Recensione Mickey et l’océan perdu di Denis-Pierre Filippi e Silvio Camboni Scrivere di una
storia Disney inedita francese, pensata per il mercato delle librerie e delle fumetterie d’Oltralpe, vale a dire un mondo diverso da quello italiano, non è semplice. Una premessa è necessaria per poter spiegare, brevemente, le differenze tra due Paesi così vicini ma così distanti riguardo l’approccio al fumetto.
In estrema sintesi, generalmente l’Italia concepisce il fumetto come una lettura semplice, leggera, per un pubblico infantile e/o di adolescenti, economica e in formati editoriali spartani, con poca attenzione verso gli autori. In Francia è
l’esatto opposto. La BD – la
bande dessinée – è un genere ben preciso e autonomo, con spazi enormi in libreria, proposto spesso in cartonati di pregio e di ampio formato, con venerati autori messi accanto agli scrittori tradizionali, grandiosi
battage pubblicitari e svariate sinergie con altri ambiti commerciali e artistici.
Quando nel 2016
Glénat, un importante editore francese già detentore dei diritti Disney per il circuito librario, propose alla casa americana di realizzare
una serie di volumi con diversi autori grazie ai quali uscire dai soliti schemi si trattò di una vera novità. Eppure, la Disney apprezzò molto l’idea e, pur mantenendo i tradizionali e ovvi limiti – niente violenza, sesso e religione –, si dimostrò interessata a utilizzare gli
standard characters in scenari insoliti, con sceneggiature e disegni maturi ed estranei allo stile disneyano. Il risultato, ad oggi, sono
dodici volumi cartonati firmati da celebri autori come
Loisel,
Cosey,
De Poortere e
Tébo. Non mancano alcuni italiani già da tempo sul mercato francese, come
Fabrizio Petrossi e
Silvio Camboni. Proprio quest’ultimo, sui testi di
Denis-Pierre Filippi, ha disegnato un nuovo volume appena uscito in Francia, sostenuto da un’imponente campagna promozionale:
Mickey et la terre des anciens. Prima però, i due avevano realizzato il
volume uscito nel 2018 che stiamo per recensire.
La coppia aveva già lavorato per tanti anni insieme, con svariate opere di loro creazione (tra cui la bella serie
Le voyage extraordinaire, in corso di realizzazione e arrivata al settimo volume), per cui non appare strano vederli a lavoro su Topolino. Camboni poi, ha studiato all’Accademia Disney di Carpi nel 1988-90, lavorando in maniera continuativa per
Topolino fino al 2006 e realizzando storie anche per testate come
X-Mickey e
MMMM. Successivamente la sua presenza sarà più sporadica, dato il suo affermarsi nel mercato francese.
Qui comincia l’avventura…
Di che cosa parlano le 56 tavole di
L’ocean perdu? Si tratta di un’avventura di Topolino, Minni e Pippo in un mondo alternativo, fieramente
steampunk, in cui tutti sono alla ricerca di un’alga dalla forte carica energetica. Le prime tre pagine sono ricche di dialoghi pieni zeppi di termini scientifici, di dettagli tecnologici, di minuzie tecniche, in cui capiamo subito come il trio sia una squadra con un lavoro preciso. Già si vede un approccio concreto alla realtà:
i personaggi sono definiti e non artefatti. La scena si sposta poi sott’acqua, e abbiamo subito un pericolo ben preciso, dovuto alla limitata autonomia del respiratore dello scafandro, mentre i dialoghi risultano serrati e genuini. La storia poi prosegue, tra navi volanti e l’inserimento di nuovi personaggi – Gambadilegno, Enigm, Plottigat – che cambiano il corso della vicenda.
Effettivamente, il volume si può tranquillamente dividere in
due parti, prima e dopo un evento fondamentale per la storia – che qui evitiamo di rivelare. Questa idea risulta davvero vincente perché mette Topolino (e il lettore) in una situazione del tutto nuova e intrigante. Questo stacco netto è ben rappresentato da
una incredibile doppia tavola in cui personaggi appaiono con lo stile grafico degli anni Trenta.
La storia prosegue in maniera veloce, con qualche semplificazione per sveltire la trama, ma arrivando comunque al punto. Il trio è ben rappresentato, con una Minni prudente e saggia e un Pippo acuto e spiritoso, ma mai demenziale. Il finale coinvolge l’oceano perduto del titolo, e risulta decisamente emozionante.
Se Filippi scrive dialoghi veri e concreti, Camboni realizza paesaggi maestosi, in cui i dettagli – molteplici – non risultano mai invasivi. Le doppie tavole in cui si inseriscono le vignette, i panorami lussureggianti di vegetazione, i layout ariosi e movimentati, non coprono mai i personaggi, che restano sempre ben definiti, a partire dagli abiti steampunk – bombette, occhiali con tre lenti e via dicendo.
I colori di Jessica Bodart e di Gaspard Yvan valorizzano il disegno, con una palette cromatica che esalta i ghiacci del polo e il verde della giungla.
In definitiva, si tratta
di una storia più che valida, matura ed emozionante, con un colpo di scena
inaspettato e davvero interessante. L’unico limite sta nelle numerose
potenzialità nascoste: non tutto viene spiegato di questo mondo, e le tavole
risultano strette. Il volume è decisamente autoconclusivo e funziona
perfettamente, ma non nascondiamo il fatto che ci piacerebbe conoscere di più.
Paragrafo a parte riguardo alla confezione editoriale. Si tratta di
un volume lussuoso e raffinato, di grande formato (24 x 32 cm), la costa telata e la copertina con colori in rilevo. La carta utilizzata è di alta grammatura, ruvida. Il rapporto qualità/prezzo è eccellente, per un prodotto di qualità decisamente maggiore rispetto alle nostrane
Deluxe o ai
Fuoriserie (che al confronto risultano cartonati piuttosto miseri). Il consiglio, per chi sappia un po’ di francese, è di recuperare al più presto questa perla.
Voto del recensore:
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