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Che libro c'è sul comodino?

1657 · 117349

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    Re: Che libro c'è sul comodino?
    Risposta #1440: Venerdì 28 Lug 2017, 08:55:26
    Danilo Crapanzano, "Il giallo di Via Tadino".

    1950, Milano. Al 17/a di Via Tadino, s'assiste alla caduta d'una donna da un ballatoio al quarto piano d'uno stabile. Sembra un suicidio, ma il commissario Arrigoni, qui alla sua prima apparizione, non ne è affatto convinto. Smaschererà il colpevole dopo un'indagine sì serrata, ma troppo psicologica, per i miei gusti. Più che una ricerca degli indizi, infatti, poi l'indagine si trasforma nella ricerca di un colpevole delineato a due terzidel libro e che deve confessare...

    Insomma, se vi garba Maigret, adorerete questo libro; se siete dei poirottiani, ne uscirete con l'amaro in bocca, anche perché il colpevole è tutt'altro che difficile da trovare.

    Splendide le ambientazioni d'epoca, però prolisse qui e lì: della domenica d'Arrigoni, che nulla aggiunge alla trama, avremmo fatto pure a meno!






    Piero Colaprico, "Arrivano i NAM". Come vivono nella Milano d'oggi ipotetici ex terroristi della sinistra anni '70? E se tra loro necessitassero di una mano per una ripassata vecchio stile alla delinquenza di oggi? E se s'alleassero pure con i vecchi nemici di destra? Insomma, che un gruppo di settantenni svalvolati possa fare qualcosa per la città? La risposta è in questo folgorante racconto breve (letto in poco più di un'ora), appassionante e divertente, pur con qualche parolaccia di troppo per i miei gusti. Ma, per quanto surreale sia la narrazione, alla fine il dubbio resta: e se fosse davvero così? Consigliato a tutti, anche per la vivacità di stile e la capacità di avvinghiare il lettore. Non adatto solo ai minorenni, per le tematiche violente e per il turpiloquio usato. Che sarà sì inferiore a quello dei cinepanettoni adatti a tutti, ma insomma, un po' meno di volgarità farebbe sempre bene in qualsiasi contesto!







    Lello Gurrado, "Assassinio in libreria"

    La titolare della Sherlockiana, libreria gialla di Milano dalla fama meritata,viene assassinata da un soggetto subito presentatoci, durante un ricevimento al quale partecipano i più grandi giallisti italiani ed internazionali: Camilleri, Pinketts, Faletti, Vargas, Deaver e mille altri assistono impotenti alla morte dell'amica, e si ripromettono di trovare l'assassino. L'impresa sarà tutt'altro che facile, tanto che il caso verrà risolto da... Stefano Bartezzaghi! Un vero gioiello di libro omaggia tutta la letteratura gialla contemporanea, trasponendola in una relativa realtà, dove nessuno appare fuori posto! Lettura estremamente consigliata agli appassionati, anche se pure stavolta c'è troppo turpiloquio, per i miei gusti. Godetevelo però, perché l'originalità non manca e lo stile, diretto e gradevole, è semplice solo in apparenza.
    « Ultima modifica: Sabato 29 Lug 2017, 17:43:18 da pkthebest »

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    Andy98
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      Re: Che libro c'è sul comodino?
      Risposta #1441: Domenica 30 Lug 2017, 17:01:21
      Elogio della Filosofia - Maurice Merleau-Ponty

      Merleau-Ponty è diventato quasi il mio filosofo di riferimento in questo periodo tranquillo e non particolarmente intenso a livello di avvenimenti, tuttavia riesce ancora a restituirmi una speranza veramente impressionante: il suo Elogio della filosofia è un testo altrettanto breve quanto le sue Conversazioni, sicuramente meno intenso ma non per questo poco illuminante o interessante, al contrario.

      Anche qui il lettore è in presenza di un testo concepito non per essere letto, bensì per essere ascoltato, trattandosi della lezione innaugurale tenutasi nel 1953 al Collège de France quando gli era stata assegnata la cattedra di filosofia, traguardo tanto più di rilievo se si tiene conto del fatto che è stato il più giovane ad averla ottenuta (e all'epoca aveva 45 anni).

      Sul contenuto dirò ben poco, sperando che qualcuno sia interessato a stabilire un punto di incontro con questo filosofo: l'argomento della lezione è, appunto, il mestiere del filosofo nel mondo contemporaneo, un tema decisamente ampio, dibattuto, che tuttavia Merleau-Ponty condensa con un ampio discorso accessibile ai più (soprattutto a chi ha una buona conoscenza di storia della filosofia), ma che in alcuni punti presenta un po' di tecnicismo che potrebbe mettere in difficoltà chi è estraneo alle direttrici base del pensiero di Marx e di Hegel, o anche solo chi non conosce pensatori francesi quali Bergson o Cartesio. Resta, in ogni caso, breve, godevole, e fortemente attuale, in particolare per questa frase:

      Obbedire a occhi chiusi è l'inizio del panico, e scegliere contro ciò che si comprende l'inizio dello scetticismo.

      Con una sola frase, ha riassunto il significato della ricerca filosofica, che oggi ha ancora più valore se pensiamo ad un sempre più crescente individualismo.

      Ritengo ancora che sia un peccato che un simile pensatore, forse per la sua prematura scomparsa, non sia ancora studiato se non a livello di alcuni corsi universitari, però basterebbe solo considerare quel che ho letto della Fenomenologia della Percezione, che tra l'altro non è nemmeno un testo della sua produzione più matura (come invece lo è questo) per capirne il valore e l'importanza.
      « Ultima modifica: Venerdì 4 Ago 2017, 00:13:40 da Andy98 »

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        Re: Che libro c'è sul comodino?
        Risposta #1442: Giovedì 3 Ago 2017, 23:56:26
        Citazione
        Elogio della Filosofia - Maurice Merleau-Ponty
        Citazione
        Ritengo ancora che sia un peccato che un simile pensatore, forse per la sua prematura scomparsa, non sia ancora studiato se non a livello di alcuni corsi universitari, però basterebbe solo considerate quel che ho letto della Fenomenologia della Percezione, che tra l'altro non è nemmeno un testo della sua produzione più matura (come invece lo è questo) per capirne il valore e l'importanza.
        Citazione
        Resta, in ogni caso, breve, godevole, e fortemente attuale, in particolare per questa frase:

        Obbedire a occhi chiusi è l'inizio del panico, e scegliere contro ciò che si comprende l'inizio dello scetticismo.

        Da studente universitario di Filosofia quoto ogni singola parola del tuo post! L'anno scorso, ho avuto la possibilità di seguire un seminario proprio sulla Fenomenologia della Percezione di Merlau-Ponty, nell'ambito del corso di Filosofia Teoretica (che verteva su Foucault), tenuto da Enrica Lisciani Petrini (una dei principali esperti in Italia del pensiero di Ponty). Anche se è un autore che non ho ancora avuto modo di approfondire bene, sono rimasto molto colpito dalle poche basilari cose ascoltate in quelle due ore.
        Se ti interessa, potrei mandarti le foto dei miei appunti  ;)
        Chi sa di aver già vinto, non combatte.
        Solo chi deve rovesciare la sorte, lotta fino all'ultimo!

        Un supereroe solitario e silenzioso!  Posso almeno fischiettare? (Magari la Marcia di Topolino?)

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          Re: Che libro c'è sul comodino?
          Risposta #1443: Venerdì 4 Ago 2017, 00:23:36

          Da studente universitario di Filosofia quoto ogni singola parola del tuo post! L'anno scorso, ho avuto la possibilità di seguire un seminario proprio sulla Fenomenologia della Percezione di Merlau-Ponty, nell'ambito del corso di Filosofia Teoretica (che verteva su Foucault), tenuto da Enrica Lisciani Petrini (una dei principali esperti in Italia del pensiero di Ponty). Anche se è un autore che non ho ancora avuto modo di approfondire bene, sono rimasto molto colpito dalle poche basilari cose ascoltate in quelle due ore.
          Se ti interessa, potrei mandarti le foto dei miei appunti  ;)

          Sarebbe un vero onore se la cosa non ti desse alcun problema, potrebbe essere un'ulteriore opportunità per comprendere fino in fondo la Fenomenologia della Percezione: pur essendo in sé un testo molto chiaro, ben organizzato e soprattutto ottimamente argomentato, ci sono comunque alcuni passaggi che mi riescono un po' difficili non avendo minimamente affrontato alle superiori i pensieri di Husserl e di Scheler, che sono stati, oltre ad Heidegger e Bergson (che invece ho affrontato), i filosofi di riferimento di Merleau-Ponty, o almeno per la parte più fenomenologico-esistenzialista (lungi al momento dal considerarlo a tutti gli effetti un esistenzialista, ma l'influsso di Heidegger nei suoi primi lavori si sente comunque).

          Perciò, se vuoi mandarmi qualcosa (e te ne sarei infinitamente grato  :D) puoi mandarmi un MP. Grazie in anticipo per questa opportunità!

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            Re: Che libro c'è sul comodino?
            Risposta #1444: Venerdì 4 Ago 2017, 12:45:16
            Citazione
            Se ti interessa, potrei mandarti le foto dei miei appunti

            Perdonate il piccolo OT:
            Alla fine, siccome non ho piena padronanza di tutti i tools in YaBB, ho preferito semplificarmi la vita caricando tutto sul mio Showcase. Chiunque oltre a Andy98 fosse interessato agli appunti, è libero di consultarli (i file sono nominati seguendo l'ordine delle pagine: 1.jpg, 2.jpg, ecc.).
            Andy mi perdonerà  ::)
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              Re: Che libro c'è sul comodino?
              Risposta #1445: Martedì 8 Ago 2017, 17:46:20
              Dopo essermi sollazzato con saggi di fisica quantistica e uno, interessante e divertente, sulla ricerca della vita nel cosmo del compianto astrofisico Giovanni Bignami, ora sto leggendo Le Pietre Magiche di Shannara di Terry Brooks.
              In realtà l'avevo già letto nell'85, poi era un po' finito nel dimenticatoio. Recentemente ho seguito il (bruttino assai) serial televisivo da cui è tratto (storia stravolta e costumi da denuncia penale, e sì che tra i produttori c'è lo stesso autore!) e ho quindi voluto rileggerlo.
              Non che fosse un gran capolavoro della letteratura fantasy, però evidentemente ha avuto un suo pubblico fedele.

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                Re: Che libro c'è sul comodino?
                Risposta #1446: Martedì 8 Ago 2017, 20:48:43
                Finito Notizia di un sequestro (Gabriel Garcìa Marquez), molto molto interessante, mi sto portando al mare Manuale di zoologia fantastica, di Jorge Luis Borges e Margarita Guerrero.
                A casa, invece, sto leggendo un libro unico e sommo, di quelli fatti per entrare in risonanza perfetta con il mio carattere e la mia mente: Historias di cronopios y de famas di Julio Cortàzar.

                Consigliato a tutti i fantoniani e non. ;D

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                  Re: Che libro c'è sul comodino?
                  Risposta #1447: Venerdì 11 Ago 2017, 14:23:24
                  Fenomenologia della Percezione - Maurice Merleau-Ponty

                  Capolavoro della Fenomenologia e, in particolar modo, uno dei testi più importanti del Novecento filosofico, la Fenomenologia della Percezione di Maurice Merleau-Ponty è senz'ombra di dubbio una delle eredità più significative del secolo scorso, sia per i termini in cui viene condotta un'analisi così impegnativa, sia per i risultati a cui essa riesce a pervenire, importantissimi per lo sviluppo delle scienze cognitive e, per quanto concerne certi aspetti, per la nostra esperienza di vita.

                  Fortemente influenzato da Husserl, da Scheler, e dalla Gestalpsychologie, Merleau-Ponty riscrive totalmente il nostro modo di porci nei confronti dell'esistenza, e in particolar modo dell'oggetto percepito, proponendo un ritorno ad una percezione primordiale, sulla falsariga del motto husserliano "Alle cose stesse!", che acquista per il filosofo francese il valore di "Alle cose percepite!": un'esigenza, questa, forse dettata da un contatto amaro coi problemi della vita (essendo il periodo in cui Merleau-Ponty vive e scrive drammatico, segnato dai disastri del primo dopoguerra e dalla tragedia del conflitto successivo), e da un'illusoria ed irrequieta speranza di ritorno a quell'infanzia felice, che era stata comunque segnata dalla morte del padre.

                  Passata la Premessa, in cui Merleau-Ponty si interroga sullo scopo della Fenomenologia, egli comincia la sua intensa ma lucidissima analisi partendo dal concetto di "sensazione", tanto banale quanto in realtà complesso e confuso, soprattutto se confrontato con le concezioni del Razionalismo e dell'Empirismo, con cui il filosofo mantiene sempre un costante dibattito, ritenendo le loro dottrine dei "pregiudizi" da cui liberarsi per poter fare ritorno alla percezione quale deve essere in realtà:

                  Prendiamo una macchia bianca su uno sfondo omogeneo. Tutti i punti della macchia hanno in comune una certa "funzione" che fa di essi una "figura". Il colore della figura è più denso e per così dire più resistente di quello dello sfondo; i bordi della macchia bianca le "appartengono" e non sono solidali con lo sfondo, quantunque quest'ultimo sia a essi contiguo; la macchia appare posta sullo sfondo e non lo interrompe. Ogni parte annuncia più di quanto contenga e questa percezione elementare è quindi già pregna di un senso (Introduzione - Capitolo I: la "sensazione",pp.35-46)

                  Fin dall'inizio è chiaro l'intento di voler comprendere la relazione soggetto-oggetto in termini di percezione e di ricerca di un senso in questa percezione. Merleau-Ponty, mettendo in discussione l'idea che la sensazione sia somma di parti finite (Empirismo) o che essa sia elaborata sottoforma di "Idea" da una coscienza (Razionalismo), arriva ad individuare nel corpo l'apertura percettiva all'esperienza e, di conseguenza, il centro di ogni attività conoscitiva. Questo è, a mio avviso, un risultato molto importante, perché pone l'accento su un'importanza che forse avevamo dimenticato, lasciando spesso che le nostre emozioni risultassero più importanti di ogni forma di corporeità, quando la connessione tra le due è invece talmente stretta che non si potrebbe pensare un'emozione senza un mondo verso cui questa si proietta o un mondo che non acquisti per noi, attraverso qualunque senso, un preciso significato emotivo: un temporale, un bacio, un dolce, un'essenza, una melodia... possono essere reinterpretati attraverso quest'ottica.

                  Il corpo non può essere paragonato  all'oggetto fisico, ma piuttosto all'opera d'arte.[...]Un romanzo, una poesia, un quadro, un brano musicale sono individui, cioè esseri in cui non si può distinguere l'espressione dall'espresso, il cui senso è accessibile solo per contatto diretto e che irradiano il loro significato senza abbandonare il proprio posto temporale e spaziale. In questo senso il nostro corpo è paragonabile all'opera d'arte. Esso è un nodo di significati viventi e non la legge di un dato numero di termini covarianti (Parte prima - Capitolo IV: la sintesi del corpo proprio,pp.215-216)

                  In questo passo appena riportato emerge quello stretto legame con l'arte che, oltre ad essere una cifra caratteristica di tutta la riflessione di Merleau-Ponty, il quale tornerà su tale tema in modo sempre più irrequieto nei lavori successivi, soprattutto negli ultimi, mette in evidenza un legame nei confronti del mondo percepito che non si ferma alla semplice apparenza, ma è soprattutto permeato da molte ambiguità. Una delle più evidenti, oltre al linguaggio, è soprattutto la sessualità, su cui il filosofo scrive a riguardo:

                  C'è osmosi fra la sessualità e l'esistenza: ciò significa che, se l'esistenza si diffonde nella sessualità, reciprocamente la sessualità si diffonde nell'esistenza, cosicché è impossibile stabilire quanta parte abbiano, in una data decisione o in una data azione, la motivazione sessuale e le altre motivazioni, impossibile caratterizzare una decisione o un atto come "sessuale" o "non sessuale". (Parte prima - Capitolo V: il corpo come essere sessuato,p.238)

                  Diventa quindi impossibile stabilire se la sessualità sia finalizzata all'esistenza o se invece sia quest'ultima ad essere finalizzata alla prima: un ritorno alla percezione consiste in una presa di coscienza di tale ambiguità che è caratteristica del nostro corpo, altra posizione rivelante per un periodo che fa della sessualità un ritratto assolutamente confuso, forse addirittura impreciso e povero.

                  Molto descrittiva, ma non per questo meno interessante, la seconda parte, in cui Merleau-Ponty esplora lo spazio, condizionato anche dagli sviluppi delle geometrie dette non euclidee: la nozione che più risente di questo stravolgimento dello spazio tridimensionale è sicuramente la profondità, totalmente alterata, o forse sarebbe meglio dire riscoperta, nella pittura noventesca.

                  Quando diciamo che un oggetto è gigantesco o minuscolo, che è lontano o vicino, lo diciamo spesso senza ricorrere a un confronto, anche implicito, con un altro oggetto o con la grandezza e la posizione oggettiva del nostro proprio corpo, ma solo in rapporto a una certa "portata" dei nostri gesti, a una certa "presa" del corpo fenomenico sul suo mondo circostante. (Parte seconda - Capitolo II: lo spazio,pp.353-354)

                  Altra acquisizione importante: il limite della nostra esperienza percettiva. Uno potrebbe oggi stupirsi di un simile risultato, poiché potrebbe risultare alquanto banale, ma il primo Novecento, nonostante la crisi di certezze e di coscienza, prendeva comunque le mosse dall'ottimismo ottocentesco, lo stesso Husserl, da una parte è stato in costante dialogo con l'Idealismo, dall'altra criticava la pretesa del Positivismo di avere conoscenze certe, e lo stesso Merleau-Ponty, oltre a confrontarsi con la dialettica di Hegel, è soprattutto critico nei confronti delle pretese oggettive e assolute della scienza; lo stesso osservatore è un problema, il punto di vista non permette un'acquisizione completa del mondo bensì è sempre filtrata dalla nostra esperienza percettiva, ed è in questo che consiste la vera acquisizione del concetto di spazio: il nostro punto di vista deve sempre essere integrato con quello altrui. Mai come oggi abbiamo bisogno di sentirci dire che gli altri hanno importanza per noi. Ad un "cogito" come quello elaborato da Cartesio, il pensiero da cui deriva tutta la conoscenza, Merleau-Ponty ne elabora uno sottoposto a questo limite e investito dal carattere della temporalità, e quindi "in evoluzione" con lo stesso mondo che percepisce anche attraverso il pensiero.

                  Certamente, l'altro non esisterà mai per noi come noi stessi, è sempre un fratello minore, non assistiamo mai in lui come in noi alla pulsione della temporalizzazione. Ma due temporalità non si escludono come due coscienze: infatti ciascuna di esse non si conosce se non proiettandosi nel presente, nel quale può congiungersi con l'altra (Parte terza - Capitolo II: la temporalità,p.552)
                  Ecco come l'altro diventa importante per noi: ciascuno struttura e temporalizza a suo modo l'oggetto tra passato, presente e futuro, e il modo in cui esso lo temporalizza viene integrato al nostro, e sulla base di questo si costruisce ogni forma sociale e, soprattutto, ogni forma di libertà. Infatti, Merleau-Ponty chiude l'analisi con un bellissimo capitolo incentrato sul superamento del conflitto tra coscienze elaborato da Sartre: non nemici che si oggettivano l'uno con l'altro, non uomini che riducono ad oggetti altri uomini, bensì corpi che comunicano tra corpi ed esistono proprio grazie a questi, uomini liberi perché esseri in situazione nei confronti dell'altro e della vita.

                  Farò questa promessa? Rischierò la vita per così poco? Darò la mia libertà per salvare la libertà? Non c'è risposta teorica a tali domande. Ma ci sono cose che si presentano irrecusabili, c'è questa persona amata di fronte a te, ci sono questi uomini che esistono schiavi attorno a te, e la tua libertà non può volersi senza uscire dalla sua singolarità e senza volere la libertà. Sia che si tratti delle cose o delle situazioni storiche, la filosofia non ha altra funzione che quella di reinsegnarci a vederla bene, ed è giusto dire che essa si realizza distruggendosi come filosofia separata. Ma qui si deve tacere: infatti, solo l'eroe vive sino in fondo la sua relazione con gli uomini e con il suo mondo, ed è sconveniente che un altro parli in suo nome. (Parte terza - Capitolo III: la libertà,p.581)

                  Wittgenstein, con il suo "Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere", sembra far eco a quest'ultima parte dell'opera di Merleau-Ponty: la sua filosofia non vuole dare risposte, la sua descrizione del corpo e del mondo percepito hanno valore per le ricerche e le analisi da lui condotte, ma non vogliono avere la pretesa di possedere la verità ultima dell'esistenza. E questa, infatti, deve essere taciuta, può solo essere vissuta in quel momento in cui l'uomo, finalmente, si riscopre nel suo primato percettivo e corporeo. Il problema della libertà è complesso ed irrisolto, e nemmeno il marxismo, a cui egli si era avvicinato già durante la stesura di questo testo, può garantirla (lo stesso Merleau-Ponty rivedrà successivamente la propria posizione, ma la sua adesione al marxismo è sempre stata irrequieta e non pienamente convinta).

                  Perché leggere questo testo, allora? Per ritrovare noi stessi sotto una nuova ottica: Merleau-Ponty, oltre che un validissimo e per fortuna oggi riscoperto e studiato filosofo, è soprattutto uno scrittore molto chiaro, lucido, attento, sempre alla ricerca della motivazione profonda o del dettaglio apparentemente insignificante. Tuttavia è un'opera complessa, da ammirare solo dopo un'acquisizione almeno del Razionalismo, dell'Empirismo e degli studi condotti dalla Fenomenologia e dalla Gestaltpsychologie, in quanto resta comunque la sua tesi di dottorato, per questo è densa di filosofia e di terminologia che possono scoraggiare i principianti. Consiglio una lettura delle Conversazioni, sia prima di leggere questo testo, sia a lettura ultimata, poiché i vari testi, seppur brevi, si prestavano per essere letti alla radio, e quindi sono una via più accessibile ai punti focali del suo pensiero. Nonostante sia un testo consistente, vale tutto il tempo necessario a leggerlo e ad interiorizzarlo: Merleau-Ponty, nonostante la sua morte piuttosto prematura, ha lasciato testi di alto valore e di urgente attualità, quindi ritengo che sia fondamentale confrontarsi con la sua filosofia almeno una volta nella vita (nulla togliendo ad altri pilastri, ovviamente).

                  --------------
                  N.B. Mi scuso se ho postato proprio la lunga recensione scritta per un sito, tuttavia per certi libri a cui tengo particolarmente mi sento in dovere di comunicare qui ben più del semplice "l'ho letto, mi è piaciuto perché e per come, e così via".

                  Un grazie, ovviamente a PkAvenger96 e ai suoi appunti  ;)
                  « Ultima modifica: Mercoledì 23 Ago 2017, 14:12:36 da Andy98 »

                  *

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                    Re: Che libro c'è sul comodino?
                    Risposta #1448: Venerdì 11 Ago 2017, 15:13:31
                    Citazione
                    Un grazie, ovviamente a PkAvenger96 e ai suoi appunti

                    Di nulla, è stato un vero piacere!
                    Bellissima recensione  ;)
                    Chi sa di aver già vinto, non combatte.
                    Solo chi deve rovesciare la sorte, lotta fino all'ultimo!

                    Un supereroe solitario e silenzioso!  Posso almeno fischiettare? (Magari la Marcia di Topolino?)

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                      Re: Che libro c'è sul comodino?
                      Risposta #1449: Sabato 12 Ago 2017, 10:09:58
                      Giovani e Vecchi di Luigi Pirandello.
                      L'ho iniziato 10 giorni fa, dopo avere terminato la prima parte del volume mi sono arenato.
                      La vita è un gioco di energia in cui Tu non partecipi, ma devi lasciarti partecipare...

                      Vivi ogni momento come se fosse l'ultimo, muori e rinasci ad ogni istante, non pentirti di nulla, non sentirti in colpa per nulla, vivi totalmente senza guardare giù, senza guardarti in dietro.

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                        Re: Che libro c'è sul comodino?
                        Risposta #1450: Domenica 13 Ago 2017, 14:15:27
                        L'Occhio e lo Spirito - Maurice Merleau-Ponty

                        Ultimo incontro con Merleau-Ponty, questo breve ma intenso saggio filosofico incentrato sull'arte, o meglio sul suo valore metafisico, è stato il suo ultimo scritto: dopo di esso resta solo Il Visibile e l'Invisibile, incompiuto e criptico.

                        Essendo un testo molto breve, non ne faccio una recensione quanto una "chiacchierata" su alcuni punti essenziali, che possono magari incuriosire gli appassionati di filosofia presenti su questo forum.

                        Anzitutto, penso che questo saggio sia un'ottima introduzione a quella che è l'ultima riflessione di Merleau-Ponty, un reinterrogarsi su quella percezione in termini più ontologici che fenomenologi, pertanto se volete comprenderlo più facilmente, dovreste leggermi la Fenomenologia della Percezione, oppure arrivare preparati sui nuclei fondamentali del suo pensiero e sulle influenze che ha subito attraverso Cartesio e Husserl, queste sono quelle essenziali a comprendere gran parte di questo lavoro. Leggendo varie recensioni altrove, infatti, si dice che questo testo, pur essendo breve, può essere problematico da approcciare: in realtà la vera difficoltà risiede solo nel primo dei cinque capitoli, perlopiù neanche così lungo, per il resto, se uno è abituato al linguaggio filosofico, non avrà tutte queste difficoltà.

                        Non confondetelo come un puro e semplice trattato di estetica: Merleau-Ponty ha sì dato dei contributi a questo ramo, ma non in termini di problematiche sul bello o critica dell'arte. La sua è un'analisi della pittura come una tecnica che si permea di valore metafisico, ad essa il filosofo le consegna la chiave per comprendere le sfumature dell'Essere, di ciò che prima di tutto si fa invisibile all'anima, ma non all'occhio. A riguardo, vi è la famosa citazione, racchiusa in questo saggio:

                        L'occhio compie il prodigio di aprire all'anima ciò che anima non è: il gaio reame delle cose, e il loro Dio, il sole.

                        Perciò, non troverete l'estetica del bello, quanto l'estetica della visione che però non è orientata su criteri normativi: in parole più semplici, Merleau-Ponty non dirà, a chi come me è interessato tra le altre tematiche all'estetica, in cosa consista un capolavoro. Vi parlerà delle linee, dei colori, delle profondità, delle soluzioni stilistiche di Cézanne, di Matisse e di Klee (di cui vi consiglio di guardare, prima e dopo la lettura, alcune opere), tuttavia non ve ne parlerà per elevarle a capolavori artistici, quanto ad esemplari visioni dei "fantasmi" dell'invisibile.

                        In ultima analisi, lancio una provocazione agli appassionati di fotografia: la fotografia è esatta, mentre la pittura è vera; la prima riproduce l'aspetto esteriore delle cose, la seconda ne cattura il pathos, il sentimento.
                        Che, pertanto, l'occhio del fotografo sia incapace di vedere ciò che invece è capace di scrutare l'occhio del pittore?

                        (Non mi aspetto una risposta, non su questo topic, ovviamente!)

                        Dategli una lettura se siete appassionati o studiosi di filosofia: è un testo denso di filosofia ma estremamente poetico e coinvolgente, un buon preludio a coloro che, come me, vorranno leggere l'incompiuto Il Visibile e l'Invisibile.


                        Di nulla, è stato un vero piacere!
                        Bellissima recensione  ;)

                        Grazie mille! Spero che possa avere anche tu l'occasione di leggere questo splendido testo, perché a mio avviso merita veramente tanto, tutto il tempo necessario a metabolizzarlo (a me son serviti 20 giorni, ma solo perché non ero attivamente impegnato in altro al di fuori degli allenamenti, però suppongo che con vari impegni sia necessario molto più tempo) ;)

                        Giovani e Vecchi di Luigi Pirandello.
                        L'ho iniziato 10 giorni fa, dopo avere terminato la prima parte del volume mi sono arenato.

                        Ne vale la pena? Perché Pirandello non mi piace come scrittore, stavo pensando di rivalutarlo a partire dalle sue opere meno note come L'esclusa o Il turno, visto che non sono riuscito ad apprezzare a fondo il suo romanzo più importante per via dell'aspetto stilistico.
                        « Ultima modifica: Domenica 13 Ago 2017, 17:28:48 da Andy98 »

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                        PolliceSu
                          Re: Che libro c'è sul comodino?
                          Risposta #1451: Domenica 13 Ago 2017, 14:38:03


                          Ne vale la pena? Perché Pirandello non mi piace come scrittore, stavo pensando di rivalutarlo a partire dalle sue opere meno note come L'esclusa o Il turno, visto che non sono riuscito ad apprezzare a fondo il suo romanzo più importante per via dell'aspetto stilistico.

                          Si si, una letta gli si può dare, non è bello come i Vicerè di De Roberto, ma una lettura veloce non fa male.
                          Mha...Pirandello ti strappa qualche risata, con i suoi personaggi pittoreschi e fuori dal tempo, tutti con una propria "zoppia" evidente o meno che li caratterizza.

                          Devo dire che il cavalier Landi che ad inizio romanzo va in giro sopra una giovenca mi ha fatto ridere.

                          Certo.
                          Daccordo.

                          Non come il ciclo degli Uzeda di De Roberto, quelli a tratti sono più divertenti.


                          « Ultima modifica: Domenica 13 Ago 2017, 14:38:54 da Danilo1982 »
                          La vita è un gioco di energia in cui Tu non partecipi, ma devi lasciarti partecipare...

                          Vivi ogni momento come se fosse l'ultimo, muori e rinasci ad ogni istante, non pentirti di nulla, non sentirti in colpa per nulla, vivi totalmente senza guardare giù, senza guardarti in dietro.

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                            Re: Che libro c'è sul comodino?
                            Risposta #1452: Sabato 19 Ago 2017, 14:19:24
                            Finito di leggere "Diario di scuola" di Daniel Pennac. Lo so che può sembrare un libro per ragazzini, ma è molto più profondo di ciò che si può pensare. Parto ora con una raccolta di novelle di Pirandello.
                            Sérait-t-il impossible de vivre debout?

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                              Re: Che libro c'è sul comodino?
                              Risposta #1453: Sabato 19 Ago 2017, 20:48:51
                              Se posso dare un consiglio, per apprezzare Pirandello, andate a teatro.

                              Se ben rappresentate, cose come "L'uomo, la bestia e la virtù" e "Il giuoco delle parti" contengono tutto il pensiero dell'autore in modo davvero divertente e senza quelle contorsioni di cui i tanto amati dai letteratoni "Sei personaggi in cerca d'autore" sono strapieni con finale effetto soporifero.

                              Trovate bravi attori che sappiano anche metterci quell'ironia che difficilmente traspare dalla lettura del mero testo della commedia... e scoprirete un altro Pirandello, molto più godibile rispetto a quel che si fa a scuola.

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                                Re: Che libro c'è sul comodino?
                                Risposta #1454: Sabato 19 Ago 2017, 21:02:06
                                Se posso dare un consiglio, per apprezzare Pirandello, andate a teatro.

                                Se sei ben disposto a pagarmi il biglietto per l'Enrico IV o Pensaci, Giacomino!, potrei anche farci un pensierino  :P

                                 

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