In occasione dell'uscita (venerdi' 24 Giugno) del volume dei
Classici di Repubblica - Serie Oro dedicato al Commissario Spada, personaggio ideato da De Luca insieme a Gianluigi Gonano, vorrei aprire una discussione su uno dei piu' grandi artisti del fumetto italiani di tutti i tempi.
Gianni De Luca, nato a Gagliato, in provincia di Catanzaro, il 27 Gennaio del 1927, inizia a lavorare nel mondo dei fumetti, dopo aver lasciato gli studi di archotettura, collaborando con
Il Vittorioso, per poi iniziare una lunghissima collaborazione con
Il Giornalino: era il 1957 e De Luca inizio' con una trasposizione a fumetti dei racconti della Bibbia, cui segui' una storia della Chiesa.
Tra il 1969 ed il 1982 esce il gia' citato Commissario Spada, inframmezzato dal famosissimo
ciclo shakespeariano, su testi di Roudolph, ovvero la trasposizione in immagini di
Amleto,
La tempesta e
Romeo e Giulietta.
In questi due cicli (di cui ho letto le storie pubblicate sui Classici e il
Romeo e Giulietta) si puo' apprezzare tutto il valore di De Luca: tratto asciutto e preciso, personaggi nervosi ed in continuo movimento anche grazie alle linee di movimento ed ai contorni abbozzati (alla Jacovitti) dietro ai personaggi, il tutto per dare l'idea del movimento. Con De Luca, poi, cadono definitivamente gli angusti limiti della suddivisione classica: i personaggi si muovono nelle vignette come su un fondale teatrale, sempre fisso, riuscendo, in un certo senso, a sfuggire fuori dalla pagina.
Metto una immagine tratta dall'
Amleto come esempio (molto meglio dei miei deliri!)
Tra i suoi ultimi lavori spiccano
Paulus, ovvero gli
Atti degli Apostoli visti da un uomo del futuro, che trovera' la forza di ribellarsi al potere tirannico di quel tempo, trovando purtroppo la morte, e
I giorni dell'Impero, storia ambientata sul finire dell'Impero Romano e pubblicata postuma dal
Giornalino. La storia, tra l'altro incompleta, e' anche un esempio di quanto dettagliato fosse un qualsiasi lavoro di De Luca anche quando non finito (il giornale, infatti, decise di pubblicare comunque le tavole conclusive, senza farle rifinire ad alcun altro artista).