I fumetti Disney sono un' universo immaginario non ha senso aspettarsi una completamente "logica e plausibile aderenza ad una possibile realtà" che sia questa storica, tecnica, o sociale. E' chiaro che tu come storico (per hobby mi occupo anche io di storia antica ed archeologia. Se ti interessa il periodo puoi visitare l'altro mio sito sui Greci dell'età del Bronzo o le mie pubblicazioni della Osprey Publishing basta scrivere Salimbeti micenei in google o Salimbeti su Amazon.com) vorresti una quanto più possibile aderenza alla realtà storica in queste vicende , ma anche un ingegnere vorrebbe una quanto più possibile aderenza ad una realtà tecnica, così un sociologo ad una situazione sociale realistica ec...
Ma questo non avrebbe senso, non è una cosa che ci dobbiamo aspettare (anche se l'ambientazione storica è ben definita) o su cui dobbiamo soffermarci più di tanto. Se un autore immagina che Paperopoli è una città stato e per questo Washington non interviene va accettata nell'ottica del fumetto come una spiegazione plausibile, è una spiegazione Disneyana plausibile! Non ha nessuna rilevanza che nella realtà non sarebbe potuto succedere per vari motivi storico/politici. Se l'autore sceglie che Paperopoli è una città USA e che il governo centrale per qualche motivo non interviene è irrilevante cercare motivazioni storiche per cui la cosa nella realtà sarebbe stata improbabile o assurda e che Barks non era filologico e che si riferiva al Vietnam e quindi non poteva dire ambasciata USA ec... altrimenti si rischia di perderci in lucubrazioni mentali ossessive compulsive. Se Fantomius vola con macchinari impossibili che violano le leggi della fisica e della meccanica non ha senso che un ingegnere (perchè specialista della tematica) si ponga il problema di come fanno a volare e che nella realtà non sarebbe possibile e che era meglio mostrare i velivoli degli anni 20 e che Barks mostrava anche lui velivoli strani, ma questo perchè negli anni 50 c'era Flash Gordon ec.. Per il Torneo Monetario ho già risposto sopra
No, attenzione. Sono uno studioso rompiscatole, ma non ho mai preteso una "quanto più possibile aderenza alla realtà storica" da un fumetto Disney, tant'è che nell'ultima parte del mio precedente intervento ho sottolineato l'importanza della fantasia e della creatività. Quando voglio leggere un testo di saggistica storica so benissimo a chi e dove rivolgermi, sicuramente non a
Topolino, che ha ben altra funzione.
Ho tuttavia considerato e messo sul tavolo della discussione il punto che ritengo davvero dirimente, vale a dire la questione del patto stipulato tra autore e lettore, specialmente quando è l'autore a muovere per primo inserendo riferimenti storici precisi in ciò che scrive - e una data, perdonami, è forse in sé il riferimento storico preciso
par excellence; a parte Gervasio e Don Rosa, non se ne sono viste moltissime nel fumetto Disney - o prendendo spunto da opere altrui - in questo caso il canone donrosian-barksiano, in quest'ordine.
Per cui, se l'autore tal dei tali costruisce un universo con delle fondamenta ben evidenti riferendosi a o creando dei precedenti narrativi, questi accorgimenti possono portare legittimamente i lettori a elaborare delle riflessioni più profonde che tu, e ciò mi dispiace per l'estrema facilità con cui hai fatto deragliare l'attenzione dal discorso principale, hai derubricato a "lucubrazioni mentali ossessive compulsive".
Questa mossa mi sembra, onestamente parlando, una scappatoia.
Il punto, semmai, non riguarda nemmeno più di tanto da chi Gervasio tragga ispirazione per creare il suo universo narrativo, quanto piuttosto quella che potremmo definire una certa "approssimazione" o "leggerezza" nel dare magari per scontate delle cose che non lo sono più di tanto, finendo più che altro per solluccherare il piacere effimero del fan nerdone che legge Fantomius solo per bearsi della citazione al Titanic o delle sorelle di Paperone in platea a teatro. Qui ci si perderebbe nel vortice del formalismo, nel maelström del solipsismo narrativo, ma io non credo che questo sia nei piani del Nostro. Tutt'altro.
Però, da lettore, è legittimo cercare risposte alle proprie domande, specie se la storia x ti porta per eterogenesi dei fini dalla parte del dubbio piuttosto che da quella del "non detto autoriale" che, di base, non ci si può mai prefigurare: come mai, in un
setting verosimilmente statunitense e in un anno preciso - lo ripeto, specificare una data è un elemento più che importante, non dovrebbe essere accessorio per dare solo una patina di realismo, altrimenti si entrerebbe in una ulteriore contraddizione -, il governo per un anno intero non è intervenuto e/o non si è reso conto di quanto stesse accadendo in uno dei propri territori?
Stiamo parlando di una storia Disney, d'accordo. Ma con le altre storie Disney queste domande non affiorano quasi mai, un motivo ci sarà.
Più un prodotto diventa autoriale e complesso, come sta accadendo al Fantomius di Gervasio, più fa discutere - nel bene e nel male -, più diventa influente e importante nell'insieme di uno specifico ambito editoriale. A me sembra sinceramente una sequenza positiva e del tutto naturale, compreso il contributo intellettuale che spetta, da tacito accordo non scritto, al lettore.
Prima di tornare sull'"annosa questione" se Paperopoli sia o non sia negli USA, rimarrei ancora un attimo sul discorso delle "lucubrazioni" che, beh, tali non sono.
I miei sono ragionamenti fatti dall'appassionato di fumetto Disney prima ancora che dallo studioso di storia (per lavoro mi occupo di storia medievale e di territorializzazione; se ti interessano il periodo e l'argomento puoi visitare la mia pagina su Academia), da chi si pone delle domande e dei problemi cercando di elevare il dibattito su questo tema, da chi non si tira indietro se pensa sia il caso di mettere in discussione qualcosa, specie davanti alla trincea aprioristica del dogma del "volere di un autore" se c'è qualcosa che a conti fatti sembra non tornare, da chi cerca di capire e di approfondire, senza considerare quello che legge soltanto un
divertissement, evitando al contempo di scivolare nella cupa seriosità. Allo stesso tempo, lo sottolineo nuovamente, questo atteggiamento serve a non sminuire la complessità del progetto e l'impegno che un autore come Gervasio sta indubitabilmente profondendo nella sua opera di costruzione di un contesto credibile non in quanto fotocopia della realtà - che sarebbe antidisneyano al massimo - ma come verosimile versione coi paperi di qualcosa che è esistito/che esiste - al contrario, quanto di più disneyano possibile.
Tornando al discorso di prima, a me sinceramente non risulta da nessuna storia che Barks abbia esplicitamente concepito Paperopoli come una pura città stato. Ma, anche se fosse, l'ho scritto nel mio post precedente: nelle sue storie Barks faceva e disfaceva a seconda di ciò che voleva raccontare, pur mantenendo dei parametri abbastanza stabili e definiti, quelli necessari; e poteva farlo, come detto, perché era l'effettivo creatore di tutto quel mondo su cui poi, per decenni, avrebbero lavorato le generazioni successive di autori provenienti da svariati paesi.
Tornando a Gervasio, invece, io lettore non posso certo immaginare che, nella sua testa, Paperopoli sia effettivamente un'enclave americana giuridicamente scorporata dagli USA, quando ci sono per l'appunto più di settant'anni di storie che complessivamente fanno intendere l'esatto contrario: la logica e l'esperienza vorrebbero che, anche leggendo le gesta di Fantomius, si stiano seguendo un contesto e una logica verosimilmente statunitensi. E affermo ciò perché non mi risulta che nemmeno Gervasio abbia mai esplicitato lo status speciale della città e del suo territorio,
sic et simpliciter.
Per il resto, se posso permettermi una chiosa finale, giustamente anche il tuo sito è pieno zeppo di "lucubrazioni": è la tua versione dei fatti disneyani e personalmente la rispetto, come lettore, dal 2004 a questa parte. Ma come tutte le canonizzazioni è evidente che anche tu - per una chiara passione verso alcuni specifici aspetti del multiforme universo Disney - hai preferito dare la precedenza ad alcuni parametri piuttosto che ad altri, cercando dei riferimenti storici più che precisi e stabilendo una versione dei fatti che chiunque altro potrebbe questionare senza farsi troppi problemi.