Prolifica annata per lo Scarpa autore completo, il 1959. Vedono infatti la luce l’avvincente Dimensione Delta e l’avventurosa Le Sorgenti Mongole, due capolavoroni intramezzati dall’altrettanto splendida Paperino e l’Uomo di Ula-Ula, che riprende quello Zio Paperone ispirato al modello barksiano della Stella del Polo già mirabilmente impiegato dal Maestro in perle del calibro de La Leggenda dello Scozzese Volante e “Fondazione de’ Paperoni”.
Scarpa mette nuovamente a contatto con i Paperi una creatura inusitata come il kabì, questa volta non utilizzandola come semplice pretesto (pretesto tuttavia di una genialità comica inarrivabile, ricordiamolo) ma assurgendola a fulcro vero e proprio della narrazione come accadrà l’anno seguente con il raro balabù: si tratta del Signor Bunz, l’Uomo di Ula-Ula, selvaggio analfabeta che ha molto da insegnare con la sua genuina spontaneità. La vicenda di questo essere chiaramente ispirato all’Herman the Hermit di Land of the Totem Poles (Barks) ci viene presentata da Scarpa con uno splendido flashback soggettivo che ha un geniale perché fisiologico e risulta quindi assolutamente credibile. Tramite il ponderato intreccio il lettore viene cullato dolcemente da una trama pressoché perfetta in ogni suo aspetto, dagli irresistibili momenti comici (Scrooge che vuole metter fine al suo dolore e il suo tribunale immaginario, vere perle di umorismo), alle avventurose peripezia di Paperone e nipotame (il colpo dei Bassotti e l’arrivo all’isola di Bunz) ai momenti significati (la parabola sulla simpatia che vede protagonista Paperino, parabola toccante nella sua semplice e disarmante limpidezza e genuinità che riflette quella incarnata dal Signor Bunz).
Anche graficamente la storia è notevole: lo stile tondeggiante e morbido risulta rilassante, ma nel contempo di grande effetto come conferma la splendida quadrupla della ventottesima tavola. Uniti ai sintetici e diretti testi gli efficaci disegni danno vita a un connubio eccezionale, da leggere e rileggere come perpetuo memento di cosa voglia davvero significare il Fumetto Disney.
Insomma, questa storia confezionata dall’incommensurabile genio di Romano Scarpa, unita ad un paio di interessanti tavole di lay-out dell’autore stesso valgono l’acquisto di quest’albo.
Albo che, Capolavoro a parte, è una delusione bella e buona. Insomma, visto che ZP è soggetta a claustrofobiche restrizioni ideologiche che le vietano di rinnovarsi e di aprirsi ai Topi perché si-chiama-Zio-Paperone-e-deve-pubblicare-storie-di-zio-Paperone, ci si aspetterebbe logicamente che almeno in ricorrenza del sessantenario del personaggio che da nome alla testata si facessero faville. E invece, nella posta, hanno anche la faccia tosta di chiedersi:
Potevamo noi, accesi fans paperoniani, lasciar correre inosservato un altro anniversario di uno dei più amati personaggi dell’universo disneyano?
Sì, e l’avete pure fatto. Checché se ne dica nella posta, infatti, Vita&Dollari non è e non è stato nemmeno minimamente pensato per essere uno Speciale ZP e mi pare poco intelligente spacciarlo come tale. A meno che non si voglia dirottare l’attenzione dal fatto che questo numero in particolare dedichi ben poca attenzione alla ricorrenza, visto che a parte uno striminzito articolo (che, per quanto valido e interessante, non basta) non ha nulla di commemorativo.
E quindi?
E quindi ci si ritrova in mano con un numero pensato unicamente per il Natale, con robetta come Paperino e la Minaccia Natalizia (Lokling/Midthun), sbobba dalla retorica e sdolcinata morale festiva e Paperino e il Natale… Incartato (Jensen/Ferioli), meno disastrosa della precedente ma comunque poco significativa. Carina Zio Paperone – Questo è il Tempo… (Foster/Peraza), dalle scelte grafiche interessanti ma un po’ troppo enfatiche e le due autoconclusive di Barks (“Cane… scaccia cane” e “Troppo semplice”) che di certo non bastano a reggere l’albo. La pin-up di Don Rosa non è tra le migliori, conferisce pochissima tridimensionalità al disegno.
Insomma. Acqua di rose diluita con acqua di rose. Mi sembra davvero difficile ora come ora, guardare con fiducia a un radioso, paperonico futuro.