Se, come penso, il nuovo obiettivo della Disney è riproporre all'infinito storie viste, riviste e straviste, propinandoci ristampe su ristampe, ci aspettano tempi duri, cari collezionisti!!! A quando un "Topolino" settimanale tutto fatto di ristampe???
Beh, ormai il trend è avviato da tempo, ci manca poco ormai...
Una volta era tutto più semplice: grandi storie su Topolino, e dopo qualche anno ripubblicazione sui classici delle sole storie migliori - fine. Poi le testate dedicate alle ripubblicazioni sono aumentate, e come conseguenza abbiamo assistito sia ad un incremento di produzione di storie italiane, sia purtroppo ad un abbassamento del livello qualitativo delle ripubblicazioni, sia dopo un pò alla ripubblicazione di storie già ripubblicate. E abbiamo assistito poi impotenti anche al fenomeno della "correzione" dei testi, in nome di una foga censoria che spesso ha assunto toni ridicoli; e, soprattutto in certi periodi (penso ai primi numeri delle GP, ad esempio), abbiamo visto anche testi cambiati non perchè ritenuti "offensivi", ma semplicemente perchè supposti troppo complessi da leggere oggi - prime avvisaglie del nuovo trend...
Poi sono arrivati gli "esperti" di finanza e marketing, e si sono scientemente poste le basi per la fine della Disney Italia, almeno per come la conosciamo oggi. Perchè quello che si è fatto negli ultimi quindici anni va in un'unica direzione, e ci va con la piena consapevolezza del management DI. E' un pò come ritrovarsi oggi in possesso dei diritti di alcune migliaia di canzoni di successo degli ultimi cinquanta anni: puoi campare tranquillamente sui soli diritti, o puoi invece investire su nuovi talenti musicali - voi che fareste? (E ciò, a complicare la scelta, in un mondo che la musica ormai la consuma e non la ascolta più). Se scegliete la prima strada, andate avanti bene per altri venti anni, dopodichè chiudete perchè quelle canzoni non le vuole sentire più nessuno e vi dedicate ad altro; se scegliete la seconda strada, mettete a rischio il vostro capitale e se non siete capaci chiudete dopo qualche anno, ma se siete capaci ed amate il vostro mestiere andate avanti all'infinito (o quasi). La differenza è tra un approccio "finanziario" alla gestione di impresa, e un approccio "imprenditoriale". Il primo ha l'unico obiettivo di massimizzare la rendita finanziaria nei prossimi cinque o dieci anni, per poi passare a "investire" altrove; il secondo ha l'obiettivo di costruire qualcosa, si nutre di passione per il proprio settore, e non teme di assumersi dei rischi.
Disney Italia, come del resto la gran parte del mondo imprenditoriale italiano di oggi, ha scelto la prima strada. E a noi quello che rimane è scegliere tra il mare di ristampe, da quella filologica "per pubblicazione" (vedi TS) a quella filologica per autore (vedi ZP o MD), e perchè no tra poco a quella filologica per "periodo storico" (vuoi mettere tra dieci o venti anni rileggere anche le storie "censurate" nei testi, in una bella edizione comparata con gli originali, con tanti begli articoli di accompagnamento?), a quella arricchita di un paio di "storie preziose" al mese (qualificate come tali, pensa un pò, non in virtù della loro importanza e rilevanza nello sviluppo del mondo disney, ma proprio in virtù della scarsa e/o lontana ripubblicazione), a quella "usa e getta" degli innumerevoli "Paperi e ...", e ora infine a quella autopoietica dell'ultimo Paperino mensile (hanno cominciato invero trenta anni fa i CWD, ad alimentarsi di se stessi, ma che differenza qualitativa...), ultimo atto probabilmente di una pubblicazione che qualcuno ha deciso già di chiudere.
Nulla possiamo noi per andare contro questa tendenza. Accontentiamoci delle ristampe più belle, chè quello è quanto DI dedica al nostro segmento di mercato, quello dei lettori più esigenti e disposti a spendere di più. E andiamo avanti finchè dura, come soggetti di una società in decadenza dediti a piaceri edonistici mentre intorno il mondo crolla.