A meno che Bertani non sia il direttore anche di Bonelli e Bugs Comics.
Il punto è che se tu aumenti mi sento autorizzato a farlo anche io, per quanto tentennassi fino a un attimo fa.
Si parla tanto di crisi della carta, crisi del fumetto, chiusura delle edicole e intanto le pubblicazioni sono ancora un bel po' e pure le librerie aumentano la disponibilità di fumetti.
E' possibile che ci sia un dirottamento verso queste ultime, con preferenza dei volumi pregiati rispetto a quelli economici e seriali da edicola, ma allora si pianifichi meglio l'offerta - ma è stato già detto - concentrando gli sforzi economici su meno pubblicazioni di maggiore qualità, in contenuti e formati.
Negli ultimi anni il fumetto è stato sdoganato e se ne parla (e se ne compra) sicuramente più di prima, tanto da far aumentare le manifestazioni e fiere del settore, e questo è senz'altro un bene. L'ultima, Cortona Comics, è nata proprio quest'anno (c'è un articolo proprio sul Papersera) e Ancona Comics&Games è alla sua sola terza edizione.
Teniamo anche conto che con le vendite online anche gli editori risparmiano in distribuzione locale.
Cioè: c'è tanto fumetto in giro e tanto interesse per esso, anche nelle sue versioni più nobilitate, e... mancano i soldi? Veramente?
Il coro è quello della disperazione, tra l'altro degli stessi lettori, che spesso si lagnano della decaduta qualità dei propri albi preferiti, ma allora che significa? Che ci sono pochi autori 'fiammanti' e strapagati e molti altri 'riempitivi' sottopagati e che fanno la maggioranza del lavoro sporco per completare i contenuti dell'albo o comunque l'annata editoriale? Che destino hanno i ricavi delle vendite? Quello di pagare soltanto i pochi che propongono la storia stratosferica che finirà dopo qualche mese in cartonato in pelle umana, sganciando gli spiccioli agli altri?
E quanto pesa veramente il costo della carta in tutte queste dinamiche? Il mercato cambia e il fatto che l'utenza sia più disposta a investire nel fumetto - come detto, le vendite dei volumi pregiati sono aumentate - credo induca gli editori a ritenere il mercato maturo per un salto di qualità, soprattutto nella percezione del fumetto come oggetto di valore, da non fruire più 'nel bagno' ma seduti alla Feltrinelli, con conseguente ricaduta sulla determinazione dei prezzi di vendita nella loro globalità, senza più distinguere molto tra pubblicazioni minori e maggiori, confidando nella comune rassegnazione dei lettori.
Vero è che in fondo il lettore ha sempre dalla sua il famoso potere 'binario' (compro/non compro), ma rischia di esercitarlo mordendosi il labbro.