Abbondante satira sociale in queste storie del 1940: un Topolino decisamente meno epico, ma più immerso nella realtà contemporanea. Ciò non vuole assolutamente dire che si tratti di storie minori, anche se a tratti si sente un po' la mancanza della vera Avventura in posti lontani. Topolino uomo comune al 100%, meno eroe ma più cittadino qualunque.
Topolino e la lampada di Aladino - Il Genio e Topolino si scontrano con la concretezza della gente comune, per niente disposta a credere a qualcosa che possa cambiare il loro ineluttabile stato sociale. Anche qui affiorano come in qualche storia più vecchia riferimenti alla corruzione politica. Pure il paese del Genio alla fine non è pronto al cambiamento: un vero fallimento per il povero Topolino. Ottime le gag del Genio che non capisce le richieste di Topolino, quando hanno un po' stancato cambia il setting, ma le azioni si mantengono un po' troppo ripetitive. Alla staticità delle azioni si contrappongono in maniera egregia le "pennellate" di Gottfredson nella rappresentazione della gente comune.
Topolino e il selvaggio Giovedì - La peggiore del numero e del periodo, se non altro perchè non si capisce bene dove si voglia andare a parare: Giovedì è da commiserare perchè è un outcast, oppure da non accettare nella società in quanto selvaggio e incapace di sottostare alle regole comuni? Se si legge la storia senza cercarvi particolari significati, rimangono comunque delle gag divertenti e godibili.
Topolino e la barriera invisibile - Finalmente Topolino riparte da casa, per recarsi nuovamente nel West. Come giustamente sottolineato dagli articoli di introduzione, non è più il West epico di frontiera, ma uno un po' posticcio creato per i turisti del ranch, simile a quello che incontreremo successivamente nelle storie di Walsh. Storia eccellente per ritmo, caratterizzazione dei personaggi (Pippo spaccone, Gambadilegno gangster ingegnoso ma supponente, Clarabella civettuola e ingenua qui alla sua migliore interpretazione) e suspence. Fantastica la rappresentazione delle ragazze che desiderano essere rapite da Gambadilegno, duro e latin-lover. Topolino recupera un po' la sicurezza perduta recentemente, e con l'astuzioa sconfigge i cattivi.
Topolino e i ladri d'albergo - Riecco che Topolino è inquieto, non ce la fa a stare fermo a casa senza far niente, e Minni lo costringe a trovare un lavoro. Dopo una prima parte un po' lenta e con qualche gag un po' invecchiata, la seconda parte decolla alla grande con un'ottima trama gialla imbastita dai due co-autori. Tutti possono essere colpevoli, e Topolino (al solito scettico su fantasmi e simili) scoprirà il responsabile solo dopo una dura indagine. Qualche dubbio sulla spiegazione finale un po' lacunosa su qualche particolare, ma si può perdonare.
Interessantissimo l'approfondimento sul grande Merrill De Maris, con la relazione tra il suo carattere inquieto e riservato e il Topolino più meditativo e contemplativo inaugurato da queste storie.
Volume che ho trovato migliore di quanto pensassi.