Sarò brutalmente onesto: ho comprato il numero per due soli motivi,
la seconda parte di Orgoglio e Pregiudizio e
l'ultima di Alla ricerca di Mickey.
E a giudicare dalle storie del prossimo albo, lo acquisterò solo per la conclusione della parodia firmata
Teresa Radice/Stefano Turconi...
Ma restiamo a questa settimana: la versione
disneyana del romanzo di Jane Austen prosegue bene, migliorando rispetto alla lentezza che avevo riscontrato nel primo episodio. La spiegazione è semplice: in quel caso si dovevano introdurre personaggi, situazioni ed epoca, era inevitabile che a farne le spese fosse la "ciccia", drammaticamente assente. Ma il preambolo era necessario e importante, e il problema è tutto nella suddivisione in tre tronconi. Un'eventuale futura ristampa unitaria supplirà a questo difettuccio endemico.
Ad ogni modo, ora che la storia è stata avviata si è entrati nel vivo, accadono più cose e il risultato generale è decisamente migliore, anche grazie a una ridotta presenza delle "interruzioni" della versione papera della Austen. Rilevo la grande fedeltà che Radice sta riuscendo a mantenere rispetto all'opera originale, e ne plaudo, e pur trovando disturbante Pico che chiede Paperina in sposa - anche se in versione trasfigurata - ho poi un Paperone perfettamente in parte, come zio di Ducksy.
Turconi ai disegni fa ottime cose davvero: la scena del ballo viene resa in maniera perfetta, restituendo quasi il ritmo musicale della danza tra i nobili, e la tavola che chiude il capitolo è meravigliosa non solo per intensità di sceneggiatura, ma anche per come viene rappresentata.
Magnifiche le ville e i saloni raffigurati, e molto buona la struttura della griglia: alcune tavole diventano a quattro strisce (alla francese) e le vignette quadre abbondano
Peccato per quell'indecisione sul cognome Bingpap/Bingbong, cosa che spero verrà corretta nell'eventuale futura ristampa...
Per quanto riguarda la lunga avventura celebrativa scritta da
Francesco Artibani,
La macchina della memoria conclude in modo un po' troppo... piatto la trama orizzontale. Mi è perfettamente chiaro che tutto il pretesto del marchingegno di Macchia Nera fosse pensato solo per creare il viaggio alla (ri)scoperta della 8 caratteristiche di Topolino, ma avrei sperato vi fosse dedicata maggiore cura in occasione della conclusione. Così non è, e subito dopo aver riottenuto il suo ultimo elemento distintivo, la storia si chiude senza riprendere minimamente fiato. Capisco il numero di tavole da rispettare, e la cura che si è voluta riservare all'inseguimento tra Topolino e Gambadilegno, ma questo non giustifica la velocità con cui la saga termina, depotenziandola tutta a posteriori. Se a questo si aggiunge che l'episodio in sé è uno dei meno riusciti come qualità dell'intreccio, si potrà capire come ritenga un'occasione mancata questa scivolata finale, specie dopo una minore riuscita dei due episodi precedenti. Peccato, anche al netto dei buoni disegni di
Corrado Mastantuono.
Il mio commento potrebbe anche interrompersi qui, non c'è molto altro di interessante da rilevare in questo primo numero dell'anno, dove perfino
Giorgio Cavazzano in copertina non brilla affatto, anzi.
La breve dei Bassotti non diverte e non comunica nulla, quella muta con Pippo strappa giusto qualche sorriso per via della sequela di gag, che però risultano prevedibili e penalizzate da disegni che non esaltano il ritmo della sceneggiatura, e la storia in chiusura d'albo presenta un
plot classico, che di per sé non è un male, ma che mi ha lasciato particolarmente freddino, e mi è parsa si trascinasse in modo un po' stanco nel presentare quello che voleva raccontare, facendolo senza troppa verve e a un certo punto con una struttura che diventa "a tappe" veramente stancante. Sempre gradevoli però i disegni di
Luciano Gatto, nel loro essere puliti e "riposanti".
In questo ammasso di fumetto innocuo
Paperino, Paperoga e il mezzopienismo spicca vagamente, con una trama semplice e banale che riesce però ad ottenere una sua identità, che porta avanti coerentemente fino ad un finale simpatico. I disegni di
Lucio Leoni contribuiscono al ritmo della storiella, che riesce a intrattenere tutto sommato piacevolmente, pur essendo tutt'altro che incisiva e indimenticabile. Però si fa leggere.