Visto, finalmente, anche io, anche se non in 3d, tecnologia che a quanto pare alle porte di Pisa non è ancora approdata e neppure sembra intenzionata a farlo
"Coraline" è un film che mi sento di consigliare a moltissime persone. Quasi tutte lo adoreranno incondizionatamente e mi ringrazieranno per il consiglio. Andateci senza i vostri figli, però: non è ASSOLUTAMENTE un film per bambini, anzi è un horror in piena regola. Io la mia non ce la ho portata, e ho fatto decisamente bene.
La prima considerazione è per Henry Selick. Pare condannato a fare i film degli altri. "Nightmare Before Christmas" è suo, ma nell'immaginario collettivo è "roba" di Burton. Ho la forte sensazione che sarà lo stesso per "Coraline", destinato ad essere considerato "roba" di Gaiman. Un po' è colpa di Selick: è lui, in fin dei conti, che sceglie di portare sullo schermo storie di autori talmente "forti" da oscurare il suo nome. E lo fa con tale adesione allo stile di questi autori da far credere che la sua sia una mera esecuzione letteraria, e rendersi pressoché trasparente alla percezione dello spettatore. Sì, perché NBC era burtoniano fino al midollo, e "Coraline" è gaimaniano fino al midollo. Nel bene e nel male.
Ecco, i fan di Gaiman ora alzano il sopracciglio. Nel bene e nel
male? Cosa può esserci di male nell'opera di Gaiman? Chi ama Gaiman, di solito, lo ama completamente, lo adora incondizionatamente. A me non riesce, me ne sento in colpa quando finisco di leggere una sua opera, ma mi ritrovo sempre a dire che mi è piaciuta, sì, ma solo al 50%. Il
primo 50%.
Con tutto quello che ho letto di Gaiman mi è successa la stessa cosa. All'inizio mi piace un sacco, mi prende, mi affascina e mi coinvolge. È ricco di idee suggestive, ti avvolge e ti porta in un mondo magico e pieno di meraviglia. Ma verso metà libro/fumetto/film subentra una sorta di stanchezza. Tutte quelle belle idee cominciano a sembrare artificiose, innaturali, manieristiche. Quello che fino a poco prima sembrava un perfetto mosaico in cui ogni tessera si trovava perfettamente al suo posto comincia a somigliare ad un collage con pezzi eterogenei incollati a casaccio, messi lì perché "è bello, ce lo avevo e dovevo pur usarlo". La meraviglia si trasforma in noia, e perdo il senso che la storia stia andando a parare da qualche parte. Verso il finale ci si ripiglia, si tirano le fila, ma ormai la sensazione è quella, il libro/fumetto/film finisce, e io mi ritrovo a dire che mi è piaciuto, sì, ma solo al 50%.
È successo anche con "Coraline". Durante lo spettacolo teatrale delle due "altre" attrici ho cominciato a pensare che stava diventando stucchevole, e da lì l'entusiasmo è scemato. Ma perché Gaiman mi fa sempre, sempre, questo effetto? E perché lo fa soltanto a me? È una cosa che mi fa infuriare.
Nel complesso, però, visto che le statistiche dicono che Gaiman fa questo effetto a me, e me soltanto, mi sento di consigliare il film a chiunque altro. Lo adorerete fino alla fine. Adorerete quel voler ricreare le favole cattive di una volta, dove le streghe strappavano gli occhi ai bambini, e le casette di marzapane erano trappole insidiose; adorerete quella atmosfera da sogno che va gradualmente trasformandosi in incubo (ad onor del vero, a me "l'altra madre" metteva paura sin da subito); adorerete quel sapiente contrasto fra il grigio e sbiadito mondo reale e il colorato e felice, così pare, mondo del "sogno". Io pure lo ho adorato, per il primo 50%. Poi mi ha stuccato.
Una domanda: qualcuno ha capito cosa vuol dire il sibillino "Per chi lo comprende: ANIMALE" che compare alla fine dei titoli di coda? (ovviamente
io non lo comprendo)