Scusate se disturbo aprendo un topic di cui magari l'argomento non può interessare o può risultare infantile, ma vi assicuro che almeno per me non lo è: forse però non riuscirò a trasmettere l'importanza della faccenda, ma almeno ci provo.
Innanzitutto fino ad oggi non sapevo di poter aprire un topic, poiché credevo erroneamente che i Bassotti non potessero farlo.
So che questo è un luogo particolare in cui discutiamo di ciò che sentiamo dentro riguardo al fumetto Disney: ebbene, io vorrei parlarvi di un "problema" col quale sono venuto a contatto ultimamente. Certo, è un problema che molti tengono sottogamba, ma a me ha causato dei fastidi e mi ha spronato alla riflessione.
Nella vita, oltre ad alcuni compiti e lavori che mi ritrovo a dover fare, come passione ho quello di critico di Fumetti Disney (per ora non vi dico altro, tanto non è questo l'importante), e tutti i critici sono sensibili ai problemi che mi sono posto io, quindi spero di trovare comprensione.
Il problema l'ho riscontrato in storie come, ad esempio,
Paperino e i drammi del sottosuolo e
Paperino e la "pesca" del tacchino, non me ne vogliate: 2 delle migliore storie della sterminata cronologia di Rodolfo Cimino (quanto lo apprezzi lo avete constatato nell'unico post che ho scritto nel suo topic).
Dopo tanto tempo che faccio analisi accurate del Fumetto Disney, ho analizzato queste storie come di consueto e ho constatato che nella sceneggiatura raggiungono livelli altissimi e spesso ineguagliati. Ora, il problema sorge a questo livello: soffermandosi sui disegni e non sulla sceneggiatura, mi ritrovo inconsciamente a dover
ridimensionare le storie. Mi spiego: è come se le 2 storie non raggiungessero il capolavoro solo perché i disegni - che magari non sono all'altezza delle linee guida dell'autore - fanno sì che la storia vada tenuta, se non sul piedistallo, un gradino in meno. Ho lottato con questo problema per tanto tempo (mi reputerete uno stupido
), ma non ho fatto a meno di pensare che il disegnatore italiano più maturo era ai tempi Romano Scarpa, e che se le 2 storie fossero state disegnate da Romano Scarpa non avrei mancato di introdurle senza indugio nel mio personale libro d'oro del fumetto Disney (forse un giorno vi parlerò di questo libro, che è concreto). Non fraintendetemi: non sto dicendo che i disegni di Bordini sono scarsi, anzi: forse è l'unico autore che mi trasmette ad alti livelli quell'aura intimista e familiare che ritrovo nelle antiche storie, un'aura di autenticità. Ma è proprio questo il problema: dovendomi basare sull'oggettività e analizzando "criticamente" le sceneggiature di Cimino - ma anche di altri autori, le 2 storie in questione sono solo un esempio - ho compreso come forse Bordini - a cui nulla tolgo! - magari ha interpretato col suo stile personale (dunque a suo modo!) la sceneggiatura che Cimino sicuramente avrebbe riconosciuto pienamente come sua se fosse stata disegnata da Scarpa, che avrebbe dato l'impatto epico giusto alla storia senza un eccessivo stile sommesso che invece usa Bordini (e che io adoro!, tra parentesi): devo aggiungere che Cimino, da qualche parte, diceva che proprio Scarpa era il miglior interprete delle sue sceneggiature!
A questo punto, il succo del discorso è che vorrei invitare molti di voi a fare dell'autocoscienza (come la faccio sempre io in questi casi): ovviamente non si tratta di problemi così gravi, ma sono cose con cui bisogna necessariamente fare i conti quando ci mettiamo seriamente ad analizzare un'opera d'arte, e chi non lo fa per me non apprezzerà molte cose fra le tante con cui entrerà in contatto: nel tempo, negli anni, abbiamo veramente dato agli autori quel che è degli autori, o ci siamo fatti condizionare dalla discrepanza tra sceneggiatura astratta e linea concreta?? E questa discrepanza esiste? E' colmabile? Come ci siamo comportati con essa?
Come facciamo a giudicare una sceneggiatura a prescindere dai disegni?
Il mio è forse un problema eccessivamente filosofico
, ma vi assicuro che non è da niubbo, perché nasce da anni di studi sul fumetto Disney e di passione, e non è il solito discorso "
Perego ha rovinato quella storia coi suoi disegni" (frase odiosa perché Perego è un grande disegnatore), ma è molto più profondo: voglio appunto trasmettere:
abbiamo veramente capito l'arte che ci sta davanti? e
come fanno a combaciare idea e azione?.
Per esempio (un esempio banale), se le storie di Scarpa come L'Unghia di Kalì fossero state disegnate da Perego, molti di voi sicuramente le avrebbero fatte scendere di qualche gradino: e, se fosse stato così, la reputereste una cosa giusta dare dei giudizi così affrettati?
Mi piacerebbe sapere se qualcun altro di voi ha vissuto problemi così filosofici o se l'unico stupido sono io (forse sì
/ ), ma almeno ho voluto sfogarmi (perché per me è stato un problema non da niubbi) per questi dubbi che mi attanagliavano (in definitiva sono problemi che vivo solo quando mi metto ad analizzare un'opera d'arte): mi rendo conto che non è l'orario giusto, dato che molti sono intenti a cenare :
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Forse, però, è un problema che non ammette una risposta, perché troppo vasto filosoficamente, ed insolubile; forse l'argomento più filosofico che il Papersera possa aver conosciuto (ma non me ne prendo il vanto: è un problema che nasce
da sé, non l'ho creato io).
Se è un topic troppo stupido, do' assoluta carta bianca ai moderatori: che spostino questo post in qualunque sezione adatta e che chiudano il topic.
L'ho aperto perché non sapevo se ci fossero topic similari.
Grazie in ogni caso di degnarmi di una minima attenzione
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