In queste quattro settimane, io e Kim, dopo mesi in cui disertavamo le sale cinematografiche, abbiamo visto ben 4 film, quindi facciamo un commento cumulativo
!!!
Ad aprire le danze è stato
Cafè Society di Woody Allen, commedia, ancora una volta ambientata negli anni 30, che racconta la storia di un giovane ebreo newyorkese (e se no che Woody Allen sarebbe
?), che lascia la sua famiglia per tentare di realizzare i suoi sogni e di raggiungere il successo nella mecca cinematografica che è Hollywood. Non riuscendoci, ritornerà sulla costa est del tutto disilluso (complice anche una profonda delusione amorosa, che stenterà a dimenticare) e accorcerà la strada verso la ricchezza, decidendo di gestire il night club del fratello gangster, ritrovo preferito della malavita ma anche di ricchi politici corrotti. Il film ci è piaciuto. Si possono trovare tutte le caratteristiche tipiche di Woody Allen (l’amore per Manhattan, il ritmo, la religione..) e lo si può riconoscere non solo nel protagonista, ma anche in alcune battute dei vari personaggi, segno che, anche questa volta, è riuscito a lasciare la sua impronta anche senza comparire davanti alla macchina da presa. Un’osservazione mossa da Kim è che aveva l’impressione di trovarsi in un contesto più contemporaneo rispetto agli anni ’30, a causa della ricostruzione data dal film (io non sono per niente d’accordo perché Woody non si tocca
).
Siamo poi andati a vedere
Bridget Jones’s Baby, scioglilingua che mi sono rifiutata di pronunciare, mandando avanti Kim alla biglietteria
!!! In sala, inaspettatamente, eravamo circondati da vecchi, tanto che ci è venuto il dubbio di aver sbagliato film. Io sono molto affezionata al primo (è uno di quei film che a Natale bisogna sempre guardare) e non sapevo cosa aspettarmi da questo terzo. In realtà la preoccupazione è svanita dopo i primi minuti; il film si è rivelato molto divertente e una menzione speciale la merita sicuramente Emma Thompson che, pur essendo un personaggio secondario, riusciva a scatenare risate ad ogni sua battuta.
In tutt’altra veste l’abbiamo trovata, la settimana dopo, nel terzo film che siamo andati a vedere:
Lettere da Berlino. Qui il clima cambia decisamente, infatti siamo nella Germania nazista e osserviamo i due protagonisti, marito e moglie, reduci dalla perdita del figlio in guerra, iniziare un’opera di propaganda contro il regime attraverso la divulgazione di cartoline. Come inevitabile, la vicenda non ha un lieto fine, dal momento che i due oppositori verranno giustiziati con una flebile speranza affidata alle sole 18 cartoline sfuggite alle maglie del nazismo. La cosa che fa più riflettere (e la più triste) è che la polizia non doveva neanche cercarle, perché erano le persone che, spaventate da possibili ritorsioni, le consegnavano spontaneamente. Terminata la visione, abbiamo scoperto che il film era tratto da un libro (
Ognuno muore solo di Hans Fallada) a sua volta ispirato a una storia vera. Alla fine ci è piaciuto, anche se è sicuramente molto impegnativo dal punto di vista emotivo.
Molto impegnativo, anche se da un punto di vista decisamente diverso, è l’ultimo film che abbiamo visto in questo mese:
Inferno. Due ore di tensione continua, con continui ribaltamenti di fronte, dove però lo spettatore non deve pensare..tanto non capirebbe niente. Non gli resta quindi che gustarsi enigmi, inseguimenti, sparatorie, apocalissi, scene improbabili (tipo la rottura del soffitto di Palazzo Vecchio a Firenze o Tom Hanks che conosce tutti, ma tutti eh, i passaggi segreti degli antichi palazzi italiani), lasciandosi trasportare dalla corrente fino allo scioglimento finale. La cosa bella è che di tutte le improbabilità che abbiamo visto, solo una ha destato qualche dubbio in Kim. In una scena si vedono i protagonisti che scendono da Italo (che ci ha tenuto a figurare come uno dei principali sponsor del film..noi che lo abbiamo preso tante volte, magari abbiamo poggiato le terga proprio dove le aveva poggiate Tom Hanks) alla stazione di Padova e nell’inquadratura dopo li vediamo correre in piazza San Marco a Venezia. E Kim si chiede: “Ma come ci saranno arrivati da Padova a Venezia prima del cattivone rimasto sul treno mentre loro scendevano?” Inutili sono state le mie spiegazioni sull’esistenza di regionali veloci, pullman e quant’altro..non l’ho convinto
!! E il viaggio di ritorno verso casa è stato lungo..molto lungo
!!!