Topolino e il torneo dell'ArgaarFra le storie della "trilogia originale", questa è quella che mi è piaciuta di meno, sia per la mancanza della componente avventurosa, sia perchè i personaggi principali, Pippo escluso*, partecipano poco, ritagliandosi un ruolo quasi marginale.
(*Si noti però che anche questi, in una occasione, vince una prova grazie alla fortuna; per questo aspetto mi riconduco a quanto ho scritto nel mio commento sull'avventura precedente).
Malgrado ciò, comunque, la vicenda rimane di alto livello.
Essa si caratterizza per una inaspettata quanto non facile commistione tra fantasy e fantascienza che qui non stride, risultando invece naturale.
Inoltre, anche l'antagonista di turno, che ho apprezzato proprio per quanto sto per dire, presenta elevata originalità, distaccandosi molto dalla classica figura che di solito viene ricoperta dai cattivi. Il re di Bedi, infatti, non muove un dito e, tecnicamente, non fa nulla di male al popolo di Ululand: egli, invece, potrebbe salvare la vita a quella gente ma la abbandona al suo destino decidendo di restare a guardare. Consegnare il minerale che rappresenta l'unica speranza per gli Uli non gli costerebbe niente, ma non lo fa perchè, essendo invidioso, vuole che la loro civiltà sia distrutta.
Veniamo al torneo.
Ad esso partecipano i rappresentanti di tutte le razze e così, per l'unica volta nella saga, vediamo i membri di popoli come Yarnoni, Crytofanti, Yeti di Verkuragon, eccetera. Bisogna ammettere però che la maggior parte di questi presentano sembianze troppo simili che li fanno sembrare appartenenti alla stessa specie.
Fra i contendenti si presenta anche un misterioso e sinistro cavaliere nero dall'identità inimmaginabile.
Nelle pagine precedenti di questa discussione la scena dell'ilarità è stata descritta come comica, tuttavia la mia impressione è stata di disagio: il copricapo ha l'effetto, visto dall'esterno, di far ridere Pippo, ma all'interno? Yor aveva affermato che le conseguenze sono imprevedibili: che ne sappiamo noi che mentre suscita ilarità non gli arrechi danni alla psiche, magari in modo permanente?
E come mai
Pippo riesce a fare centro senza il cappello? Quando non lo indossava si era dimostrato una frana. Forse averlo tenuto in testa per tanto tempo ha provato un assorbimento (probabilmente temporaneo) dei suoi poteri.
Per quanto concerne le altre sfide, il protagonista supera quella del drago grazie alla sua gentilezza (che lo rende subito simpatico a Zibibbo) e l'ultima sfruttando le proprie capacità ludiche
(mentre il robot, che non era stato programmato per giocare a big-zip, crolla).
A proposito, è vero che quel giochino è stato inventato da De Vita stesso e poi anche brevettato?
La conclusione della storia è quanto meno il lettore possa attendersi:
la catastrofe si avvera. Tutti gli sforzi compiuti dai nostri si sono rivelati inutili. Penso che sia un caso davvero unico in una storia disney.
La vicenda ha due finali: uno in cui compare la scritta "fine" e l'altra con "buon natale". Io le avrei invertite: dopo la scena in cui si vedono gli Uli intorno all'albero ci sarebbero stati bene gli auguri per la festa e invece quando la storia termina avrei visto bene, appunto, la scritta "fine".
Ma sono piccolezze.
Il fumetto presenta anche Topolino voce narrante, all'inizio e nel raccordo fra le due puntate: non si tratta, tuttavia, di rottura della quarta parete (come avverrà invece in seguito; ne riparleremo alla disanima dell'ultima avventura). Infatti il Topolino narratore non si sovrappone al Topolino personaggio e non interagisce con i fatti raccontati.
Presumo che la storia sia intitolata a Topolino per questioni di continuità con la precedente (sebbene ormai i lettori de La spada di ghiaccio sapessero che il protagonista della saga fosse Pippo).