Topolino e la bella addormentata nel cosmo
Questa storia non è a livello delle precedenti (principalmente a causa del riciclo della maschera come antagonista) tuttavia, se si trascura questo aspetto, la differenza qualitative con le altre avventure della saga non è poi tanto grande. Inoltre questa è la storia dell'Argaar disegnata meglio (nonchè la migliore opera di Michelini).
L'inizio è intrigante così come è interessante il basarsi, anche fin troppo palesemente, sulla fiaba della bella addormentata ma adattandola al particolare contesto del fumetto ottenendo infine qualcosa di assolutamente inedito.
Un plauso va fatto alla scelta di interrompere il racconto dell'antefatto (per spostare l'attenzione su Topolino e Pippo) per riprenderlo in un secondo momento.
Abbiamo poi un'ottima avventura, in cui nuovamente ogni personaggio coinvolto partecipa attivamente: anche Yor si ritaglia un ruolo in questo, così come era successo nella Spada di ghiaccio, e non si limita ad affidare la missione agli eroi e ad aspettare che essi la portino a compimento. Si noti che stavolta si procede per luoghi inediti, evitando di ripercorrere quelli già conosciuti dal lettore.
La struttura del viaggio - caratterizzata dalla successione sottosuolo-montagna-cielo - è uguale a quella della Divina Commedia; anche il fatto che salendo sul monte si diminuisca di peso dovrebbe essere una citazione ad essa (infatti quando Dante giunge in cima al purgatorio diventa più leggero dell'aria e così levita), senza dimenticare il riferimento più evidente, l'ultimo verso dell'inferno riportato testualmente.
Come ho già affermato in altre sedi, non amo gli sfondamenti della quarta parete. Tuttavia in questa occasione tale elemento è stato utilizzato a mio parere nel modo giusto, da risultare a me più che apprezzato. Infatti Pippo, che ha una mente fuori dal comune, riesce a capire cose che per altri sono inconcepibili (e viceversa): egli sa di essere un personaggio dei fumetti, pensiero che nessuna persona normale non immaginerebbe nemmeno di formulare. Quindi quando lui si rivolge a De Vita come se fosse la cosa più normale del mondo (trovata estremamente inattesa nonchè divertente), gli altri si guardano attorno spaesati domandandosi con chi il loro amico stia parlando. E anche dopo l'intervento del disegnatore, non comprendono cosa sia esattamente successo.
Pippo e solo Pippo avrebbe potuto essere protagonista di quella situazione, rivelandosi fondamentale.
I nostri lasciano che si occupi della resa dei conti la nuova venuta, la quale, concluso il suo dovere, parte (così sembra) per non tornare più, lasciando noi e i popoli dell'Argaar all'oscuro del suo destino (e, curiosamente, pure del suo nome).
La saga termina quasi in sordina, senza i grandi festeggiamenti conclusivi delle passate vicende, ma lasciandoci appagati (almeno per me è stato così) di aver fatto un ultimo salto in quella dimensione che tanto ci aveva appassionato in passato (anche Topolino e Pippo sembrano soddisfatti, al loro ritorno a casa). Non ci rimane che salutare quel mondo con affetto e senza rimpianti, come i nostri due amati personaggi paiono fare (ed invogliare il lettore a fare lo stesso)... Ma non prima che De Vita impedisca a Yor di pronunciare quella frase!