Note prelettura del trentacinquesimo volume.
A nove secondi dalla fine: un virus infetta Uno. Per salvarlo, Pikappa, Lyla e Lyo si dividono i compiti andando a recuperare, nella galassia, alla Robolab e nei sotterranei della Century, i componenti che servono per salvarlo. Interminabile e barbosissima storiella che ne riunisce tre in una, riducendo al minimo la presenza di Pikappa, dai dialoghi rasoterra e priva di qualsivoglia suspense, nella quale il colpevolissimo Foschini ci regala un solo motivo per guardare le figure: la minigonna strepitosa di Lyla (che, come droide, corre, salta e balza di qui e di là sui tacchi a spillo come se niente fosse, e senza che i tacchi si rompano mai…). Davvero poco. Disegni poi a quattro mani di Dalena, Gervasio, Rigano (estremamente dubbio: forse l’indicazione è sbagliata) e Tosolini, non brutti in sé, ma troppo “diversi” l’uno dall’altro, con conseguente fioccare di bloopers e diversità. Da notare che, per alcuni, questo numero sarebbe la continuazione logica del precedente, cosa che faccio fatica sinceramente a vedere. Molto, ma molto meglio la breve
Indizi, dove Ambrosio ci strappa qualche simpatico sorriso (il font Catentext sarebbe da avere sul pc…), in una storia banale solo a prima vista. Buoni i disegni di Cabella-Gatti.
L’orologio del mondo: un messaggio frammentato di Kronin dal futuro mette in allarme Pikappa. Dei cronopirati, infatti, stanno per mettere le mani sull’orologio del mondo, un meccanismo fondamentale per il continuum spaziotemporale dell’universo, rinvenuto proprio sulla Terra. Pikappa ferma i pirati e tutto dovrebbe andare per il meglio. Già, dovrebbe, perché il grosso imprevisto è in agguato. Ambrosio scrive una buona storia d’avventura tutta azione e non priva di colpi di scena, più che godibile per chi dovesse leggere questa serie scevro delle precedenti. Infatti, il debito di frittola con PKNA
Carpe diem è talmente enorme che mi è difficilissimo dare un giudizio positivo su questa storia: mi spiace ma, per quanto la storia possa apparire bella e ben narrata, è troppo simile a quella del capostipite per poterla definire una storia meritevole di essere letta! Tutto ha un limite. Anche stavolta le mani sono quattro a smatitare (D’Ippolito, De Lorenzi, Freccero e Mangiatordi), ed anche qui, come sopra, gli stacchi stilistici s’avvertono, per quanto i disegni virino dal passabile al decisamente bello. Si dice che questa suddivisione fosse fatta ripetutamente per accelerare i tempi di produzione, ma di sicuro la cosa non ha giovato alle storie in sé… La breve
Black Dragon, di Ambrosio e Gervasio, nulla aggiunge alla trama, e non è neppure particolarmente appassionante, con disegni giusto nella media.
Vigilia bianca: è Natale nello spazio, e Pikappa deve partecipare ad una festa intergalattica dei Guardiani la quale, ovviamente, sarà tutto fuorché tranquilla. Ma sulla Terra, Lyo e Lyla da una parte ed Angus dall’altra non se la passano poi così bene, anche se la festività è vicina. Illeggibile boiata che riunisce tre storielline insensate di Ambrosio / L. Pastrovicchio, Arrighini / Barbaro e Foschini / Tosolini, di rarissima bruttezza. Tutte quante. Ma, se in matematica meno per meno fa più, in fumettistica tre terzi di orrore sommati insieme fanno un orrore intero, il cui unico pregio è quello di allungare la lista delle minigonne spettacolari di Lyla. Siamo a livello
Turisti dallo spazio senza se e senza ma. Da segnalare nel
Backstage la riportata origine dell’obbrobrio: si erano dimenticati di fare una storia natalizia, e quindi ne hanno rabberciato una alla bell’e meglio… Scusate, volevo dire alla brutt’e meglio. Per di più, Foschini si era pure sbagliato, ed aveva sceneggiato e fatto disegnare a Tosolini una tavola in più del dovuto, non inserita nella storia ma mostrata nella rubrica. Siamo alla follia in senso negativo! Molto meglio la breve
Fumo e specchi, dove Vendor si scatena nella sua ultima, spettacolare evasione. Ottimi testi di Foschini e buoni disegni di Barbaro. Dalla posta segnalo la lettera dell’Ottimista: “Fra quanti numeri chiuderà PK?” “Senti, Francesco. Perché non mandi una bella letterina anche a Dylan Dog?”