai sottoposti che fanno le ore piccole tutte le notti "Chissà che gentaglia frequentate!"


                      Ha fatto ridere anche me ahahah
                      « Ultima modifica: Giovedì 28 Dic 2023, 18:54:35 da Ruhan »

                       

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