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Che libro c'è sul comodino?

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Chen Dai-Lem
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    Re: Che libro c'è sul comodino?
    Risposta #1140: Mercoledì 15 Ott 2014, 12:35:06
    Ho appena finito di leggere Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde.. Ci ho messo molto a leggerlo perchè non sono riuscita a prendermi subito.. Diciamo che la trama si basa sul fatto che il lettore non dovrebbe in teoria sapere che Jekyll è Hyde fino alle ultime pagine..sapendo questo ovviamente si perde un po’ il gusto della lettura..c’è da dire però che ormai tutti nel 2014 sanno questa cosa..è ormai entrata anche nel vocabolario. L’aver letto la parodia (termine forse riduttivo per definirla) di Enna/Celoni non mi ha aiutata a concentrarmi molto perché ogni volta che immaginavo Jekyll vedevo Topolino e ogni volta che nominavano Utterson il pensiero a Pipperson era immediato..così anche durante la lettura io non ho potuto fare a meno di immaginarmi topi e paperi invece di personaggi in carne ed ossa e questo ha smorzato forse l'effetto inquietante della storia..questo però va a favore dell’adattamento di Enna/Celoni perché sono riusciti a essere precisi al millimetro, smussando gli angoli troppo inquietanti della storia ma allo stesso tempo restando fedelissimi. La cosa che più mi è piaciuta di questo libro sono le pagine finali, cioè la spiegazione di Jekyll..qui spoilero quindi chi non lo ha letto eviti di leggere da qui in avanti anche se c’è poco che non si sappia.. Mi è piaciuta la teoria che l’uomo è fatto di bene e male, ma che se si riuscissero a distinguere nettamente le due parti sarebbe la parte cattiva la parte mortale.. Bellissima la spiegazione che dà Jekyll del perché Hyde era più piccolo e più giovane..inquietante è leggere che lui sceglieva di essere Hyde perché quella era la parte più viva di lui, la parte attaccata alla vita, disposta anche a un momentaneo suicidio per salvarsi dalla forca.. Bello il dualismo che si era creato, Jekyll arriva a odiare Hyde e viceversa, ma riesce comunque a provare un sentimento di pietà per lui perché sa che se decidesse di farla finita Hyde sarebbe costretto a morire con lui.. Inquietante anche il fatto che quello che inizia come un esperimento e come una scelta consapevole finisce per essere incontrollato.. Jekyll non sceglie più di trasformarsi in Hyde..la sua metamorfosi è inevitabile.. Insomma veramente un bel libro.
    Ora voglio iniziare a leggere in fila i romanzi con protagonista di Poirot in ordine di pubblicazione (saltando quelli che ho già letto)..il prossimo libro sarà quindi Poirot a Styles Court
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      Re: Che libro c'è sul comodino?
      Risposta #1141: Mercoledì 15 Ott 2014, 14:08:42
      io sul comodino ho "Il corsaro rosso" ...  ;)

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        Re: Che libro c'è sul comodino?
        Risposta #1142: Mercoledì 15 Ott 2014, 15:05:25
        io sul comodino ho "Il corsaro rosso" ...  ;)
        Salgari? ma è "il figlio del corsaro rosso"! o è tutt'altro?
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          Re: Che libro c'è sul comodino?
          Risposta #1143: Mercoledì 15 Ott 2014, 20:12:31
          Salgari? ma è "il figlio del corsaro rosso"! o è tutt'altro?

          Uhm! In realtà ci sono in giro molti "sequel"/"prequel" scritti da due dei quattro figli di Emilio Salgari, Nadir e Omar: so dell'esistenza di un "Corsaro Verde", e non sarebbe da escludersi che anche il terzo fratello sia stato omaggiato di un romanzo a sé. Comunque, dieci a uno che hai ragione tu, Inthenight! ;)

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            Re: Che libro c'è sul comodino?
            Risposta #1144: Mercoledì 15 Ott 2014, 20:47:30
            Uhm! In realtà ci sono in giro molti "sequel"/"prequel" scritti da due dei quattro figli di Emilio Salgari, Nadir e Omar: so dell'esistenza di un "Corsaro Verde", e non sarebbe da escludersi che anche il terzo fratello sia stato omaggiato di un romanzo a sé. Comunque, dieci a uno che hai ragione tu, Inthenight! ;)

            Ah, capito!
            Io ricordo bene i romanzi del ciclo "originale"... quanta fatica per trovare "La regina dei Caraibi"...
            Non sapevo della ripresa del filone da parte dei figlio, in ogni caso continuerò a non considerarli!
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              Re: Che libro c'è sul comodino?
              Risposta #1145: Giovedì 16 Ott 2014, 12:38:24

              Ah, capito!
              Io ricordo bene i romanzi del ciclo "originale"... quanta fatica per trovare "La regina dei Caraibi"...
              Non sapevo della ripresa del filone da parte dei figlio, in ogni caso continuerò a non considerarli!
              Da ragazzino avevo letto uno o due dei romanzi del figlio (mi sembra "La figlia del corsaro verde"; forse anche "Il fantasma di Sandokan") e dopo quelli del padre erano stati un'enorme delusione.

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                Risposta #1146: Giovedì 16 Ott 2014, 12:47:30
                Io ho letto "Il vulcano di Sandokan" di Omar Salgari e l'ho trovato una corruzione completa e snaturata; gia' meglio "Il ritorno delle Tigri di Mompracem" di Nadir che in genere si mantiene piu' fedele al padre. Da notare che in quest'ultimo libro Sambigliong e' sulla trentina, mentre nel ciclo originale non era piu' giovane di Sandokan: sviste del genere non mancavano nell'opera di Salgari padre, ad esempio nei "Pirati della Malesia" quando Aier-duk, morto nella battaglia nella foresta di Sarawak, ritorna alla fine del libro a guidare l'esercito di riscossa. E' anche per questo che adoro Salgari...

                Per avere una panoramica delle opere originali e "apocrife":
                http://www.mompracem.de/?q=it/node/217
                « Ultima modifica: Giovedì 16 Ott 2014, 18:25:08 da A.Basettoni »

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                  Re: Che libro c'è sul comodino?
                  Risposta #1147: Giovedì 16 Ott 2014, 13:40:37
                  Con un po' di imbarazzo, confesso che io non sono riuscito ad apprezzare Salgari. Avevo acquistato il ciclo di Sandokan per leggerlo tutto ma, terminato il primo romanzo, non sono andato oltre. Bella la vicenda, dettagliate le descrizioni dei luoghi ma, onestamente, si sente troppo che Salgari era un, come diremmo oggi, wannabe. Il modo in cui narra è da accomunare al peggior Dumas, quello di Montecristo, senza però la potenza di quei passaggi in cui Dumas si scordava di essere pagato a righe e dava i colpi di stiletto per cui adoro l'opera, e i personaggi, da Sandokan a Lady Marianna, passando per i comprimari e antagonisti, recitano tutti in modo affettato, ridotti a sagome in un ruolo stereotipato. Ci rimasi molto male, in effetti...

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                    Re: Che libro c'è sul comodino?
                    Risposta #1148: Giovedì 16 Ott 2014, 15:02:19
                    Io ho letto "Il vulcano d'oro" di Omar Salgari e l'ho trovato una corruzione completa e snaturata dell'originale
                    Ma "Il vulcano d'oro" non era un romanzo di Verne? Qual e' l'originale cui ti riferisci?

                    Per Juro: forse dipende anche dall'eta'. Per quanto mi riguarda, a dieci anni Salgari fu una rivelazione; e l'ho adorato almeno fino ai tredici. Rileggendolo dopo i venti, temo di aver potuto apprezzare qualcosa quasi solo per l'effetto nostalgia.

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                      Re: Che libro c'è sul comodino?
                      Risposta #1149: Giovedì 16 Ott 2014, 15:33:42
                      forse dipende anche dall'eta'. Per quanto mi riguarda, a dieci anni Salgari fu una rivelazione; e l'ho adorato almeno fino ai tredici. Rileggendolo dopo i venti, temo di aver potuto apprezzare qualcosa quasi solo per l'effetto nostalgia.
                      Non l'ho mai riletto, ma temo anch'io che Salgari vada incontrato molto presto per poter essere goduto al suo meglio.
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                        Re: Che libro c'è sul comodino?
                        Risposta #1150: Giovedì 16 Ott 2014, 18:23:11
                        Ma "Il vulcano d'oro" non era un romanzo di Verne? Qual e' l'originale cui ti riferisci?

                        Buona notte! Intendevo "Il vulcano di Sandokan"; è che sto catalogando i libri che ho in casa e sono arrivato appunto a Verne...  ;D Con "l'originale" intendevo solo Salgari padre, non un libro specifico. Correggo subito il messaggio.

                        Per quanto riguarda la questione età, forse non sono nella posizione giusta per dirlo, ma ad otto anni dalla prima lettura il mio affetto per l'autore rimane immutato. In particolare, mentre pochissimi romanzi "singoli" di Salgari mi sono veramente piaciuti (La favorita del Mahdi e Il Re della Montagna non li ho proprio mandati giù), ho una vera venerazione per i cicli (Malesia, Caraibi e Bermude; un po' meno quello del Far-West, che non ho nemmeno finito).
                        La grandezza di Salgari, a mio personalissimo parere, è nella "sostanzialità" della narrazione. Mi spiego: Alessandro Manzoni nella sua riflessione sul romanzo storico giunge alla sofferta conclusione che "profittare della storia senza farle concorrenza" è nella sostanza profonda un'illusione. (Illusione di cui "I promessi sposi" è la concretizzazione sublime, si potrebbe obiettare, ma la vis autocritica dell'Autore è nota...) Dopo di lui (in generale, dopo la generazione romantica), dunque, il processo asintotico di avvicinamento del "vero storico" da parte della letteratura si blocca in gran parte, e l'indagine della condizione umana tramite le lettere cerca altri strumenti. Pochi cercheranno di entrare nella mente di Napoleone nei giorni di Sant'Elena, o di Adelchi nell'assedio di Pavia, per immaginarne pensieri, intenzioni e motivazioni; ci si affiderà invece al metodo scientifico del naturalismo francese, o agli studi psicologici, o al "sentire l'uomo", se mi si passa il termine, di certo decadentismo.
                        Insomma, il "realismo storico-filosofico" cede il passo ad un realismo più psicologico, intimo, senza le ambizioni universalistiche della concezione classica e romantica. Ma anche questa stagione conosce la sua crisi (un esempio su tutti: Verga che abbandona il suo "Ciclo dei vinti"), e altre strade si propongono, da quella che con Svevo prelude alla collaborazione con la psicanalisi che sarà tipica di tanto Novecento a quella che con Pirandello denuncia il problema di fondo della letteratura e avanza implacabile e sublime fra le rovine dell'edificio cui ha dato il colpo di grazia.
                        Insomma, muore il "realismo diretto", quello che cerca di penetrare nel cuore e nella mente dei personaggi, e la rappresentazione del vero passa per strade sempre più complesse, problematiche, allusive, rinnnovatamente allegoriche (a seicento anni dalla Commedia).

                        Ebbene, Salgari, con un candore eccezionale ed una inconsapevolezza indiscutibile, ignora il problema: la sua avventura non indulge a nessuna tentazione di realismo, ed evita così lo scacco matto in cui ogni altro romanziere d'avventura era caduto e cadrà ancora, cioè l'incompatibilità fra l'invenzione assoluta e la genuinità delle passioni, la veridicità della recitazione dei personaggi, delle dinamiche psicologiche, etc. I sentimenti, le passioni in Salgari sono funzioni della narrazione. Per capirci, se Constance Bonacieux muore alla fine dei Tre Moschettieri, dando luogo ad un meraviglioso ed umanissimo finale, Marianna Guillonk muore prima de I pirati della Malesia, facendo scattare nuovamente la molla dell'avventura e riportando Sandokan sul mare, più tremendo che mai, narrativamente libero dalla pace coniugale. Ecco che il problema del realismo è evitato.
                        Ma -ci si potrebbe legittimamente chiedere- cosa resta allora? La risposta è: la narrazione pura. Nessun autore quanto Salgari, proprio per questa sua libertà meravigliosa, ha potuto narrare nel senso più fantastico del termine: il brio, la sobrietà, l'umorismo (sottovalutatissimo), le efficacissime descrizioni dei multiformi animali esotici che non sono mai lì per caso... quando leggo Salgari "respiro dal cervello", ovvero vedo aprirsi spazi immensi che solo la letteratura è in grado di creare. E non dimentichiamo, nonostante tutto, che anche Salgari, pur venendo da Marte, cioè senza cercare davvero la coerenza psicologica e simili, ehm, "facezie", sa farci commuovere: ricordiamo l'ultima frase de Il Corsaro Nero: "Guarda lassù! Il Corsaro piange!".

                        Salgari, a mio parere, non è Letteratura nel senso più alto e completo; ma ne è, in un certo senso, cioè a volerlo reinterpretare (lungi da me attribuirgli una progettualità che non era nella sua dimensione intellettuale) alla base. La capacità della nuova letteratura di non appiattirsi su un realismo piatto e frustrato, rimestando sempre gli stessi temi che non riescono a decollare in qualcosa di realmente profondo, deve passare per il recupero della Fantasia; quella fantasia di cui tanto ha parlato (non sempre compreso) Italo Calvino: è questo, a mio modestissimo parere, un grande strumento per tornare alla grande Letteratura di Pirandello e Calvino e gli altri Grandi del secolo scorso. L'eredità di Salgari è il candore con cui rinuncia ad ogni compromesso con la realtà, ad ogni debito con un realismo illusorio, nel peggiore dei casi sentimentale e mortifero; ed è un'eredità da raccogliere, per poi alla realtà tornarci con nuovi e più versatili strumenti. Pensate -e qui chiudo davvero- pensate a Garcìa Marquez: non c'è libro più assurdo, forse, dell'Autunno del Patriarca. Ma quanto a grandezza...

                        Ehm... scusate lo sproloquio...
                        « Ultima modifica: Giovedì 16 Ott 2014, 23:03:59 da A.Basettoni »

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                          Re: Che libro c'è sul comodino?
                          Risposta #1151: Venerdì 17 Ott 2014, 10:41:42
                          Non l'ho mai riletto, ma temo anch'io che Salgari vada incontrato molto presto per poter essere goduto al suo meglio.

                          Infatti io lo ho letto dopo i trent'anni e sono arrivata in fondo al "corsaro nero" praticamente strisciando sui gomiti... l'ho trovato pesante, lento, farraginoso e molto poco avvincente. Ci rimasi malissimo :(
                          I miei teSSSSori: http://tinyurl.com/a3ybupd

                          "You must be the change you want to see in the world" -- Gandhi

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                          Ziopaperino
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                            Re: Che libro c'è sul comodino?
                            Risposta #1152: Venerdì 17 Ott 2014, 23:40:39
                            Salgari? ma è "il figlio del corsaro rosso"! o è tutt'altro?
                            no è tutt'altro questo è un libro di James Fenimore Cooper ed il titolo è il corsaro rosso, storia scritta nel 1828 ambientata nel 1759 ecco la foto di Cooper  [smiley=telodicevo.gif]
                            « Ultima modifica: Venerdì 17 Ott 2014, 23:46:21 da edoardovaleriani »

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                              Re: Che libro c'è sul comodino?
                              Risposta #1153: Lunedì 20 Ott 2014, 23:03:04
                              Finalmente terminato il Conte di Montecristo, milletrecento e passa pagine di uno dei più celebri tra i romanzi d'appendice e della letteratura in generale.

                              Come sempre in Dumas, e spesso in generale nei romanzi di appendice, la prosa è semplice, diretta, l'autore a volte è pleonastico nel ricordare gli avvenimenti e i personaggi, anche a poche pagine di distanza. Questo soprattuto per non far perdere il filo a chi la storia la leggeva sui feuilleton, al ritmo di poche pagine la settimana. Sovrabbondante, e a volte inutilmente retorico e prolisso, ma comunque scorrevole e piacevole da leggere. Dalla sua, ad ogni modo, questo librone ha una storia meravigliosa, potente, famosissima per via sia della celebrità del libro stesso, sia dei numerosi adattamenti cinematografici, televisivi, e anche fumettistici.

                              Anche se spesso in queste riproposizioni perde un po' di importanza la lunga seconda parte in favore della prima, più movimentata ed avventurosa.

                              Ed è invece nella seconda parte che si esprime la potenza di questo romanzo, dove si intrecciano le vicende della società parigina e non solo della prima metà dell'ottocento. In particolar modo della classe sociale più abbiente. Contraddizioni, vezzi, falsità, interessi personali e grandi o piccole meschinità di molti si contrappongono alla sincerità e alla fedeltà di pochi.
                              Una società che si fa abbindolare e affascinare da uno sconosciuto straordinario per modi e fattezza, e dotato di un'altrettanto eccezionale ricchezza.
                              La vendetta ed il perdono sono certamente i temi portanti di questa vicenda, dove i personaggi, a parte il protagonista, sono estremamente fedeli a loro stessi, forse troppo, cementificati nel loro modo di pensare. Cattivi da una parte, buoni dall'altra. In mezzo il Conte di Montecristo, Edmond Dantes, lui sì veramente un personaggio straordinario.

                              Sul comodino ora troneggiano il grande romanziere inglese Henry James, con il romanzo Giro di vite, e Addio, mia amata, di Raymond Chandler, re del romanzo giallo-poliziesco e padre di Philip Marlowe, detective duro ma sentimentale, reso celebre dalle numerose apparizioni cinematografiche e in modo particolare dall'interpretazione di Humphrey Bogart.
                              « Ultima modifica: Martedì 21 Ott 2014, 10:22:22 da teoo »

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                                Re: Che libro c'è sul comodino?
                                Risposta #1154: Martedì 21 Ott 2014, 15:24:51
                                L'ho aspettato a lungo e finalmente è arrivato: I love shopping ad Hollywood, l'ultimo libro della spassosissima saga di I love shopping di Sophie Kinsella, ogni tanto qualche lettura più leggera e spassionata ci vuole ;)
                                « Ultima modifica: Martedì 21 Ott 2014, 15:25:21 da andromeda »

                                 

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