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Che libro c'è sul comodino?

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Giona
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    Re: Che libro c'è sul comodino?
    Risposta #1365: Venerdì 10 Mar 2017, 13:20:14
    Fortunato, lo cerco in versione cartacea da tempo, ma pare introvabile!
    La prima traduzione italiana è del 1997 (Giunti, all'epoca costava 46.000 lire) ed è esaurita da tempo. Io l'ho preso in prestito in una biblioteca comunale.
    "Coi dollari, coi dollari si compran le vallate / Così le mie ricchezze saran settuplicate" (da Paperino e l'eco dei dollari)

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      Re: Che libro c'è sul comodino?
      Risposta #1366: Giovedì 16 Mar 2017, 19:34:10
      Finito di leggere in pochi giorni L'isola del tesoro mi accingo ora a leggere La famiglia di Pascual Duarte..sono un po' preoccupata perchè si preannuncia triste ma ci provo :)!!!
      "Un libro es un espejo y solo podemos encontrar en él lo que ya llevamos dentro"
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        Re: Che libro c'è sul comodino?
        Risposta #1367: Venerdì 17 Mar 2017, 20:23:58
        Io ho letto ieri sera Il seno, la prima opera di Roth che mi passa fra le mani.
        Come in una moderna Metamorfosi kafkiana (la fonte di riferimento è dichiarata dallo stesso autore, per bocca del personaggio principale), il protagonista di questo racconto lungo si ritrova trasformato da una notte all'altra in... una mammella gigante.
        Segue il suo ricovero in clinica, dove fra pulsioni sessuali incontrollabili, deliri di pazzia e riflessioni pseudo-filosofiche il poveretto consuma la sua agonia, ora lucidissimo, ora in preda alla follia (o meglio, gli piacerebbe essere folle, per poter sopportare meglio la sua condizione).

        Particolarmente divertente e morboso: Roth non ha peli sulla lingua e descrive in maniera alquanto realistica gli sfrenati appetiti sessuali del protagonista. Chissà che effetto fece nel '75, quando uscì, presso i soliti perbenisti.
        Mi è piaciuto molto.
        Si legge in due-tre orette, vista la brevità.
        « Ultima modifica: Martedì 18 Apr 2017, 20:41:21 da Solomon_Cranach »
        « L'UNICA DIFFERENZA FRA LA FOTOCAMERA E NOI
        È CHE LA FOTOCAMERA, QUESTA STUPIDA, NON SBAGLIA MAI,
        MENTRE NOI SBAGLIAMO IN CONTINUAZIONE, IN OGNI DISEGNO.
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          Re: Che libro c'è sul comodino?
          Risposta #1368: Martedì 21 Mar 2017, 11:54:19
          La famiglia di Pascual Duarte mi è volato via nella giornata di sabato..non so cosa dire in realtà di questo libro..è nudo e crudo..per le mille peripezie e disgrazie che capitano al protagonista potrebbe ricordare El Lazarillo de Tormes, se non fosse che il Lazarillo è pieno di ironia e finisce bene, mentre qui siamo nella desolazione più assoluta. Il ritratto di questa famiglia rurale fa percepire perfettamente tutta la desolazione che la circonda e la cosa ancora più terribile è che le brutture più grandi sono dentro gli animi dei protagonisti. Sì, perchè, una delle cose che più mi ha colpita è che il libro mi ha provocato un totale distacco..non c'era empatia con quello che accadeva, non si poteva solidarizzare con nessuno dei personaggi, ognuno condannabile di qualcosa. Questo è quello che è arrivato a me.
          Ora cambio nuovamente scenario e leggo Il commesso di Malamud perchè la recensione di Bacci mi ha incuriosita :)
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            Re: Che libro c'è sul comodino?
            Risposta #1369: Mercoledì 5 Apr 2017, 17:06:52
            Ho letto Il commesso di Malamud e devo dire che mi è proprio piaciuto. Mi è piaciuto al punto che, dopo averlo preso a prestito in biblioteca, credo lo comprerò perchè mi piacerebbe averlo nella mia biblioteca. Come ha detto Bacci (che ringrazio per il suggerimento), in questo libro non succede nulla di eclatante. Tutto ruota intorno a Morris Bober, povero commerciante ebreo, alla sua famiglia, alla ristretta cerchia dei negozianti del quartiere e a Frank Alpine, un personaggio ambiguo che entra a far parte della vita di Morris. Quello che mi ha colpita è la malinconia che pervade tutto il romanzo, una malinconia dettata non solo dalle condizioni economiche del commerciante, ma anche e soprattutto dal mondo in cui vive o, per meglio dire, che si è creato. Bober è un ebreo che, pur non praticando e non seguendo alla lettera i precetti della sua religione, vive comunque in un mondo chiuso, dove c'è la distinzione tra chi è ebreo e chi non lo è, e dove si guarda l'altro con diffidenza. A questo si aggiunge l'indole del protagonista, onesto fino al midollo, ma anche troppo remissivo e arrendevole, che per tanti motivi è anche in parte responsabile della situazione in cui si trova e vive continui sensi di colpa, perchè non può provvedere alla sua famiglia in modo soddisfacente.
            Il lettore è sempre un po' spiazzato, per come l'ho vissuta io, perchè tutti i personaggi sono fatti di luce e di ombre e non è mai portato a prendere completamente le parti dell'uno o dell'altro, ma al tempo stesso però è portato a partecipare emotivamente con tutti (o quasi). Tutto questo rende anche la narrazione molto realistica.  La lettura diventa quindi avvincente e ti porta a leggere questo romanzo in pochissimo tempo.

            Ora sarei curiosa di approfondire un po' questo scrittore, ma preferisco fare prima una pausa e iniziare (cosa che volevo fare da un po') la lettura di Harry Potter e la pietra filosofale; dopo aver visto e rivisto i film e, soprattutto, dopo aver sentito parlare molto bene dei romanzi, voglio provare a leggerli.
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              Re: Che libro c'è sul comodino?
              Risposta #1370: Domenica 16 Apr 2017, 22:17:38
              Finito Un oscuro scrutare (A scanner darkly).
              Si tratta probabilmente del più autobiografico romanzo di Dick (per quanto in quasi tutte le sue opere vi siano spunti di vita vissuta), nel quale l'elemento sci-fi, pur presente, è ridottissimo: l'epoca ravvicinata in cui è ambientato, gli anni Novanta (per Dick, negli anni Settanta, un futuro molto prossimo; per noi, oggi, un passato vicino), non ha permesso d'altronde all'autore di lanciarsi in chissà quali elucubrazioni fantascientifiche.

              E' la delirante vicenda di un agente sotto copertura, infiltrato nel mondo del piccolo spaccio per indagare sulla fonte di una droga che si sta diffondendo negli USA a livelli preoccupanti (la Substance D, dove "D" sta per "Death", "morte"), che finisce per spappolarsi il cervello a causa degli effetti collaterali della sostanza, di cui diventa egli stesso dipendente "per motivi di lavoro" (vivendo quasi tutto il tempo in mezzo a spacciatori e fattoni, è per certi verso "costretto" - ma non obbligato - a farsi anch'egli).
              La leggera dipendenza dei primi giorni degenera sempre di più, senza che lui se ne accorga. Straziante leggerlo mentre si ripete fra sé e sé che "tutto va bene", quando io lettore so che niente va bene. Lettore che è costretto a vederlo ridursi sempre più una me*da, senza poter fare niente se non seguirlo nell'abisso.
              La cosa più inquietante è che nell'appartamento della sua identità fittizia è pieno di telecamere per registrare tutto quello che accade, e visionandole ed esaminandole mentre è nei panni del "tutore" della legge si dissocia sempre di più dal personaggio che interpreta, e non riesce più a distinguere fra il sé stesso autentico e il sé stesso fittizio, che diventano due entità separate.
              Lo stile di scrittura è straordinario: ai deliranti discorsi che il protagonista fa tra sé e sé Dick intervalla frasi assolutamente senza senso, stralci di poesie in lingua straniera (sentire voci in un'altra lingua - pur non conoscendola - è uno dei sintomi del fatto che il cervello si sta fondendo), che hanno sul lettore un effetto straniante e spiazzante.
              Il finale è una delle cose più crudeli che mi siano toccate di leggere da un po' di anni a questa parte.

              Potentissima la postfazione, in cui Dick prende posizione sull'abuso della droga (di cui egli stesso aveva fatto ampiamente uso), e su quel decennio scellerato che sono stati gli anni Sessanta, lanciando un messaggio di accusa e allo stesso tempo di amara constatazione di ciò che è stato.
              Quando inizia a stilare il memoriale di tutti i suoi amici (elenco nel quale inserisce sé stesso) che sono morti o sono stati ricoverati a causa dell'abuso di droghe pesanti (che è sempre una decisione, ci tiene a sottolineare), a cui dedica il libro, sono scoppiato a piangere.

              Ora mi metto sotto con Meridiano di sangue di McCarthy. L'incedere pesante della narrazione me lo sta rendendo decisamente ostico, ma l'ambientazione è affascinantissima.
              E poi, volevo conoscere quello che da molte persone di buon gusto è considerato "il miglior scrittore americano contemporaneo!!1!".
              « Ultima modifica: Domenica 16 Apr 2017, 22:18:37 da Solomon_Cranach »
              « L'UNICA DIFFERENZA FRA LA FOTOCAMERA E NOI
              È CHE LA FOTOCAMERA, QUESTA STUPIDA, NON SBAGLIA MAI,
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                Re: Che libro c'è sul comodino?
                Risposta #1371: Lunedì 17 Apr 2017, 13:47:50
                Solomon, mai letta questa biografia di Dick? Te la consiglio vivamente.
                         
                In memoria di chi ci ha "cucinato" tante storie memorabili...

                  Re: Che libro c'è sul comodino?
                  Risposta #1372: Lunedì 17 Apr 2017, 21:19:13
                  Purity di Franzen

                  Un tuffo nel tempo e nello spazio alla ricerca dell'origine di tutto col rischio di perdersi nel frammento di una storia intrecciata in modo così stretto quasi da non riuscire a distinguerne i fili.

                  Franzen con uno stile sobrio e scorrevole, che non varia molto per tutto il testo riesce a dar vita a un dipanarsi di eventi partendo dal momento attuale, per poi scorrere avanti e indietro, disseminando indizi qua e là, dando vita a situazioni improbabili, ma solo per chi non sa, per chi non conosce.
                  Ti prende per mano e ti porta dove vuole e se in un primo momento tutto appare sopra le righe, quasi forzato e inverosimile, non servono molte pagine per capire che non poteva non essere così, date le premesse; a tratti ironico e sarcastico sa essere tenero e struggente quando i personaggi vivono emozioni profonde e che incideranno, distorcendo, levigando e perfezionando la loro personalità.

                  Il lessico utilizzato è ricercato senza essere aulico, appropriato ai contesti, riesce a inserire parole desuete in conversazioni ordinarie senza risultare inopportuno. Si attraversano molte situazioni che verranno analizzate e ogni volta il linguaggio si cuce addosso ai personaggi rendendoli tridimensionali. Sembra una cosa banale, ma è proprio l'immediatezza dei dialoghi, la loro vero somiglianza a far si che l'insieme risulti vivo e che le frasi e i concetti espressi possano rimanere impressi nella memoria prendendo quasi il posto dei ricordi.

                  Tutto questo è presente in Purity in cui prendono vita uomini e donne peculiari, particolari ma definiti così bene fin dal profondo, analizzati, anzi psicoanalizzati in modo così perfetto da far pensare che quella raccontata sia una storia vera e non un romanzo di fantasia.
                  La protagonista è tale perché è il fulcro su sui tutti i fili tendono, un minimo comune multiplo in vite che si sono incontrate per caso, proprio come accade nella realtà.
                  La sua vita è complicata, ma la sua personalità è forte e definita, così come quella di Tom, di Andreas, ma soprattutto quella di Anabel personaggio sublime, al limite della poesia tanto che io avrei intitolato il libro a lei, vera colonna portante di tutta la storia con la sua forza e i suoi ideali.

                  L'essenza del libro è tesa a cercare una purezza, un modo per raggiungere gli ideali in cui crediamo sporcandosi il meno possibile, ma proprio in quel meno possibile che sta tutta la differenza.
                  Possiamo credere di essere abbastanza puri, ma la purezza è un tutto o nulla, non esistono compromessi, se una molecola di sporco appare la purezza svanisce e poco importa che si tratti di pochi o tanti soldi, poco importa se decine di anni e di soprusi, di violenze e di privazioni possono giustificare quella macchia, essa c'è e la purezza svanisce...svanisce per non tornare mai più.

                  Un'emozione incredibile e non stupisce che sia stato considerato il miglior libro del 2016: quello che differenzia un libro scritto bene da un'opera d'arte è la capacità di far vivere i personaggi e di far vivere al lettore quella situazione e non di farlo assistere. Il rapporto madre- figlia, amante-amante, guru-seguace e molti altri sono analizzati così bene che la sensazione alla fine questo testo è quella di aver compreso tutti i personaggi e che ogni tassello sia al proprio posto.

                  Non posso che consigliarne la lettura che se anche impegnativa per numero di pagine non lo è per stile, contenuto e piacevolezza.
                  « Ultima modifica: Lunedì 17 Apr 2017, 21:25:37 da Nebulina »

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                  Andy98
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                    Re: Che libro c'è sul comodino?
                    Risposta #1373: Lunedì 17 Apr 2017, 22:56:18
                    <<Sì, di certo, se domani farà bel tempo,>> disse la signora Ramsay. <<Ma bisognerà che ti levi al canto del gallo,>> soggiunse.

                    In cerca di autori che trattassero la complessa e ambigua interiorità umana, nelle sue poliedriche e contraddittorie sfaccettature, mi sono interessato al Modernismo: i primi due incontri durante le lezioni di letteratura italiana (il finale de L'Ulisse di James Joyce) e di letteratura inglese (una parte iniziale de La signora Dalloway di Virginia Woolf). La prima lettura personale (non solo funzionale alla tesina) con Gita al Faro proprio di Virginia Woolf, che tanto mi ha impressionato per la vita, la visione dell'esistenza e, soprattutto, dell'interiorità, fino a giungere alla lucidissima e interessantissima lettera di commiato al marito Leonard.

                    Gita al Faro è stato un affascinante e pericoloso incontro con la letteratura modernista e con l'opera di Woolf (da sempre ritenuto tra i più difficili da leggere): dopo le prime difficili pagine, posso dire di essere entrato in quasi totale sintonia con lo stile della scrittrice, mai banale, ricchissimo di particolari, soprattutto nel tratteggiare emozioni e immagini liriche, e con la sua "missione", quella, cioè, di indagare meticolosamente i vari personaggi attraverso il flusso interminabile, continuo e atemporale dei loro pensieri, sotto una trama essenziale ma simbolica, un percorso scandito da un tempo interiore, attraverso la raffinatissima tecnica del flusso di coscienza che, a differenza di Joyce, non vuole rinunciare pienamente alla sintassi e alla costruzione ricercatissima dei periodi.

                    Tre parti, di cui la prima e la terza distanti l'una dall'altra dieci anni e raccordate da un brillantissimo intermedio in cui la Woolf riassume la distruzione dell'unità della famiglia Ramsay, già di per sé frastagliata e piena di tormenti, attraverso il deteriorarsi della dimora col passare degli anni. E la gita al Faro tanto promessa all'inizio del romanzo sembra non arrivare mai: il tempo interiore dilata quello esteriore, e la Woolf ci fa scoprire a tocchi i vari personaggi, mostrandoci che dietro le apparenze di quello che essi sembrano, si nascondono tutte le angosce e le ansie di una vita a cui si guarda con disincanto e disillusione; e non potrebbe essere altrimenti, visto il riferimento al dramma del Primo Conflitto Mondiale.

                    Un romanzo che esplora a fondo, con eleganza e raffinatezza, l'interiorità della vita, con una narrazione che ha bisogno del suo tempo per essere veramente apprezzata, nel senso che diventa necessario dimenticarsi che siamo soggetti ad un tempo esterno per poterci immergere in una dimensione che è regolata dal proprio tempo e dal proprio ritmo, ed è tanto dolce quanto sincera e profondamente veritiera. Un riconoscente e affettuoso grazie a Virginia Woolf per questa perla, veramente!

                    ----------------

                    P.S. So che a suo tempo stavo leggendo Aut-Aut del danese Soren Kierkegaard - il mio primo incontro con la filosofia - e conto di terminarne la lettura in questi giorni (altro testo veramente illuminante, seppur nella mia edizione manchi la prima parte, quella più propriamente dedicata all'estetica). Tuttavia, ho già ordinato l'altro suo più grande capolavoro, Timore e Tremore, che spero possa darmi non solo spunti più particolari per la tesina, ma anche e soprattutto per me, visto che affronta il delicatissimo tema della fede in relazione alle possibilità umane, e quindi all'angoscia, il sentimento più proprio del singolo.
                    « Ultima modifica: Lunedì 17 Apr 2017, 23:00:00 da Andy98 »

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                      Re: Che libro c'è sul comodino?
                      Risposta #1374: Martedì 18 Apr 2017, 09:42:12
                      Gli ultimi giorni di Raymond Queneau.

                      C'è un Queneau* "fra le due guerre" che è sostanzialmente inesauribile: c'è tutta una serie di libri (La domenica della vita, Pierrot mon ami, Un rude inverno…) con temi analoghi (vita quotidiana di persone negli anni successivi alla Prima guerra mondiale) ma che non stancano mai.
                      E questo, Gli ultimi giorni appunto, è fra i migliori se non il migliore.

                      Davvero, consigliato fortemente per ridere e godere dell'invenzione linguistica costante (benché in apparenza non si tratti che del linguaggio comune): i ciclosbirri, il bisness, e molto altro ancora.
                      Uno di quei libri dalla consistenza ridicola appaiata ad una sapienza somma che fanno ridere e sorridere, sorridere e ridere finché non ci si accorge che ridendo e scherzando nella storia son passati tre anni e domattina bisogna svegliarsi presto per cui a nanna.

                      *Forse avrete presente gli "Esercizi di stile". Per me il capolavoro intoccabile è "I fiori blu" (almeno di quelle che ho letto).
                      Se qualcuno volesse consigli su "da dove cominciare" si faccia pure avanti. :)
                      « Ultima modifica: Martedì 18 Apr 2017, 09:43:22 da A.Basettoni »

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                        Re: Che libro c'è sul comodino?
                        Risposta #1375: Martedì 18 Apr 2017, 14:18:57
                        Interessante, grazie dominatore.
                        Di Queneau ho letto solo Un duro inverno(che avevo gia nella libreria di mio padre), ma vorrei presto leggere sia i fiori blu che anche zazie nel metro.

                        Intanto in lettura
                        C. S lewis  - Lontano dal pianeta silenzioso(romanzo)
                        e contemporaneamente un ponderoso(ma molto interessante) saggio di quasi 500 pagine, Un mondo sbagliato - Storia della distruzione della natura, degli animali e dell'umanita, Jim Mason.

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                        • Spero che i buddisti si sbaglino.
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                        PolliceSu
                          Re: Che libro c'è sul comodino?
                          Risposta #1376: Martedì 18 Apr 2017, 19:00:01
                          Solomon, mai letta questa biografia di Dick? Te la consiglio vivamente.
                          Grazie per il suggerimento 8-)

                          In cerca di autori che trattassero la complessa e ambigua interiorità umana, nelle sue poliedriche e contraddittorie sfaccettature, mi sono interessato al Modernismo: i primi due incontri durante le lezioni di letteratura italiana (il finale de L'Ulisse di James Joyce) e di letteratura inglese (una parte iniziale de La signora Dalloway di Virginia Woolf). La prima lettura personale (non solo funzionale alla tesina) con Gita al Faro proprio di Virginia Woolf, che tanto mi ha impressionato per la vita, la visione dell'esistenza e, soprattutto, dell'interiorità, fino a giungere alla lucidissima e interessantissima lettera di commiato al marito Leonard.
                          Ahhh, il modernismo. Ammetto candidamente di non averlo mai capito, né di aver mai capito autori come la Woolf o Joyce ;D
                          Però, però... Elliot mi ha sempre affascinato moltissimo. Ricordo ancora con estrema chiarezza la potenza di certe immagini di The Waste Land.
                          Dovrei seriamente provare a rileggerla, un giorno.

                          *Forse avrete presente gli "Esercizi di stile".
                          Esercizi di stile... ::) Esercizi di stile... :-/ ESERCIZI DI STILE >:(
                          Fonte preziosa, per la mia professoressa di italiano ai tempi del liceo, per la costruzione di diabolici esercizi di... brrr... "scrittura creativa".
                          Ricorderò sempre quel libricino con orrore ;D

                          PS: ho visto solo ora che ti sei accostato ai Canti di Maldoror.
                          Non so se lo sai, ma esiste una bellissima edizione illustrata da Magritte. L'ho vista qualche tempo fa in biblioteca, e ne sono rimasto affascinato (all'epoca stavo svolgendo un lavoretto proprio sul buon René), anche se l'opera in sé non l'ho letta.
                          « Ultima modifica: Martedì 18 Apr 2017, 20:38:06 da Solomon_Cranach »
                          « L'UNICA DIFFERENZA FRA LA FOTOCAMERA E NOI
                          È CHE LA FOTOCAMERA, QUESTA STUPIDA, NON SBAGLIA MAI,
                          MENTRE NOI SBAGLIAMO IN CONTINUAZIONE, IN OGNI DISEGNO.
                          ED È QUESTO CHE CREA LA MAGIA!
                          »

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                            Re: Che libro c'è sul comodino?
                            Risposta #1377: Martedì 18 Apr 2017, 20:41:08

                            Ahhh, il modernismo. Ammetto candidamente di non averlo mai capito, né di aver mai capito autori come la Woolf o Joyce ;D
                            Però, però... Elliot mi ha sempre affascinato moltissimo. Ricordo ancora con estrema chiarezza la potenza di certe immagini di The Waste Land.
                            Dovrei seriamente provare a rileggerla, un giorno.

                            Non sono autori semplicissimi se non si riesce a creare una sintonia, e per farlo bisogna rinunciare, secondo me, a seguire la narrazione con troppa razionalità: spesso leggendo un libro scomponiamo l'opera alla ricerca di significati sottesi (che magari spesso non ci sono) e ci perdiamo in quello che secondo noi l'autore avrebbe voluto dire, e quindi lo trasformiamo nella nostra interpretazione, piuttosto che in quella dello scrittore. I modernisti fanno una ricerca all'interno dell'individuo, ed è una ricerca che non può essere ordinata in modo logico: la Woolf, a differenza di Joyce, non frantuma la sintassi, tuttavia si resta comunque smarriti nei vari flussi di coscienza, e se non ci si abbandona a tale presupposto, leggere un libro come Gita al Faro o La Signora Dalloway diventa praticamente impossibile (non parliamo poi di Finnegans Wake di Joyce o de L'urlo e il furore di Faulkner). Non è, però, a mio avviso, una narrativa, quella modernista, ristretta ad un piccolo cerchio di lettori, semplicemente bisogna liberarsi da tanti presupposti per poterla capire e assaporare in ogni suo aspetto, e, sempre secondo me, l'idea migliore è lasciarsi travolgere dal flusso di coscienza, perché poi i significati vengono a galla anche più facilmente.

                            Quanto a T.S. Eliot, spero di poterlo approcciare in questi ultimissimi mesi scolastici (anche perché alla mia professoressa piace un sacco, però forse per questione di tempi non riusciremo), altrimenti me lo riserverò per diletto personale... opportunamente in inglese, perché la poesia, ancor più della prosa, non può essere assaporata appieno in traduzione  ;)
                            « Ultima modifica: Giovedì 20 Apr 2017, 07:21:34 da Andy98 »

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                              Re: Che libro c'è sul comodino?
                              Risposta #1378: Mercoledì 19 Apr 2017, 22:31:55
                              la poetica

                              La poesia. :) La poetica è, per semplificare, la concezione che un autore ha della (propria) letteratura, ovvero gli scopi e le forme che le riserva.


                              Salomone: leggilo, Maldoror. Io l'ho finito da un mesetto e ancora non mi sono ristabilito del tutto. ;D

                              M'interessa molto, Magritte! Personalmente lo apprezzo moltissimo, e su un libro… del genere non può che aver fatto miracoli.
                              « Ultima modifica: Mercoledì 19 Apr 2017, 22:33:10 da A.Basettoni »

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                                Re: Che libro c'è sul comodino?
                                Risposta #1379: Mercoledì 19 Apr 2017, 23:04:47
                                b]Salomone[/b]: leggilo, Maldoror. Io l'ho finito da un mesetto e ancora non mi sono ristabilito del tutto. ;D
                                Tempo al tempo, per citare PK ;D

                                No, sul serio, ho sul comodino Finzioni, il succitato Meridiano di sangue, Lo straniero e Il processo, oltre a una discreta pila di fumetti di vario genere... Diciamo che per il momento sono a posto!

                                Comunque in questo periodo (sarà un caso?) vedo citato Lautreamont in un sacco di cose che sto leggendo (introduzioni di romanzi, articoli, pure semplici "cataloghi" di libri)... Mi sa che il destino mi sta mandando "messaggi" affinché mi approcci alla sua opera ;D
                                Mi blocca il fatto che lui fosse francese: non conoscendo io la lingua, dovrei pertanto leggerlo in traduzione. E, come il buon Andy sopra, ho qualche pregiudizio nei confronti della poesia tradotta.
                                Ma mi saprò accontentare :)
                                « Ultima modifica: Mercoledì 19 Apr 2017, 23:12:54 da Solomon_Cranach »
                                « L'UNICA DIFFERENZA FRA LA FOTOCAMERA E NOI
                                È CHE LA FOTOCAMERA, QUESTA STUPIDA, NON SBAGLIA MAI,
                                MENTRE NOI SBAGLIAMO IN CONTINUAZIONE, IN OGNI DISEGNO.
                                ED È QUESTO CHE CREA LA MAGIA!
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