Buonasera a tutti,
Dopo diversi mesi (anni?) torno a scrivere sul Papersera, pur seguendovi spesso. Purtroppo, come speravo di non dover fare, il mio rientro coincide con una delusione enorme ed in parte annunciata dallo scarso numero di pagine che già conoscevamo sarebbe stato dedicato a Pk. La fiducia a Gagnor e Lavoradori era ed è massima, in quanto sono due autori da me molto stimati, ma l’esito di questo primo albo è profondamente, per me, negativo. Mi sono sentito come quando, all’età di 14 anni, vissi un mese di immane speranza, leggendo sull’ultimo PK2 che sarebbe tornato Pk: le atmosfere “antiche”, Uno, i grandi nemici, le tematiche avveniristiche e profonde... poi, quando lessi “Un supereroe per caso”, il mio unico desiderio era quello di gettare dalla finestra quell’aborto fumettistico (poi divenuto il capostipite di “Frittole”). E gli diedi più occasioni per redimersi: rilessi quel testo, come sto rileggendo in questi giorni “Un nuovo eroe”, tante, tantissime volte, cercando di salvare il salvabile, a partire dagli splendidi disegni di Pastrovicchio. Ma nulla, non c’era e non c’è nulla in quel Pk che potesse salvarlo: una frittolata totale, imbarazzante, vuota e svuotata di tutta l’epicità pikappika che amavo.
Torniamo a noi: qui siamo solo agli inizi, ma sono rimasto profondamente deluso proprio perché mi sono ritrovato davanti una (bella) storia di Paperinik, come quelle che potrebbero essere pubblicate sul mensile canonico. Niente di più, niente di meno. Quali sono, a mio parere, gli aspetti che non funzionano? Ve li elenco:
- Tematiche: Pk non è Pk perché ambientato nel futuro, nello spazio o perché vengono presentati apparecchi futuristici fini a se stessi: Pk è tale perché, tra gli altri aspetti, trasforma la banalità del papero-eroe in una convincente rappresentazione umana di debolezze, dilemmi, pregi e virtù. In questo primo numero è tutto estremamente piatto: le motivazioni di Pk, quelle dei nemici, la presenza degli alleati nel finale, la comparsata di Lyla e così via. Tutto appare “tirato via”, senza alcuna possibilità di approfondire storia, vicende, motivazioni o dilemmi dei personaggi. Lo stesso Pk si ritrova su un pianeta sconosciuto e quasi sembra non preoccuparsene.
- Dialoghi: in parallelo con il punto precedente, gli scambi di battute (anche simpatici) risultano poco coerenti con il personaggio, che sembra quasi più intenzionato a far ridere il lettore che a coinvolgerlo nella trama. Pk riesce, attraverso la battuta di spirito, a trarsi fuori dall’imbarazzo del momento, a trovare coraggio e a spezzare un momento di angoscia per sé e per gli altri. Qui, a parte l’incipit citazionista ben congegnato, Paperinik appare una comparsa di se stesso, costretto a far ridere perché lo richiede il suo essere disneyano. Lo stesso, purtroppo, vale per i personaggi di contorno.
- Sviluppo: innumerevoli storie di PKNA e PK2 sono poco riuscite: capita, è fisiologico. Molte, tuttavia, avevano quantomeno la pretesa di costruire un percorso, di approfondire situazioni e di creare personaggi funzionali e dal background sviluppato. Penso, per esempio, a “Nella nebbia”, una storia non eccelsa, poco convincente, eppure ambiziosa. E’ questo che ho sentito mancare, tra le altre cose: l’ambizione di creare qualcosa di più, che non fosse un mondo o una ambientazione nuovi, ma la voglia di andare ad esplorare tematiche particolari, diverse, intriganti. Se penso anche solo, per quanto sia terribile fare confronti, che a Lucca è stato anche pubblicato “Droidi”, mi sovviene naturale paragonare i due lavori (non a livello qualitativo, sia chiaro, perché entrambi sono ottimi) e notare che... sembra si stia leggendo due mondi totalmente opposti. Uno sembra una storia di Pk (con i suoi pregi e difetti), l’altro no.
Vi copio il commento che ho scritto su FB sul profilo di Roberto Gagnor e che ripropongo anche all’autore, per cercare un punto di contatto con lui e con voi e per confrontare le nostre idee. Non sto qui a parlare di “bocciature”, “promozioni” o balle varie (voti, non voti): siamo tutti adulti, tutti in buona fede e si sta parlando di lavoro, quindi occorre, in primis da parte mia e di chi “critica” avere il massimo rispetto di chi ha impiegato tempo e fatica per realizzare un prodotto. Specifico quindi che OGNI mio appunto non vuole essere fine a se stesso, ma per fornire una visione di un lettore che poi può essere, o meno ovviamente (ci mancherebbe!!!) tenuta in considerazione assieme a 1000 altri fattori per lo sviluppo futuro del personaggio e della serie.
“Buonasera Roberto,
Intanto complimenti per avere iniziato una nuova saga pikappika, cosa non semplice: apprezzo sempre le sue storie sul topo e ammiro le sceneggiature precise, ironiche e spesso originali (la "race" e tante altre storie sono rimaste nel tempo).
Purtroppo questo esordio mi ha deluso: ho faticato a riconoscere le caratteristiche proprie di Pk, quali la profondità, le tematiche affrontate, l'ironia e i dialoghi talvolta tarantiniani, oltre che la presenza di personaggi "vivi"; mi è parsa più una produzione "topolinesca" ed infantile, in linea più con le storie inedite del mensile Paperinik che con PKNA, pk2 ma anche con le ultime storie (cito "droidi" solo per l'ordine di tempo). Il mio commento non vuole essere polemico, in quanto amo Pk e stimo molto Lei come autore, quindi le chiedo: nei prossimi numeri vedremo qualcosa di più strutturato e "profondo", ritenendo fisiologico un inizio a rilento, oppure si proseguirà su questa strada con mini-storie autoconclusive legate soltanto dal desiderio di Pk di tornare a casa?
Grazie.”
Preciso ancora che il mio post non nasce con intento polemico, ma è frutto di una delusione iniziale poi mutata in voglia di saperne di più, bisogno di avere speranza dall’autore in primis e da tutti voi in secundis che... “non siamo fermi qui”. E non a livello di trama (è davvero interessante sapere COME o QUANDO Pk tornerà a casa?), ma a livello di profondità e struttura narrativa (quali dilemmi si porranno davanti ai personaggi?).
Grazie per la lettura paziente da parte di voi tutti e sempre w Pk.