Voglio fare i miei apprezzamenti su un particolare di Panaro che forse ogni tanto passa inosservato (o sottinteso): i suoi personaggi nuovi, cioè quelli che appaiono in una storia sola, e con cui la banda Disney si ritrova a interagire.
Colgo l'occasione per un appunto che meditavo da un po'.
Panaro introduce molti nuovi personaggi, anche per un'unica comparsa, e' questo e' certamente apprezzabile, tanto piu' che molti sono decisamente validi. Quello che pero' mi disturba un poco e' che molto spesso (troppo,
imho) questi personaggi sono mostrati in rapporti estremamente amichevoli con quelli standard. Per spiegarmi meglio: cio' che mi sembra innaturale e' che Paperino o Topolino si comportino con tutti costoro mostrando una confidenza che nella mia ottica si da' solo a pochi intimi.
Credo che il problema sia in gran parte nella differenza di personalita' tra autore e lettore (dove quest'ultimo e' incarnato dal sottoscritto; un lettore che nella propria vita privata sia abituato a relazionarsi diversamente col prossimo non avvertira' il fastidio che provo io). Dai suoi interventi sul forum, Carlo appare come una persona estremamente gentile, amichevole e attenta a stabilire buone relazioni con gli altri. Mi sembra che questi amabili aspetti del suo carattere si rispecchino nel modo in cui fa agire i personaggi. Io sono molto meno amichevole e in genere tendo a mantenere una certa distanza nei rapporti sociali (probabilmente non l'ultimo dei motivi per cui scelsi di iscrivermi al forum con una sigla enigmatica), distanza che spesso non colmo nemmeno dopo anni di frequentazione: vedere certi comportamenti nella vita quotidiana dei calisotiani mi risulta spesso strano e innaturale, in quanto sono comportamenti cosi' lontani da quanto farei io (o vedo generalmente fare attorno a me) in situazioni analoghe.
In certe storie panariane, il nuovo amico e' stato appena conosciuto; in altre, l'intimita' e' piu' giustificabile in quanto si parla esplicitamente di incontri precedenti, ignoti al lettore, ma del tutto plausibili. Anche in questo secondo caso pero' avverto la cosa come innaturale, per la frequenza con cui avviene e per il calore umano cosi' apertamente dimostrato dall'eroe. Forse un confronto con altri autori puo' rendere piu' chiaro quel che intendo: nelle storie di Chendi capitava molto spesso una figura tipo "il mio amico Paperetto", quando c'era bisogno di un personaggio di contorno (in genere solo per poche vignette), ma l'eroe lo trattava non diversamente da come io tratterei un simpatico conoscente, un vicino di casa, un ex-compagno di scuola o un collega che magari vedo quotidianamente, ma senza che siamo mai diventati veramente intimi; il rapporto poteva essere molto cordiale, ma senza una cosi' candida, disarmante apertura.
Per quanto posso giudicare, questo calore umano, questa facilita' a mostrarsi sorridenti ed estremamente amichevoli con tutti, sono il segno piu' distintivo dello stile di Carlo: se in una storia trovo tali comportamenti, non ho bisogno di controllare chi sia l'autore.