Sto osservando da spettatore "neutrale" a questa vicenda che mette in discussione la creazione e la stesura di questa nuova serie dedicata al giovane Paperino.
Dico neutrale poiché a me, in generale, non è mai interessato molto di continuity, serialità o altri argomenti del genere. A me interessa che le storie siano belle, interessanti, scritte con criterio e disegnate (nel possibile) ancora meglio.
Ma mi sforzo e cerco di capire e comprendere le posizioni di tutte le parti in causa.
Ognuno, in base ai propri gusti (o forse meglio dire alle proprie "aspettative"), accoglie le nuove avventure con spirito critico differente.
Quello che a me fa storcere il naso parte solo da una affermazione che mi fa imbestialire al solo leggerla.
Gli autori agiscono così perché "è un prodotto dedicato al mercato estero e perlopiù americano".
E a noi, di cortesia, cosa ce ne dovrebbe fregare ?
Ogni appassionato di una determinata materia, argomento, fonte di svago sarebbe (uso il condizionale..) tenuto a ricercare tutto ciò che ruota intorno al microcosmo inerente tale passione.
Non sono (o meglio non sarebbero) gli autori a doversi fare carico (e quindi limitando la propria creatività) di tali vuoti o mancanze.
Noto da sempre un certo "servilismo" verso gli Americani che noi ci dovremmo scrollare di dosso con convinzione.
Non tanto per un semplice ed insulso discorso patriottico, ma proprio per convincerci che il fulcro, il centro del fumetto Disney mondiale siamo noi e non loro.
Questi ragionamenti mi fanno sempre pensare al discorso degli inglesi sul football (ossia il calcio). Siccome lo hanno creato loro (o così dicono...) sono stati convinti per decenni che loro fossero i migliori e che solo loro potessero deciderne le sorti. Ma poi il tempo ed i risultati sul campo hanno decretato ben altro.
Penso sia arrivato il momento che i simpatici amici che vivono fuori dai nostri confini nazionali si impegnino a scoprire un mondo dei fumetti che, soprattutto in Italia, è cresciuto e progredito.
Se significa che debbano informarsi e leggere tutte le storie di PP8, è ora che lo facciano.
Perché se Artibani decide di intavolare una serie per idee sue libere è un conto, se la deve plasmare per non far "scomodare" i lettori statunitensi allora non mi sta bene.
Capisco che sia un mercato grosso e di riferimento, ma capisco pure che tanti altri paesi non hanno la stessa "delicatezza" nei nostri riguardi.
Perché come documentato spesso in Olanda non si fanno scrupoli a fare storie che vertono sulla "Malavita italica" in barba alle nostre tradizioni ed ai limiti che regolano le nostre pubblicazioni.
Detto ciò aspetto di conoscere il continuo della serie con tranquillità e calma. Sicuro che gli autori italiani sappiano fare, come sempre, un egregio lavoro. Anche dovendo sottostare a ragionamenti davvero tarati e assurdi.....