Questa settimana, ho provato una generale insoddisfazione. Molto forte. Storie ben poco brillanti. Meno di quelle della scorsa settimana e che inquietano, date le buone punte raggiunte con i tre numeri natalizi. Verrebbe da chiedere: così si vuole cominciare l'anno?
"Topolino fuori dai radar" Parte fiacco questo n° 3554; la storia, nonostante i grandi annunci e la bella copertina, promette molto, ma mantiene poco. La trama è scontata, banale. E sì. La paura che avevo espresso la scorsa settimana si è rivelata fondata: è un noir che non vuole fare il noir. Insomma: il noir non è pervenuto. È
"fuori dai radar" di questa sceneggiatura di Faraci che pare quasi sia stata pensata, unicamente, come pretesto per far entrare in relazione Irk e Topolino. Cosa che avrei anche ritenuto accettabile, se non fosse che il loro rapporto appare scritto male e basato su un unico tema (=
"sono cose per la Polizia!") ripetuto all'infinito.
Infatti, la dinamica tra i due viene delineata in maniera più o meno realistica solo nelle prime pagine; discretamente buona la successione di punzecchiature iniziale: scorrevole e credibile. Stile sit-com.
Interessante, in special modo,
il Topolino che non sa se essere felice o no per il fallimento del rivale. Qui, Faraci (aiutato dal bravissimo Casty) delinea — vignetta dopo vignetta — un Topolino sospeso, incapace di avere dei sentimenti chiari. Il tutto attraverso il dialogo con Minni, nel quale, a momenti di evidente "godimento", si intervallano antitetici dubbi sul cosa provare davanti ad una notizia del genere; tensione tra sentimenti sostenuta dall'incapacità di rispondere con chiarezza alle "insinuazioni" di Minni.
Quest'ultima fa da motore per il pungulamento psicologico del Topo. La resa è buona. La successione di silenzi, frasi che mostrano la goduria per la rivincita, subito sostituite da riflessioni amare sul come basti poco — sul web — per passare dall'essere delle star all'essere considerati delle "merdine", rendono l'idea del contrasto di sentimenti, come accennato.
E poi? Poi, basta. Tolta Minni, Topolino passa ad un rapporto piatto con Irk e alle solite punzecchiature. Queste erano buone per introdurre la storia, ma — successivamente — divengono meno scorrevoli di quelle iniziali (di cui tentano di riprodurre lo spirito, con scarsi risultati) e, addirittura, fuori luogo: basare il rapporto tra i due su una successione di battute, stoccate e blastature rende il rapporto altamente stereotipato.
Insomma. Va bene qualche battuta, specie nelle scene iniziali. Ma poi, da lettore, mi aspetto un approfondimento diverso.
E me lo aspetto anche perché ad annunciarlo era stato lo stesso Faraci sul n° 3553; su quest'ultimo, parlava di un rapporto che avrebbe messo in luce le peculiarità dei due: la razionalità professionistica e perfettina di Irk e l'intuito di Topolino.
Qui, invece, vediamo un Topolino che intuisce il misfatto. E va bene. E, poi, un Irk che: intuisce, anche lui, il misfatto. Non seguendo metodologie da professionista (in antitesi con quelle del rivale). No. Ci arriva per puro e semplice intuito. Come Topolino!
E si reca sul luogo, da solo. Come Topolino. Senza seguire nessuna procedura standard, se non appiccicare una cimice. Quest'ultima cosa sembra il tentativo di Faraci di rendere "professionale" — all'ultimo minuto — un intuitivo e raffazzonato Irk.
Il risultato è che entrambi hanno usato l'intuito e, di conseguenza, la differenza tra i metodi e il modo di pensare dei due non viene delineata affatto.
Vediamo solo un Irk intento ad escludere Topolino perché
"sono cose per la Polizia", ma non vediamo — in alcun modo — il confronto/scontro di metodo e filosofia d'indagine tanto annunciato. Lo scontro si riduce a
"tu sei un semplice cittadino" e
"no, dai, portami con te". Ben poca cosa, direi. Poca cosa riproposta, tra l'altro, anche in modo poco credibile, come alla fine, con una gag vista e rivista.
Va bene mostrare come, nonostante le differenze, i due siano più simili di quel che potrebbero credere o volere loro stessi. Ma quelle differenze vanno mostrate o il processo di disvelamento non ha alcuna possibilità di mettersi in moto.
Discrete alcune battute metanarrative (
come quella del cattivo che espone i suoi piani ai complici che già sanno tutto). Anche se già viste. Quella messa in spoiler mi è parsa un metodo per non inventare altri modi di rappresentare la cosa e limitarsi ad inserire la battuta finale, come a dire
"ei, guardate che lo so eh".
Più apprezzabili, invece, le battute sul Topolino "amico delle guardie".
Purtroppo, i disegni dell'ottimo Casty non salvano una sceneggiatura che non brilla nelle dinamiche tra personaggi e nemmeno nell'intreccio del giallo che risulta noioso e non in grado di attirare la curiosità come dovrebbe.
Voto: 1/5"Paperino nullafare d'eccezione" Storia simpatica, ma non incredibile. Tenta di far ridere e riesce a far fare qualche sorriso appena accennato. Le gag non brillano particolarmente. Il finale, oltre ad essere un po' troppo didascalico, risulta intuibile fin dai primi istanti. Ma, d'altra parte, il tema è classico (la pigrizia di Paperino) e il modo di trattarlo è altrettanto classico; il finale non poteva andare da altre parti, messe così le cose. Si lascia leggere.
Avrei preferito, date le premesse iniziali (= un Paperino affranto perché sente di non avere altra capacità se non il poltrire), una storia che proseguisse nella introspezione del Papero. Anche in modo comico. E invece, questa viene (immediatamente) bloccata, per far spazio ad un ottimismo che trascinerà il Nostro in un progetto fatto, unicamente, di gag non sempre riuscitissime. Il minimo sindacabile.
Dinamici e freschi i disegni. Molto buona la colorazione.
Voto: 2/5"Paperoga in: sempre più buono." Breve storia godibile. Una lunga gag che, però, non appare come un allungamento del brodo di una tavola autoconclusiva. Il crescendo comico è più che giustificato e il finale non è scontato. Certo. Pur non essendo scontato, strappa solo un sorriso.
Voto: 2/5"Filo & Brigitta e i Tesori di Serie B: I centrini della tavola rotonda" Scritta male; la motivazione che mette in moto il viaggio non riesce a catturare il lettore; una trama che pare quasi giocare tutto sul tentativo (malriuscito) di strappare un sorriso con una trama costruita attorno ad un gioco di parole.
Insomma, l'idea dei centrini aveva del potenziale, ma è costruita in modo poco avvincente, anche dal punto di vista comico; pare che l'autore speri che a salvare tutto sia il gioco di parole stesso, da solo, senza nessuna aggiunta; il fatto che... capito? Dei centrini! Per la tavola rotonda!!! Capisci??! Partono le risate preregistrate. Lo studio è vuoto.
Paperone è inserito a forza e finanzia un qualcosa che pare interessargli solo alla fine della storia. Prima no. E non si capisce perché acconsenta, se non per dare modo allo sceneggiatore di giustificare un viaggio costoso con protagonisti Brigitta e Filo,
oltre che l'entrata in scena di Rockerduck.
L'evoluzione improbabile e poco credibile delle situazioni e degli eventi non aiuta e dona un senso di fastidio e imbarazzo. Il finale, poi,
con quella virata casuale sul calcio, è pessimo. Tale virata è messa lì pur di strappare (nuovamente) un sorriso che non arriva. Sembra che l'autore abbia pensato ad una parodia del ciclo arturiano, ma — non sapendo come svilupparla — si sia ingegnato nel tirar fuori un'ultima gag (una qualsiasi) che lo aiutasse a tirarsi fuori dal pantano e trascinarsi verso la parola "Fine". Ci è riuscito? Per niente.
Unica nota di merito: i disegni. Freschi e dinamici. La scena del paracadute è molto ben fatta e ci sono altre chicche di questo genere, nel corso delle tavole.
Voto: 1/5"Le Giovani Marmotte e la Pietra che parla" Mi ha abbastanza convinto. Certo. Siamo solo al primo episodio, ma promette — se non benissimo (come fu per la
Lampada Bisestile) — almeno benino. Le situazioni sono abbastanza classiche (
si preannuncia il solito viaggio nel tempo e intorno al mondo), però ricche di potenzialità. Un tema classico, insomma, potrebbe anche essere reso in maniera brillante e insolita. Questo potrà dircelo solo il secondo episodio; dunque, mi riservo per allora eventuali commenti.
Ecco. Un problema di questo episodio è il fatto di apparire come fin troppo scarno. Una specie di lungo incipit in cui accade ben poco, ma vengono citati elementi per il futuro.
E questo incipit, almeno, è avvincente? Abbastanza. Non memorabile, ma cattura la curiosità.
Tra una pietra che nasconde un folletto che parla, pietre rare legate a variegate leggende e il "piccolo popolo" citato in un disegno iniziale, la storia riesce a rendersi interessante ed intrigante. Più che altro, perchè si vuole vedere dove andrà a parare: se l'autore saprà usare al meglio il minestrone di cose citate o no.
Questa commistione di elementi, unita all'idea di una pietra che parla (come da titolo), dona un mix potenzialmente originale, ma di cui si sa ancora troppo poco. Come dicevo in apertura, si tratta di elementi classici, ma — tuttavia — posti in un miscuglio insolito e discretamente ricco, sostenuto da un'idea non banale (
la pietra come portale su qualcosa o qualcuno). Ma, ripeto, tutto ancora troppo abbozzato per emettere un giudizio definitivo.
Interessante l'idea di una specie di Paperon de' Paperoni in versione pietresca, con tanto di deposito a tema.
Assieme a Newton, appare essere l'unico personaggio dotato di una caratterizzazione almeno credibile. Anche se, rispetto al nipote di Archimede, Tycoon è ancora un po' troppo acerbo (si spera che il personaggio non si fermi a questa caratterizzazione, ma venga esplorato nel corso degli episodi). Non brillano particolarmente i tre paperotti. Il ruolo di semplici balie di Newton li costringe in un carattere fin troppo giudizioso che entra in antitesi con lo spirito avventuroso che li contraddistingue di solito.
Voto: un
2.5/5 perchè è un episodio ancora fin troppo embrionale. Il ".5" per via delle potenzialità abbozzate; speriamo possa alzarsi almeno a 3.
"Dal Diario di Paperina: meditazione rurale".
Sarà un mio problema, ma non riesco proprio ad apprezzare questa serie di tavole autoconclusive della Lomurno. Gag scontata. Ti chiedi solo se il "maestro" sarà Paperino o Ciccio, ma sai dove andrà a parare, fin dalle prime vignette.
Voto: 1/5 Voto finale del numero: un faticosissimo
1.5/5 di media.
Bonus: interessante l'anteprima de
"Il Corsaro", storia in due episodi che sarà presente nel 3555. Viene ripescato un personaggio barksiano: Malcom McDuck. Certo. Ci risiamo. L'osare "per finta", attraverso lo stratagemma del passato e degli antenati di Paperone. Però, quantomeno, non si parlerà di Klondike
e non è detto che non regali qualcosa di buono.