Appena aperto il primo numero di Le Grandi Storie la prima cosa che ho notato riguarda il tipo di carta utilizzata: meno lucida e spessa di quella della GDP, forse anche perché il numero delle pagine è doppio.
Si è usato il bianco e nero e sfumature di grigio nelle pagine redazionali, per alternarle ai colori delle storie: non male anche se l'impostazione grafica, semplice ed elegante, a volte mi pare un po' spoglia.
L'articolo apripista di Licari (giustamente criticato da MrBunz) effettivamente affastella autori di diverse generazioni (anche precedenti a Scarpa, come P.L. De Vita) riconducendoli allo stesso Romano come figura di riferimento anche se in realtà, all'epoca, le figure di riferimento per tutti loro (Scarpa incluso) venivano da Oltreoceano ed erano Barks e Gottfredson.
Boschi o Beccatini, Gori o Sani, non avrebbero mai scritto questi ed altri strafalcioni e dispiace vedere come una Opera Omnia di così alto valore e spessore (la prima dedicata ad un autore Disney italiano) sia stata introdotta da questo Licari che, nel prosieguo della Collana, spero torni dietro le quinte, lasciando più spazio ai giornalisti ed esperti testé citati che in passato hanno scritto diversi libri sull'autore in questione e sono dunque le persone più indicate a riempire le pagine di commenti e curiosità che si alterneranno alle storie.
A proposito di strafalcioni, Dario Fertilio nel Corsera di ieri mette Gancio e il Dottor Enigm tra i personaggi creati da Scarpa quando invece l'autore li aveva ripresi e sicuramente sviluppati dalle strips americane; tra i characters scarpiani creati intorno a Topolino (tutti topoliniani, ovviamente) include, chissà perché, il paperopolese Filo Sganga.
Peppe Aquaro sul Sette (il supplemento del Corsera) ripete l'errore del suo collega includendo Gancio tra i personaggi originali di Scarpa: non si saranno entrambi confusi col suo figlioccio Bruto?