Seppur posizionata in coda, la storia che spicca di più, a mio avviso, è la seconda e conclusiva (ma non del tutto) parte dell'ottima parodia di 20.000 leghe sotto i mari: come già detto per la prima parte, i personaggi sono ben calati nei ruoli e quindi "recitano" bene; a parte, forse, una sensazione di rapidità nella conclusione della vicenda, posso dire che il mio giudizio su questa parodia è veramente positivo, ed i complimenti ai due autori più che meritati.
Altra storia che mi è piaciuta è quella disegnata da Marco Rota: a parte il suo tratto così particolare e barksiano, che per me è sempre un valore aggiunto, la storia ha uno sviluppo semplice ma molto originale, con quella narrazione di un fatto passato che ritorna e conferisce significato al presente; l'idea funziona bene, è piacevole da leggere, per cui la promuovo con ottimi voti.
Andando avanti, invece, il discorso merita qualche considerazione in più.
Inizio dalla storia d'apertura, dedicata alla giovinezza del protagonista: personalmente nutro sempre parecchi dubbi su queste operazioni, oserei dire esperimenti, che provano a narrare fatti accaduti nel passato di personaggi che, per definizione, vivono un eterno e statico presente; forse l'esempio più famoso in tal senso è l'opera di Don Rosa dedicata alla vita di Paperone, un capolavoro frutto di un certosino lavoro di ricostruzione (e completamento) degli indizi disseminati qua e la da Barks nelle sue storie. Ovviamente non è l'unico caso, seppur forse uno dei meglio riusciti per coerenza col personaggio analizzato. Qui, ovviamente, si tratta di qualcosa di diverso, a cominciare dal fatto che il periodo preso in considerazione è ben determinato e non copre l'intera vita; siamo ancora al primo episodio, che introduce il protagonista, fresco di laurea, ed il reincontro con l'amico Pippo che non vedeva da anni: quindi, un episodio introduttivo. Vedremo come evolverà, per adesso questo assaggio oscilla, a mio avviso, tra momenti più coinvolgenti ed altri meno, ma tutto sommato lo promuovo. Mi auguro solo che l'operazione non faccia troppo patire, ad un personaggio nato quasi 100 anni in tutt'altro contesto, le ristrettezze degli attuali vincoli narrativi cui sono costretti gli autori...
Abbastanza deludente tutto il resto...
La storia con Pippo mi ha trasmesso poco, se non che la vicenda si risolve bene grazie ad una mera casualità. Peraltro, un Pippo così esperto di marketing dall'oggi al domani sembra un po' troppo tirato per la giacchetta, ma tant'è; resta da capire quante storie si vorranno proporre su questo canovaccio che, così a sensazione, temo non abbia tantissimo da dire.
Proseguendo la discesa troviamo la storia con i Bassotti: ora, comprendo il fine del mero intrattenimento fine a se stesso, però così è forse un po' troppo. I Bassotti sono ritratti come dei perfetti idioti, dove l'unico che si salva è solo il Nonno Grazia; all'inizio vengono individuati ma riescono a scappare per poi rifugiarsi al solito posto dove a nessuno passa per la mente di cercarli; il fatto che la città sia piena di poliziotti solo per acchiappare due semplici truffatori, nemmeno si trattasse di pericolosi criminali, poi, la dice lunga sul livello medio della malavita paperopolese... Insomma, tutto troppo scontato, come ovviamente la responsabilità dei due truffatori. Ah, solo per quella "orzata amara" al bar il voto è ancora più basso: si sarebbe benissimo potuto far ordinare genericamente "da bere" o "il solito", senza alcuna specificazione del contenuto alcolico, ma l'imperante opera di rincretinimento frutto del peggior politicamente corretto impone certe uscite veramente assurde...
Infine, Area 15: che dire, se il primo episodio aveva lasciato in me un giudizio sospeso, questo che ruota interamente attorno alla spasmodica ricerca di un pupazzetto mi ha deluso per l'eccessiva "nerdizzazione" della vicenda. Spiacente, ma tutto ciò non fa per me, al pari delle action figures.