Recensione Le Grandi Saghe 5 - Le Sette Meraviglie dei Paperi 1 Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta assistiamo ad un
piccolo rinascimento di Topolino. Dopo che Gaudenzio Capelli, l’allora direttore, aveva effettuato, nel 1988, il passaggio di editore dopo quaranta anni di pubblicazioni da parte di Mondadori, venne avviato anche
il rilancio del settimanale con la proposizione di diverse storie a puntate e saghe, molte delle quali sono entrate nella memoria collettiva.
Una di queste fu Le Sette Meraviglie dei Paperi.
In questo quinto volume della nuova collana Disney
Le Grandi Saghe vengono riproposte le prime quattro storie della vicenda, dove hanno esordito due artisti autorevoli del settimanale, come ci ricorda l’editoriale di apertura di Davide Del Gusto.
La storia si svolge come una serie di puntate autoconclusive, dove è solo
l’ultima vignetta ad agganciarsi alla prima della storia seguente. Un esperimento simile si ebbe con la rinomata
Storia e Gloria, che ha segnato anche il passo nella proposizione di grandi saghe disneyane. Questa saga, tuttavia, non si è accompagnata a nessuna promozione di gadget, né ebbe al contempo l’ardire di lanciare i semi per un
canon narrativo.
Si tratta semplicemente di una storia in costume dove i Paperi rievocano piccole gesta dei loro antenati, collocate a fianco di quelle che sono state le Sette meraviglie del mondo antico.
Non ci vuole molto per capire che questa saga cita le meraviglie cantate da Antipatro di Sidone, e in maniera efficace accosta ad ognuna di queste una meraviglia degli antenati dei Paperi.
La narrazione della saga, poi,
mette in mostra arditi tentativi di anticipare il futuro, realizzando megalitiche e opulente creazioni che sono molto simili anche ad oggetti che hanno segnato quell’epoca (come il cubo di Rubik), o dove l’assurdità è tale da non permettere al lettore di girar pagina senza prima aver capito il perché di quell’invenzione.
Insomma, una storia in costume che riesce a regalare buone emozioni e anche qualche sorriso.
Nella Saga delle Sette Meraviglie dei Paperi, si nota un primo riferimento interno alle storie precedenti La storia, inoltre, risulta essere anche molto semplice nella trama: la narrazione di Paperone non si accompagna a nessuna impresa che realmente voglia portare a compimento con l’ausilio dei nipoti, ma diviene solo il motivo per esporre le gesta degli antenati. Difatti, in questo senso, la saga prova semplicemente a descrivere la piccola magnificenza di alcune invenzioni, messe in primo piano nel contesto della meraviglia del mondo antico in questione.
Rimane comunque un piccolo tesoro, non solo per la trovata narrativa, ma
anche per i disegni di due giganti disneyani che all’epoca muovevano i primi passi: Maurizio Amendola e Giuseppe Dalla Santa. Il loro tratto classico, supervisionato da Romano Scarpa, rimane ad oggi caratteristico e anche molto fresco nella riproposizione.
Alcune curiosità della saga:
Ed ecco il secondo riferimento interno, sempre collegato ai Giardini di Paperlonia Le Sette meraviglie compaiono nel titolo di un’altra storia Disney. Creata da Carlo Gentina e disegnata da Alessandro Gottardo,
Paperut e le sette meraviglie del mondo non ha, però, nulla a che vedere con la saga in questione. Rimane comunque interessante vedere come le meraviglie del mondo antico potessero essere richiamate nelle storie di
Topolino, come ad esempio in
questa storia.Tra le meraviglie papere citate, sicuramente quella più raffigurata è il Colosso di Paperodi, riprodotta in diversi volumi di edizioni estere della saga medesima.Nelle storie di questa saga appaiono anche delle vignette che riprendono elementi centrali di storie precedenti (come nel caso dei semi di viola del pensiero), costituendo così un filo conduttore che lega tutte queste.In sei delle sette storie, il titolo è evocativo della meraviglia del mondo antico attorno alla quale si svolgono le vicende. Solo nel primo titolo non viene menzionata la Piramide di Cheope. Per converso, il titolo meno “paperizzato” è
La Statua di Giove Olimpo, presentata alla fine della precedente storia come la Statua di Giove Paperolimpo.Nella storia
Il Tempio di Amelide compaiono anche due personaggi disneyani non standard: Merlino e Anacleto da
La spada nella roccia (1963). I due personaggi torneranno in due storie memorabili successive:
Paperino in: “La storia (in)finita” (Mognato/Dalla Santa) e
Qui, Quo e Qua in “Le avventure di Pinocchio” (Michelini/Gatto).
Voto del recensore:
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