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Guido Martina

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    Re: Guido Martina
    Risposta #780: Sabato 16 Apr 2016, 14:15:35


    E poi, Panini non darebbe certo il permesso per stampare una produzione che alienerebbe un certo numero di lettori dai ''Grandi Classici". Già all'epoca Panini non prese bene il tutto Gottfredson (che non avrebbe potuto comparire su nessun'altra testata), figuriamoci il tutto Martina.

     Condivido in pieno, l'attenzione ai lettori è una vera e propria religione! Il rischio sarebbe alto e la paura è tanta.
    Non mi sento di condividere invece la definizione di accozzaglia di storie per quanto riguarda il Tuttoscarpa che, tutto sommato, alla ricomposizione dell'universo di lavori del maestro ha aggiunto pure un bel portfolio di commenti, almeno per noi comuni mortali cui di Scarpa ci mancava qualcosina di qua e di la, ma questa per carità è una mia opinione dettata forse piu dall'entusiasmo con cui ho fatto la raccolta che da reale padronanza tecnica dei vari rami e aspetti che afferiscono al mondo di un autore. ;)
    Finalmente due concorrenti degni di rispetto!  Avete notato i due Cucurbitoni di Casimiro?
    Sì...ma questa coppia di Catafurgi di Tamerlano li sovrasta!
    Ah! C'è anche un Decumbalione di Carlotta la Racchia!

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      Re: Guido Martina
      Risposta #781: Domenica 17 Apr 2016, 11:41:36

       Condivido in pieno, l'attenzione ai lettori è una vera e propria religione! Il rischio sarebbe alto e la paura è tanta.
      Non mi sento di condividere invece la definizione di accozzaglia di storie per quanto riguarda il Tuttoscarpa che, tutto sommato, alla ricomposizione dell'universo di lavori del maestro ha aggiunto pure un bel portfolio di commenti, almeno per noi comuni mortali cui di Scarpa ci mancava qualcosina di qua e di la, ma questa per carità è una mia opinione dettata forse piu dall'entusiasmo con cui ho fatto la raccolta che da reale padronanza tecnica dei vari rami e aspetti che afferiscono al mondo di un autore. ;)

      C'è un bel racconto di Achille Campanile dove la moglie ha l'idea di esportare acqua santa negli USA con cisterne (acqua benedetta dal papa in persona, s'intende). Il marito è costretto a partecipare a questo progetto, ottiene un appuntamento alla Curia, si prepara tutto il discorso per magnificare quello che dovrebbe essere un grande tentativo di cristianizzare le masse, di portare sollievo agli infermi, ecc ecc. Appena inizia il discorso, però, il prelato lo ferma e stropicciandosi insieme pollice e indice, gli chiede se gli piacciono i "dindini", prima di mandarlo via.

      Questa introduzione per dire che noi qua si parla tanto di attenzione ai lettori e un sacco di belle cose, ma anche le ultime scelte della Casa non paiono dare credito a questa opzione: la nuova direzione dei CGD che ha interrotto Reginella, la nuova serie in edicola "Scienza Papera", che si èè rivelata sostanzialmente un flop. Quello che interessa alla Disney non è il rispetto nè la cura, fintantochè queste non divengono elementi di guadagno. E' infatti la pecunia che muove il mondo. Detto questo, io sono un appassionato sostenitore di una omnia martiniana, o quantomeno di una serie che possa contenere il meglio della sua produzione, ma vedo da me quanto potrebbe essere difficile. Questo non perchè si andrebbe ad erodere il terreno dei CGD (nel terzo numero compariva Barks, nel secondo Scarpa, protagonisti entrambi di collezioni esclusive) che se un autore ha un bacino sanno di poterlo fare fruttare, quanto piuttosto perchè un personaggio come Martina richiederebbe, a parte un enorme lavoro di limatura/censura/selezione per gli standard attuali, anche una operazione faticosa dal punto di vista pubblicitario, perchè qui non si sta vendendo un artista conosciuto (alle masse, s'intende) e nemmeno facilmente potabile, anzi, uno che per certi versi fu sempre un outsider della Disney stessa.

      PS: il tutto Scarpa a me è piaciuto, sto finendo di recuperarne i volumi, ieri ne ho presi 6 a 1,50 l'uno in un mercatino dell'usato  :D
      Ahimè! Così finisce una grande missione di cultura e di civiltà!

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        Re: Guido Martina
        Risposta #782: Domenica 17 Apr 2016, 13:10:30
        un personaggio come Martina richiederebbe, a parte un enorme lavoro di limatura/censura/selezione per gli standard attuali
        In una eventuale omnia martiniana pubblicare i nuovi dialoghi censurati invece degli originali non avrebbe senso (anche se poi lo farebbero sicuramente, per distrazione o per impossibilità di stampare le tavole originali o proprio per un ipocrita politically correct).
        Per quanto a volte grevi e violenti (soprattutto negli anni '50), certi dialoghi sono una caratteristica imprescindibile dell'autore e 'depurarli' in una collana a lui dedicata sarebbe un affronto a Martina stesso (anche quando le birre diventano gazzose).
        Inoltre questi volumi sarebbero destinati a lettori adulti e maturi (come le collane uscite su Barks, Gott e Scarpa) e non certo a bambini: note a margine riguardanti situazioni di particolare violenza verbale (a volte con riferimenti razziali) spiegherebbero ai lettori il clima dell'epoca che consentiva un frasario oggi criticabile se non vietato quando è pubblico.
        « Ultima modifica: Lunedì 16 Gen 2017, 15:29:00 da leo_63 »

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          Risposta #783: Domenica 17 Apr 2016, 14:49:19

          Questa introduzione per dire che noi qua si parla tanto di attenzione ai lettori e un sacco di belle cose, ma anche le ultime scelte della Casa non paiono dare credito a questa opzione: la nuova direzione dei CGD che ha interrotto Reginella, la nuova serie in edicola "Scienza Papera", che si èè rivelata sostanzialmente un flop. Quello che interessa alla Disney non è il rispetto nè la cura, fintantochè queste non divengono elementi di guadagno. E' infatti la pecunia che muove il mondo.

          Ed è anche giusto così, la Disney ed editori licensed vari hanno interessi economici da rispettare. Penso inoltre che ad oggi il bicchiere vada comunque visto mezzo pieno: mi sembrano ormai lontani i tempi (solo qualche anno fa...) in cui tutta la politica editoriale della casa madre si riduceva a "i giornaletti in edicola devono servire a far venire voglia ai bambini di trascinare i propri genitori a disneyland". Sono il primo a dire che il fumetto Disney è ancora incatenato a paradigmi di political correctness ridicoli, ma almeno da un punto di vista editoriale le cose mi paiono migliorare. Certo, mi piacerebbe che robe come i GCD fossero impostate in maniera un po' più intellettuale...beh, vedi quel mio post fin troppo polliciato (ho toccato un nervo scoperto eh?) nel thread apposito. Ma ho visto abbastanza lune per sapere che quello che piacerebbe a me non è per forza remunerativo.

          Un'integrale Martina quanto sarebbe  grande? settanta/ottanta volumi da 350 pagine cadauno???? Eddai siamo realistici, anche qui sul papersera vi annoiereste a indiciarli!  ;D

          Martina è fin troppo ripubblicato. Il problema è che è ripubblicato su riviste da edicola che vogliono avere un tono troppo popolare e politically correct. Ed allora eccoti le più o meno maldestre censure (che calano su quello che era l'aspetto migliore di quello scrittore, la verve linguistica dei dialoghi). È questo il paradosso di Martina: dovrebbe essere pubblicato anche meno, ma meglio. Mi piace pensare che lui stesso sarebbe d'accordo con me.



          « Ultima modifica: Domenica 17 Apr 2016, 18:58:03 da Monkey_Feyerabend »

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            Risposta #784: Domenica 17 Apr 2016, 20:27:54
            In una eventuale omnia martiniana pubblicare i nuovi dialoghi censurati invece degli originali non avrebbe senso (anche se poi lo farebbero sicuramente, per distrazione o per impossibilità di stampare le tavole originali o proprio per un ipocita politically correct).
            Per quanto a volte grevi e violenti (soprattutto negli anni '50), certi dialoghi sono una caratteristica imprescindibile dell'autore e 'depurarli' in una collana a lui dedicata sarebbe un affronto a Martina stesso (anche quando le birre diventano gazzose).
            Inoltre questi volumi sarebbero destinati a lettori adulti e maturi e non certo a bambini (come le collane uscite su Barks, Gott e Scarpa): note a margine riguardanti situazioni di particolare violenza verbale (a volte con riferimenti razziali) spiegherebbero ai lettori il clima dell'epoca che consentiva un frasario oggi criticabile se non vietato quando è pubblico.

            Hai detto quanto di fondamentale!
            Martina rivisitato ci rende già malinconici e un'omnia andrebbe fatta tassativamente e integralmente con dialoghi originali senza alcuna pietà di alcunchè! >:(
            « Ultima modifica: Domenica 17 Apr 2016, 20:31:25 da antonello_auteri »
            Finalmente due concorrenti degni di rispetto!  Avete notato i due Cucurbitoni di Casimiro?
            Sì...ma questa coppia di Catafurgi di Tamerlano li sovrasta!
            Ah! C'è anche un Decumbalione di Carlotta la Racchia!

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              Risposta #785: Domenica 17 Apr 2016, 21:08:22
              Inoltre questi volumi sarebbero destinati a lettori adulti e maturi e non certo a bambini (come le collane uscite su Barks, Gott e Scarpa): note a margine riguardanti situazioni di particolare violenza verbale (a volte con riferimenti razziali) spiegherebbero ai lettori il clima dell'epoca che consentiva un frasario oggi criticabile se non vietato quando è pubblico.

              Sarebbe la dimensione perfetta in cui mi piacerebbe vederli. La contestualizzazione eviterebbe certi problemi, ma non pensiate che forum delle famiglie, associazioni e compagnia bella non vigilino rigidamente indipendentemente da contesto e situazione.  :-X

              Ed è anche giusto così, la Disney ed editori licensed vari hanno interessi economici da rispettare. Penso inoltre che ad oggi il bicchiere vada comunque visto mezzo pieno: mi sembrano ormai lontani i tempi (solo qualche anno fa...) in cui tutta la politica editoriale della casa madre si riduceva a "i giornaletti in edicola devono servire a far venire voglia ai bambini di trascinare i propri genitori a disneyland". Sono il primo a dire che il fumetto Disney è ancora incatenato a paradigmi di political correctness ridicoli, ma almeno da un punto di vista editoriale le cose mi paiono migliorare. Certo, mi piacerebbe che robe come i GCD fossero impostate in maniera un po' più intellettuale...beh, vedi quel mio post fin troppo polliciato (ho toccato un nervo scoperto eh?) nel thread apposito. Ma ho visto abbastanza lune per sapere che quello che piacerebbe a me non è per forza remunerativo.

              Un'integrale Martina quanto sarebbe  grande? settanta/ottanta volumi da 350 pagine cadauno???? Eddai siamo realistici, anche qui sul papersera vi annoiereste a indiciarli!  Grin

              Martina è fin troppo ripubblicato. Il problema è che è ripubblicato su riviste da edicola che vogliono avere un tono troppo popolare e politically correct. Ed allora eccoti le più o meno maldestre censure (che calano su quello che era l'aspetto migliore di quello scrittore, la verve linguistica dei dialoghi). È questo il paradosso di Martina: dovrebbe essere pubblicato anche meno, ma meglio. Mi piace pensare che lui stesso sarebbe d'accordo con me.

              Martina è ripubblicato quanto Cimino o Scarpa (per non dire di Barks, che però poniamo su un altro circuito), a parer mio, ma con la differenza che questi non abbisognano (spesso) della censura/aggiustamento con cui vengono macellate le storie del Professore, per cui vediamo come queste escano abbastanza mal ridotte. Meno ma meglio sarebbe un ottima formula  :)
              Sull'evoluzione della Disney rispetto alla pacchianaggine di alcuni anni fa, penso siamo tutti d'accordo (per fortuna!), e mi pareva di essermi mostrato da subito d'accordo con te sull'auspicarsi un'innalzamento del livello intellettuale dei GDC!
              « Ultima modifica: Domenica 17 Apr 2016, 21:09:05 da AzureBlue »
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                Re: Guido Martina
                Risposta #786: Venerdì 6 Mag 2016, 10:30:57
                [size=14]GUIDO MARTINA - XXV[/size]

                Cari amici,

                venticinque anni fa ci lasciava Guido Martina. Le ricorrenze comandate non sono mai interessanti, tanto meno questa di un autore che dell'etichetta e dell'ufficialità se n'è sempre importato ben poco. Però è un'occasione come un'altra per promuovere una piccola iniziativa, alla quale potrà partecipare chi vorrà quando vorrà (nel contesto di un Anno Martiniano 6/5/2016-6/5/2017) con un ciclo di interventi qui sul forum. Interventi che vorrebbero essere di vario tipo, un po' sulla scia del Romano Scarpa forever, ma non necessariamente incentrati sulle storie. Ad ogni modo non sentitevi in soggezione, perché non si tratta di interventi da raccogliere e diffondere, ma solo di piccoli ritratti personali di una storia, una caratteristica di stile, un personaggio.
                Nel frattempo, a mo' di introduzione, provo un po' a rompere il ghiaccio.


                [size=12]1. Parola, forma e contenuto[/size]
                Trovo molto fecondo il confronto tra le varie fasi (due le più marcatamente distinte) della produzione martiniana; fasi fra loro omogenee per certi aspetti, ma differenti in altri.
                Al centro della scrittura di Guido Martina ci sono, fra gli altri, la parola e gli equilibri fra i caratteri. Di più: gli equilibri fra i caratteri (forti, deboli, primeggianti, di contorno, solari, viziati) sono di fatto sanciti dalla parola, ovvero dalla forza del discorso. Esempio classico la loquela paperoniana, che sommerge tutto e tutti, dal più sintetico degli "Zut!" alla più melodrammatica delle autoflagellazioni. Tuttavia vi sono modi e modi: nella fase dei pieni e tardi anni Cinquanta, ad esempio, l'organizzazione di alcune storie sembra passare per una dinamicità locale che però realizza una staticità globale, nel senso che la trama generale riflette rapporti fra i personaggi (e tipologie d'azione) che vanno verso un modello, una canonicità, quasi a creare il tipo dell'avventura Disney made in Italy. Ecco quindi che, diversamente dalla lunga e ricca fase di sperimentazioni il cui frutto più sregolato è forse Topolino nella valle dell'incanto (e quello più celebre l'Inferno di Topolino, che rappresenta un unicum del fumetto italiano) la peculiarità della narrazione non è più monopolizzata dalla melodia (le trame fantasiose), ma si centra parallelamente nel ritmo e nella strumentazione (la parola). Ecco che si passa dai Tappoatlantici e dai meravigliosi Grilli atomici all'Anno bisestile, all'Acqua astemica, ai Pensieri negativi. Un lavoro di regolamentazione e fortificazione delle forme che prescinde del tutto, è doveroso dirlo, da quelli che sarebbero diventati gli strumenti affilatissimi del fumetto internazionale, ispirati anche ai disneyani Barks e Gottfredson, e che i grandi autori come Alan Moore (e perché no Don Rosa) avrebbero portato a livelli esemplari tanto da ispirare moltissimi autori, anche italiani come Tito Faraci (è il caso di Moore). La via seguita da Martina è assolutamente personale; dal punto di vista moderno si può dire che la tecnica in Martina non esiste. Ma in mancanza di quei mezzi, vuoi per cultura vuoi per scarso interessamento, il Professore confeziona una via tutta sua, basata in parte come si è detto sulla forma interna del dialogo e sull'interazione di questo con l'azione, una scelta che permette all'autore di sviluppare in verticale sia l'umorismo (perno indiscutibile della sua arte in tutte le sue fasi) sia i rapporti fra i personaggi, primi fra tutti quello fra Topolino e Pippo (brontolone e paterno - più che fraterno - il primo, svaporato, imprevedibile e testardo il secondo, ma incapaci di sussistere separatamente) e quello interno alla famiglia dei Paperi (tappa irrinunciabile Paperino e il conte di Montecristo con il suo finale così semplice eppure indimenticabile).
                Ma attenzione: Guido Martina non cessa di dar libero corso alla fantasia nella maniera incontrollata di un tempo, però in storie speciali come Paperino Girandola o il favoloso Paperino di Münchhausen, o il più tardo (e già diverso) Paperin Fracassa. In queste storie l'irrazionale diventa assurdo, il giustapposto diviene sorpresa: insomma, fateci caso, il cortocircuito mentale diventa sempre più intenzionale e commisurato allo scopo della storia. Tant'è che Paperino di Münchhausen, confrontato con i Tappoatlantici, scorre via che è una bellezza.
                La vitalità di questi risultati, peraltro, è in grado man mano di sostenere, da un lato, la rappresentazione morale che l'Autore va ad esempio componendo nelle sue storie di Paperi, e dall'altro, splendido pendant a questa, quella meravigliosa spensieratezza, scanzonata più che confortante, che pervade l'opera di Martina (specie quella matura), tanto più godibile e sottile quanto parallela ad una visione non semplicistica e rassicurante dell'universo Disney.
                Tornando al discorso, parlerei, mutuando dalla fisica, della parola come consolidazione. Mi spiego. Romano Scarpa, che ad esempio non sceglierà mai uno stile lessicale fortemente compromettente (senza che ciò gli impedisca di lasciare espressioni indelebili come "rhafare l'anello W"), si può dire che con lo stile ci nasce. La leggerezza cristallina della sua esposizione, dai Gamberi in salmì alle Sorgenti mongole, è creata una volta per tutte, e si interromperà purtroppo per la decisione dello stesso Autore di concentrarsi sul disegno, salvo poi essere ripresa in futuro ma contaminata da nuove esigenze che la renderanno sensibilmente diversa. Insomma il problema della parola in Scarpa è felicemente assente dall'inizio: la parola è funzionale al contenuto, e lo serve con una semplicità inintaccabile che è difficile ritrovare altrove. Viceversa Guido Martina giunge ad una forma, che si farà sempre più solida, con quello che appare come un lavoro progressivo, magari non del tutto studiato a tavolino (anzi): il problema della parola è presente e affrontato, complice la vicinanza (già di formazione) del Professore alla letteratura italiana, una letteratura in cui la parola è al centro della questione letteraria in una maniera che all'estero risulta talvolta difficilmente comprensibile; la necessità di affrontare il problema forma-contenuto in maniera inventiva, esponendosi anche al rischio dell'innecessario, dell'artificioso, del peregrino, del manieristico (rischio, se devo dire la verità, più sfiorato che toccato, ma talvolta toccato, bisogna dirlo), non è solo martiniana. È anche - mai dimenticarlo - ciminiana; solo che Rodolfo Cimino realizza più presto una fusione tra forma e contenuto che è già perfetta (Zio Paperone e il ricupero... armato: c'è bisogno d'altro?): il magma formale ciminiano, insomma, si cristallizza e si ordina più lentamente di quello scarpiano (come detto, già cristallo da subito), acquisendo in un certo senso più minerale, più poesia, più ricchezza, e meno velocemente di quello martiniano, che passa per una trasformazione ancora più lunga e una cristallizzazione che avverrà solo in tappe: la prima alla fine dei Cinquanta, e la seconda solo nei Settanta, nelle storie poi affidate a Giorgio Cavazzano, a Romano Scarpa e Giovan Battista Carpi nella loro piena maturità, e soprattutto a Massimo De Vita. (Di queste ultime ho già parlato qui, se vi va di dare un'occhiata, e magari se ne parlerà ancora!)
                E poi c'è Carlo Chendi, il grande taciuto del primo Disney made in Italy, l'unico forse in cui il magma suddetto, invece di cristallizzarsi, resta sempre a fuoco lento, nelle cogitazioni paperiniane, paperoniane o pippesche, evolvendo con i tempi, appianandosi anche, senza acquisire una connotazione leonina come in Martina o Cimino, e senza dall'altra parte placarsi nella rassicurante forma-canone progressivamente affermatasi a partire dagli anni Ottanta. E non bisogna sottovalutare in quest'ottica il processo realizzato da Giorgio Pezzin, forse il più vicino a Martina nella ricerca di una forma vulcanica ma al contempo sempre più elegante, dal "Dàgli che li prendiamo!" fino alla prosa riflessiva de La Storia vista da Topolino.
                Ma ho già detto troppo, come sempre, e lascio spazio a tutti coloro che vorranno contribuire all'analisi, in qualunque momento.
                Nel frattempo, al di là di ogni speculazione più o meno profonda (e malata), è quanto meno d'obbligo un...


                [size=14]Grazie di tutto, Professore![/size]

                della fantasia, dello stile, della grinta, dell'umorismo,

                delle tante parole imparate,

                e della disgustosa ostentazione di plutocratica sicumera.

                « Ultima modifica: Venerdì 6 Mag 2016, 11:25:10 da A.Basettoni »

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                  Re: Guido Martina
                  Risposta #787: Venerdì 6 Mag 2016, 11:26:20
                  Venticinque anni senza "Il Professore", una perdita incommensurabile per il fumetto disneyano italiano.

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                    Risposta #788: Venerdì 6 Mag 2016, 13:01:32
                    Qui sta la forza di Martina: la potenza della parola, del ogos, che pervade tutta la dimensione dell'avventura. Più ancora, a dimostrare l'eccellenza del miglior fumettista italiano Disney, è anche la capacità di unire questa abilità nell'uso tecnico del lessico alle esigenze del mezzo fumettistico. E' risaputo come il Professore non si facesse problemi a chiedere ai disegnatori di inserire determinati dettagli nelle storie, proprio per andare a sottolineare certi momenti. Un'artista completo, che ha dato tantissimo al fumetto made in Italy e che, nonostante i coccodrilli, fu messo da parte negli ultimi anni della sua vita in quanto -probabilmente- il suo stile non era più adeguato (attendo uno scarto di Don Rosa in quanto usa ancora i manuali in carta e non su iPad, di questo passo) e si preferì puntare su storie a tasso di digeribilità molto più, come quelle ciminiane. Nessuno ha osato di più a livello verbale, recuperando espressioni desuete, citando dalla letteratura rinascimentale, prendendo a piene mani dal gusto barocco per il paradossale, per il nonsense, per l'assurdo che è assolutamente secentesco. Fa parte di qualcosa di troppo grosso, ma forse il più vetusto degli autori Disney, scartato perchè ingombrante, è il più post-moderno.
                    Ahimè! Così finisce una grande missione di cultura e di civiltà!

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                      Re: Guido Martina
                      Risposta #789: Lunedì 16 Mag 2016, 21:45:37
                      [size=12]2. Senza parole...[/size]





                      ... il paperone"





                      ... le botte di testa"






                      ... i nipoti"





                      ... asini, razza di screanzati, il battipanni è pronto; ovvero i nipotini"





                      ... il paperinik"





                      ... l'uomo delle due guerre"







                      ... la superstizione"






                      ... dannaZione
                      "





                      ... quel' matto di Pippo"





                      ... il papersera"





                      ... il Professore"





                      _____________________________ _______________[size=8]continua...[/size]
                      « Ultima modifica: Lunedì 16 Mag 2016, 22:36:28 da Danilo1982 »
                      La vita è un gioco di energia in cui Tu non partecipi, ma devi lasciarti partecipare...

                      Vivi ogni momento come se fosse l'ultimo, muori e rinasci ad ogni istante, non pentirti di nulla, non sentirti in colpa per nulla, vivi totalmente senza guardare giù, senza guardarti in dietro.

                      *

                      Paolo
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                        Re: Guido Martina
                        Risposta #790: Lunedì 16 Gen 2017, 13:25:15
                        Avevano iniziato con due volumi(le origini) poi si sono interotti.
                        Per fortuna, dico io! Vista la scarsissima "qualità editoriale" messa in quel cofanetto, è meglio attendere tempi migliori, se mai ce ne saranno.

                        Per ora è ancora molto semplice cercarsi le versioni originali sui topolino d'epoca.

                          - Paolo

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                          Re: Guido Martina
                          Risposta #791: Mercoledì 25 Gen 2017, 21:50:32
                          [size=14]GUIDO MARTINA - XXV[/size]

                          Cari amici,

                          venticinque anni fa ci lasciava Guido Martina. Le ricorrenze comandate non sono mai interessanti, tanto meno questa di un autore che dell'etichetta e dell'ufficialità se n'è sempre importato ben poco. Però è un'occasione come un'altra per promuovere una piccola iniziativa, alla quale potrà partecipare chi vorrà quando vorrà (nel contesto di un Anno Martiniano 6/5/2016-6/5/2017) con un ciclo di interventi qui sul forum. Interventi che vorrebbero essere di vario tipo, un po' sulla scia del Romano Scarpa forever, ma non necessariamente incentrati sulle storie. Ad ogni modo non sentitevi in soggezione, perché non si tratta di interventi da raccogliere e diffondere, ma solo di piccoli ritratti personali di una storia, una caratteristica di stile, un personaggio.
                          Nel frattempo, a mo' di introduzione, provo un po' a rompere il ghiaccio.


                          [size=12]1. Parola, forma e contenuto[/size]
                          Trovo molto fecondo il confronto tra le varie fasi (due le più marcatamente distinte) della produzione martiniana; fasi fra loro omogenee per certi aspetti, ma differenti in altri.
                          Al centro della scrittura di Guido Martina ci sono, fra gli altri, la parola e gli equilibri fra i caratteri. Di più: gli equilibri fra i caratteri (forti, deboli, primeggianti, di contorno, solari, viziati) sono di fatto sanciti dalla parola, ovvero dalla forza del discorso. Esempio classico la loquela paperoniana, che sommerge tutto e tutti, dal più sintetico degli "Zut!" alla più melodrammatica delle autoflagellazioni. Tuttavia vi sono modi e modi: nella fase dei pieni e tardi anni Cinquanta, ad esempio, l'organizzazione di alcune storie sembra passare per una dinamicità locale che però realizza una staticità globale, nel senso che la trama generale riflette rapporti fra i personaggi (e tipologie d'azione) che vanno verso un modello, una canonicità, quasi a creare il tipo dell'avventura Disney made in Italy. Ecco quindi che, diversamente dalla lunga e ricca fase di sperimentazioni il cui frutto più sregolato è forse Topolino nella valle dell'incanto (e quello più celebre l'Inferno di Topolino, che rappresenta un unicum del fumetto italiano) la peculiarità della narrazione non è più monopolizzata dalla melodia (le trame fantasiose), ma si centra parallelamente nel ritmo e nella strumentazione (la parola). Ecco che si passa dai Tappoatlantici e dai meravigliosi Grilli atomici all'Anno bisestile, all'Acqua astemica, ai Pensieri negativi. Un lavoro di regolamentazione e fortificazione delle forme che prescinde del tutto, è doveroso dirlo, da quelli che sarebbero diventati gli strumenti affilatissimi del fumetto internazionale, ispirati anche ai disneyani Barks e Gottfredson, e che i grandi autori come Alan Moore (e perché no Don Rosa) avrebbero portato a livelli esemplari tanto da ispirare moltissimi autori, anche italiani come Tito Faraci (è il caso di Moore). La via seguita da Martina è assolutamente personale; dal punto di vista moderno si può dire che la tecnica in Martina non esiste. Ma in mancanza di quei mezzi, vuoi per cultura vuoi per scarso interessamento, il Professore confeziona una via tutta sua, basata in parte come si è detto sulla forma interna del dialogo e sull'interazione di questo con l'azione, una scelta che permette all'autore di sviluppare in verticale sia l'umorismo (perno indiscutibile della sua arte in tutte le sue fasi) sia i rapporti fra i personaggi, primi fra tutti quello fra Topolino e Pippo (brontolone e paterno - più che fraterno - il primo, svaporato, imprevedibile e testardo il secondo, ma incapaci di sussistere separatamente) e quello interno alla famiglia dei Paperi (tappa irrinunciabile Paperino e il conte di Montecristo con il suo finale così semplice eppure indimenticabile).
                          Ma attenzione: Guido Martina non cessa di dar libero corso alla fantasia nella maniera incontrollata di un tempo, però in storie speciali come Paperino Girandola o il favoloso Paperino di Münchhausen, o il più tardo (e già diverso) Paperin Fracassa. In queste storie l'irrazionale diventa assurdo, il giustapposto diviene sorpresa: insomma, fateci caso, il cortocircuito mentale diventa sempre più intenzionale e commisurato allo scopo della storia. Tant'è che Paperino di Münchhausen, confrontato con i Tappoatlantici, scorre via che è una bellezza.
                          La vitalità di questi risultati, peraltro, è in grado man mano di sostenere, da un lato, la rappresentazione morale che l'Autore va ad esempio componendo nelle sue storie di Paperi, e dall'altro, splendido pendant a questa, quella meravigliosa spensieratezza, scanzonata più che confortante, che pervade l'opera di Martina (specie quella matura), tanto più godibile e sottile quanto parallela ad una visione non semplicistica e rassicurante dell'universo Disney.
                          Tornando al discorso, parlerei, mutuando dalla fisica, della parola come consolidazione. Mi spiego. Romano Scarpa, che ad esempio non sceglierà mai uno stile lessicale fortemente compromettente (senza che ciò gli impedisca di lasciare espressioni indelebili come "rhafare l'anello W"), si può dire che con lo stile ci nasce. La leggerezza cristallina della sua esposizione, dai Gamberi in salmì alle Sorgenti mongole, è creata una volta per tutte, e si interromperà purtroppo per la decisione dello stesso Autore di concentrarsi sul disegno, salvo poi essere ripresa in futuro ma contaminata da nuove esigenze che la renderanno sensibilmente diversa. Insomma il problema della parola in Scarpa è felicemente assente dall'inizio: la parola è funzionale al contenuto, e lo serve con una semplicità inintaccabile che è difficile ritrovare altrove. Viceversa Guido Martina giunge ad una forma, che si farà sempre più solida, con quello che appare come un lavoro progressivo, magari non del tutto studiato a tavolino (anzi): il problema della parola è presente e affrontato, complice la vicinanza (già di formazione) del Professore alla letteratura italiana, una letteratura in cui la parola è al centro della questione letteraria in una maniera che all'estero risulta talvolta difficilmente comprensibile; la necessità di affrontare il problema forma-contenuto in maniera inventiva, esponendosi anche al rischio dell'innecessario, dell'artificioso, del peregrino, del manieristico (rischio, se devo dire la verità, più sfiorato che toccato, ma talvolta toccato, bisogna dirlo), non è solo martiniana. È anche - mai dimenticarlo - ciminiana; solo che Rodolfo Cimino realizza più presto una fusione tra forma e contenuto che è già perfetta (Zio Paperone e il ricupero... armato: c'è bisogno d'altro?): il magma formale ciminiano, insomma, si cristallizza e si ordina più lentamente di quello scarpiano (come detto, già cristallo da subito), acquisendo in un certo senso più minerale, più poesia, più ricchezza, e meno velocemente di quello martiniano, che passa per una trasformazione ancora più lunga e una cristallizzazione che avverrà solo in tappe: la prima alla fine dei Cinquanta, e la seconda solo nei Settanta, nelle storie poi affidate a Giorgio Cavazzano, a Romano Scarpa e Giovan Battista Carpi nella loro piena maturità, e soprattutto a Massimo De Vita. (Di queste ultime ho già parlato qui, se vi va di dare un'occhiata, e magari se ne parlerà ancora!)
                          E poi c'è Carlo Chendi, il grande taciuto del primo Disney made in Italy, l'unico forse in cui il magma suddetto, invece di cristallizzarsi, resta sempre a fuoco lento, nelle cogitazioni paperiniane, paperoniane o pippesche, evolvendo con i tempi, appianandosi anche, senza acquisire una connotazione leonina come in Martina o Cimino, e senza dall'altra parte placarsi nella rassicurante forma-canone progressivamente affermatasi a partire dagli anni Ottanta. E non bisogna sottovalutare in quest'ottica il processo realizzato da Giorgio Pezzin, forse il più vicino a Martina nella ricerca di una forma vulcanica ma al contempo sempre più elegante, dal "Dàgli che li prendiamo!" fino alla prosa riflessiva de La Storia vista da Topolino.
                          Ma ho già detto troppo, come sempre, e lascio spazio a tutti coloro che vorranno contribuire all'analisi, in qualunque momento.
                          Nel frattempo, al di là di ogni speculazione più o meno profonda (e malata), è quanto meno d'obbligo un...


                          [size=14]Grazie di tutto, Professore![/size]

                          della fantasia, dello stile, della grinta, dell'umorismo,

                          delle tante parole imparate,

                          e della disgustosa ostentazione di plutocratica sicumera.

                          Complimenti per le tue parole, davvero commoventi. Sinceramente, io penso che Martina sia il più grande sceneggiatore DI TUTTI I TEMPI. Spaziava dalla comicità alla malinconia, dalla rabbia alla gioia. Venticinque anni senza di lui sono venticinque anni senza un fuoriclasse. :( Leggenda :) :) :D
                          Spero non si perda di vista che tutto è cominciato con un topo! (Walt Disney)

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                            Re: Guido Martina
                            Risposta #792: Mercoledì 1 Feb 2017, 11:53:39
                            Segnalo qui una pagina dove sto cercando di raccogliere alcune perle linguistiche del Topo, comprese ovviamente quelle di Martina, il "nume tutelare" della pagina.

                            Se ne avete di interessanti (con vignetta annessa), segnalatemele, per favore! :)

                            https://www.facebook.com/imparareitalianoconDisney/

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                              Re: Guido Martina
                              Risposta #793: Venerdì 10 Mar 2017, 01:11:42

                              Gradita sorpresa alla Libreria della Stazione Termini in Roma per questo volumetto di Alberto Beccatini su "Guido Martina e l'età d'oro Disney in Italia", poco più di 100 pagine divise fra articoli sui suoi lavori disneyani ed extra, una particolareggiata bibliografia e fumettografia e una serie di sue riduzioni dei classici della letteratura inserite nei Topolini del 1957.
                              Consistente anche la parte fotografica dove vediamo il Professore di Carmagnola diviso fra Cinecittà e la redazione del Topo, con Mike Bongiorno, Mario Gentilini, Gina Lollobrigida, Silvana Mangano e Renato Rascel.

                              In rete ho trovato alcuni siti riguardanti questo volume della Alessandro Tesauro Editore uscito nel gennaio di quest'anno (c'è anche un po' di sconto):

                              https://www.amazon.it/Guido-Martina-let%C3%A0-Disney-Italia/dp/8896933854
                              http://www.libreriauniversitaria.it/guido-martina-eta-oro-disney/libro/9788896933855
                              https://www.ibs.it/guido-martina-eta-d-oro-libro-alberto-becattini-alessandro-tesauro/e/9788896933855




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                                Re: Guido Martina
                                Risposta #794: Martedì 4 Apr 2017, 18:26:37
                                Un esperimento che ho portato avanti per 2 anni è quasi giunto a conclusione.
                                Ohè, non è che mi sono messo in un laboratorio ad osservare tot ore al giorno le mie cavie con un microscopio.
                                Diciamo che me la sono presa alla leggera perché la situazione richiedeva tempo.
                                Ho "iniziato" diversi miei conoscenti dai 28 ai 50 anni al fumetto Disney: ho prestato loro i volumi della Grande Dinastia di Barks dandogli tutto il tempo per addentrarsi nella psicologia dell'autore, il contesto storico, la svolta intrinseca e radicale della sua Opera rispetto a quanto Disney aveva stabilito sui suoi personaggi al cinema e nei fumetti; ho prestato solo sventagliate di Topolini, Albi d'Oro e Almanacchi degli anni '50, '60 e '70, prima con storie di Guido Martina (i Ribelli del Rif, La scuola modello, il Fantasma Raffreddato, Il muro del riso, Il misterioso Mister Moster, Il grande Barunz, Il Re Serpente, Il doppio segreto di Macchia Nera, L'imperatore della luce, Il ritorno dell'Artiglio Magnetico, le storie di Biancaneve, i thriller di Topolino degli anni '60 e '70, Storia e Gloria, C'era una volta il West...), poi con le storie di Romano Scarpa del suo periodo aureo dal 1956 al 1963 (inutile citare tutte le sue storie), poi Rodolfo Cimino e altri.
                                Tutte queste storie di vari autori sono state apprezzate secondo quello che trasmettevano, con la coscienza che si trattava di un periodo in cui i personaggi disneyani erano più "giovani" e ognuno ne sperimentava le potenzialità alla propria maniera, raramente peccando di genuinità e anzi pascendosi di una certa voglia di irriverenza che prima esisteva in modo palese o sotterraneo a seconda dei casi, non lasciandosi stroncare dalla troppa "consapevolezza" quando oggigiorno i fumettisti lavorano coi propri prodotti. Questi lettori disneyani improvvisati con cui ho avuto a che fare sono stati consapevoli dei segnali che l'autore trasmetteva all'epoca dell'uscita della storia (contestualizzazione: si fa sempre, anche con Barks: Il Natale sul Monte
                                Orso, per com'è, non sarebbe potuto debuttare certo oggigiorno) ed è grazie alla conservazione da parte della storia che quei segnali così vecchi hanno
                                continuato a "prendere" questi lettori dopo tanti decenni, al di là dell'ammissione di  caratteri ed elementi "invecchiati" o noiosi o del riconoscimento della maggior validità di un autore rispetto all'altro. 
                                Questo risultato (e cioè che ogni autore del passato ha dimostrato di saper divertire i lettori curiosi, sicuramente stimolando la "filologia" che è in loro nel sottofondo; persino Perego è stato contestualizzato e apprezzato) mi è piaciuto molto e mi ha fatto pensare a una sterile discussione avvenuta anni fa riguardo Paperino e il misterioso Mister Moster, che Grrodon liquidava come assolutamente improponibile, con toni da recensione di un serial tv (che ci furono da entrambe le parti, lo ammetto). Ricordo che anche Portamantello partecipò a quella discussione (che verteva sull'opportunità o meno del Corriere di aver proposto il controverso prodotto PK ai suoi lettori, controverso perché non c'è ancora unanimità sul fatto che sia un capolavoro... e neanche io sono del parere che lo sia): anzi, che fine ha fatto Portamantello? Una sua caratteristica era che riusciva ad avere una simpatia contagiosa, nelle discussioni.
                                A parte la necessità di proporre alla gente prodotti che siano nuovi o che siano vecchi ma con qualità "universali" (vedi La Grande Dinastia, che comunque
                                contava su appassionati di Barks di lunga data), nel mio piccolo sono contento sul fatto che i "colpi di spugna" troppo ampi e troppo frequenti che dà una certa fascia di fandom  non sono attuati neanche dai lettori occasionali che sin troppi credono di poter "malleare". I lettori pensanti contestualizzano e non vogliono perdere il passato, fortunatamente la soluzione AVDACE proposta da alcuni filosofi (distruggere tutto il nostro passato per non aver gravami e costruire un assoluto futuro) non è stata ancora attuata.
                                Volevo pubblicare questo mio post nel vecchio topic Topolino di ieri e di oggi" perché non verte specificamente su Martina, ma ho pensato che non fosse il caso di riaprirlo: aveva generato una sorprendente polemica durata pagine e pagine intere e lo si dovette chiudere a forza.
                                « Ultima modifica: Martedì 4 Apr 2017, 18:28:41 da Sam_Spade »
                                Disney Comic Guide - La guida ai fumetti Disney: https://disneycomicguide.wordpress.com/


                                 

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