Vol. 19 - 1998
Anni schizofrenici questi. Bellezza e orrore mescolati insieme in un lieve torpore da ubriacatura (cit.).
Paperino e la Corsa al Best-Seller (Tamaro-Cordara/Barbucci). Wow! Bellissima, questa. Probabilmente mi sto facendo influenzare da quel meraviglioso disegno animato che è lo stile di Barbucci, che per sempre rimpiangeremo, ma anche la trama è molto ben narrata. Ulteriore conferma che in quegli anni si cercava di osare, tentando un approccio approfondito ai personaggi, che raramente riusciva. E questa è una di quelle rare volte. Continuo a trovare del tutto indecifrabile l'apporto di Cordara, che vedo nel ruolo di sceneggiatore di soggetti altrui che vanno dall'ottimo al pessimo, senza che si capisca molto quale sia la sua cifra autoriale.
Topolino e il Giorno Più Lungo (AAVV.). Anche se all'epoca mi aveva colpito positivamente la sua presenza all'interno del mitico numero celebrativo per il compleanno di Topolino, rileggendola oggi temo che siamo di fronte ad una delle peggiori storie celebrative di sempre. Lo stile ricorda un po' quello degli Speciali Pk, solo che questa è brutta. Si salva ben poco, il momento nerd con Pippo e Topolino, la citazione a Pk, i disegni di Barbucci, ma il resto è brutto, sconclusionato e terribilmente malfatto, con un pessimo uso del cast.
Dalla Parte Sbagliata (Faraci/Mottura). Il capolavoro che ricordavo. Senza mezzi termini. Una storia che scava nel rapporto fra i due nemici e lo fa bene, con una vicenda di respiro, battute ben gestite e capaci di far ridere. Il Faraci dell'epoca d'oro, con alcune interessanti cose da dire e ottimo modo di dirle. Mica Battista innamorato, oh.
Buon Compleanno Indiana Pipps (Sarda/Chiavini). Non capisco perché volere il male del lettore. A chi giova l'inserimento di una storiella così scontata e noiosa?
Paperino e la Storia Senza Fine (Fasano/Turconi). Il mitico Turconi. Poteva mancare? La storiella cmq è caruccia. Anche qui si vede la volontà di cercare strade alternative, what if e via dicendo. Non sono fan di questi stratagemmi narrativi. Iniziare una storia partendo dal classico finale di tutte le altre non fa altro che dimostrare scarsità di inventiva e per giunta... legittimare il cliché stesso che si cerca di smontare. Però qui il tutto prende una direzione tenera, innocente e divertente. Per cui dai, ci sta.