Provo pure io a riscrivere il mio messaggio per Abramo Barosso.
Un caro saluto ad Abramo Barosso, autore di tante storie che ho molto amato. Delle "Barosso's stories" ho sempre apprezzato in modo particolare l'umorismo, a volte "british", soprattutto quando i nostri eroi preferiti venivano rappresentati alle prese con disavventure dal sapore quotidiano, non troppo diverse da quelle che potevano capitare a noi lettori. Vicende che ci facevano sentire più "veri" quei personaggi, quasi dei vicini di casa o compagni di scuola, con cui identificarci. E quante battute provenienti dalle storie barossiane sono diventate per me dei veri e propri modi di dire, a cominciare dall'ormai leggendario color "verde palude al tramonto ma non del tutto sera"!
Un paio di anni fa ho trascorso un pranzo a Rapallo in compagnia degli amici del Papersera, in cui ebbi la fortuna di sedere proprio accanto ad Abramo. Persona cordialissima, simpatica, la cui conversazione spazia su una grande varietà di argomenti. E se la cava benissimo anche con l'inglese, per la gioia dei commensali olandesi presenti alla tavolata. Ma quello che più mi colpì fu che, mentre noi ci ingozzavamo di manicaretti, lui non toccava cibo: per ragioni di salute non poteva mangiare con noi, ma era ugualmente venuto al pranzo solo per concederci la sua compagnia. Un atto di cortesia a mio giudizio veramente straordinario.
Spero vivamente che la sua salute migliori prestissimo, gli mando i miei migliori auguri... e anche io, come Paolo, continuo a chiedermi se il lamellobranchio, in California, alligni...