Ripercorrendo a passo di gambero le storie di questo numero, Paperino e il comando vocale è la tipica storia di Panaro che presenta soluzioni a me non congeniali, prima fra tutte il congegno magico spacciato per invenzione, che tuttavia stavolta pesa meno sul mio giudizio complessivo. Il maggior problema è la blanda diatriba tra i due cugini che viene portata avanti senza quella verve che generalmente caratterizza i loro litigi e spinge il lettore a prendere una posizione precisa, generalmente a favore di Paperino. Penso sia chiaro che non mi piacciano le storie in cui Gastone vada d'accordo con Paperino nonostante alcuni diverbi, ma questo perché ritengo il primo riuscito nella misura in cui col suo atteggiamento odioso riesce ad urtare addirittura il lettore, al punto da immedesimarsi in Paperino e nel modo in cui cerca di aggirare la fortuna del cugino per trionfare - un po' come accade in diverse storie di Barks, insomma - giacché un ottimo personaggio lo è nella misura in cui riesce a non rimanere indifferente agli occhi di chi lo legge, per questo mi piacciono tanto quei personaggi che nella loro antipatia e odiosità sono talmente ben scritti da smuovermi: posso dire questo del Gastone di Barks, ma non posso dire altrettanto di questa versione annacquata del personaggio, che è tutto fuorché un contraltare in pieno stile di Paperino. Tuttavia, rendendomi conto di aver già formulato un'opinione più chiara in un commento di un recente numero di Topolino, preferisco interrompermi per concludere che, stavolta, Panaro non sia stato nelle mie corde, a differenza di quanto accaduto settimana scorsa.
Anche Gula, devo ammetterlo, l'ho trovato meno ispirato del solito, molte vignette sono scarne di dettagli ed imprecise nei ripassi.
Ciccio in un sogno dentro un sogno, invece, è il tentativo di Faraci di proporre in sei tavole un gioco di scatole cinesi che poco fa ridere, forse anche per via dei disegni che poco si prestano alla situazione narrata, forse con uno stile più singolare sarebbe stata stilisticamente più accattivante. In ogni caso, apprezzo l'idea, però la realizzazione manca di ispirazione, forse una sceneggiatura dalle battute più incisive avrebbe fatto guadagnare un po' di punti al risultato: come giustamente ha sottolineato Bramo, non ha osato rispetto a quanto avrebbe potuto dare.
Paperoga e lo sci urbano di Giunta/Facciotto si risolve in quattro tavole con una sola gag fisica non dirompente, eppure avrebbe meritato più pagine e, soprattutto, più sketch: un'altra occasione sprecata, insomma.
Passando sopra il ciclo di Artibani, ci si imbatte nell'unica storia davvero meritevole di questo numero, ovverosia Gambadilegno e l'onestà ipnotica di Fontana/Cavazzano, una prova ottima tranne che nel finale, che purtroppo fa perdere parecchi punti ad una vicenda dai toni un po' più "maturi", con riflessioni non banali e che non scadono nello stucchevole: sembra proprio che l'autore si sia dimenticato di aver portato avanti una trama e abbia deciso di enfatizzare il lato più filosofico, un errore tipico che si commette quando ci si dimentica del contesto per focalizzarsi sul messaggio e apparire a tutti i costi profondi, con la sola differenza che in questo caso la riflessione è tutt'altro che forzata, eppure parte in maniera forzata per via di Topolino e Pippo che si dimenticano del cattivo che hanno slegato, problema che si sarebbe potuto risolvere in due/tre vignette. La bilancia, in ogni caso, un'atmosfera più adulta del solito, che è sempre benvenuta sulle pagine del Topolino, anzi, per me dovrebbero essere questi i toni minimi con cui scrivere storie che non sono né commedie né gag.
Infine, Paperino Paperinika e il mirabolante match metropolitano è una storia sconclusionata che tira in ballo Paperinika per puro "fanservice", ma che, ai fini di una trama di per sé debole e anche un po' infantile - i Bassotti che vogliono distruggere il deposito con una macchina che crea ologrammi tangibili di mostri dei videogiochi - è totalmente inutile, anzi, visto il motivo calcistico che ci sta dietro avrebbero potuto sostituirla con Paper Bat, o forse, ma questo è più un mio personalissimo punto di vista, avrebbero potuto evitare di scrivere questa storia e puntare su qualcos'altro per promuovere l'album della Panini che fosse meno risibile.