Zio Paperone

14 SET 2019

Introduzione

Dicembre 1987: a quarant’anni esatti dalla nascita di Paperon de’ Paperoni, esce il primo numero di una testata che cambia per sempre l’approccio al fumetto Disney da parte dei lettori italiani. Ovviamente esistevano già pubblicazioni rivolte ad un pubblico più attento, come ad esempio quelle presenti nel catalogo della Comic Art, ma per la prima volta ci si rivolgeva ad un pubblico generalista, quello dell’edicola, e lo si faceva con una rivista incentrata sull’opera di un unico autore. Il fruitore Disney, da quel momento, comincerà a trasformarsi da lettore qualsiasi a collezionista consapevole.
In quel mese di dicembre arriva infatti in edicola il primo numero di Zio Paperone, rivista dedicata unicamente alle storie prodotte da Carl Barks.

Storia

La copertina del primo numero.

Gli anni Ottanta sono un periodo particolare per il fumetto italiano: la divisione oggi piuttosto sfumata e decisamente semplicistica tra fumetto d’autore e fumetto popolare è in quegli anni assai più marcata. Le testate che ospitano il primo, le cosiddette riviste d’autore sono ancora nel pieno vigore (cominceranno a tramontare solo agli inizi del decennio successivo), mentre il secondo attraversa una delle periodiche crisi a cui va incontro e i cui contorni non sono mai ben definiti.

Colpa della suddetta crisi viene comunemente addebitata alla nascita e conseguente affermazione delle tv private, dal 1980 in poi, che indubbiamente vanno a costituire una alternativa, per di più gratuita, agli intrattenimenti classici.

In fin dei conti se a identificare il fumetto popolare sono le tirature e si tratta quindi di un prodotto destinato alla più vasta platea possibile allora, come ebbe a dire anche Sergio Bonelli, esso comincia a morire proprio in quegli anni.

I fumetti Disney, in un certo senso ormai istituzionalizzati, sembrano invece reggere bene al punto che la testata principale continuerà con tirature in crescendo fino agli anni Novanta quando arriveranno numeri da record.

Tuttavia, si tratta di un panorama editoriale assai diverso da quello a cui siamo abituati oggi. Oltre al settimanale si possono trovare nelle edicole solo Classici, I Grandi Classici Disney, Mega e Paperino mese: riviste con sole storie, in massima parte ristampe, senza altri contenuti e con un impianto collaudato. Una proposta interessante come Il Tascabilone, che propone materiale più raro e in formato inusuale come quello a striscia, esce proprio nel 1987 ma non arriva a compiere un anno di vita.

Immagine promozionale per spingere gli abbonamenti, con una speciale medaglia da collezione.

Senza dimenticare che gli autori, quelli che oggi ogni giorno vediamo citati nel web e che vengono fatti oggetto di premi e mostre, su cui escono articoli e volumi di critica e di cui si celebrano ogni anniversario, al tempo quasi nessuno sa chi siano. De Vita e Cavazzano, per restare in ambito Disney, ma anche Castelli, Magnus, Pratt e colleghi vivono e lavorano nascosti alla vista dei più.

Questo per dire quanto appaia decisamente contro corrente una rivista che si propone di ristampare l’opera omnia di un autore, per di più Disney, affrontando il palcoscenico delle edicole.

La “riscoperta” di Barks era iniziata negli Stati Uniti quattro anni prima con la pubblicazione del primo volume della Carl Barks Library ad opera della Another Rainbow, ma la proposta italiana si distingue appunto per il pubblico a cui si rivolge: una rivista da edicola, 100 pagine nel formato tipico degli albi americani ad un prezzo tutto sommato ragionevole (2.900 lire) ma con differenze importanti rispetto a quanto già presente sul mercato. Già essere dedicata ad un unico personaggio e solo alle storie di quel personaggio create da uno specifico autore basterebbe a renderla diversa ma c’è un altro particolare, in quel primo numero, che fa capire quanto la redazione (capeggiata non da Gaudenzio Capelli, ma da Margherita Forestan) abbia deciso di investire nella sua realizzazione: un articolo di presentazione a firma di Piero Zanotto, uno dei primi giornalisti ad occuparsi di questo medium e già noto nell’ambiente Disney per aver collaborato alla realizzazione dei cartonatoni Disney editi da Mondadori sin dai primi anni Settanta. Uno spazio piccolo, a volte una pagina, altre appena un trafiletto, ma di una firma autorevole che, con questi mini-approfondimenti, accompagnerà la collana per diversi anni, diventando una presenza pressoché costante e certificando la volontà di trattare il fumetto Disney non più solo come una lettura d’evasione ma come qualcosa degno di maggior considerazione.

Il numero del ritorno in edicola nel dicembre 1990.

La lettura dell’indice fornisce poi altre informazioni sull’impostazione dell’opera: il personaggio di Zio Paperone, nato come comprimario e ospitato per i primi anni su diverse testate (Four Color Comics, Walt Disney’s Comics and Stories,…), ottiene un crescente successo tra i lettori, al punto che l’editore americano, la Dell Publishing, decide di dedicargli prima tre albi speciali della collana Four Color Comics ed infine di lanciare una testata tutta sua, Uncle Scrooge, dove Barks può cimentarsi in storie di lungo respiro con l’anziano papero come protagonista principale anziché Paperino (anche se i nipoti restano elementi chiave e necessari delle varie avventure).

Il primo numero di Zio Paperone inizia proprio con “Solo un povero vecchio”, la storia presente nel primo Four Color Comics a lui dedicato e prosegue con quelle dei due speciali successivi, “Ritorno nel Klondike” e “Zio Paperone e la cassa di rafano”. Dal n. 2 iniziano le pubblicazioni delle storie tratte da Uncle $crooge, seguendo un ordine quasi cronologico.

E non di mera riproposizione si tratta ma tutto è corredato da una cura filologica che denota attenzione per la materia trattata: quasi tutte le storie, infatti, avevano già visto la luce sulle testate del parco Mondadori o di altri editori sin dagli anni Cinquanta (per fare un esempio, la storia inaugurale della testata era già alla decima ristampa nel nostro paese), ma la redazione decide di non rifarsi a nessuna delle versioni precedenti, preferendo, oltreché ricolorarle e riletterarle (ad occuparsi di questo aspetto è Diego Ceresa), sostituirne i dialoghi con nuove traduzioni, con l’intento di essere più fedeli all’originale e allo spirito delle storie.

Interessante immagine promozionale che strizza l’occhio ai fan di Paperino, sottolineando sempre la presenza di Barks.

Emblematica a questo proposito il recupero della versione “integrale” della storia “Ritorno nel Klondike”: censurata all’epoca della sua uscita negli USA e accorciata di 5 tavole (la scena della rissa nel saloon), per la pubblicazione sulla nuova testata venne utilizzata la versione completa, ricostruita nel 1981 con 4 tavole e mezza mancanti più mezza tavola ridisegnata appositamente da Barks in sostituzione di quella andata definitivamente perduta.

A tutto ciò si aggiunge il fatto che per la prima volta le tavole vengono riprodotte come in originale, grazie al formato della rivista, senza bisogno di essere rimontate come accaduto precedentemente. Il volume è completato da alcune one-pager e dalle copertine degli albi americani da cui le storie erano tratte.

Insomma, le premesse per una grande operazione ci sono tutte.

Il primo anno di vita prosegue con la pubblicazione del materiale uscito nei primi numeri di Uncle $crooge, sempre corredato da un breve intervento di Piero Zanotto e da qualche curiosità disseminata tra le pagine (ad esempio la riproduzione di alcuni oli di Barks, brevi annotazioni sulle storie, ecc…). Tre numeri speciali, usciti tutti nel 1988, si occupano invece delle storie intitolate a Paperino, sempre a firma Carl Barks, antecedenti “Only a Poor Old Man” compresa la prima storia con i paperi disegnata da Barks (“Paperino e l’oro del pirata”) e le prime due storie con Paperone, “Paperino e il Natale sul monte Orso” e “Paperino e il segreto del vecchio castello”.

Finché, col n. 14 uscito nel dicembre 1988, contemporaneamente all’ultimo Speciale Paperino, della rivista si perdono improvvisamente le tracce. Nessun comunicato ufficiale, nessuna notizia o pettegolezzo (il world wide web è ancora di là da venire), l’avventura editoriale di Zio Paperone sembra definitivamente conclusa, probabilmente vittima di meccanismi editoriali conseguenti al passaggio dei diritti da Mondadori a Walt Disney Italia Spa.

Una delle copertine realizzate da Franco Bruna

Invece dopo due anni, come la fenice del mito, la rivista risorge, torna in edicola e ancora una volta riesce a distinguersi: il numero che i lettori possono comprare nel dicembre del 1990 è il n.15, come se nulla fosse successo, come se non fossero passati due anni dall’ultima uscita. Una grafica rinnovata e decisamente più curata rispetto alla precedente, un nuovo logo e una fascia in calce alla copertina con la scritta “SPECIALE COLLEZIONISTI” lasciano capire che l’obiettivo è ancora quello originario, ristampare l’intero corpus barksiano in una veste inedita per l’Italia. Restano le tavole in formato originale, resta la volontà di essere il più fedeli possibile nel processo di traduzione e adattamento, soprattutto gli albi si arricchiscono di contenuti extra-fumetto: si tratta di interventi che, tranne gli articoli di Zanotto (presenti non in tutti i numeri ma comunque abbastanza regolarmente da poter essere considerati una rubrica quasi fissa), non hanno una vera periodicità e che possono essere considerati a tutti gli effetti dei bonus, variegati per natura e per lunghezza.

Per esempio, il n. 25 inaugura la rubrica della posta, molto saltuaria ma dai contenuti assai interessanti quali il raffronto tra vecchie e nuove ristampe, il n. 23 ospita una intervista a Chendi, il primo autore italiano ad entrare in contatto con il maestro dell’Oregon, dal n. 24 occasionalmente cominciano a comparire curiosità sulle storie che, in alcuni casi (“Paperino nel tempo che fu” o “Trick or Treat”), diventano delle analisi assai approfondite, il n. 35 fa conoscere a tutti i lettori un aspetto del fumetto in quel periodo sicuramente meno noto di oggi come il lettering.

Il primo numero dello Speciale Paperino, interessantissima raccolta delle prime storie di Barks.

Nell’arco di 69 numeri (a cui vanno aggiunti i tre Speciali Paperino) la collana, affrancatasi dalla impostazione Paperone-centrica della sua prima fase, pubblica tutte le storie scritte e disegnate da Barks (non limitandosi quindi a quelle del solo Uncle $crooge), diverse di quelle da lui solo sceneggiate dopo essere andato in pensione (inclusa l’ultima storia da lui scritta a 90 anni, “Horsing Around With History”), più altro materiale come racconti illustrati, filastrocche, etc…

Il n. 70 del luglio 1995 segna l’inizio di una nuova fase per il mensile: per la “serie bianca” (nome dovuto alla nuova grafica di copertina, con dorso e retrocopertina a sfondo bianco) ci si avvale delle copertine realizzate appositamente da Marco Rota, uno degli epigoni barksiani più quotati che, dopo aver lavorato a lungo per le testate disneyane edite da Mondadori, ha iniziato da pochi anni una collaborazione con Egmont, la casa editrice di riferimento per Disney nei paesi scandinavi.

Ma i cambiamenti più significativi riguardano l’interno del giornale. Esaurito il serbatoio di storie barksiane si decide di puntare su un autore già attivo da alcuni anni proprio su Uncle $crooge e WDCS che si rifà direttamente e senza mediazione alcuna all’opera di Barks: Don Rosa è già conosciuto anche nei paesi del nord Europa, ma in Italia solo da poco erano cominciati a giungere echi del suo lavoro e dell’importanza del medesimo.

Con il n. 70 il tema centrale passa dalle storie di Barks a quelle di Rosa.

Il cartoonist americano, dopo un primo periodo di interesse dovuto alla realizzazione di alcuni seguiti delle avventure di Barks, raggiunge la piena celebrità tra i lettori americani e scandinavi con la “Saga di Paperon de’ Paperoni” ovvero “The Life and Times of Scrooge McDuck” in cui ripercorre tutta la storia (in 12 capitoli + altri extra successivi) di Paperone, dall’infanzia in Scozia al suo primo incontro con i nipoti nel Natale del 1947, mettendo insieme e legando tra loro quanto era stato raccontato (o era stato possibile desumere) dalle avventure del suo creatore.

Programmaticamente, l’intenzione è quella di dare spazio agli “altri Paperoni”, come vengono definiti dalla redazione, cioè agli altri autori che rifacendosi in qualche modo a Barks, sia narrativamente che graficamente, ne hanno idealmente proseguito l’opera.

In realtà il primo periodo del nuovo corso si regge in massima parte sul lavoro di Rosa e sul crescente successo che riscuote nel nostro paese (parallelamente a quello internazionale): il mensile infatti inizia pubblicando la Saga (un episodio ogni numero) per poi dare spazio alle sue altre storie, mentre il resto del giornale è riempito con le storie di Barks contenenti i riferimenti che il cartoonist del Kentucky ha rielaborato di volta in volta.

Ad esempio, il primo numero del nuovo corso contiene la prima puntata della Saga, “L’ultimo del clan de’ Paperoni” e ad essa affianca “Paperino e il segreto del vecchio castello” cioè la storia con cui Barks ci fa conoscere le radici e gli avi di Paperone, insieme a “Zio Paperone e l’orologio dell’eclisse” e “Il clan di Zio Paperone”, due brevi in cui sempre Barks racconta altri aspetti della famiglia del suo personaggio più celebre.

Solo occasionalmente in questo primo periodo della serie bianca c’è spazio per qualche altro autore, per lo più proveniente dalla scuderia Egmont, come Fred Milton, Daan Jippes o Rota.

Dopo Barks e Rosa, arriva su Zio Paperone anche Marco Rota.

Il resto della rivista è occupato da quello che diventa pian piano e resterà, ben oltre la fine della pubblicazione dell’opera di Rosa, il valore aggiunto dell’operazione: i redazionali con rubriche e articoli firmati e/o curati da Luca Boschi e Alberto Becattini, sotto la supervisione della direttrice Lidia Cannatella. I gradevoli ma succinti interventi di Zanotto lasciano il posto a corposi articoli che non solo analizzano le storie principali ma approfondiscono le figure di tanti autori Disney del passato e del presente, tutti accomunati dal fatto di non aver mai avuto, da noi, nessuna trattazione risultando quasi sconosciuti, al di là del solo nome per quelli più noti.

Sfilano quindi sul mensile vita e opere di Jack Bradbury, Daan Jippes, Al Taliaferro, Daniel Branca, Al Hubbard, Dick Kinney, William Van Horn, Fred Milton, Tony Strobl, Vicar, Cesar Ferioli, Paul Murry, Carl Fallberg, Walt Kelly.

A questo si aggiunge una vera rubrica della posta, costantemente presente questa volta, dove i lettori possono chiedere particolari o curiosità sulle storie e in generale avere un filo diretto con la redazione.

Nonostante molti numeri interessanti e la qualità sempre alta dei redazionali, questa impostazione mostra presto la corda: la produzione di Don Rosa è numericamente lontana da quella del suo “mentore” e non può sostenere una periodicità mensile. La redazione quindi centellina le opere dell’autore americano, col risultato di avere spesso interi numeri infarciti di storielline il cui unico interesse è puramente filologico ma certo non tale da soddisfare un vasto pubblico. Altro punto critico è che sembra mancare un vero criterio nella selezione delle storie da pubblicare: non si porta avanti anche solo parzialmente, ma in maniera continuativa, l’opera di qualche altro autore, non si vede nessuna programmazione, ma solo un semplice affastellamento di storie per raggiungere le 100 pagine di ogni volume.

Bellissima immagine promozionale che univa tutte insieme Le Grandi Parodie Disney, I Maestri Disney e Zio Paperone. L’idea era proprio quella di mostrare un trittico di pubblicazioni di assoluto pregio.

Ne è una dimostrazione anche la presenza di Romano Scarpa sul mensile: l’opera dell’autore veneziano, da poco fatto oggetto di una omnia che ha avuto buoni risultati, è sicuramente già allora in grado di soddisfare un pubblico che è stato “educato” opportunamente nei dieci anni precedenti. Tuttavia, per rimpolpare saltuariamente l’indice della testata, fin dall’anno 2000, si prediligono per lo più le storie disegnate da Scarpa per lo studio Disney (storie scritte negli studios americani, destinate al mercato estero e poi liberamente riadattate da autori e redattori nostrani) o comunque sue storie minori, decidendosi a pubblicare qualcuno dei suoi classici (“I gamberi in salmì”, “Le lenticchie di babilonia”…) quando ormai la testata era già agonizzante.

Un diverso tentativo di risollevare le sorti del mensile viene attuato nel 2003 quando inizia la pubblicazione di alcune storie a puntate (di fatto le prime dopo la saga di Don Rosa). Anche qui però lasciano perplessi i criteri di selezione.

Nulla si può dire su “Dragon Lords”, una saga fantasy nuova di zecca che i lettori italiani potranno seguire per un intero anno sul mensile a partire dal n. 165, quasi in contemporanea con la sua prima pubblicazione in Germania. Scritta da Byron Erickson (sceneggiatore molto conosciuto nel Nord Europa, oltre che editor di Rosa) e disegnata da Cavazzano, è lontana dall’essere un capolavoro però i disegni valgono da soli tutto il prezzo dei volumi.

Semplice immagine promozionale per promuovere l’ultimo zoppicante periodo bimestrale. Si noti la sottolineatura del tema del numero.

Qualche titubanza in più sorge con la successiva storia a puntate, “L’isola del mito”, pubblicata dal n. 183 del 2004 fino al n. 189 del 2005 (originariamente pensata per il mercato danese in cui era uscita nel 2003): nove puntate di un pastiche, anch’esso (quasi) inedito in Italia, di cui si possono ammirare soprattutto i disegni di Cesar Ferioli e un po’ meno i testi di Per Hedman e dei coniugi McGreal.

L’ultima avventura fa capire la confusione regnante: si tratta de “La grande caccia al tesoro”, una produzione dei Disney studios uscita per la prima volta in Italia nel 1971 e già più volte ristampata prima di questa sua apparizione sul mensile. Le perplessità, come detto, non nascono tanto dalla qualità della proposta (che comunque gode se non altro del binomio Scarpa/Cavazzano ai disegni) ma da una evidente deragliamento nella logica delle scelte.

Ad ogni modo la caccia accompagna i lettori fino alle soglie del fatidico n. 200 che, con i suoi contenuti, sancisce di fatto la resa: una rubrica della posta in cui la redazione fa capire di aver fatto il possibile, una manciata di storie senza un perché, nessuna storia di Barks e nemmeno di Rosa (per loro solo illustrazioni e copertine). La bimestralità introdotta cinque mesi dopo è solo l’estremo tentativo per rinviare la chiusura che arriva col n. 216, nell’agosto del 2008.

Per dare un po’ di numeri, la tiratura iniziale di ZP serie bianca era attorno alle 20mila copie, per poi scendere tra le 3mila e le 5mila copie negli ultimi numeri (come da intervista di Simone Cavazzuti ad Alberto Beccattini al minuto 46).

Conclusioni

Altra immagine promozionale per gli ultimi numeri della serie: stesso tema, colori diversi.

Oltrepassata la fatidica soglia dei 200 numeri e dei venti anni in edicola, si potrebbe anche pensare che la rivista abbia semplicemente raggiunto la sua conclusione naturale. Tuttavia, la stanchezza della proposta editoriale era iniziata molto prima. Probabilmente la graduale perdita dell’impronta barksiana è anch’essa da considerarsi uno dei fattori del declino: non solo le storie di Barks appaiono sempre più raramente dopo il n. 100, limitandosi per lo più alle ten-pager e alle autoconclusive, ma anche molte di quelle degli altri autori hanno veramente ben poco a che fare con la storia della testata (il pensiero di storie come “Macchia nera predone dei mari”, o storie con protagonisti Tigrella e Buci su una rivista del genere è ancora oggi difficile da accettare).

La notizia del “pensionamento” anticipato di Don Rosa per motivi di salute è probabilmente l’occasione per scrivere la parola “Fine”. Zio Paperone è stata una testata fondamentale, ha portato prima di tutti la filologia e la cura editoriale al pubblico delle edicole abituato fino ad allora a testate anche qualitativamente pregevoli ma di largo consumo. Inizialmente naif, quasi timida, graficamente rivedibile, ha acquisito col tempo consapevolezza della propria diversità e dell’impatto che stava avendo sul lettore, diventando sempre più raffinata, precisa e appassionata. Soprattutto ha aperto la via ad un modo diverso di proporre il fumetto Disney. Le Grandi Parodie Disney (dal 1992 al 2001), I Maestri Disney (uscito per la prima volta nel 1997, forse la più simile a Zio Paperone), le più recenti Tesori e Disney anni d’oro, un successivo tentativo di ristampare Barks con Uack! edito da Panini Comics, la crescita di un pubblico di appassionati e collezionisti: tutto è cominciato nel dicembre del 1987 grazie a un “povero vecchio”.

Curiosità

  • Nel luglio del 1988, (per Topolino a partire dal n. 1702 del 10 luglio) il nuovo editore delle pubblicazioni Disney diventa la neonata Walt Disney Company Italia in sostituzione della Mondadori a cui non vengono rinnovate le licenze. Fa eccezione proprio Zio Paperone che rimane una testata del parco Mondadori fino alla temporanea chiusura, nel dicembre dello stesso anno.
  • La cura nella costruzione della rivista è sempre stata alta, come spiegato in precedenza. Spiace quindi dover far notare forse la mancanza di rispetto maggiore (probabilmente addirittura l’unica) riservata al lavoro di Barks. A cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta una insana smania ecologista sembra impadronirsi delle redazioni dei periodici Disney. Ne fa le spese anche questa collana che, in quanto pensata per un pubblico differente, avrebbe meritato di non essere molestata. Invece, come ad esempio accade nel n. 20 nella storia “Zio Paperone e il denaro colloso”, scritte posticce del tipo “W gli animali”, “Abbasso la caccia” spuntano improvvisamente nelle vignette in maniera del tutto gratuita.
  • L’unica storia scritta e disegnata da Barks con protagonista Topolino, “Topolino e il mistero del cappellino rosso”, viene pubblicata sul n. 63 del dicembre del 1994. Non era comunque inedita in Italia essendo uscita per la prima volta negli albi d’oro addirittura nel 1947, appena due anni dopo la sua pubblicazione negli USA.
  • La prima storia di Barks per i comic books è “Pluto salva la nave”, pubblicata su Zio Paperone n. 33 del giugno 1992. In questo caso, c’era una sola pubblicazione precedente, sul Topolino libretto n. 1 del 1949.
  • La prima storia di Barks con protagonisti i paperi (e sua seconda per i comic books) è “Paperino e l’oro del pirata” che Zio Paperone ripropone nello Speciale Paperino n. 1 del giugno 1988. Era comunque già uscito in precedenza in diverse occasioni, prima tra tutte sul Topolino giornale n. 633.
  • La prima puntata dell’“Isola del mito” non era inedita in Italia al momento della sua pubblicazione sulla rivista: era già stata pubblicata in precedenza sul Mega del giugno 2004.
  • Saltuariamente Barks si è cimentato anche come illustratore e in tale veste sono tre i libri per ragazzi che prodotto.
  • Paperino e i ragazzi” è il primo di questi volumi. Si tratta della versione testo+illustrazioni della sua storia a fumetti “Qui, Quo, Qua esattori” del 1946 e pubblicata negli USA un anno dopo. Su Zio Paperone la storia a fumetti esce nel n. 25 del 1991, mentre il racconto illustrato viene pubblicato nel n. 69 del 1995.
  • Nel 1958 viene pubblicato “Donald Duck and the Christmas Carol”, adattamento della classica storia di Dickens ad opera della scrittrice per ragazzi Annie North Bedford con illustrazioni dell’artista dell’Oregon. Zio Paperone la ristampa nel n. 27 del 1991.
  • Nel 1960 Barks produce l’ultimo suo libro illustrato, “Zio Paperone re della limonata”. Sempre scritto dalla Bedford, è l’unico di questi lavori in cui l’autore è accreditato. Dopo un paio di illustrazioni pubblicate nei nn. 24 e 100 del mensile, viene pubblicata per la prima volta integralmente in Italia su Zio Paperone n. 201 del 2006, arricchita da schizzi originali e curiosità.
  • Scendi piano, sabbia del tempo” è invece un racconto illustrato che vede la luce nel 1975. Un primo soggetto scritto dall’autore dopo il suo ritiro per la Egmont nel 1968, e poi non più concretizzatosi come storia a fumetti, viene riutilizzato per una storia illustrata dallo stesso Barks. Dopo una sola illustrazione presente nel n. 15 della rivista, viene pubblicato interamente nel n. 26. La trama sarà poi ripresa nel 1984 per essere trasformata in una storia a fumetti da Tom Anderson (sceneggiatura) e Vicar (disegni) e pubblicata dalla Egmont. Arriva su Zio Paperone nel 1998 (n. 101), ma in Italia era già apparsa sul Mega n. 350 del 1986.
  • Sono ben tre gli autori cui la testata ha dedicato una cronologia completa, ovvero l’elenco di tutte le storie disegnate e/o sceneggiate dall’autore, con le varie ristampe italiane e i principali dati di pubblicazione. Il primo è ovviamente Carl Barks, a partire dal n. 70, ricca di immagini. In forma simile la cronologia di Don Rosa. Infine, quella di Daan Jippes, decisamente più spoglia, pubblicata tutta nel n. 157 e focalizzata solo sulle storie dei paperi. Alcune mini-cronologie o raccolta di storie migliori sono state anche inserite negli articoli dedicati a “Gli altri paperoni” e “Gli altri paperi”.

Statistiche

  • Sette sono i direttori alternatisi alla guida del mensile:
    • Margherita Forestan dal n. 1 al n. 14;
    • Gaudenzio Capelli dal n. 15 al n. 54;
    • Marco Iafrate dal n. 55 al n. 58;
    • Paolo Cavaglione dal n. 59 al n. 123;
    • Gianni Bono per i nn. 124 e 125;
    • Claretta Muci dal n. 126 al 208;
    • Valentina de Poli dal n. 209 al 216.
  • I copertinisti della testata sono stati 5:
    • Carl Barks con 37 copertine (per lo più copertine tratte dagli albi americani): dall’1 al 38 esclusi il 26 e il 37 poi il 54 e il 58;
    • Franco Bruna con 27 copertine: il 26, il 39, dal 41 al 53, dal 55 al 57, dal 59 al 69 (tutte inedite);
    • Tony Strobl con 1 per il n. 37;
    • Carl Buettner con 1 per il n. 40;
    • Rota con 147, dal 70 al 216 (tutte inedite e abbinate con un disegno più piccolo in quarta di copertina);
  • Dal n. 74 inizia la pubblicazione di articoli dedicati agli altri autori che si sono occupati del personaggio di Zio Paperone. Gli artisti, indicati con l’appellativo “Gli altri Paperoni”, a cui vengono dedicati questi approfondimenti sono:
AutoreNumero
Fred Milton – Dan Jippes 74
Volker Reiche 82
Daniel Branca 87
Vicar 92
Dan Jippes 93
Ben Verhagen 94
Jack Bradbury 112
Tony Strobl 113
Paul Murry 114
Dick Moores 115
Phil De Lara 116
Riley Thomson 117
Dick Kinney/ Al Hubbard 118
Vic Lockman 119
Bob Moore 120
Frank McSavage 121
William Van Horn 122
Del Connell 123
Guido Martina 125
Christensen 126
Rota 128
Fallberg 129
Gregory 130
Siegel 131
  • Dal n. 136 la rubrica cambia nome in “Gli altri paperi” e gli artisti ospitati sono:
AutoreNumero
Jack Hannah 136
Harry Gladstone 140
Walt Kelly 141
John Lustig 145
Jan Kruse 148
John Carey 149
Cesar Ferioli 151
Kari Korhonen 152
Pat e Carol McGreal 154
Esteban Ignacio 157
Geoffrey Blum 158
Al Taliaferro 159
Miquel Pujol 160
Bill Wright 162
Rodolfo Cimino 163
Carl Buettner 164
Harvey Eisenberg 168
Kay Wright 169
Gil Turner 171
Don Gunn 174
Massimo Fecchi 176
Mau Heymans 177
Francesc Bargadà 178
Roger Armstrong 181
Evert Geradts 183
Bas Heymans 192
Ramon Bernadò 194
Rodrigues 195
Sander Gulien 196
Claude Marin 199
Wanda Gattino 202
Jan Gulbransson 204
Jim Fletcher 205
Federico Pedrocchi 215
  • Un’altra rubrica aperiodica è “Guest star” che si occupa di alcuni personaggi secondari, del fumetto e dell’animazione. Quelli pubblicati sono:
PersonaggioNumero
Onofrio 178
Tutti insieme disneyanamente 179
Fratel coniglietto 182
Tigrella 184
Buci 185
Lilli 186
Chiquita 188
Chicken little 190
Paperbond 193
Pluto junior 195
Il grillo saggio 196
Bella Quack 197
Le tre buone fate 198
Mowgli 199
Romeo 202
  • Negli ultimi numeri appare una rubrica, senza una vera intestazione, in cui vengono approfondite alcune testate storiche Disney, italiane e straniere:
TestataNumero
Gli albi della rosa 207
Four Color Comics 208
Gli albi tascabili di Topolino 209
Walt Disney’s Comics & Stories 210
Good Housekeeping 211
Uncle Scrooge 212

La “Biblioteca di Zio Paperone”

  • Negli anni la redazione che si occupava di Zio Paperone ha realizzato altri volumi, che possiamo considerare parte della testata. Amichevolmente, possiamo chiamarla “Biblioteca di Zio Paperone”, volumi di pregio, ricchi di articoli, collegati a Barks o a Don Rosa. Qui di seguito li abbiamo raccolti sistematicamente, con una breve descrizione. Non contiamo alcuni formali supplementi a Zio Paperone, un modo per la redazione di pubblicare dei numeri senza creare delle testate ad hoc. Ricordiamo anche che, tramite i Topocataloghi, i lettori potevano comprare gli eleganti raccoglitori per ospitare le varie annate, realizzati inizialmente da 9cm di lunghezza, e poi da 12cm, dato che la serie bianca presenta una carta che gonfia leggermente il numero, necessitando dunque di maggiore spazio. In totale, per ospitare i 216 numeri e le varie iniziative speciali, sono necessari 19 raccoglitori. In particolare, dodici grandi (da 12cm), per le annate a partire dal 1998, e per le prime due (i 14 numeri mondadori e i 13 del 1990/1991). I restanti sette da 9cm per le annate rimanenti.
    TitoloDescrizione
    Bambi Si tratta di un raro albo che ospita I disegni che Barks fece per una sequenza del film. In allegato ad una esclusiva edizione delle VHS in vendita solo nelle videoteche.
    L’albero genealogico di Don Rosa Un poster allegato al numero 87.
    Tutto Paperone Piccolo opuscolo allegato al numero 99.
    Carl Barks – L’Uomo dei Paperi Prestigioso volume per celebrare il centenario della nascita di Barks (uscito in edicola, in libreria con etichetta Disney Libri e in una rarissima edizione cartonata per i clienti della casa farmaceutica Carlo Erba).
    Barks’ Friends Volume contenente le storie della serie “Omaggio a Barks” (uscito in edizione brossurata da edicola e in formato olandese in libreria con etichetta Disney Libri).
    Vita e Dollari di Paperon de’ Paperoni – Speciale 60 anni Volume che ristampa il mitico volume Oscar Mondadori del 1968, ricco di nuovi articoli.
    Zio Paperone Speciale Nel 1994, per celebrare la nuova storia di Barks, viene pubblicato un pregevole cartonato tirato in 5000 copie numerate con alcune importanti storie di Barks anche in bianco e nero in inglese.
    Zio Paperone Progetto D.U.C.K. Nel 1997, per festeggiare i 50 anni di Paperone, viene pubblicata la Saga di Don Rosa in una edizione da edicola con copertina dorata e in edizione da fiera e da Topocatalogo cartonata e numerata, in elegante copertina blu e scritte dorate.
    Tesori di Carl Barks Cinque eleganti volumi (di cui il primo una fedele ristampa dello Zio Paperone Speciale del 1994) contraddistinto da copertine telate e dalla presenza di storie in lingua originale. Ne hanno fatto anche una edizione da edicola.
    Portfolio Carl Barks Nel 1990, con il ritorno di Zio Paperone nelle edicole, i primi abbonati furono omaggiati di un prezioso portfolio, contenente cinque illustrazioni di Barks stampate in grande formato. Un pezzo che negli anni si è fatto piuttosto prezioso e raro.
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    Le nostre recensioni

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    Zio Paperone 192 33.7
    Zio Paperone 193 23.5
    Zio Paperone 206 44.0
    Zio Paperone 207 33.3

    Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

    Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"