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Post - Dominatore delle Nuvole

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Ed eccoci qua! Introdotte da uno splendido e professionalissimo tabellone creato dall'inesauribile Pac, e da uno scicchissimo articolo introduttivo a firma Gumi, arrivano le semifinali delle storie standard castyiane. SETTE GIORNI PER VOTARE!

La prossima settimana, in arrivo le semifinali per le storie lunghe, che trovate già anticipate qua sopra.

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Neve spazzastoria senza se e senza ma. Disegni spettacolari per i dipinti che fingono, ma...

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Ecco lo scontro mortale che anticipavo... voto Impero, ma di poco!

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Quarti di finale, terzo round!

Dopo aver fatto selezione con la prima fase di qualificazione, al termine del lungo percorso avremo la storia regina di ogni categoria (standard, lunghe e kolossal), per poi decretare la vincitrice assoluta.

Inutile dire che anche stavolta votare è durissima! Avete nuovamente soli TRE giorni di tempo per esprimere la vostra scelta!

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Quarti di finale, terzo round... doppio Doppioscherzo! A voi la scelta e... occhio alla burla!

Come al solito, TRE giorni di tempo.

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Quarti di finale, terzo round!

Dopo aver fatto selezione con la prima fase di qualificazione, al termine del lungo percorso avremo la storia regina di ogni categoria (standard, lunghe e kolossal), per poi decretare la vincitrice assoluta.

Inutile dire che anche stavolta votare è durissima! Avete nuovamente soli TRE giorni di tempo per esprimere la vostra scelta!

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Eh, come fai a non votare la Marea dei secoli?
Per quanto anche Tutto questo accadde domani sia di grandissimo livello, la Marea è eccezionale!

Anch'io Marea dei Secoli... ma preparatevi... l'ultimo scontro diretto in programma nei quarti di questa categoria sarà titanico!
Eccallà... :lipsrsealed:

Ho sofferto tantissimo nella compilazione del tabellone, ti giuro. Ma ci sono almeno cinque kolossal che meritano la finale... e quattro quarti di finale. :ashamed2:

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Ho dato il mio voto al Colosso di Rodi perché

a) meglio impressa nella mia memoria in quanto letta da piccolo

b) bisogna combattere l'effetto Cimino! Autore per cui stravedo, ma il sondaggio è su Casty

c) San Giorgio da Cannaregio.

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Anch'io Marea dei Secoli... ma preparatevi... l'ultimo scontro diretto in programma nei quarti di questa categoria sarà titanico!

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Eccoci qua! Stavolta ho avuto l'onore di caricare i sondaggi e ovviamente... ci è scappato l'errore. Questo è quello giusto però, lotta (per me) equilibratissima fra didascalie e Bambolier. Grazie a Donald112 per aver segnalato l'errore!


PS.: Ho votato le Didascalie ma... che fatica!

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Iniziano oggi i QUARTI DI FINALE nel sondaggio sulla miglior storia di Casty di questi primi vent'anni su Topolino!

Ripetiamo brevemente per i nuovi in cosa consiste questa iniziativa: ogni sette giorni andremo a votare  le nostre storie castyane preferite, divise in tre categorie: standard, lunghe e kolossal.

Le votazioni restano aperte TRE GIORNI!

Buon voto a tutti!

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Iniziano oggi i QUARTI DI FINALE nel sondaggio sulla miglior storia di Casty di questi primi vent'anni su Topolino!

Ripetiamo brevemente per i nuovi in cosa consiste questa iniziativa: ogni sette giorni andremo a votare  le nostre storie castyane preferite, divise in tre categorie: standard, lunghe e kolossal.

Le votazioni restano aperte TRE GIORNI!


Buon voto a tutti!

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Iniziano oggi i QUARTI DI FINALE nel sondaggio sulla miglior storia di Casty di questi primi vent'anni su Topolino!

Ripetiamo brevemente per i nuovi in cosa consiste questa iniziativa: ogni sette giorni andremo a votare  le nostre storie castyane preferite, divise in tre categorie: standard, lunghe e kolossal.

Le votazioni restano aperte TRE GIORNI!


Buon voto a tutti!

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Forza Zweistein!

Ciao!

Il Grande Tiranno

"Forza Fiap! Eh! Eh!"

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Topolino / Topolino 3533
« il: Domenica 13 Ago 2023, 11:39:51 »
Recensione Topolino 3533


Vedo avanzare Inquisizione e gesuiti e di nuovo prìncipi e conti.” Così Hegel, in una lettera scritta ad un amico all’apertura del Congresso di Vienna nel 1814, esprimeva i suoi timori ciò che c’era stato di buono nelle conseguenze della Rivoluzione francese sparisse progressivamente sotto i colpi di maglio delle frange più genuinamente restauratrici delle cancellerie europee.

 Il numero di questa settimana si presenta un po’ così, come un’istanza della più pura gestione Bertani colonizzato, o commissariato, dalle ombre dell’eterno ritorno dell’uguale a se stesso. Ma andiamo con ordine, o meglio, a ritroso.

 L’ultima storia dell’albo fa parte del ciclo Blue Peaks Valley di Corrado Mastantuono, in gran spolvero ai disegni e piuttosto “in palla” sui testi. La puntata di questa settimana, Un barbiere, si impernia su una azzeccatissima trovata – Paperone che salva un autentico inciampo giornalistico con una trovata di vero e proprio marketing – vagamente inficiata da una piccola forzatura nello sviluppo (forse è un po’ troppo che Paperone abbia predetto casualmente l’esatto contenuto delle azioni criminose del Perfido Estatisto? Un gioco di sponda più allusivo avrebbe assolto egualmente al compito).

 Assomiglia alla lontana, questo microcosmo, a quelle che furono le Storie della Baia. Certo i personaggi appaiono per il momento meno immediatamente memorabili di quelli, ma chissà che con il tempo, o magari con un secondo ciclo (potrà mancare?) qualcosa non si fissi meglio.

 Il giovane Paperone di Mastantuono, va osservato, è una versione particolarmente positiva e solare, in un certo senso nuova, nel panorama delle interpretazioni paperonesche; potrà sembrare meno connotata di quelle usuali, ma in fondo al netto di qualche forzatura funziona, e ben coniuga l’ispirazione extravagante di questa serie (di fatto un piccolo western fra le pagine di Topolino) con il pegno pagato alla presenza di un personaggio canonico, seppure ringiovanito.

 E appunto, la serie (che si chiude con l’apparizione di un proto-deposito in mezzo al Klondike) pone un problema di integrazione fra ispirazione autoriale e tradizione. E non tanto in riferimento a un mai stabilito – sebbene auspicato dai fan più sfegatati dell’autore americano – canone donrosiano, ma più in generale rispetto a delle linee profonde dell’agire e del pianificare propri del personaggio di Paperone.

 
Riferimenti colti[/size][/i]

 A parere di chi scrive, in un panorama di ispirazioni troncate e di condizioni asfittiche per la messa in scena di certi scenari e certi personaggi, la rottura di queste linee profonde, nello spazio di una breve serie, non ha nulla di sacrilego. Ma il drizzarsi di antenne di una parte dei lettori è altrettanto legittimo e giustificato.

 Giovanni De Feo e Ottavio Panaro consegnano al lettore una breve stravaganza pippesca, Pippo e lo gnaulone ombroso, di fatto una coppia di semi-relate epifanie in successione. E quale epifania scoprire che Pippo, nell’arte flessuosa e gommosa del disegnatore piemontese, è in grado di contorcersi a tal punto da abbracciarsi la schiena!

 Ancor più straniante la storia di Tito Faraci e Francesco Guerrini (quando un tribunale si occuperà di capire perché a questo grande disegnatore non siano quasi mai assegnate storie commisurate al talento sarà sempre troppo tardi), Archimede voce fuori campo, specialmente per un’ostica tavola finale, in cui sorge addirittura il sospetto che ci sia stato qualche errore di trasposizione; e in cui la battuta finale di Archimede appare tra virgolette, come se l’inventore riportasse il discorso di qualcun altro.

 Certo un errore in fase di lettering, che contribuisce al misticismo di quest’ultima tavola. La storia, comunque, veleggia su livelli migliori, con un paio di battute reminescenti del grande talento faraciano, se non fosse per la sproporzione fra la sua brevità e la sostanziale lentezza con cui la comicità viene consegnata – quasi porta con soggezione – al lettore.

 Ed eccoci alla seconda e ultima puntata de I cieli di Farmtown, sequel a sua volta di La solitudine del quadrifoglio, storia che a parere di chi scrive non era risultata particolarmente riuscita, impegnata com’era a “rendersi” e perdersi nel buffo trapianto di Mitteleuropa che è la cittadina di Farmtown.

 
Tutto vero[/size][/i]

 A parere di chi scrive, in questa seconda storia più semplice, meno ambiziosa forse, Marco Nucci centra meglio il bersaglio: che è di nuovo quello di dare a Gastone una vita nuova, diversa, innegabilmente disarmonica con la sua personalità canonica. Accettato questo presupposto, la storia si libra in una commistione di sentimentalismo e comicità (affidata esclusivamente alla lingua raffinata ed efficace della imprevista zia Olivia Duck – forse un’ombra più o meno esplicita di Daphne Duck?) che, come sempre in questi casi, ha di fronte a sé solo due esiti: il ridicolo o l’elegia.

 Ci sembra di poter dire che, proprio per la dimensione meno pomposa di questo secondo capitolo del Gastone nucciano, la mistura funzioni. Non solo: Gastone, architetto di un piano egoista quanto può esserlo un disegno di ispirazione sentimentale, passa l’umiliazione della confessione e l’inattesa redenzione nella tutto sommato sobria purezza dell’affetto.

 E ciò diversamente dal canone forse più in voga in casa Disney, che a questa dinamica avrebbe preferito portare fino in fondo lo schema di inganno e punizione tanto caro alla tradizione. La Priscilla nucciana, dunque, nonostante possa faticare a conquistare il lettore, è forse la conquista migliore e più coraggiosa di questo ciclo.

 Va però osservato che nulla di quanto sopra avrebbe funzionato davvero senza i disegni di Stefano Zanchi. Il quale, capito a sua volta che non ci si poteva nascondere dietro una parvenza di classicità, regala a Priscilla, Gastone e Olivia quel suo tipico tratto ventoso e sentimentale, capace però anche di ironia e sospensione della tensione, che abbiamo ormai imparato ad apprezzare.

 
La storia in breve

 Notevole l’evoluzione, in termini di controllo e corposità della scena, rispetto al per certi versi apparentabile melodramma di Reginella (quello sì pesantuccio e iperglicemico) di due anni fa.

 Ma eccoci alla storia di apertura, il grande ritorno di Wizards of Mickey sulle pagine di Topolino. Che Wizards of Mickey sia sempre stata una serie dai contenuti un po’ stereotipati e meccanici, specie agli esordi, è innegabile. Dopodiché si è barcamenata tra piccole innocue storielle di esplorazione e worldbuilding e mefitiche riprese di un canone plasticoso.

 In questa storia, Il seminatore di discordie, siamo nelle mani del bonelliano Luca Barbieri e del veterano Marco Palazzi (ormai una colonna della serie). La storia, ci spiace dirlo, appare un poco pretestuosa, priva di ogni spunto di originalità. Ogni passaggio della trama è il segmento di uno schema da gioco di ruolo di livello zero, e persino le battute appaiono spente e persino ripetitive.

 I disegni oscillano fra barlumi evocativi (ricordiamo che Palazzi fu il regista grafico del “Topolino oscuro” – per quel che durò – del secondo ciclo di Wizards of Mickey) e scorci caricaturali intagliati in una specie di polistirolo fantasy.

 Ecco dunque che il numero, nonostante il lavoro appassionato di un Mastantuono o di un Nucci, per così dire “rimane nella palude”, come se si stesse chiedendo che direzione prendere. E, chissà, noi lettori con lui.



Voto del recensore: 2.5/5
Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
https://www.papersera.net/wp/2023/08/13/topolino-3533/


Ora è possibile votare anche le singole storie del fascicolo, non fate mancare il vostro contributo!


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