Recensione Grandi Autori 102 – Luciano BottaroCopertina del prezioso volume dedicato a Luciano Bottaro.
Luciano Bottaro (Rapallo, 1931 – 2006) è uno dei grandi maestri disney italiani, insieme a
Carpi e
Scarpa, ed è un grande piacere vederlo celebrato nella nuova collana curata da Davide Del Gusto. In volumetti pratici, sulla falsa riga dei
Maestri Disney,
possiamo vivere l’intero percorso creativo degli autori, con articoli puntuali ed una eccellente selezione di storie.
Finalmente l’autore ligure viene celebrato degnamente, dopo anni di quasi oblio rispetto ai suoi già citati colleghi. In effetti, si tratta del primo volume dedicato all’autore dopo l’
ultimo numero dei Maestri del gennaio 2009. Un’assenza sinceramente inspiegabile, ma che viene colmata con un volume ricco di idee e di suggestioni.
Il ritorno in edicola coincide anche con svariate altre iniziative,
francesi (tre volumi tutti dedicati a Bottaro) e
non (il ritorno di Pepito ad opera della
Nona Arte).
Medioevo atomico tra i poveri diavoli.
Partiamo dalle storie, in cui troviamo tutti i tratti tipici dell’autore. La
pensione ai poveri diavoli (1961) risulta fresca e godibile, ed è assolutamente divertente nel mostrare l’avaro Paperone turlupinato in maniera geniale da Nocciola, personaggio costante nella carriera di Bottaro.
Sono presenti belle quadruple oltre a scenari post atomici tipici delle paure dell’epoca, oltre a numerosi funghi (di cui l’autore era un cercatore esperto).
Seguono tre storie sceneggiate da Carlo Chendi e che risultano piuttosto gustose,
tutte giocate tra equivoci, scherzi furibondi e un certo gusto del macabro e del grottesco. Nella
costosa eredità (1963), Paperone si finge disperso al solo scopo di risparmiare pochi spiccioli mentre Paperino ne approffitta alla grande. Proprio quest’ultimo viene rappresentato nel seguire, fino alla sfinimento, una passione particolare come la
paleontologia (1963), a danno dei nipotini. Il soggetto è decisamente simile a quello della
cimice Tuff-Tuff di Carl Barks, con l’aggiunta di Paperone, gli usuali scenari atomici e mostri bottariani, a metá tra dinosauri veri ed altri assolutamente improbabili.
Infine, in una storia decisamente più urbana e di carattere quotidiano come il
pranzo di lusso (1968), vediamo i tentativi di Paperino di accontentare Paperina,
tra incolmabili divari economici e una spietata lotta di classe. Paperino risulta sempre alla ricerca di una sistemazione, con risultati decisamente altalenanti e dagli esiti catastrofici. Chendi è decisamente abile a costruire un crescendo di gag costante, aiutato dai disegni di un Bottaro meno rotondo e più graffiante rispetto alle storie precedenti.
Draghi di mare a confronto in due eccezionali splash-page: 1959 vs 1975.
Il volume prosegue con l’unica storia in due tempi, ovvero il
vaso rosso dei Ming (1975), con Bottaro sceneggiatore e coadiuvato alle matite da Tiberio Colantuoni (autore in forza alla scuola di Rapallo e allo studio BiErreCi, fondato da Bottaro, Rebuffi e Chendi).
L’effetto di queste matite ibride si sente, con uno stile più rigido e meno rifinito. In compenso, la storia è completamente bottariana. Paperino si ritrova sballottato tra antiche magioni cinesi, serpenti di mare, navi pirata, esplosioni e altro ancora. Non manca una notevole splash page, che ammicca a quella presente nell’
isola del tesoro (1959).
La parte finale dell’albo è dedicata a due storie molto recenti, tra gli ultimi lavori del maestro, freschissime e di una modernità grafica eccezionale.
Bottaro, tra i maestri disney, è probabilmente l’unico caso in cui i suoi ultimi lavori eguagliano i primi capolavori, in un contesto qualitativo eccezionale. Accadde a Paperopoli (2003), qui alla sua prima, meritata, ristampa, è un divertissement folle e creativo.
L’esile spunto narrativo è un pretesto per Bottaro per sbizzarrisi in splash-page vertiginose, in assurde trasformazioni e in composizioni deliranti. Spazi tridimensionali esaltati da colori pastello allucinati precipitano il lettore in un caleidoscopio di invenzioni, sempre delirante ma mai fuori controllo. Possiamo ben dire che all’epoca Bottaro fosse un giovane 72enne.
L’ultimo Bottaro risulta sempre modernissimo.
Chiude il volume la
corona delle streghe (2005), ultima storia dell’autore ad essere pubblicata sul settimanale
Topolino e degno testamento artistico. L’autore nei suoi ultimi anni era ritornato sui suoi temi per cercare di dare una chiusura narrativa, e non poteva mancare l’eterno scontro tra Pippo e Nocciola. La storia risulta, come sempre in quegli anni, graficamente potente.
Ma a brillare è la chiosa finale che, in maniera semplice ed azzeccata, pone fine alla lunga sfida di Nocciola e, allo stesso tempo,
propone al lettore tutto il disincanto di un autore che non ha mai smesso di sognare e inventare microcosmi raffinati e sempre degni di un viaggio.
Il volume risulta completato da un ricco portfolio con illustrazioni ricercate e preziose, oltre agli ottimi articoli di Del Gusto che riesce, in un’impresa non facile, a racchiudere una lunga carriera, senza dimenticare i numerosi, ed eccellenti, lavori extra disney.
Bottaro infatti, rispetto alla maggior parte dei maestri disney italiani, è stato creatore di numerosi ed eccellenti personaggi, di cui vi invitiamo a conoscerne qualcuno in
questo sito.
Per conoscere Bottaro, non è mai troppo tardi, e ne vale sempre la pena.Voto del recensore:
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