Secondo girone di questa coraggiosa avventura (
Qui il quadro comandi) che passerà in rassegna tutte le storie di Andrea Fanton (
e non solo...). Due voti per scegliere due delle diciotto che passeranno alla fase successiva. Breve riepilogo a beneficio della memoria:
Topolino e il robot allergico (1972) mette in campo svariati personaggi: il pacchetto base, con Topolino, Pippo, Eta Beta e Gambadilegno, e poi il robot Luxor, sensibile al fascino dell'ametista, il suo creatore il professor Ata-Seta (dalle famose lettere greche…), il personale specializzato, vale a dire Ermengarda ed Ermete ("la befana con suo marito! Ma non era nubile?", copyright Pippo). Con questi ingredienti, l'inevitabile è uno scontro titanico tra forze del Bene e forze del Male, a colpi di laser e tute all'amianto. Il peggio sembra ormai scritto, ma ecco intervenire… non vi diciamo niente per non guastare il brivido di andare a leggere (o rileggere) questo autentico thriller fantascientifico, con sapienti inserzioni di fantasy, fiaba e robot dagli sguardi scemi come solo il grande Luciano Gatto poteva creare (divertendosi probabilmente un mondo).
A prima vista, in
Paperino e l'eredità a condizione (1973), sembra tutto normale. Paperino riceve un'eredità che deve impegnarsi a dilapidare 30000 dollari al giorno, non un cent di più, non un cent di meno. Naturalmente l'impegno è meno facile da mantenere del previsto, ed ecco entrare in scena un robot allergico alle parole che iniziano con la S seguita dalla C, gente fissata coi provoloni, punti di sosta vietata "non oblazionabili" (esistono davvero?); e Paperino, naturalmente, in corsa di qua e di là, viene scambiato per "stuoino", dorme sul ramo di un albero rischiando di prendersi una "febbre da rinoceronte", seguito nell'impresa impossibile dai tre nipotini. Una storia di ispirazione apparentemente innocua con situazioni paradossali, il tutto disegnato da un Giuseppe Perego più estremo che mai. Come rinunciare a un mix del genere?
Topolino e il gioco made in Japan (1973) è, dall'esterno, un signor giallo con tanto di spie e contro-spie (di barksiana memoria…) e trucchi ingegnosissimi, ispirati ad un gioco giapponese per l'appunto, di quelli da cui solo Topolino riesce a trarsi d'impaccio. Ma, andando a vedere l'interno, si apre un altro mondo: metafumetto ("Non ridete, gente! State per assistere ad un niente costruttivo! È tutto!", ci dice Pippo - chi sennò? - vestito con occhiali scuri e mantelline "del genere Sparafucile"), acrobazie per tetti e camini (con canzoncina notturna), sbronza colossale, bagno casuale nella tinozza di Clarabella ("ciao, fata!" - sempre Pippo), in mezzo a pedinamenti e colpi di scena. E alla fine, tutti da Pippo a bere "Il buon latte del dindon!"
Gettato in tavola con la consueta mancanza di contestualizzazione,
Topolino e la prova "cesello" (1974) è un tipico giallo fantoniano, con l'immancabile amico strano di Pippo che stavolta vive ("lavora"?) in una discarica e nota un misterioso individuo che smaltisce non si sa cosa: insospettabilmente, sarà la via alla soluzione (decisamente inedita) dell'enigma. Gli altri ingredienti di questo asciutto e inusitato giallo (condito dai disegni allampanati del primo Marco Rota) sono un anziano cameriere e i soliti Basettoni e Manetta, più appunto Pippo senza il quale a quanto sembra la polizia di Topolinia non riuscirebbe a far nulla.
Aperto in contemporanea il
Girone 1!