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Che libro c'è sul comodino?

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piccolobush
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PolliceSu

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PolliceSu
    Re: Che libro c'è sul comodino?
    Risposta #1020: Domenica 9 Feb 2014, 22:58:49

    Hai un link di questi libri che dici? Grazie!
    Per carnacki: http://www.ibs.it/code/9788862664806/hodgson-william-h-zzz99/carnacki-l-indagatore-dell-occulto.html
    Che io sappia, carnacki compare in nove racconti, quindi questa dovrebbe essere un'edizione integrale

    Per john silence: http://www.ibs.it/code/9788802081762/blackwood-algernon-zzz99-santi/john-silence-e-altri.html
    Di john silence esistono sei racconti, quindi credo anche questa sia integrale.

    Su amazon trovi ovviamente gli stessi prezzi ;)

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    Special Mongo
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    PolliceSu

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    PolliceSu
      Re: Che libro c'è sul comodino?
      Risposta #1021: Domenica 9 Feb 2014, 23:13:09
      Ho avuto per un mese sul comodino l'antologia "Storie di fantasmi" della Newton. La vecchia edizione del '95 collo zombie in copertina (l'estate scorsa non era ancora uscita la riedizione).
      Il romanzo "I pirati fantasma" di Hodgson e' un caposaldo dell'orrore marino, anche se non arriva alla perfezione di Lovecraft. Il racconto breve, sempre di Hodgson, Middle Islet, con la vampira sulla nave abbandonata, forse è ancora migliore.
      Disney Comic Guide - La guida ai fumetti Disney: https://disneycomicguide.wordpress.com/


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        Re: Che libro c'è sul comodino?
        Risposta #1022: Lunedì 10 Feb 2014, 15:20:27
        Maigret perde le staffe – George Simenon

        Non voglio dilungarmi sullo stile sempre perfetto e ricercato di Simenon che porta il genere poliziesco nell'olimpo della letteratura o sui dialoghi sempre freschi e brillanti nonché realistici, perché sarebbe ridondante, banale e forse noioso: un ripetere sempre le stesse cose, un sottolineare l'evidente. La maestria di Simenon è fuori discussione, ma ciò che rende quest'avventura particolare è il suo contenuto: come si evince dal titolo il commissario francese perde tutta la sua calma perché è la sua moralità ad essere toccata.
        Non mi è possibile raccontare di più perché ridurrebbe quell'attesa che pervade tutto il volume e che ne è la colonna vertebrale.
        La forza di Simenon sta nel far conoscere un ognuno dei volumi un aspetto della poliedrica personalità della sua creatura, rendendola così realistica e delineando un profilo psicologico sempre più preciso, senza mai cadere in contraddizione, senza che mai le varie sfaccettature si sovrappongano.
        La peculiarità sta nel far comprendere la levatura morale del personaggio non tanto dalle descrizione dell'autore, né dai suoi pensieri o dalle conversazioni che si svolgono, ma attraverso le reazioni a determinati stimoli, quelle reazioni così forti e così immediate che fanno comprendere la profondità della personalità, come certe questioni siano nervi scoperti.
        Tutta la componente gialla del racconto fa da contraltare a quel finale così intenso, un caso capitato quasi per caso, in mezzo all'estate uggiosa e calda, in mezzo a proprietari di  locali notturni, e ballerine; una Parigi indimenticabile, scorci di Montmartre da togliere il fiato.
        Ben oltre il giallo classico, personaggi che non sono stereotipi, ma caratterizzati così bene da far pensare che si disegnino addosso a uomini esistiti e conosciuti da Simenon, carichi di pregi, ma allo stesso tempo di difetti.
        Lo consiglio come consiglio ogni avventura del commissario che mi ha fatto innamorare del poliziesco, un genere che avevo sempre guardato con sospetto.

          Re: Che libro c'è sul comodino?
          Risposta #1023: Lunedì 10 Feb 2014, 16:34:37
          L'innocente – Gabriele D'annunzio
          Bello da togliere il fiato, perfetto in ogni sua sfumatura, l'amore che D'annunzio aveva per Wagner si palesa in questo suo romanzo che appare come il compendio di un'epoca; tutte le pagine sono imbevute di quell'epicità che caratterizzò la fine del XIX e l'inizio del XX, molti sono i piani di lettura che si prestano alla comprensione totale dell'opera che come una sinfonia penetra nelle corde più profonde dell'animo, lasciando interdetto il lettore, incapace di giudicare, incapace di condannare colui che è colpevole, senza alcun dubbio, senza alcuna possibilità di riscatto.
          E' sul piano narrativo che si gioca la partita più importante, il coraggio di affrontare argomenti pesanti, come la colpa, il perdono, l'espiazione, ma anche più pragmatici come l'adulterio e l'aborto. D'Annunzio affronta tutto questo scegliendo come forma narrativa la prima persona, una confessione che procede in analessi, così il lettore conosce i pensieri che attanagliano il protagonista, ma allo stesso tempo creando un'empatia con esso, perché il racconto è sincero e il dolore e lo sgomento reale.
          Un omicidio è quello che viene confessato e il percorso che porta ad esso, i fatti e i pensieri che lo precedono, in un climax che attanaglia il lettore, che porta all'inevitabile finale che già conosce, ma non per questo meno straziante, meno incomprensibile.
          Nonostante tutta la vicenda sia chiara fin dalla prima pagina, anzi fin dal prologo, la tensione rimane elevata per tutta la narrazione e la sua conclusione non può che essere accolta come una liberazione. L'artificio con cui l'omicidio si compie può ad una prima lettura apparire forzato, ma se letto nell'insieme appare invece ben calibrato e inserito ad arte in un contesto perfetto, infatti il fato si piega al superuomo che nonostante tutto può plasmare gli eventi a proprio piacimento con la sua sola forza di volontà. Tutto il romanzo è intriso di questa sensazione, della consapevolezza del protagonista di poter plasmare il destino che gli si è voltato contro, ma egli potrà renderlo suo servo e  far si che gli eventi giochino a suo favore. E' chiaro il riferimento alle tematiche tanto care a D'annunzio e gli echi di Nitzsche rimbombano per tutto il romanzo rendendo quasi soprannaturale e quindi lecite, “Al di là del bene e del male”, le azioni e i pensieri disumani di Tullio.
          Tutti i punti di riferimento sono sovvertiti, ciò che appare, nella normalità, dolce e tenero foriero di buone sensazioni, si rende qui orrendo e cattivo perché personificazione innocente della colpa, dell'orgoglio ferito e per questo non degno della vita.
          La neonata psicanalisi fa il suo ingresso in questo romanzo che attinge a piene mani da essa, riuscendo a delineare con pochi tratti ogni personaggio secondario, ognuna delle tante comparse è ben caratterizzata, sempre attraverso le azioni e mai attraverso i pensieri o le considerazioni di Tullio; solo Tullio e la moglie Giuliana necessitano di giustificazioni per non apparire dei mostri, per non far nascere nel lettore quel disgusto che sarebbe ovvi, ma che non si riesce proprio a provare.
          Tutte queste tematiche sono poi portate sulla carta con una tale soavità, ricchezza di vocaboli attraverso accostamenti sonori che sfiorano, senza però toccarla la poesia, quasi che una parola fosse legata all'altra da un legame indissolubile e perciò impossibile appare l'interruzione.
          La sensazione che ha il lettore è di galleggiare sospeso a mezz'aria tra il bene e il male, in quelle stanze ricche, in cui la perfezione mostrata è pari solo alla decadenza degli animo, alla deriva della coscienza e la musicalità delle parole che si susseguono, dolci ed evocative, rassicuranti ma piene di pathos non possono che creare quello stato di tensione che pervade il lettore fono alla conclusione senza possibilità di scegliere, si condanna, perché si deve, ma non c'è modo di non provare pietà per quella mano che non ha potuto vincere il suo essere superuomo, non ha potuto non vendicare il proprio orgoglio ferito, foss'anche macchiandosi di una colpa che resterà indelebile nella propria coscienza, ma permetterà di continuare a vivere.
          Un romanzo che contiene in sé tutte le caratteristiche del capolavoro, sotto il punto di vista stilistico perfetto e sotto quello del contenuto profondo, non solo in considerazione dell'epoca in cui è stato scritto.
          Ne consiglio la lettura per non perdere un gioiello della nostra letteratura, che forse può aiutare a capire il confine tra letteratura e intrattenimento letterario; questa storia trascende se stessa, obbligando a riflettere su stessi e sulle proprie convinzioni.

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            Re: Che libro c'è sul comodino?
            Risposta #1024: Martedì 11 Feb 2014, 00:51:35
            Sono indietrissimo con La sombra del viento xchè il tempo è veramente poco e leggerlo in lingua non agevola a volte la lettura.. Segnalo subito un estratto che mi è piaciuto xò:

            Cada libro, cada tomo que ves, tiene alma. El alma de quien lo escribió, y el alma de quienes lo leyeron y vivieron y soñaron con él.Cada vez que un libro cambia de manos, cada vez que alguien desliza la mirada por sus páginas, su espíritu crece y se hace fuerte... En este lugar, los libros que ya nadie recuerda, los libros que se han perdido en el tiempo, viven para siempre, esperando llegar algún día a las manos de un nuevo lector, de un nuevo espíritu. En la tienda nosotros los vendemos y los compramos, pero en realidad los libros no tienen dueño.

            Non lo traduco xchè non vorrei rovinare la frase, le traduzioni non sono mai state il mio forte..ma questo pezzetto è eccezionale..
            "Un libro es un espejo y solo podemos encontrar en él lo que ya llevamos dentro"
            - Carlos Ruiz Zafón -

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              Re: Che libro c'è sul comodino?
              Risposta #1025: Martedì 11 Feb 2014, 12:31:22
              ehm non parlo spagnolo... :)
              Per mille bobine di Tesla!l'antenato, quel che bee cicoria
               

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              Chen Dai-Lem
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                Re: Che libro c'è sul comodino?
                Risposta #1026: Martedì 11 Feb 2014, 13:01:16
                Ogni libro, ogni tomo che vedi ha un'anima. L'anima di chi lo scrisse e di coloro che lo hanno letto e hanno vissuto sognando con lui (qui uso il passato prossimo e non il passato remoto originale perchè mi pare che in italiano sia più naturale). Ogni volta che un libro cambia di mano, ogni volta che qualcuno fa correre lo sguardo sulle sue pagine, il suo spirito cresce e si fa più forte... In questo luogo, i libri che già nessuno ricorda, i libri che si sono persi nel tempo, vivono per sempre, aspettando di arrivare un giorno nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito. In negozio noi li vendiamo e li compriamo, ma in realtà i libri non hanno padrone.
                Decisamente meglio in spagnolo..sono negata con le traduzioni :)!!!
                "Un libro es un espejo y solo podemos encontrar en él lo que ya llevamos dentro"
                - Carlos Ruiz Zafón -

                  Re: Che libro c'è sul comodino?
                  Risposta #1027: Giovedì 13 Feb 2014, 10:39:47
                  L'amica della signora Maigret – Georges Simenon

                  Un'ultima frase che vale tutto il libro, un particolare che non ti aspetti e che fa sorridere e incarna il tono ironico di tutto il giallo.
                  Parigi è sempre la stessa, bella da togliere il fiato e le descrizioni sono così ben fatte da dare l'impressione di passeggiare e di sedersi sulle panchine, ma come ormai Simenon ci ha abituati sono gli approfondimenti psicologici a farla da padrone.
                  Durante questa inchiesta conosciamo meglio la signora Maigret e il rapporto col marito, così dolce, così profondo; un'unione d'altri tempi, in cui la moglie si prende cura del marito, ombra confortante e indispensabile, ma che cova dentro di sé tutta la personalità necessaria, tutta la forza che serve per sostenerlo, la quale, qualche volta ha voglia di considerazione! Questa è quella volta, infatti una coincidenza, che può apparire forzata, ma nell'insieme è molto piacevole, si ritrova ad essere un valido aiuto investigativo per il commissario.
                  La Signora Maigret è di una dolcezza unica, fa tenerezza nel suo aspettare il marito in un'attesa a volte lunghissima, il suo preparagli un pasto caldo e rattristarsi se per una volta non la trova a casa intenta a cucinare; ed è così tenera la sua reazione ad un invito al cinema dopo oltre due mesi!
                  L'altro personaggio che viene approfondito è il giovane Lapointe, che entrato da poco nella polizia è pieno di zelo e di voglia di fare...forse troppa. Il suo ritratto è davvero vivido e pur commettendo delle ingenuità che creano difficoltà all'indagine Maigret riesce, come un buon padre di famiglia, a fargli capire lo sbaglio senza mortificarlo, a sottolineare il grande carisma di quest'uomo, che riesce con l'esempio a generare nei suoi un senso di appartenenza ormai dimenticato.
                  La trama è divertente è un po' particolare, condita da uno stile sempre perfetto che trascina con sé il lettore fino alla fine; la caratterizzazione dei personaggi secondari è di importanza cruciale e sono, questa volta, essi a creare le fondamenta dell'avventura; ce ne sono tantissimi ed ognuno è descritto così bene e così importante da non riuscire ad immaginare l'inchiesta possibile senza la sua presenza.
                  Piacevole lettura senza alcun dubbio.

                  *

                  Bacci
                  Visir di Papatoa
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                    Re: Che libro c'è sul comodino?
                    Risposta #1028: Sabato 15 Feb 2014, 01:43:18
                    La mia collezione dei delitti della camera chiusa si arricchisce con Il dramma di corte rossa, unico giallo scritto da Milne, il creatore di Winnie Pooh, già inserito in svariate liste di critici tra i più interessanti esempi del genere. Curiosissimo di leggerlo!
                    « Ultima modifica: Sabato 15 Feb 2014, 01:52:17 da bacci88 »

                      Re: Che libro c'è sul comodino?
                      Risposta #1029: Domenica 23 Feb 2014, 15:53:04
                      Il trionfo della morte – Gabriele D'Annunzio

                      Un cunicolo buio, violentato dalla luce di feritoie aperte sul mondo, stretto e umido, si lancia sulla vergine di Norimberga, aperta, sensuale pronta a svolgere il suo compito atroce e catartico.
                      Il percorso è obbligato, la fine certa e la resa impossibile.
                      Questa la sensazione che il lettore prova durante la lettura.
                      “Il trionfo della morte” non è solo un romanzo, è un' esperienza quasi mistica, per ciò che trasmette, per il suo trascendere il contenuto spaziando campi dello scibile così lontani da non capirne, nell'immediato, i collegamenti.
                      Un testo difficile, forse il più complesso di D'annunzio, ricco di descrizioni, di passaggi lessicali complessi e di contenuti difficili e a tratti indecifrabili, che svela in modo violento l'ignoranza del lettore, che non può non deporre le armi di fronte a tanta cultura concentrata in esso.
                      Fin dal titolo il tema della morte imprime la sua impronta per avvolgere le pagine di un tetro presentimento, di un'innata certezza.
                      C'è tutto D'annunzio in questo romanzo, tutto quello che ne rappresenta l'essenza, quella fragilità che contrasta con la sua volontà, quell'animo delicato ed esteta che contrasta con la personalità forte e determinata della vita pubblica, quell'amore per Wagner e Nietzsche che creano in lui la celebrazione del superuomo che non può trovare se non nella morte la sua ragione di vita, ma trascina con sé colei che della vita è stata la scintilla, che grazie a lui ha conosciuto la felicità e il piacere e che troverà nella grande consolatrice la sua nemesi.
                      Se il tema centrale è quello della morte, il cunicolo che vi ci conduce è il mal di vivere, un'oppressione che attanaglia il protagonista, lasciandogli guardare dalle feritoie e quel che vede non sempre è consolatorio.
                      Da un punto di vista stilistico è una sinfonia di suoni che se letta dimenticando il significato delle parole genera il fruscio del vento o l'infrangersi delle onde sugli scogli oppure il lamentio perpetuo di mendicanti deformi che promettono grazie dalla Madonna.
                      Il protagonista compie un viaggio interiore per trovare la sua origine, le sue radici, ma ciò che vede non gli appartiene, non lo riconosce come proprio; il mondo intorno non lo sfiora, i suoi problemi non esistono, esiste egli solo, ed egli solo conta: la sua famiglia, i luoghi che lo hanno visto crescere e infine anche la sua amata non sono che visioni lontane che portano una flebile luce nella sua esistenza, del tutto insufficiente a mitigare il bisogno di epicità che invade e pervade ogni attimo della sua vita; unico antidoto la sensualità, il piacere, le corde che la sua donna fa vibrare: la casta e pura Ippolita in un soffio, plasmata da Giorgio, diviene voluttuosa e foriera di tutti i piaceri.
                      Ippolita è un'anima semplice, che vuol solo amare che poco comprende della complicata personalità del suo amato, per lo più lo asseconda, ma il personaggio è così ben caratterizzato da aver un ruolo centrale nella vicenda, da rendersi punto di riferimento su cui gira la follia di Giorgio che di pagina in pagina diviene più concreta, fino a che il contrasto con la compagna diviene così forte da sovvertire i piani su cui poggiano il bene e il male, catapultando con violenza il lettore in una dimensione, come fu per “L'innocente”, al di là di essi.
                      Il protagonista è scandagliato in tutti i meandri della sua personalità, si imparano a capire i suoi pensieri, le sue fobie, il suo bisogno di andare oltre l'umana sostanza per invadere il territorio del divino, infrangere il muro della cose terrene per elevarsi al di sopra incarnando quell'ideale di Superuomo che non potrai mai raggiungere se non appunto nella morte.
                      Nella morte, però, risiede la minaccia della sostituzione, la disintegrazione del suo essere indispensabile e così quel viaggio nell'oblio deve essere totale e catartico di tutta la sua vita.
                      Pieno di simbolismi, laici e religiosi, blasfemi e cattolici, con personaggi secondari che nella loro semplicità restituiscono la speranza nel lettore, forse echi di verismo sporcano questo inno all'estetismo, che ritrova, come già fu per Verga, la vita e il futuro negli umili che senza troppi voli pindarici ed elucubrazioni mentali vivono e si riproducono, mentre il Superuomo non può trovare che nella morte il proprio scopo e la fine di una sterile esistenza.
                      Pietra miliare della letteratura italiana,, le descrizioni riportate sono necessarie, oltre che coinvolgenti, i temi trattati profondi e importanti.
                      Ci si chiede spesso se D'Annunzio sia solo esercizio di stile senza contenuti;  penso che la ricerca di un io interiore, con l'onestà intellettuale che gli deve essere riconosciuta, sia un innegabile contributo a tutti i romanzi successivi che hanno come tema centrale l'introspezione.
                      L'essenza di D'Annunzio si fa arte ed eleva colui che legge in un mondo che esisteva, forse quello sì, solo nella sua mente.

                        Re: Che libro c'è sul comodino?
                        Risposta #1030: Domenica 9 Mar 2014, 15:01:21
                        Maigret e il ladro indolente – Georges Simenon

                        Può capitare di incontrare persone particolari, così particolari da risultare quasi incomprensibile e può capitare che queste giungano come un eco dal passato e che abbiano la capacità di restituire il colore dei bei tempi andati, regalare l'entusiasmo che le quotidiane vicissitudine e le moderne idee stanno spazzando via.
                        Questo accade un giorno a Parigi, questo accade un freddo mattino d'inverno a Maigret.
                        Un morto senza nome, su cui il commissario non deve indagare; egli deve, da ordini superiori, riempire scartoffie, adempiere ad obblighi burocratici, divenire un mezzo della procura, niente più; addio alle indagini personalizzate, addio ai metodi non convenzionali.
                        Maigret, però, non può, non riesce a pochi anni dalla pensione a sottostare a queste regole e così in modo del tutto autonomo e nascosto tra le indagini di un vecchio collega indaga su questo ladro indolente, sua vecchia conoscenza e la magistrale penna di Simenon ci porta a conoscere personagig caratteristici, di una Parigi dimenticata, tinteggiata color ambra e polverosa, povera, ma dignitosa;
                        Chissà, viene da pensare, se davvero la capitale francese racchiudeva quella magia che le parole riescono ad emanare, chissà se davvero quei personaggi caratteristici vivano e popolavano le vie e i vicoli, le case e le catapecchie, chissà se quella dignità così forte e così austera e era reale o se esisteva solo nella mente del suo autore, forse non è neppure importante saperlo, quello che è certo è che il viaggio che il lettore fa è pieno di fascino e tocca corde che commuovono.
                        Ciò che, come al solito, colpisce non è la trama, non è il giallo e la sua risoluzione, che passa in secondo piano rispetto alle vite descritte e agli stati d'animo analizzati in modo mai ridondante o eccessivo; personaggi realistici e pieni di vita, i quali sembrano vivere anche a lettura finita.
                        Il commissario appare stanco, invecchiato, ma con ancora la sua voglia di scoprire, la sua volontà di combattere anche contro la gioventù miope che vuol cambiare il mondo distruggendo ciò che  bello c'è e perpetuando e rafforzando ciò che di sbagliato inizia a germogliare.
                        Lettura che fa riflettere, che indice a fare paralleli coi giorni nostri, che dona una visione d'insieme insolita, che dal particolare riesce, come tutte le opere superiori, a farsi generale.

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                          Re: Che libro c'è sul comodino?
                          Risposta #1031: Domenica 9 Mar 2014, 15:09:43
                          Non ho mai letto nulla di Maigret..ma volevo sapere..c'è un  ordine o si possono leggere i romanzi anche in ordine sparso?
                          "Un libro es un espejo y solo podemos encontrar en él lo que ya llevamos dentro"
                          - Carlos Ruiz Zafón -

                            Re: Che libro c'è sul comodino?
                            Risposta #1032: Domenica 9 Mar 2014, 15:38:39
                            Io li sto leggendo in ordine sparso :-) e non trovo difficoltà..

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                              Re: Che libro c'è sul comodino?
                              Risposta #1033: Domenica 9 Mar 2014, 15:44:21
                              Grazie :)!!! Gentilissima come sempre :)!!!
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                                Re: Che libro c'è sul comodino?
                                Risposta #1034: Martedì 18 Mar 2014, 12:10:50
                                Dopo aver quasi finito di recuperare i racconti di Poirot ho ordinato il malloppone Einaudi con tutti i racconti di Sherlock Holmes,
                                 di Conan Doyle [smiley=drool3.gif]
                                Agli appassionati di investigazioni un po' particolari, consiglio assolutamente il Principe Zaleski di Matthew Phipps Shiel (Sellerio, 1986), originale variante della forma poliziesca nella quale si sono cimentati molti scrittori del periodo. Detective fin-de-siècle, risposta alternativa a Holmes, Zaleski vive completamente isolato nella sua magione con il suo servitore e risolve i casi più intricati senza muoversi dalla sua pazzesca stanza-studio, circondato da una bizzarra collezione di oggetti d'arte e testimonianze di civiltà antiche, facendo solo uso della sua straordinaria erudizione. Tre racconti brevi polizieschi intrisi di decadentismo estetizzante, assolutamente consigliati per chi ama il genere
                                « Ultima modifica: Martedì 18 Mar 2014, 12:14:28 da bacci88 »

                                 

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