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Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questo topic.

    Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
    Risposta #15: Venerdì 19 Ago 2005, 10:51:53
    Invece Cimino, invero anch'egli un grande per la ricchezza dei dialoghi, mi pare che faccia un abuso di termini "forbiti" in molte Sue storie. Non riesce a dare la stessa coerenza lessicale che solo Martina sapeva avere.

    Principalmente, a Cimino non interessa "dare la stessa coerenza lessicale". La cifra stilistica dei suoi dialoghi è la "sospensione della verosimiglianza", che si adatta perfettamente al taglio più o meno fiabesco delle sue storie.

      Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
      Risposta #16: Martedì 23 Ago 2005, 12:05:49
      Principalmente, a Cimino non interessa "dare la stessa coerenza lessicale". La cifra stilistica dei suoi dialoghi � la "sospensione della verosimiglianza", che si adatta perfettamente al taglio pi� o meno fiabesco delle sue storie.


      Impossibile essere piu' esauriente da parte mia. Cimino non ambienta mai le sue storie in un mondo verosimile. C'e' quasi sempre qualche regola fisica inventata apposta, che addirittura si contraddice nel corso della storia stessa. La magia e' anche questo.
      Quanti termini da bambino ho cercato sul vocabolario grazie a Topolino...
      a cominciare proprio da "autoctono", ricordo poi "pusillanime", "buzzurro", "stolto" (chi mai insulta in questo modo, oggidi'? ;D), quest'ultimo appreso assai prima di sentirlo ripetutamente citato al (bleah) catechismo... ::)
      Poi "renitente", "mondare", "flagello"... una valanga di termini, tutte cose che oggi do per scontate, ma la curiosita' per le quali mi venne allora instillata da Topolino.

        Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
        Risposta #17: Martedì 23 Ago 2005, 19:57:45
        Salve, sono uno nuovo del forum (a proposito: interessantissimo! complimenti a tutti quelli che lo alimentano). Sono un "maturo" appassionato di fumetti Disney.
        Il linguaggio, dunque. Da piccolo (anni 70) leggevo Topolino e imparavo un italiano colto, buffo, espressivo, inusuale, che faceva macinare la fantasia. Cimino, Martina, Chendi (ma anche Scarpa) sono l'origine inconsapevole (inconfessabile?!) del mio gusto letterario di quarantenne.
        Negli anni recenti ho l'impressione che il piacere di giocare con il linguaggio si sia perso tra gli autori. Ci prova Pezzin: c'é la parodia, ma manca l'erudizione (ironica) degli autori citati sopra. Gli slanci di fantasia non sono affidati al linguaggio, ma al disegno, e spesso ad "astuzie" del disegno. Un fumetto per bambini o ragazzi in cui i lettori capiscono tutte le parole che leggono, perché sono le stesse che sentono nei cartoni animati seriali (ah, le Twinx!) della TV, li lascia ignoranti come prima (non a caso, una parola censurata: v: http://www.papersera.net/articoli/aIn4.php).
        Ma non è solo il linguaggio. Avete visto le espressioni dei personaggi Disney nelle produzioni recenti? A me paiono sempre più stereotipate, scontate. Luciano Gatto è un maestro perché dà ai suoi personaggi espressioni umane genuine (anche se a qualcuno possono sembrare infantili), e non ricalcate sulle facce da sit-com.
        Si può fare qualcosa (molti qui hanno mani in pasta, mi pare)? La scuola per sceneggiatori non sarebbe male, ma le scuole non mi son mai piaciute granché...



        SONO ASSOLUTAMENTE IN ACCORDO....COME UN DIAPASON....

        ;D ;D ;D ;D


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          Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
          Risposta #18: Mercoledì 24 Ago 2005, 09:32:18
          Anche io credo che per quanto riguarda il lessico ricercato, Cimino sia stato il più grande maestro!!! :D
          Le insidie peggiori sono qui! Il fornaio, il lattaio... Il mondo intero mi aspetta al varco! - Paperino

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            Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
            Risposta #19: Mercoledì 24 Ago 2005, 22:38:52
            cimino fa un uso molto molto sapiente di termini "importanti" e io ne ho imparati molti grazie a lui.
            in primo luogo, vorrei ricordare le diagnosi di luminari vari che hanno dato modo ai paperi di avventurarsi nelle sconosciute terre ciminiane ("vostro zio soffre di repulsione masticatoria sussultoria transeunte per il cibo normale. egli trascende la panatica per la pappa aurea").
            in secondo luogo - e anche questo fa parte di un certo tipo di linguaggio evoluto - non dimentichiamo i nomi propri usati da cimino. non sempre immediati, ma mai casuali e con un che di poetico o di nobile (rimanendo alla storia di prima: il cerusico imbuton, il professor augellotto - perché cerusico? e perché augellotto?).

              Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
              Risposta #20: Sabato 27 Ago 2005, 15:56:01
              Il linguaggio, dunque. Da piccolo (anni 70) leggevo Topolino e imparavo un italiano colto, buffo, espressivo, inusuale, che faceva macinare la fantasia. Cimino, Martina, Chendi (ma anche Scarpa) sono l'origine inconsapevole (inconfessabile?!) del mio gusto letterario di quarantenne.
              Negli anni recenti ho l'impressione che il piacere di giocare con il linguaggio si sia perso tra gli autori. Ci prova Pezzin: c'é la parodia, ma manca l'erudizione (ironica) degli autori citati sopra. Gli slanci di fantasia non sono affidati al linguaggio, ma al disegno, e spesso ad "astuzie" del disegno. Un fumetto per bambini o ragazzi in cui i lettori capiscono tutte le parole che leggono, perché sono le stesse che sentono nei cartoni animati seriali (ah, le Twinx!) della TV, li lascia ignoranti come prima (non a caso, una parola censurata: v: http://www.papersera.net/articoli/aIn4.php).
              Ma non è solo il linguaggio. Avete visto le espressioni dei personaggi Disney nelle produzioni recenti? A me paiono sempre più stereotipate, scontate. Luciano Gatto è un maestro perché dà ai suoi personaggi espressioni umane genuine (anche se a qualcuno possono sembrare infantili), e non ricalcate sulle facce da sit-com.



              Sei un mito.......non ho altro da aggiungerere.
              « Ultima modifica: Sabato 27 Ago 2005, 16:57:31 da piccolobush »
              A me piace tuffarmi nel denaro, come un pesce baleno! E scavarci delle gallerie,
              come una talpa! E gettarmelo in testa, come una doccia! ...

                Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                Risposta #21: Giovedì 1 Set 2005, 13:33:03
                Anche io credo che per quanto riguarda il lessico ricercato, Cimino sia stato il più grande maestro!!! :D


                De gustibus....
                Forse di Martina risalta meno il linguaggio perchè le sue trame sono sempre così gradevoli, imprevedibili, piacevolmente "politically uncorrect" (ma sempre, sottolineo, con una morale di fondo: se Z.P. ne fa di cotte e di crude non è mai un invito al lettore a comportarsi come lui, infatti spesso la sua cupidigia viene punita al termine della vicenda), che piacciono nel complesso!

                Nell'incertezza sulla data di nascita di Martina, mi unisco a chi crede sia nato nel 1906 (anche se evidentemente nemmeno chi l'ha fatto lavorare per 40 anni ne è tanto sicuro...), data letta su una Parodia Disney molti anni or sono. Più che altro perchè mi pareva avesse iniziato nei primi anni '30 presso un giornale umoristico, e quindi se fosse nato nel 1916 poteva essere forse troppo giovane. Comunque a scanso di affermare stupidaggini controllerò quanto prima sul volume a Lui dedicato....

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                Gio
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                  Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                  Risposta #22: Giovedì 1 Set 2005, 16:56:01
                  Salve, sono uno nuovo del forum (a proposito: interessantissimo! complimenti a tutti quelli che lo alimentano). Sono un "maturo" appassionato di fumetti Disney.
                  Il linguaggio, dunque. Da piccolo (anni 70) leggevo Topolino e imparavo un italiano colto, buffo, espressivo, inusuale, che faceva macinare la fantasia. Cimino, Martina, Chendi (ma anche Scarpa) sono l'origine inconsapevole (inconfessabile?!) del mio gusto letterario di quarantenne.
                  Negli anni recenti ho l'impressione che il piacere di giocare con il linguaggio si sia perso tra gli autori. Ci prova Pezzin: c'é la parodia, ma manca l'erudizione (ironica) degli autori citati sopra. Gli slanci di fantasia non sono affidati al linguaggio, ma al disegno, e spesso ad "astuzie" del disegno. Un fumetto per bambini o ragazzi in cui i lettori capiscono tutte le parole che leggono, perché sono le stesse che sentono nei cartoni animati seriali (ah, le Twinx!) della TV, li lascia ignoranti come prima (non a caso, una parola censurata: v: http://www.papersera.net/articoli/aIn4.php).
                  Ma non è solo il linguaggio. Avete visto le espressioni dei personaggi Disney nelle produzioni recenti? A me paiono sempre più stereotipate, scontate. Luciano Gatto è un maestro perché dà ai suoi personaggi espressioni umane genuine (anche se a qualcuno possono sembrare infantili), e non ricalcate sulle facce da sit-com.
                  Si può fare qualcosa (molti qui hanno mani in pasta, mi pare)? La scuola per sceneggiatori non sarebbe male, ma le scuole non mi son mai piaciute granché...


                  Quoto tutto.
                  "DENTRO, spazzatura!"
                  "UEF!"
                  "FUORI, iettatura!"
                  "UOFFF!"

                  (G. Martina)

                   

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