Davvero un'ottima storia questa, che ripropone i temi del doppio e della personalità opposta tanto cari a Cimino, e riproposti in altri suoi capomastro quali "Zio Paperone e la triplicità progressiva", "Zio Paperone e il sosia elettronico", "Zio Paperone e la copia prodiga"e "Zio Paperone e le streghe in azione". Del gruppo sopracitato, "Zio Paperone e il mistero di Persecutor" è la mia preferita per l'aura di mistero, vagamente inquietante ancorché perfettamente nello spirito disneyano, che aleggia intorno alla figura dell'ineffabile antagonista, dal design semplice ma al contempo tenebroso, avvolto com'è da una cappa nera, dal colore della notte nella quale egli agisce.
Protagonista della vicenda è Paperon de' Paperoni, il quale però, anziché domare gli eventi grazie alla sue ferrea volontà come in altre avventure, pare invece subire passivamente le vicende, incapace di superare il fruttivendolo Melampo nella lotta intestina che conduce per il dominio del mercato delle mele, rinchiuso in prigione senza possibilità di uscirne, e in seguito troppo assonnato per poter rivestire un ruolo attivo nell'economia della narrazione. Motore della storia sono i nipotini che conducono indagini degne di piccoli Sherlock Holmes, coadiuvati nelle loro investigazioni dal classico dottore cominciano e da un Paperino mai così saggio e risolutivo. Insomma, in questa storia i ruoli appaiono invertiti, come se ad agire nella vicenda fossero i riflessi allo specchio dei protagonisti, di indole opposta e contraria. Specchio che compare anche nel finale, e la cui rottura segnerà la definitiva conclusione della realtà rovesciata che fino ad allora si era sovrapposta, divisa appena da un labile e indefinito confine, a quella quotidiana. Fondamentale per la risoluzione positiva degli eventi saranno, al solito, i nipotini, che con la loro carica positiva e innocente costituiscono l'unico ponte esistente tra la dimensione onirica, psichica e oscura creata dalla mente di Paperone, e quella solare, ingenua e reale incarnata da Paperino.