Paperino e la pentola genuina, di Cimino/Cavazzano, 1971.
Un piccolo classico che sicuramente molti conosco!
Fa parte di quella ideale serie di deliziosi racconti ciminiani minori - per numero di pagine, non certo per qualità! - degli anni '70, spesso illustrati da Cavazzano.
Si innesta in quella tradizione di storie dell'autore in cui il più debole (Paperino, Melampo il venditore di mele, il filosofo della "Fiamma fredda", ecc.) vince sul più forte (Paperone, Gastone, ecc.).
Come spesso capita con Cimino, è possibile leggere il tutto come un insegnamento di vita, una piccola parabola, attualizzata ai tempi anche grazie a messaggi sociali nemmeno troppo velati.
I personaggi Disney sono più visti come "archetipi", ma paradossalmente Cimino è tra quelli che più riesce a rimanere fedele alla vera essenza di Paperino e Paperone.
Abbiamo infatti qui Paperino che interpreta il puro di cuore, ingenuo e semplice (
interessato ai soli appetiti del pane e del salame, cit.), che, sapendo quando accontentarsi ed accontentandosi, vince sulla cupidigia e sulla furbizia attuata senza occhio lungimirante. La sua bontà ha un lato fondamentale in questa vittoria: in qualche modo è stato aiutato dalla natura, dall'ordine degli eventi. Bellissima la vignetta in cui un randagio lo segue fino a casa, dopo che Paperino l'ha sfamato, privandosi di una pagnotta. "Non avrò mai il coraggio di scacciarlo", "Beh, adesso siamo in cinque": che magnifica caratterizzazione del personaggio!
Il cagnolino si rivelerà di un rigattiere, "l'ultimo della regione", la sua ricompensa per aver trovato Fido sarà la pentola del titolo.
Venendo punito, Paperone torna perfettamente nel personaggio, va inoltre ricordato che durante la storia ha dato la suddetta pagnotta malfatta e un blocco di buoni per la sua mensa in modo che i nipotini non morissero di fame, un Martina non gli avrebbe fatto dare nemmeno una scorza di formaggio.
E' impossibile non cogliere tanti sottotesti: moderno vs tradizioni, lode dell'antico e della semplicità vs volgarità del moderno, società industriale vs "come una volta", capitalismo selvaggio, spersonalizzazione, disumanizzazione, critica ai fast food (quasi in anticipo sui tempi!).
Il rendere tutto questo in una modalità così grottesca e da caricatura fa passare ancora meglio i concetti! La sequenza della mensa automatica è esemplare in questo: così assurda che quasi fa cadere la sospensione d'incredulità, in verità scatena tutte le riflessioni qui sopra riportate.
Rileggendola, ho capito perchè sono cresciuto con determinati valori.
Grazie, Rodolfo