Splendida storia targata Marconi/Scala di cui proprio quest'anno ricorre il 50° anniversario dalla prima pubblicazione sulle pagine del libretto.
La sceneggiatura di Massimo Marconi intriga e coinvolge il lettore in quello che per lo Zio Paperone rappresenta un vero e proprio incubo, tanto gli risulta arduo riuscire a disincagliarsi dalle soffocanti mani rapaci del "demone del gioco" che lo hanno ormai avviluppato, fiaccandolo psicologicamente e ponendolo in una condizione di dipendenza dall'ambiente ludico.
Gli interpreti della storia sono figure vivide e tridimensionali, capaci di farsi tentare dalla prospettiva di aprire uno squarcio nella dura scorza dell'arcigno De' Paperoni (come Brigitta e Rockerduck, i quali danno vita ad un insolito sodalizio contro il loro "bersaglio'' comune) ma dalle reazioni opposte nel momento in cui il "gioco" si spinge troppo in là nell'intento di provare psicologicamente il vecchio cilindro.
Decisamente umana risulta la figura di quest'ultimo, il quale comincia a darsi al gioco d'azzardo a partire da un episodio che ritiene fortuito e perciò circostanziato ma che, pian piano, si ritroverà impossibilitato a rinunciare a quell'ambiente di perdizione nel quale rischia seriamente di lasciare tutti i suoi averi faticosamente accumulati in una vita intera di onesto e duro lavoro.
Bellissima, nell'ottica della delineazione psicologica del personaggio, la scena in cui lo Zione si rende conto di quanto abbia esagerato nello scacciare via malamente il nipote preoccupato per lui, conscio di quanto il vizio del gioco gli stia facendo perdere il senno eppure consapevole al contempo della propria fragilità, la quale gli impedisce di uscire dalla nefasta spirale in cui è purtroppo piombato.
Molto suggestiva anche la sequenza dell'incubo nel quale egli rivive, in un amalgama che non riesce a discernere se sia realistico o frutto di una sua esperienza onirica, lo spettro del suo fallimento ludico per cui ogni tentativo di risollevarsi e di accattivarsi la buona sorte risulta vano.
Marconi struttura dunque una trama solida, pregna di significato per il valore etico che la caratterizza (veicolato in maniera abile e ben innestato nell'evoluzione del racconto) e nella quale ciascun personaggio risulta centrato nella propria personalità, sapientemente mosso in una regia che inscena delle dinamiche relazionali vivide e tridimensionali tra gli interpreti in prima linea.
Molto gustosi poi e ben studiati gli accesi dialoghi che intercorrono tra i personaggi, dallo scambio di battute iniziali tra Brigitta e Rockerduck ai vari confronti che vedono protagonista lo Zio Paperone insieme ai personaggi con i quali interagisce nel corso della vicenda.
Ottimo risulta, infine, l'innesto nel racconto di Paperinik, la cui furbizia e la cui sapiente regia del piano dà lui orchestrato dona al magnate paperopolese una concreta possibilità di rendersi conto di come sia nefasto l'infido ambiente dal quale non riesce più a staccarsi e che manovra sagacemente l'operazione di recupero del suo capitale, dando una spallata definitiva a quel morboso "demone del gioco'' che (opportunamente pilotato) ha provocato una ben visibile increspatura nella dura scorza del papero più ricco del mondo.