Dieci anni fa, precisamente l'11 gennaio 2013, ci lasciava Abramo Barosso. L'anno successivo lo seguiva il fratello Giampaolo. Che perdita immensa per il fumetto, Disney in special modo. Proprio in questi giorni, un sentito ed emozionante articolo di Frank Stajano ricorda la figura dei due autori, presentando quattro magnifiche loro storie sul numero attualmente in edicola dei Grandi Classici Disney. Avventure magari non tra le loro più celebri, ma che sintetizzano appieno la loro personale visione dell'universo di personaggi nel quale i due sceneggiatori liguri si muovevano con tanta abilità. Partiamo da "Paperino e la sacca dello sceicco", vicenda dai toni esotici e fiabeschi che tanto ricorda il gusto arabeggiante dei racconti delle Mille e una notte. Leggendola, ci troviamo davanti a una storia piena, cioè capace di lasciare il lettore pienamente soddisfatto, come dopo un lauto pasto, tant'è meravigliosa in ogni particolare e carica di messaggi e sensazioni, appena suggerite per lasciarne l'interpretazione alla sensibilità del lettore.
Seguono "Topolino tecnico tenace" e "Pippo e la pappa del pupo", che a mio parere esprime quello che è uno dei tanti meriti dei fratelli Barosso: il rendere la quotidianità dei personaggi protagonista delle loro storie, portando quindi i lettori a immedesimarsi con essi vedendoli calati nelle disavventure domestiche che vivono ogni giorno, e allo stesso tempo offrendo uno spaccato vivido, a tratti ironico, della società contemporanea. Che si tratti di improvvisarsi tecnici fai-da-te, fare da babysitters a un bambino particolarmente vivace, vendere spazzole o calendari porta a porta , i vari Topolino, Pippo e Paperino non sono mai apparsi così umani.
Elementi propri quindi della migliore commedia all'italiana, quindi, come lo sono l'umorismo garbato e scoppiettante, le gag visive e fisiche, i dialoghi frizzanti e spassosamente eruditi( impossibile dimenticare " Ma il lamellobranchio, nella California, alligna?). Ma, seguendo l'esempio di Romano Scarpa, i fratelli Barosso si aprono alla magnifica tradizione fumettistica d'oltreoceano, introducendo in Italia e facendo propri molti personaggi originariamente Made in USA. È questo il caso di Rockerduck, che nel Bel Paese raggiungerà la fama dopo il suo esordio nostrano in "Zio Paperone e il kiwi volante", disegni di Giorgio Bordini. O di Paperoga, protagonista assoluto di un pugno di spassose storielle, tra cui ricordiamo "Paperino e il singhiozzo a martello" per essere la prima storia disegnata da un giovane Giorgio Cavazzano. Ma soprattutto Amelia, la fattucchiera che ammalia, che i Barosso portano ad affrontare Zio Paperone in innumerevoli sfide e battaglie fatte di sortilegi, astuzie e inganni. È un Amelia combattiva, pericolosa e furba quella che emerge da capolavori come "Zio Paperone e l'ampolla di alabastro", "Zio Paperone e il colpo del soldone", "Zio Paperone e l'orribile ossessione","Amelia e gli zoccolini di cristallo", e molte altre.
Molti altri sono i personaggi magnificamente interpretati dai Barosso, tra i quali ho sempre preferito il loro Pippo, ingenuo e sincero, onesto e svanito, capace di improvvisi lampi di genio e fedele a una logica tutta sua, ferrea e lontana dai luoghi comuni. È il ritratto di un sognatore, che emerge da storie quali "Pippo e il maniero del prozio Veniero","Topolino e la caccia a chissà cosa"...
Topolino, al confronto non sempre riesce a spiccare, limitato com'è dalla sua posizione di detective in gialli complessi come "Topolino e i casi X, Y e Z", ma avventure più quotidiane, che lo mostrano in dinamiche domestiche con i suoi pregi e difetti, lo rendono più vivo, tridimensionale e simpatico.
Minni viene valorizzata, con un carattere a metà strada tra il petulante e capriccioso contrapposto ad atti di altruismo e coraggio. Sono queste ultime caratteristiche ad emergere in avventure quali "Topolino e la porta del sole"e "Topolino e la banda dei rubamandre".
Per quanto riguarda i Paperi, le dinamiche tra Paperino e il suo ricco Zio Paperone sono approfondite splendidamente, in un equilibrio precario tra affetto reciproco e rissosità, per quanti il papero in blusa da marinaio si dimostri capace di interpretare in solitaria ruoli complessi, come mostrato ad esempio nella bella "Paperino e la maliarda miliardaria".( Apro - e chiudo- parentesi per soffermarsi un istante sui meravigliosi titoli delle loro storie, meravigliosamente allitterativo, dove le allegre allitterazioni allettano non gli allocchi bensì le migliaia di lettori che sono cresciuti con le loro storie, titoli musicali che ricordano le armonie di quelle canzonette di una volta, suonate ai e dai bambini accompagnandosi con l'armonica o l'ocarina, o uno zufolo improvvisato).
Purtroppo, la loro collaborazione con Topolino si è chiusa prematuramente, dopo poco più di dieci anni. Un periodo sufficiente a fare innamorare i lettori di un' intera generazione delle loro storie, ma carica di rimpianti se si pensa a quante avventure avrebbero potuto realizzare ancora.
Poi, l'11 gennaio di dieci anni fa, la morte di Abramo spezza quel singolare sodalizio, artistico ma anche di vita, che aveva accompagnato i Barosso nell'arco della loro esistenza, con Giampaolo che traduceva in vignette e dialoghi fulminanti i soggetti pieni di inventiva che il fratello gli mandava. Piace ora pensare che i due siano ora riuniti in una "dimensione delta", anche se noi del Papersera li ricorderemo attraverso le parole di Abramo Barosso, quando quella sera del 2008 ricevette il Premio Papersera, ma fu più lui a donare ai presenti la sua saggezza, il suo umorismo, la sua affabilità, la sua bontà.
Grazie, Abramo e Giampaolo, per tutto quello che avete saputo trasmettermi nelle vostre magnifiche storie.