Beh, per i Classici, io ho una "rosa" più ampia: Martina,
Cimino (imprescindibile), Pezzin, Chendi, Barosso, Scarpa. Più Barks e Gottfredson oltroceano. Poi c'è la schiera di chi ha prodotto poco e bene, come Bottaro, Missaglia e Catalano. Menzione speciale al grande misconosciuto Pavese.
Ma a parte i miei gusti, dei quali potrà importare relativamente, Martina o Scarpa? Beh, il fumettismo italiano è spudoratamente "scarpista"; tanto per dirne una, l'unica Omnia sinora esistente è la sua (a parte il fatto che un'Omnia del Professore durerebbe secoli...). Personalmente, pur non avendo preferenze di sorta fra i due, credo ci sia forte bisogno di insistere sulla grandezza di Martina, troppo spesso travisato e ricordato per un pugno di storie simbolo (magari perché particolarmente acide o perché parodie). Certo, se Scarpa avesse scritto sempre all'altezza dei suoi primi dieci anni non staremmo qui a discutere (almeno secondo me). Ma il Professore ha dalla sua una costanza senza rivali, una capacità di trovare sempre nuove idee che riesco a rintracciare solo in Cimino e Barks.
E al netto di alcune storie dei Settanta e (forse) dell'ultimissima fase (ma anche su questo il discorso andrebbe chiarito) quello che stupisce è che nessuno come il Professore poteva raccontarti una storia anche non eccezionalmente brillante e renderla corposa, ricca, soddisfacente: e quest'arte stava nel linguaggio, torrenziale, ficcante, perentorio, mellifluo, pittoresco, sgarbato, tribunalizio a seconda delle occasioni, insomma in un
nerbo solido indipendente dalla trama. E poi, gran parte delle sue trame, in aggiunta a questo, era davvero interessante e imprevedibile: magari non il pesce-robot, per dire, ma l'imperatore degli Stati Uniti, la triscaidecafobia, la spada del samurai, il ciclo di Paperinik, e non finirei mai di enumerare...!
Discorso a parte per l'Inferno che è semplicemente un miracolo.
Vi prometto che prima o poi farò un intervento nel topic di Martina, va'.
Per quanto riguarda Scarpa, magnificarne le doti è come sparare sulla Croce Rossa; del resto ci sono gli articoli del
Romano Scarpa forever da leggere e rileggere! Fra le tante cose, vorrei sottolineare la divina capacità di mescolare comicità e avventura, davvero insuperata ed esemplare. E poi la limpidezza del racconto, che inanella sintagmi narrativi in maniera apparentemente semplice, naturale, eppure ragionatissima per non perdere in chiacchiere e "spiegazionismo" nemmeno una vignetta.
Eh sì, davvero dei grandi Maestri... e per fortuna non devo aggiungere "come non se ne fanno più", perché non è vero!