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Afterhours - Il Paese è Reale

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Bramo
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PolliceSu
    Afterhours - Il Paese è Reale
    Venerdì 6 Mar 2009, 21:42:31

    Il Festival di Sanremo 2009 è stato particolare sotto molti punti di vista. Sicuramente per gli ascolti, di molto superiori alle aspettative e agli scorsi anni. Merito dell’istrione Paolo Bonolis. Ma io contesto chi afferma che questo festival sia stato (perché altro ormai non può più essere) che un mero evento televisivo senza attinenza con la musica “reale”, quella che poi la gente consuma. Quest’edizione è stata buona, a mio parere, anche sotto il profilo musicale che Bonolis non ha messo in secondo piano, ma IMHO ha valorizzato spesso. La serata con le esibizioni dei padrini delle Proposte è stata un capolavoro, per esempio, ma anche alcune canzoni dei Big in gara non erano male (penso a Dolcenera, a Masini, a Renga, a Tricarico…).
    Quello su cui però voglio concentrarmi è la presenza quanto mai anomala sul palco dell’Ariston degli Afterhours, gruppo rock indipendente che seguo ormai da qualche anno con interesse, partendo da quello che ora è il loro penultimo album e risalendo indietro nella loro carriera.
    “Il paese è reale” è il pezzo che hanno portato in gara, dal cui testo e dalla musica si è notato il non voler cambiare la proprio essenza nemmeno a Sanremo. Infatti sono stati sbattuti subito fuori, salvo poi vincere il Premio della Critica Mia Martini. La loro presenza al Festival è però il motivo per cui scrivo questo post: infatti “Il paese è reale” è anche il titolo di un cd, non il nuovo album degli After ma un contenitore di 18 canzoni (+ il pezzo sanremese degli After) realizzate da artisti italiani validi ma che non sono molto conosciuti dalla gente e non sono calcolati nemmeno di striscio dalla major discografiche, che a loro preferiscono artisti che propongono stili più simili a quelli che vanno nel momento e testi poco impegnati o finti impegnati.
    La presenza degli After a Sanremo serviva dunque anche a dare visibilità al loro pezzo e di conseguenza al cd che porta lo stesso nome della canzone, e quindi a tutti gli artisti contenuti.
    Una sorta di contraltare a “Scialla”, il temibile cd dei ragazzi di Amici…  
    Alcune caratteristiche sono che il cd è venduto dal 25 febbraio solo nei negozi Fnac e sul sito della Fnac a soli 9.90 (il che è una manna, visti i prezzi dei cd di solito). Inoltre per scelta degli After, il loro brano compare solo qui e su nessun altro supporto fisico, nemmeno nella compilation dei brani di Sanremo.

    Ma come sono le canzoni contenute? Vediamo un attimo nel dettaglio.
    Afterhours – “Il paese è reale”
    L’unico pezzo degli ideatori di questo progetto discografico è quello che la band milanese ha portato a Sanremo, e che ha vinto il Premio della Critica Mia Martini. Gli After se ne vengono da un 2008 in cui il loro ultimi cd riceve accoglienze tiepide da parte dei fan storici della band di Manuel Agnelli, da una reissue dello stesso disco e da un best of targato EMI. La loro partecipazione a Sanremo sembrava lo sputtanamento massimo, invece a mio parere la canzone, oltre che a essere coraggiosa per il testo e per le sonorità (mai viste su quel palco), era probabilmente la migliore del Festival, oltre che a essere l’unica vera ventata di novità. Il trend è coerente con la loro storia musicale, per la musica in sé, mentre il testo che si concentra su una riflessione sull’Italia attuale e sullo stimolare la gente a “far qualcosa che serva” è abbastanza nuovo per una band che ha spesso fatto testi intimisti. Molto convincente. E, banalmente, il brano migliore d questa compilation.

    Paolo Benvegnù - “Io e il mio amore”
    Musicalmente è molto diversa dalle sonorità tipiche degli After, ma questa è praticamente una costante in tutti i pezzi, dunque non lo ripeterò più. E’ chiaro che gli Afterhours hanno scelto questi artisti non in base alle affinità di genere, ma solo alla validità degli artisti.
    Questa è probabilmente la canzone che più mi piace (escludendo “Il paese è reale”), il pezzo è orecchiabile ma senza essere banale e il testo è capolavoroso, un quadro lucido del carattere degli esseri umani, della loro contraddizione.

    Marco Parente – “Da un momento all’altro”
    Una canzone molto tranquillizzante, con un ritmo blando, regolare e cullante. Il piano sotto è la forza del brano, insieme a un testo molto sentito e introspettivo, che ragiona sulle parole. Bella la voce.

    Dente – “Beato me”
    Strumentalmente qui ci si rivivacizza, ritorna a sentirsi la batteria di sottofondo, il tutto senza però essere aggressivo, un soft rock potrei dire. Il ritornello è più melodico. Il testo è interessante, molto ironico caustico all’inizio e in alcuni incisi, nel ritornello si fa enigmatico e metaforico.

    Cesare Basile – “Le canzoni dei cani”
    Un pezzo che musicalmente avrebbe anche un suo perché, ma la troppa insistenza delle poche parole del ritornello rischia di annoiare durante i minuti della canzone. Peccato, perché anche le due voci che si sentono sono gradevoli, così come i violini di sottofondo. Così come il testo non banale (che è un po’ la cosa che mi aspettavo in una raccolta del genere).

    A Toys Orchestra – “What You Said”
    Toh, un pezzo in inglese. E non sarà l’unico. Molto ispirato, molto classicheggiante, con addirittura un coro sotto nel ritornello, molto morbido come tutta la canzone. Buona prova melodica.

    Reverendo – “California”
    Una canzone particolare. Il testo di rassegnazione si scontra con un ritornello troppo strambo e con una musica non convincente fino in fondo. In toto però gradevole dopo qualche ascolto. Con un suo perché.

    Calibro 35 - “L’uomo dagli occhi di ghiaccio”
    Toh, un pezzo solo strumentale. Scelta coraggiosa, che viene ripagata da una partenza in punta di piedi, per poi esplodere in un’abbastanza lunga vivacità di suoni di chitarre, batteria, pianoforte, baritono o organo. Finale che sembra ripetitivo di se stesso e che invece soprende.

    Il Teatro degli Orrori – “Refusenik"
    Questa ti stende. In senso buono, per me. Musica ruvida, non rock ma nemmeno punk, con una voce ancora più ruvida e secca. Il testo ha un suo senso di malessere, riflettendo sulla morte, sulla solitudine e sui rapporti umani.

    Roberto Angelini - “Tempo e pace”
    Ecco un’altra canzone che mi piace molto. Il tipo lo avevo già sentito nominare, il testo è molto incisivo nel denunciare i problemi di inadattatezza di un uomo nei suoi rapporti con una donna, che si tramuta in parole d’accusa alla donna stessa. La voce di Angelini sa andare in falsetto nel momento giusto del ritornello e non a sproposito. La musica sa stupire, con una partenza armonica che si tramuta alla fine in qualcosa di più movimentato e rockeggiante.

    Beatrice Antolini – “Venetian Hautboy”
    Un altro testo in inglese. Questo è proprio il pezzo che non ti aspetti. Infatti musicalmente, è ritmica, quasi giocosa, andamento allegro per una voce limpida ma che sa essere anche “celata”. Orecchiabile e curiosa. Nota: il brano è stato arrangiato, prodotto, registrato e mixato insieme ai Velvet, il mio gruppo preferito italiano e forse anche in generale. Valore aggiunto (per me).

    Zu – “Maledetto sedicesimo”
    Un’altra strumentale. Qui il rock la fa da padrone, l’assenza del testo non pesa affatto in un pezzo che ha dalla sua un ritmo ipnotico e incalzante. Bella.

    The Zen Circus – “Gente di merda”
    Ecco la canzone più dura del disco. La voce del cantante ha un tono molto particolare, perfetta per il messaggio di questo brano. Pezzo al vetriolo, testo allucinato, completa disillusione e pensieri duri e che non vedono speranza in niente. Riferimenti a Dio, ai preti, al popolo dell’umanità intera, e senza belle parole per nessuno di questi soggetti. Una canzone scomoda, dunque, che merita proprio per questo di stare in questo disco, al di là di alcuni messaggi troppo estremi che possono non essere assecondati, ha una sua identità e un suo ritmo molto convincente. A me è piaciuta.

    Marco Iacampo - “Che bella carovana”
    Andamente country per una canzone che è una riflessione sulla crescita anagrafica e morale di ogni individuo attraverso la metafora del viaggio nel deserto con una carovana, simbolo di tutte le persone che si incontrano nel cammino della vita. Insomma, sembra un Classico Disney per i temi che presenta. Bella e rilassante. Il ragazzo si occupa da solo di tutti gli strumenti, oltre che della voce, le carte in regola per il successo le avrebbe tutte IMHO.

    Mariposa – “Le cose come stanno”
    Particolarissima questa, che esplicita nel testo stesso che stanno scrivendo una canzone per descrivere le cose come stanno. Originale meta-testo, e la musica è coinvolgente oserei dire. Carina.

    Settlefish – “Catastrophy Liars”
    Secondo brano cantato in inglese. Soft (neanche troppo soft) rock con un buon uso degli strumenti, e bella voce del cantante.

    Disco Drive - “The Giant”
    Terzo pezzo in inglese. Più tranquillo della precedente traccia, ha però una ritmo molle convincente, e le voci sono “a coro”, basse, quasi sovrastate dagli strumenti. Bella.

    Marta sui Tubi - “Mercoledì”
    Canzone simpatica tanto nella musica quanto nel testo, che comunque s riserva di non essere un testo facilone ma un racconto metaforico e letterale molto ben congegnato.

    Amerigo Verardi e Marco Ancona – “Mano nella mano”
    Forse la canzone più “lenta” delle 19, ma anche una delle più poetiche e dolci, con venature romantiche, una ballads potrei dire. Gradevole, e il testo dice belle cose in modo non scontato.

    Insomma, si può notare che la band di Manuel Agnelli non ha cercato a tutti i costi artisti affini musicalmente a loro, ma solo artisti non passati dalle radio e non conosciuti dalla gente, che nonostante ciò hanno molto da dire e hanno capacità . Insomma, il lato sconosciuto della musica italiana, contro i soliti cantanti e gruppi faciloni che cavalcando l’onda dei gusti del pubblico vende dischi alle ragazzine dodicenni che vivono di TRL.
    Un progetto sensato, e a mio parere anche riuscito, per ridare valore alla musica del nostro Paese, e il tentativo di dare più visibilità a artisti che non l’hanno ma la meriterebbero, e che invece restano di nicchia.
    Consigliato.

     

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