Topolino #3238 è un albo che dà soddisfazione... per la prima storia e in parte per la seconda.
Sì, perché per il resto della storiellina scialbo-promozionale di
DuckTales, dell'ennesima variazione sul tema di Gambadilegno e Trudy e di una danese per nulla avvincente (nonostante ci provi, eh, con la tecnica simil-
Inception, ma senza riuscire mai a sorprendere) e disegnata senza mordente, non c'è effettivamente granché su cui rivolgere la propria attenzione. Nemmeno il servizio su
Gli ultimi Jedi appare effettivamente utile e interessante, per come è composto.
Non resta che rivolgere quindi la propria attenzione alle prime avventure.
Topolino e le luce di Innsmouse ci prova ad andare oltre al già visto: la citazione a Lovecraft, l'atmosfera lugubre abbastanza azzeccata, il mistero... non tutti questi elementi riescono a reggere durante per l'intera durata della storia di
Gabriele Panini, e forse il tratto di
Alessia Martusciello non era il primo a cui avrei pensato per questa storia (l'artista se la cava bene ma la sua linea rimane troppo rotonda e "rassicurante" per una trama del genere, anche se le ambientazioni hanno quel tocco vagamente inquieto che serve), ma perlomeno si tenta di mostrare qualche inflessione di nuovo, di diverso dal solito, anche nel ruolo assegnato a Gambadilegno per esempio. Lo sviluppo e la soluzione finale poi smosciano un po' il tutto, purtroppo.
Ma andiamo al pezzo forte del numero: la storia celebrativa per il compleanno di Zio Paperone.
L'importante compito è spettato a
Vito Stabile, un appassionatissimo di lunga data dello Zione: una mossa lodevole da parte della redazione, commissionarla a lui, anche perché in questi anni ha dimostrato sul campo di saper scrivere bene e di saper usare in modo significativo il personaggio.
In effetti
Zio Paperone e la corona dei desideri è una storia-summa del papero in ghette e cilindro: c'è il viaggio, l'avventura con i nipoti, la ricerca di un tesoro mitologico, una riflessione sulla ricchezza e i suoi molti significati. Non manca perfino la strizzatina d'occhio per i fan nelle ultime tavole, tra Monte Orso e doppia splash page commemorativa.
Tutto bello... ma poi? È quello che mi sono trovato a chiedermi a fine lettura, e anche dopo le due riletture successive. La storia è ben scritta e ha tutti gli elementi tipici delle avventure
paperoniane... ma il risultato, appunto, è di avere una storia fin troppo classica, dove ad alcune idee molto forti
- la sparizione dei nipoti per incantesimo, il senso di colpa -
non segue uno sviluppo altrettanto avvincente. La trama è ben studiata e tutto torna in modo preciso, ma non mi ha coinvolto come mi aspettavo.
I pirati sono comprimari poco interessanti, l'idea di inserire Malcolm de' Paperoni è carina e contestualizzata ma appare comunque piuttosto gratuita; il personaggio, inoltre, ha poco spazio per esigenze di sceneggiatura e questo impedisce al lettore di entrare in sintonia con lui.
Ne esce bene Paperone, ma in fondo Vito ha sempre dimostrato di saper usare bene il personaggio e di capirlo: peccato però che la prima parte della storia alluda al malumore dello Zione verso il suo compleanno ma poi la cosa non venga effettivamente affrontata o spiegata, ma lasciata all'intuizione (dei lettori e dei nipotini) alludendo al tempo che passa. Concetto bello e importante, ma affrontato appunto solo di striscio.
Il colpo di scena finale sulla natura della corona al centro della vicenda è una delle cose migliori della storia: poetico e ben calibrato, offre una felice svolta alla narrazione, ma nel complesso l'avventura mi appare riuscita solo per metà. Forse se avesse avuto a disposizione un'avventura in due tempi Stabile avrebbe potuto orchestrare una trama di più ampio respiro che mi avrebbe coinvolto maggiormente, mentre così la storia rimane sicuramente gradevole e godibile, con una sceneggiatura molto buona e con i disegni di un
Alessandro Perina in formissima, ma a mio avviso "manca qualcosa" e di certo per me l'autore ha scritto storie con Paperone protagonista migliori di questa.