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Il tempo e la continuity nelle storie Disney

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Vito65
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    Re: La continuity nelle storie Disney
    Risposta #120: Sabato 12 Dic 2015, 00:11:40
    Il mio parere è che adesso parliamo di continuity e notiamo le coerenze (o incoerenze) narrative fondamentalmente grazie a due fattori: uno è la creazione dell'universo pikappiko, l'altro è la saga donrosiana sulla vita di Paperone, che ci hanno abituati ad un più ampio modo di leggere ed intendere il fumetto. Da quando il Pk team da un lato e Don Rosa dall'altro ,ciascuno a proprio modo e per i propri obiettivi e percorsi narrativi, hanno introdotto l'elemento della continuità narrativa, l'idea della continuity è entrata nell'ordine delle cose, e si è sviluppata una certa propensione, nelle narrazioni dei nostri eroi topi e paperi, alla ricerca della coerenza esterna alle singole storie, con rimandi e richiami alle storie del passato. E' indubbio, ed è stato già evidenziato prima nel dibattito, che questo particolare modo di fare fumetto dà i migliori risultati nelle saghe, mentre rimane meno necessario nelle storie tradizionali, così come non è mai stato necessario nel passato: infatti nel passato, se ci fate caso, anche le prime storie di Paperinik, pur preoccupandosi di raccontare le origini del papero mascherato, sono legate solo da un minimo filo conduttore, e ciò vale, tanto per fare un altro esempio, anche per le primissime storie con Macchia Nera, dopodichè tutte le vicende si svolgono in un eterno presente che non disturba affatto il lettore. Invece, quando si tratta di saghe come quelle di PK, DD o Fantomius, parte del fascino di queste storie sta proprio nell'essere tasselli di una più ampia trama, strutturata in modo da ingenerare nel lettore il desiderio di seguirne e conoscerne lo svolgimento.
    Sono diversi modi di fare fumetto, entrambi validi; a me personalmente la continuity attira molto, mi sembra che abbia qualcosa in più rispetto al modo tradizionale di fare fumetto e, laddove c'è, mi dà la sensazione che sto seguendo  la trama di un romanzo.

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      Re: La continuity nelle storie Disney
      Risposta #121: Sabato 12 Dic 2015, 08:36:50

      Non è vero.
      Vuol dire che il Paperone di Martina è fuori continuity? Vuol dire che lo stesso BARKS è fuori continuity, visto che a seconda delle esigenze non solo cambiava il passato e le origini di Paperone (vedi esempi delle pagine precedenti), ma anche le caratteristiche e carattere? Lo zione passava senza soluzione di continuità da più duro dei duri a simpatico vecchietto rimba!

      La Stella ci ha mostrato un NUOVO modo di vedere Paperone, ma questo non esclude tutti gli altri. Paperone può essere il bieco affarista come il nonnino dal cuore tenero. Certo, ci vuole una coerenza di fondo, bisogna comunque rispettare le caratteristiche essenziali dei personaggi e la loro recitazione, ci sono limiti che ovviamente non si possono superare... ma entro quei limiti, i personaggi Disney sono plasmabilissimi e possono conviverne varie sfaccettature anche diverse. Ogni tanto se ne aggiunge qualcuna, ogni tanto se ne perde un'altra, quelle più seguite fanno scuola ma non c'è una vera e propria continuity, proprio perché è tutto lasciato ai gusti, preferenze e sensibilità degli autori (e relativo pubblico).


      Grande Portamantello ! Hai risposto nel modo più chiaro e perfetto a tutte le argomentazioni a partire da quel 'NON è vero' che io stesso ho urlato dentro di me appena ho letto l'affermazione di Photomas.

      L'unico motivo per il quale una storia di Barks, 'La stella del Polo' - autore che non rispettava egli stesso la continuity come hai ben detto - si pretende debba avere influenza su TUTTO il Paperone che conosciamo, deriva dall' utilizzo furbo di alcune parti della sua opera, quelle che vi si prestavano, per costruire la Saga di Rosa.
      Un vero romanzo storico a fumetti che, essendo ben fatto, cadendo in un momento che mancava di nuovi motivi di interesse, essendo stato altamente propagandato e presentato come radicato nell'opera di Barks primo maestro, ha finito per diventare una sorta di legge delle dodici tavole.

      Per sua stessa natura ha presentato la 'vera e seria storia' con la conseguenza che tutto quanto è stato scritto prima e dopo doveva confrontarsi con essa per stabilire se fosse credibile o no : da allora, guai a pensare che nonna Papera fosse la sorella di Paperone, guai, deve assolutamente chiamarsi Elvira Coot. Guai a pensare che zio Paperone non si sia arricchito nel Klondike, che non abbia avuto il flirt con Doretta eccetera.

      Capite che è una cosa ben diversa dalla coerenza caratteriale che i personaggi devono per forza avere e mantenere, come l'esempio di Gambadilegno bonaccione mostra bene. E' qualcosa che basta prendere per buona e fissa una volta (La stella del Polo) ed ecco che trascina con se tutte le altre per pretesa coerenza, creando vincoli e lacci inaccettabili.

      E si noti bene che non è la storia di Barks in se 'La Stella del Polo' che detta legge, bensì com'e' stata manipolata successivamente da Rosa con le sue riletture, fatte proprio per sublimarla. Come è poi stato fatto con l'intera sua Saga.

      Quindi o ci si convince finalmente che LA SAGA DI DON ROSA NON DETTA LEGGE IN NESSUN MODO oppure non ci sarà più libertà per gli autori di interpretare i personaggi, nella loro coerenza di fondo frutto di tanti anni ed esperienze di tanti autori, a loro modo.

      Senza contare lo spregio irrispettoso ed intollerabile che viene fatto ad Autori che veramente hanno fatto il successo dei personaggi nei loro anni di gloria, allorchè li si confuta ....'perchè don Rosa nella sua Saga ha detto diversamente'.

      Una cosa che mi fa ribollire il sangue  >:(
      'Specchio magico, specchio rotondo, sono il piu' stupido di tutto il mondo?'
      'No Paperotto, tu sei intelligente come tanta altra gente'

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        Re: La continuity nelle storie Disney
        Risposta #122: Sabato 12 Dic 2015, 13:12:47
        La continuity non è solo il fatto che in una storia la penna scioglimetalli di Paperinik sia rossa e blu e nelle successive sia rossa e verde senza un perché.

        La continuity è ciò che forgia i personaggi come li conosciamo. Riprendiamo l'esempio che ho fatto: zio Paperone sarebbe lo stesso senza "ZP e la Stella del Polo"?

        No, eppure è continuity anche questa
        Praticamente gran parte del paperone italico e del paperino italico sono fuori continuity con queste premesse.
        Eppure sei proprio tu uno dei più accaniti sostenitori di martina che ha riscritto i caratteri dei due personaggi e a cui poi si sono adeguati molti autori nostrani. Qualcosa non torna direi :-/
        « Ultima modifica: Sabato 12 Dic 2015, 14:34:04 da piccolobush »

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        Maximilian
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          Re: La continuity nelle storie Disney
          Risposta #123: Sabato 12 Dic 2015, 17:08:20
          Bene, poichè una volta sì e l'altra no si va a parare in questi discorsi, un topic apposito ci voleva.
          Comincio col dire che io sono un sostenitore della continuity (almeno in parte). Se un autore prima di me ha stabilito una cosa, non so perchè io dovrei prendermi la briga di negarla. Nei limiti, però. Vi faccio un esempio: Topolino è una persona razionale che quindi non crede a fantasmi, streghe, alieni, eccetera. Ma ne ha incontrati diversi nel corso delle sue avventure, quindi la memoria di quelle storie avrebbe l'effetto di cambiare il personaggio e non sarebbe più lo stesso. Se per caso succede qualcosa che cambia lo status o le caratteristiche dei personaggi, nelle storie successive si deve ripristinare tutto (a meno di trame appartenenti alla medesima serie o filone). Esempio: una vicenda si conclude con Paperone che diventa povero; nella successiva è di nuovo ricco. Semplicemente tra le 2 storie è accaduto qualcosa che ha fatto sì che recuperasse le sue ricchezze (cosa è ininfluente).

          Un aspetto che mi da fastidio è considerare i personaggi come degli highlander che vivono all'infinito senza mai invecchiare. Poichè i li vedo come persone reali, secondo me tutte le storie dagli anni '40 ad oggi sono ambientate nello stesso periodo di tempo, al massimo qualche anno (al che mi si potrebbe chiedere come abbiano fatto a vivere centinaia di avventure in così poco tempo, ma è un ostacolo che si può superare con un po' di elasticità mentale). Per questo sono contrario alle date: non può succedere che in una storia odierna qualcuno dica: "Ti ricordi quando abbiamo fatto questa cosa nel 1950..." perchè si presuppone non solo che chi parla abbia più di 60 anni ma anche che in tutto questo tempo non sia mutato di una virgola. Preferisco che ci si riferisca al passato in modo generico, senza specificare il periodo.

          Riguardo al perchè nelle storie "normali" Pippo non usi le superarachidi per aiutare Topolino, secondo me chi si pone una domanda del genere non ha capito il funzionamento del fumetto disney.

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            Re: La continuity nelle storie Disney
            Risposta #124: Sabato 12 Dic 2015, 17:37:40
            Mia opinione:la continuity nelle storie disney è tutto tranne che obbligatoria,ma quando c'è è senza dubbio un valore aggiunto.
            Il piccolo mondo della storia si apre ad un abisso di ricordi e vecchie avventure che permette prima di tutto a chi le conosce già di avvicinarsi meglio ai personaggi protagonisti e premia i lettori più fedeli che sono stimolati a non perdersi neanche un numero.

            Se leggo una storia di Double Duck,e a sorpresa spunta l'extratrasformer di Pk e la pagina dopo i personaggi mi parlano di Belgravia,di certo l'autore di quella storia ha catturato la mia attenzione.
            Così come se leggo l'ultima avventura di Zio Paperone e a un certo punto entra in gioco Paperinik.


            Inoltre la continuity mette ,a chi quelle vecchie storie non le ha ancora lette, una gran voglia di recuperarle,

            Se leggo le storie del Paperinik di Martina,mi viene automatico recuperare tutte le altre (Per inciso:sono anni che cerco una raccolta che le contenga tutte ;D)
            E Se leggo una storia di Romano Scarpa che inizia con topolino che saluta un piccolo omino blu che non ha niente a vedere con il resto dell'avventura, mi viene spontaneo chiedermi chi sia.


            Ecco :nella sua ultima storia Casty non era certo tenuto a seguire alla lettera le regole del viaggio con la macchina del tempo, così come Artibani poteva tranquillamente lasciare Paperinik fuori dall'ultima avventura di Zio Paperone.

            Ma se l'avesse fatto la storia (che, già di per se,  per me è un capolavoro) ne avrebbe sicuramente guadagnato ;)
            « Ultima modifica: Sabato 12 Dic 2015, 20:41:22 da M.I.B.86 »

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              Re: La continuity nelle storie Disney
              Risposta #125: Sabato 12 Dic 2015, 18:04:55
              Fumetto Disney e continuity stretta raramente possono andare d'accordo, e solamente in ambiti ristretti (vale a dire, nel campo d'azione limitato di un singolo autore). Don Rosa è senza dubbio un caso limite, ma per citarne uno molto più soft, ma nonostante tutto di qualità, faccio solo un nome, anzi, due: Leoni/Negrin.
              Magari tornassero all'opera...

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              Grrodon
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                Re: La continuity nelle storie Disney
                Risposta #126: Sabato 12 Dic 2015, 18:47:15
                Penso che MIB abbia colto il succo della questione.

                C'è modo e modo di fare continuity, e noto che fin troppo spesso qui si mescolano i concetti. Worldbuilding, continuity, blooper. Sono cose diverse che meritano ovviamente discorsi (lunghi) tutti diversi.

                Io sono pro continuity, ma nel senso che intende un Artibani, per dire. Un mondo curato e ben costruito, non rigido ma in cui ci possa essere benissimo la memoria storica delle avventure più importanti. E la compenetrazione.

                E' una cosa che non nuoce e soprattutto valorizza. Non è indispensabile, ma è innegabile che al giorno d'oggi sia un concetto da tenere presente.

                E questo perché?

                Perché siamo nel 2015. E ormai i lettori hanno letto di tutto ovunque e si sono appassionati a qualunque cosa, per cui bisogna tenere il passo, altrimenti ci si estingue.

                E' inutile fare tanto gli avversatori di Don Rosa. E' arrivato e come un ciclone ha lasciato un bordello enorme, un bordello che poteva essere molto più contenuto e meno esagerato, eh. Ma c'è stato e non si torna indietro, mi spiace. I lettori di Don Rosa, come i lettori di PK poco dopo, hanno assaggiato qualcosa di diverso, hanno iniziato a porsi delle domande ed è stato ridefinito il rapporto fra il lettore e il fumetto disneyano. Si è sviluppato un interesse diverso, si è raggiunto un pubblico diverso, molto fidelizzato ed esigente.

                Perché io, lettore del 2015, dovrei appassionarmi ad un fumetto in cui i personaggi ogni anno scoprono daccapo l'esistenza di Babbo Natale o trovano duecento versioni diverse di Atlantide? O, peggio ancora, cambiano relazioni parentali a schiocco di dita? Specie quando posso trovare praticamente ovunque narrativa più robusta e magari anche più divertente?

                La gente al giorno d'oggi ha voglia di altro, di appassionarsi, di crederci, di ritenere autorevole ciò che legge. Di ridefinire il patto narrativo. Perché il tempo del fumettino all'acqua di rose mi sa che è finito, altri svaghi hanno ormai occupato quello slot nella testa della gente. Chi legge pretende di più.

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                Ser Soldano
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                  Re: La continuity nelle storie Disney
                  Risposta #127: Sabato 12 Dic 2015, 22:52:41
                  Un aspetto che mi da fastidio è considerare i personaggi come degli highlander che vivono all'infinito senza mai invecchiare. Poichè i li vedo come persone reali, secondo me tutte le storie dagli anni '40 ad oggi sono ambientate nello stesso periodo di tempo, al massimo qualche anno
                  Io concordo in pieno (e difatti è il Rosa - pensiero). Ma come la mettiamo con computer, cellulari, la famigerata papernet, dei quali sembra che non si possano fare racconti senza?

                  Per questo sono contrario alle date: non può succedere che in una storia odierna qualcuno dica: "Ti ricordi quando abbiamo fatto questa cosa nel 1950..." perchè si presuppone non solo che chi parla abbia più di 60 anni ma anche che in tutto questo tempo non sia mutato di una virgola. Preferisco che ci si riferisca al passato in modo generico, senza specificare il periodo.
                  Infatti, è una cosa che mi disturba molto.
                  Anni fa lessi un racconto in cui Paperino e i cugini ricordavano le loro avventure adolescenziali, degli anni '70!!!  >:(
                  Ma se negli anni '50 erano già adulti e vaccinati...

                  Riguardo al perchè nelle storie "normali" Pippo non usi le superarachidi per aiutare Topolino, secondo me chi si pone una domanda del genere non ha capito il funzionamento del fumetto disney.
                  Beh, se ti riferisci a me, visto che sono io quello che ha tirato fuori la questione, direi che sei fuori bersaglio: io lo so perfettamente che Pippo è una cosa e Pippo-Super Pippo un'altra e, credimi, vivo di fumetti Disney da 55 anni circa. Era solo per lanciare una frecciata a coloro che credono che il mondo disneyano viva una continuity.
                  « Ultima modifica: Sabato 12 Dic 2015, 22:53:57 da Michelangelo »

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                  Cornelius
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                    Re: La continuity nelle storie Disney
                    Risposta #128: Domenica 13 Dic 2015, 02:37:21

                    Penso che un lettore veramente interessato alle vicende di paperi e topi, che ami le loro storie e non le legga tanto per, non possa che essere fautore della continuity. Un lettore a cui poco importa se Paperone sia nato in Scozia o nel Klondike, indifferente al fatto che Paperopoli sia sull'oceano o all'interno, non può certo considerarsi un appassionato del genere. Come la continuity non può esser considerata un freno alla fantasia degli autori ma, al contrario, un qualcosa in più, un arricchimento, uno spessore maggiore riguardante fatti, personaggi e situazioni che hanno così una loro ragion d'essere, anche in un fumetto generalmente comico destinato ad un pubblico infantile (almeno in teoria).

                    Si pensa che certi autori possano essere 'vittime' della continuity imposta da altri ma non è così: tutti gli autori dotati di passione e fantasia costruiscono, a loro volta, in ogni singola storia, un pezzettino in più di continuity, introducendo nuovi personaggi o allargando il campo (senza stravolgerlo) di certificate situazioni. Creandone magari altre ex novo, un poco alla volta, in ambiti diversi fino a quel momento inesplorati (penso ai parenti di Amelia - Rosolio, Minima e Nonna Caraldina - ideati da Artibani; al Bum Bum in trio con Paperino e Archimede creato da Mastantuono; l'Eurasia Tost di Casty come gli Zapotec e Marlin di DeVita). Starà poi ai loro colleghi (oltre che alla redazione) 'accettare' queste novità, se convincenti, riprendendole nelle loro personali storie dandogli così una sorta di generale ufficialità che non farà altro che arricchire le basi per nuovi plot. 

                    Tutto ciò, da lettore ma anche, immagino, da autore, mi pare molto divertente e stimolante: rispettare, accettare, arricchire alcune situazioni consolidate o, come dicevo, iniziare a realizzarne di nuove in campi diversi, piuttosto che inoltrarsi in plot 'alternativi' senza senso (in situazioni già 'consolidate') che lasciano il tempo che trovano visto che poi non saranno più ripresi. A meno che non siano all'interno di storie palesemente demenziali o parodistiche, le quali giustificherebbero certi 'voli pindarici'.

                    In questi ultimi anni ho notato da parte della redazione una maggior attenzione nel rimando a storie pubblicate in passato in cui ci sono collegamenti con fatti e personaggi protagonisti di storie presenti. Tanti asterischi che invitano il lettore più attento, interessato e curioso a riprendere vecchi libretti o a ricercarli se non li ha per riallacciare meglio le diverse situazioni: è anche un modo per aumentare il giro d'affari degli 'arretrati', sia in redazione come nei mercatini o nelle fiere.


                     
                    « Ultima modifica: Domenica 13 Dic 2015, 17:32:12 da leo_63 »

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                    Mark
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                      Re: La continuity nelle storie Disney
                      Risposta #129: Domenica 13 Dic 2015, 10:50:48
                      Sulla vita di Paperone aggiungo un aspetto a mio avviso rilevante e finora non ancora analizzato.

                      Martina ha potuto fare la "sua" particolare storia della vita di Paperone per due motivi. Innanzitutto il personaggio e l'intero mondo Disney non avevano ancora gli ottanta e passa anni di storia che hanno oggi. Barks non era ancora apprezzato e conosciuto in tutto il mondo come negli ultimi dieci, quindici anni della sua vita. Insomma, era meno "difficile" contraddire la sua versione.

                      Che cosa è cambiato, cosa è successo? La saga di Don. Ma anche DuckTales. Penso che si sottovaluti il peso che ha avuto per la continuity l'arrivo in tv di Paperone. Molti dei miei coetanei non sanno nemmeno chi è Don Rosa, ma se li chiedi come si è arricchito Paperone ti tirano fuori il Klondike, perché l'hanno visto in tv.

                        Re: La continuity nelle storie Disney
                        Risposta #130: Domenica 13 Dic 2015, 16:15:54
                        Dopo questa osservazione di Mark ripropongo la domanda che già ho fatto due volte, ma alla quale nessuno a parte Dippy Dawg risponde esplicitamente: se aveste una storia bellissima, dove però siete esplicitamente costretti a negare che Paperone sia mai stato nel Klondike, avreste il coraggio di presentarla superando questo fatto? E da lettori la accettereste anche se contraddice i dati di fatto passati?

                        Sul Paperone di Martina, va detta una cosa: era esasperato, tirato al limite, furfantesco spessissimo (ma non sempre)... però l'arricchimento nel Klondike ne faceva parte eccome!!!
                        « Ultima modifica: Domenica 13 Dic 2015, 16:17:16 da pkthebest »

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                        Cornelius
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                          Re: La continuity nelle storie Disney
                          Risposta #131: Domenica 13 Dic 2015, 16:35:35
                          Dopo questa osservazione di Mark ripropongo la domanda che già ho fatto due volte, ma alla quale nessuno a parte Dippy Dawg risponde esplicitamente: se aveste una storia bellissima, dove però siete esplicitamente costretti a negare che Paperone sia mai stato nel Klondike, avreste il coraggio di presentarla superando questo fatto?
                          Intendi dire come autori?
                          Personalmente, se fossi un autore Disney, non presenterei una storia che contraddica gli anni del Klondike.
                          Non per mancanza di 'coraggio' (temendo cosa, poi? Gli strali della De Poli?) ma semplicemente perché non vorrei farlo.

                          E da lettori la accettereste anche se contraddice i dati di fatto passati?
                          No, non la accetterei (come si possono rinnegare i gloriosi anni del Klondike?)

                          « Ultima modifica: Domenica 13 Dic 2015, 16:36:08 da leo_63 »

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                            Re: La continuity nelle storie Disney
                            Risposta #132: Domenica 13 Dic 2015, 17:00:06
                            Rispondendo all'interrogativo posto da Avv. Photomas: no, non accetterei volentieri contraddizioni con le vicende del Klondike. Anzi, devo dire che, proprio per questo, non ho amato molto la riscrittura della storia di Paperone ad opera di Vitaliano in "Tutti i milioni di Paperone", di cui ho accettato la aperta contraddizione con la saga di Don Rosa e quella, un pò meno plateale ma comunque sussistente, con Barks, solo considerandola un "divertissement", che non mi ha interessato oltre il quarto episodio, e di cui ho letto gli ultimo quattro solo perchè me li sono ritrovati sul Topo di settembre.
                            « Ultima modifica: Domenica 13 Dic 2015, 17:10:19 da Vito65 »

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                              Re: La continuity nelle storie Disney
                              Risposta #133: Domenica 13 Dic 2015, 17:02:16
                              se aveste una storia bellissima, dove però siete esplicitamente costretti a negare che Paperone sia mai stato nel Klondike, avreste il coraggio di presentarla superando questo fatto? E da lettori la accettereste anche se contraddice i dati di fatto passati?
                              Secondo il mio punto di vista, va bene accettare la continuity, ma un conto è dire: "Uff, questa storia non rispetta la continuity" e farsene una ragione, un altro è reagire così: "Questa storia non rispetta la continuity? Allora fa schifo a priori, non la voglio nemmeno leggere."
                              Il secondo atteggiamento è esagerato.

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                                Re: La continuity nelle storie Disney
                                Risposta #134: Domenica 13 Dic 2015, 17:09:45
                                Secondo il mio punto di vista, va bene accettare la continuity, ma un conto è dire: "Uff, questa storia non rispetta la continuity" e farsene una ragione, un altro è reagire così: "Questa storia non rispetta la continuity? Allora fa schifo a priori, non la voglio nemmeno leggere."
                                Il secondo atteggiamento è esagerato.
                                Certo, rimangono pur sempre fumetti.

                                 

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