Recensione Topolino Extra Graphic Novel - Gastone e la solitudine del quadrifoglio Quando nel febbraio del 2021 esce, sulle pagine di
Topolino, divisa in due puntate,
Gastone e la solitudine del quadrifoglio,
Marco Nucci ha già all’attivo più di venti storie pubblicate sulla testata ammiraglia. Una mole notevole, se si pensa che
l’esordio era avvenuto poco più di un anno prima, nel dicembre del 2019, sul numero natalizio. Il giovane sceneggiatore emiliano viene
catapultato dal direttore Bertani all’interno di un universo fumettistico che ha necessità di rinnovarsi, tagliando i rami secchi e provando nuove strade narrative e stilistiche.
In questo percorso rivoluzionario si alzano voci di encomio, ma anche di dissenso, cosicché il solido e vasto gruppo della
community disneyana, principalmente composto da lettori di lunga data, si trova a
dover fare i conti con una spinta verso il forzato ringiovanimento della rivista, percepito come necessario dalle nuove generazioni di lettori, come deteriore da chi quel rinvigorimento non lo può accettare.
In questo turbolento turbinio di opinioni,
Gastone e la solitudine del quadrifoglio diviene
la pietra angolare su cui Bertani, Nucci e, naturalmente, Zanchi, giocano la loro partita più difficile: la ripresa di un personaggio ormai ben consolidato, e la messa in discussione dei suoi tratti caratteristici, di quella sua sfrontatezza e arroganza che lo hanno reso inviso alla maggioranza dei lettori.
Era già successo con Macchia Nera, e in più di una storia. Tuttavia
la revisione del personaggio “Gastone” è un’operazione ben più profonda, che mina alle basi le certezze narrative che hanno caratterizzato i personaggi dei fumetti Disney fino ad ora. Parlare di questa storia senza tenere conto di questo contesto non rappresenterebbe, dunque, una manovra sensata, perché rischierebbe di svilire il tutto a mera operazione di dissacrazione.
Eppure, qualcuno ci aveva già provato. I lettori più attenti ricorderanno senz’altro
Paperino e lo scalognofugo triplo di
Don Rosa che, a dispetto del titolo italiano, ha per protagonista proprio il fortunato cugino e il suo dramma esistenziale, dettato dalla necessità di chiudersi in casa nel giorno del suo compleanno, unica data nefasta per il dandy disneyano.
La maledizione del quadrifoglio
Tuttavia,
l’ironia che permea il racconto del cartoonist americano, la cui funzione principale è resa esplicita nel finale, con il racconto dell’infanzia dei due cugini rivali e di ciò che ha permesso loro di dividersi fortuna e sfortuna, in un impeto di razionalizzazione utile a far rientrare un elemento barksiano illogico nel canone donrosiano,
non ha molto a che spartire con la narrativa di Nucci, dove a muovere i fili è l’introspezione dell’uomo (del papero?) Gastone, perso in una dolorosa solitudine figlia proprio del suo tratto caratteristico.
All’inizio della storia è
Paperoga ad inventare una scusa per evitare di passare del tempo con Gastone. Non c’è odio e rabbia nelle parole di Paperoga, a differenza di quanto sarebbe potuto accadere se ad incontrare il fortunato papero fosse stato Paperino. La scelta non appare, a chi scrive, casuale:
la contrapposizione tra Paperino e Gastone avrebbe reiterato un tropo narrativo fin troppo saturo, rispondendo alle stanche, ma evidentemente rassicuranti, attese dei lettori.
Ma nell’insolita contrapposizione tra Paperoga e Gastone c’è già, all’inizio della storia, una volontà molto chiara di ribaltare le aspettative. D’altra parte, Paperoga risponde molto meglio di Paperino al giudizio stesso del lettore: non c’è un vero e proprio disprezzo nei confronti del personaggio Gastone, ma un fastidio radicato in una felicità che non ha alcun merito né, quindi, ragione di esistere.
Gastone torna a casa, fa le valigie e decide di andare lontano, di allontanarsi da un mondo che lo rifiuta, quello di una Paperopoli, e della conseguente comunità di lettori, annoiata dalla prevedibilità degli eventi che circondano il papero in giacca verde.
Il mondo dei Paperi è forse narrativamente più efficace di quello dei Topi, perché è permeato dal conflitto familiare: di Paperopoli noi vediamo i legami e i contrasti che caratterizzano questo ambiente, in una serie di storie che parlano di esperienze da noi vissute nel quotidiano. Quando Gastone decide di fuggire lontano, in campagna, dove nessuno lo conosce, compie una scelta che aiuta il lettore a sganciarsi dalla certezza di un mondo familiare, cittadino, centrale, per trovare così un ambiente ignoto, campagnolo, periferico. Così il protagonista fa presto a trovare nuovi amici, laddove la fortuna gioca forse un ruolo differente, più umano, decisamente più congeniale a rendere il suo personaggio autentico e vicino al nostro vissuto.
Una nuova vita Nucci gioca bene le sue carte: per trasformare il personaggio Gastone, per avvicinarlo ai lettori, lo allontana dal conflitto parentale, mostrando le sue debolezze e calandolo all’interno di una ricerca di gratificazione che prescinde dall’aspetto materiale che finora lo aveva caratterizzato.
Non è casuale che all’interno del nuovo contesto il papero fortunato cambi nome in “Donald”, col doppio intento di rendersi irriconoscibile ai nuovi amici di campagna (che però, scoperto successivamente l’inganno, lo abbandoneranno momentaneamente), e di suscitare una rinnovata simpatia nei confronti di un lettore che ha sempre preferito il cugino sfortunato e umile.
Tuttavia l’operazione, in questa parte tanto importante della storia, non può dirsi del tutto compiuta:
il papero fortunato va reintegrato nel tessuto sociale della città dei Paperi, poiché restandone fuori si negherebbe il suo ruolo, minandone la stessa esistenza.
Per farlo Nucci adotta una soluzione che prevede la necessità del rientro di Gastone a Paperopoli: la sua caratteristica principale, quella che finora aveva determinato l’abnegazione di ogni simpatia nei suoi confronti, è, in realtà, fondamentale al mantenimento dello
status quo nel mondo dei Paperi. Paperopoli, la metropoli dominata dal Deposito, è in crisi: senza Gastone, la sfortuna si è abbattuta sulla città. Il papero è così costretto a farvi ritorno, con somma gioia di chi, fino ad allora, lo aveva disprezzato.
L’interruzione dell’equilibrio Nucci chiude la narrazione con una riconciliazione doppia: quella degli abitanti di Paperopoli con Gastone, e quella dei nuovi amici di campagna con Donald. A supporto di un’operazione tanto complessa c’è Stefano Zanchi, giovane (anche lui, ma non è un caso) disegnatore che impreziosisce la storia con
una rappresentazione fortemente malinconica del fortunato papero.
Veniamo ora agli aspetti tecnici del volume. Il cartonato rientra nella serie
Topolino Extra (che di Nucci aveva già pubblicato
Mister Vertigo), ne inaugura
una “sottocollana” dedicata espressamente alle “graphic novel” del nuovo corso di
Topolino e si presenta
ben costruito, ma un po’ spoglio.
L’introduzione è firmata da
Alex Bertani, che scrive: «Mi stuzzicava l’idea di eroi coi quali avevo trascorso anni e anni di avidi letture, visti e raccontati al di fuori del loro abituale contesto e degli stilemi narrativi che ne avevano sempre caratterizzato le avventure». Una dichiarazione di intenti molto chiara che il direttore di
Topolino pone a giustificazione dell’intera operazione narrativa. Seguono poi uno
sketchbook, un piccolo saggio su come piantare un chiodo (che si rifà a un manuale che Gastone legge all’interno della storia) e lo studio del personaggio di Priscilla.
Un’iniziativa tanto vasta e articolata forse meritava più spazio di approfondimento, e dispiace vedere sacrificato il tutto in poche pagine.
Che lo spazio fosse tiranno, d’altronde, si percepiva già all’interno della storia stessa, dove la seconda parte risolveva molto frettolosamente il preambolo della prima. Tuttavia, limitazioni a parte, non si può fare a meno di osservare quanto impegno e passione siano stati profusi nell’intera operazione da parte di Bertani, Nucci e Zanchi,
nella speranza che un rinnovamento del mondo fumettistico Disney possa presto espandersi all’interno di una narrativa che ha grande necessità di mettersi in discussione.
Voto del recensore:
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